Taking a Break from the Reality
Apro gli occhi
e il ricordo della sera precedente mi torna alla mente, facendomi ripensare
alla reazione di mio padre. Scuoto la testa e guardo meravigliata il modo in
cui Ted è riuscito a rimettere a posto la stanza. Ieri sera non ci avevo fatto
tanto caso, ma devo ammettere che ha ottenuto un ottimo risultato. Davvero. Mi
alzo, mi rimetto le scarpe e guardo l’orologio che porto al polso e che segna
le dieci. Con la mia solita andatura esco da quella che è diventata camera mia e
inizio a camminare verso la sala da pranzo. Non sono mai stata a Grimmauld Place prima di ora.
Certo, papà mi aveva raccontato tutto di questo posto, ma sentirlo in un
racconto e vederlo dal vivo sono due cose completamente diverse. Beh, credo che
per ora il numero dodici di Grimmauld Place sarà la mia nuova casa. Quando arrivo nella sala da
pranzo non vedo nessuno, anche se devo ammettere che Ted è riuscito molto nel
suo intento di rimettere a posto la casa. Tutto è pulito e lindo, in confronto
a com’era inabitabile ieri sera.
“Ted!” lo
chiamo, ma nessuna risposta. Esco dalla stanza e ritorno al primo piano, dove
si trova anche la mia stanza. Non so se sia in casa oppure se sia uscito per
qualche commissione o qualcosa del genere, ma la tentazione di visitare tutta
la casa con la scusa di trovarlo mi alletta molto. Beh, tentar non nuoce, no?
Torno al piano terra e setaccio tutte le stanze, senza trovarlo. Torno al primo
piano ed entro nella stanza accanto alla mia e vedo un Teddy Lupin, distrutto e
dormiente, sdraiato sul letto. Mi avvicino molto lentamente, cercando di fare
meno rumore possibile. Devo ammettere che il mio Teddy Bear ha un’espressione
angelica mentre dorme. Si, devo ammetterlo. Sarebbe un peccato svegliarlo, lo
so, ma io sono una peste nata, quindi...
“Ted!” lo
chiamo nuovamente, vedendolo sobbalzare nel letto e spalancare gli occhi. Molto
probabilmente mi sta imprecando mentalmente, visto che l’ho costretto a
svegliarsi.
“Che ore sono?”
mi chiede con la voce impastata dal sonno e sbadigliando rumorosamente. E’
davvero buffo: i capelli tutti scompigliati e la faccia assonnata. Ci vorrebbe
una foto.
“Le dieci” gli
rispondo, vedendo il suo sguardo parzialmente interrogativo puntato ancora su
di me.
“Sono solo le dieci?
Beh, buona notte, ci vediamo tra qualche ora” mi dice, facendomi ridere e
rigirandosi dall’altra parte.
“Avanti, Teddy”
lo imploro, correndo dall’altra parte del letto e sdraiandomi su esso, con la
mia faccia vicino alla sua, “Ted... Ted...” inizio a chiamarlo e a saltare sul
suo letto da due piazze. Sono sicura che non mi sopporterà per tanto. Conosco
troppo bene il mio Teddy Bear, “dai, Ted. Svegliati... Ted Remus Lupin, ti
ordino di svegliarti! Avanti! Ted!”.
Lo vedo
svegliarsi, si, ma anche avvicinarsi e stringermi a sé, bloccando i movimenti
delle mie braccia con le sue. Scoppio a ridere, mentre sento le sue mani
accarezzarmi la pancia e il suo respiro sul mio collo. Devo dire che è molto
efficace come tentativo di farmi stare ferma, ma niente impedisce alla mia
bocca di muoversi.
“Così stai
ferma” mi dice, ridendo e continuando a stringermi. La sua stretta, nonostante
sia forte, non mi fa male, anzi mi fa sentire protetta.
“Questo però
non mi impedisce di parlare” continuò a dire, voltandomi e ritrovandomi con la
sua faccia a pochi centimetri dalla mia. Continuo a ridere, guardando il suo
sguardo assonnato.
“D’accordo, hai
vinto” si arrende, alzandosi e stirandosi. Gli sorrido vittoriosa, alzandomi
dal suo letto. Gli poso un lieve e casto bacio sulla guancia, senza smettere di
sorridere.
“Ti aspetto
giù, muoviti!” gli ordino, ridendo e uscendo dalla sua stanza. E pensare che
questa sarà casa nostra per molto tempo e soprattutto che lui e il bambino
saranno la mia famiglia. Cammino fino in sala pranzo e mi siedo, aspettando
Ted. Sono davvero curiosa di sapere quanto ci metterà a vestirsi e a svegliarsi
per bene.
Sembrerò una
ragazzina alla sua prima cotta (beh, ragazzina ci sta e anche prima cotta non è
tanto sbagliata come definizione), ma sentire le sue braccia intorno a me e il
suo respiro sul mio collo... Lily torna sulla Terra, non iniziare a credere che
ci potrà essere una relazione in futuro. Perché no? Avremo un figlio insieme,
dovremo crescere questo bambino insieme e penso che potrà esserci la
possibilità di crearci una famiglia noi tre. Fantastico! Inizio anche a parlare
da sola, davvero fantastico.
Mi riprendo dai
miei pensieri soltanto quanto vedo Ted varcare la soglia della stanza,
stranamente con i capelli di uno strano azzurro cielo, il mio colore preferito.
“Devo dire che
sono riuscita a svegliarti” rido, rimanendo seduta al mio posto e incrociando
le braccia sotto al petto. Improvvisamente, sento un colpo come quello di ieri
provenirmi dalla pancia, “anche tuo figlio è contento che io ce l’abbia fatta”
dico, poggiando una mano sulla mia pancia.
“Si? Dici?” mi
chiede, avvicinandosi a me.
“Si, dato che
ultimamente non fa altro che muoversi” gli confermo, “ed è anche una sensazione
meravigliosa” gli dico, sorridendo, prendendo una sua mano e posandola sulla
mia pancia. Non fa niente per tirarsi indietro, si limita ad accarezzare la mia
pancia, guardandomi negli occhi. Vedo un sorriso farsi strada anche sulle sue
labbra, quando nostro figlio lancia un altro colpo, “come faremo, Ted? Con mio
padre e con tutta la famiglia? Rimarremo qui, in questa casa? Nascondendoci? E
quando il bambino nascerà? Cosa faremo?”.
“Non lo so,
Lils... sono sicuro che Harry ci ragionerà sopra e riuscirà a capire la
situazione, ha solo bisogno di tempo, ma sono sicuro che mi perdonerà e che
perdonerà anche te per avermi seguito. Poi, Grimmauld
Place potrà essere casa nostra per tutto il tempo che
vogliamo. E dovranno passare ancora sei mesi prima che questo bambino venga al
mondo. C’è tempo Lily” mi dice, avvicinandosi a me e abbracciandomi, “c’è
tempo...”.
“E se qualcosa
dovesse andare storta: e se mio padre non ci perdonasse?” gli chiedo, da vera
pessimista.
“Sai che non
succederà, conosci Harry” mi sussurra, accarezzandomi i capelli rossi, “nel
caso non te ne fossi accorta, sono riuscito a materializzarmi in casa tua e a
prendere dei tuoi vestiti puliti”.
“Grazie...” lo
ringrazio, rimanendo stretta a lui e sentendo il suo calore riscaldarmi,
“aspetta, non mi farai mica rimanere in casa come una suora di clausura?” gli
chiedo, ridendo e staccandomi da lui per guardarlo negli occhi, “posso uscire,
vero?”.
“Certo. Poi
anche se ti costringessi a restare in casa, sono sicuro che ti
materializzeresti di nascosto” mi dice, ridendo a sua volta.
“Beh, non hai
tutti i torti...” dico, alzandomi e iniziando a camminare fuori dalla stanza.
“Dove vai,
adesso? Dopo avermi buttato giù dal letto alle dieci di mattina?” mi chiede,
costringendomi a voltarmi verso di lui che mi guarda, secondo mia impressione,
con occhi da cane bastonato che fanno di tutto per non farmi andare via.
Sicuramente ho le traveggole.
“Vado a
mettermi qualcosa di pulito e poi vado da Rose” gli rispondo con ovvietà,
rimanendo voltata a guardarlo, “perché? Mi hai dato il permesso di uscire,
quindi...”.
“Coglierò
l’occasione per andare a fare la spesa: è da molto che qualcuno non mette piede
in questa casa, si vede anche dal frigorifero vuoto” mi dice, facendomi
scoppiare a ridere involontariamente, “cosa c’è di così buffo?”.
“Niente, solo
che... tu fai la spesa?” devo ammettere che non avevo mai pensato al fatto che
Ted fosse un uomo casalingo. Forse non lo è, ma si sforza di esserlo perché
sono incinta. Anche se devo ammettere che sarebbe il marito perfetto: ai miei
occhi è bellissimo, simpatico, intelligente, dolce e anche casalingo... basta!
Devo smettere di pensare a queste cose!
“C’è qualcosa
di male nel farlo?”.
“No... è che...
non avevo mai pensato che te... e la spesa foste compatibili”.
“Beh, ora hai
capito che avevi sbagliato sul mio conto” mi dice, alzandosi e avvicinandosi a
me, “ci vediamo dopo. Tornerai a casa per pranzo, mi auguro”.
“Non ti
preoccupare: faccio un veloce salto da mia cugina e poi torno a casa” dico,
sentendomi un po’ strana nel definire quella dimora casa mia. E’ davvero una
sensazione strana.
“Chissà come
mai prevedo che mi fischieranno le orecchie” mi dice, fermandosi vicino a me e
pensando che lui sarà l’argomento principale della nostra conversazione.
“Non credo proprio”
ribatto, incrociando le braccia sotto al petto, “i tempi in cui parlavamo
soltanto di te sono passati. Ora abbiamo altro di cui parlare. Per esempio di
lui o lei” dico, indicando la mia pancia, “e anche di Scorp”.
“E chi sarebbe
questo Scorp? Non sarà mica il figlio di Malfoy? Scorpius Malfoy?” mi chiede,
con, a parere mio, una lieve inflessione di gelosia nella voce.
“Si, è proprio
lui” rispondo, sorridendo e iniziando a camminare verso la mia stanza con lui
che mi segue a ruota.
“E perché
dovreste parlare di lui?”.
“Non te l’ho
detto? Ho una relazione segreta con Scorpius Malfoy” scoppio a ridere, aprendo
la porta di camera mia e guardando, divertita, la sua faccia gelosa.
“Tu cosa?” mi
chiede con una voce che mi fa capire quanto sia geloso.
“Non sarai mica
geloso?” gli chiedo, continuando a ridere, “non dicevo sul serio. Scorp lo
conosco solo di vista, è mia cugina quella innamorata di lui. Saresti geloso,
vero?” rido, vedendo la sua faccia tornare normale ed entrando in camera mia.
“Geloso? Io?”
mi chiede, cercando di farmi credere che la sua espressione precedente non
fosse di gelosia e che i suoi capelli verdi fossero di quel colore così per
cambiare, “ora vado”.
“Già... Ted” lo
richiamo, avvicinandomi all’armadio e aprendolo, “cambia colore di capelli, il
verde invidia non ti dona”.
Lo guardo
uscire da camera mia imbarazzato, senza accorgermi che sto continuando a
sorridere. Scuoto la testa e prendo la prima cosa che mi capita. Vado in bagno
e faccio una doccia veloce, per poi vestirmi e lasciarmi i capelli leggermente
umidi. Prendo la bacchetta da sopra il letto e mi materializzo nella camera di
Rose. Vedo mia cugina sobbalzare alla mia vista, ma trattenersi dall’urlare.
Molto probabilmente mia madre e mio padre avranno raccontato tutto a zia
Hermione e zio Ron, e forse Rosie non vuole farmi passare dei guai.
“Ciao, Rose” la
saluto, sedendomi accanto a lei sul suo letto, “ti hanno raccontato tutto,
vero?”.
“Stai dicendo
del fatto che te ne sei andata via di casa con Teddy?” mi chiede, con voce
calma, “si, me lo ha detto Al ieri sera. E pensa che anche lui si è
materializzato in camera mia. Deve essere una cosa genetica dei Potter”.
“Come vedi sono
ancora viva... anzi, siamo ancora vivi” dico, sottolineando la mia gravidanza
che, in questo momento, mi fa stare soltanto bene. E’ grazie a questo bambino
che io e Ted ci siamo ritrovati costretti ad andare via, è grazie a lui - o lei
- se ho imparato ad apprezzare ancora di più i miei fratelli e mia cugina.
“Ormai la
notizia della gravidanza ha fatto il giro della famiglia e a quanto ho sentito
tuo padre è davvero arrabbiato. Al, Jay e tua madre stanno facendo di tutto per
farlo ragionare, ma per ora senza risultati”.
“Anche la
notizia di Scorp ha fatto il giro della famiglia?” le chiedo, guardando fiorire
un bellissimo sorriso sul suo volto al pronunciare quel nome.
“Lily, dovresti
conoscerlo. Io sono davvero innamorata di lui”.
“Non ne avevo
dubbi” dico, sorridendo e continuando a guardarla negli occhi, “e con zio
Ron?”.
“Papà sta
ricominciando a rivolgermi la parola, anche se sai quanto è dura per lui
accettare il fatto che io sia innamorata di un Malfoy che tra l’altro vedo
tutti i giorni”.
“Si, è dura
quanto per mio padre accettare il fatto che io aspetti un bambino da Ted” dico,
facendole capire che, secondo un punto di vista, mi trovo nella stessa
situazione, anche se la mia è molto più grave.
“Più o meno
siamo sulla stessa barca, a parte il fatto che tra sei mesi tu avrai un figlio”
mi dice, “non ti ho ancora chiesto dove vi siete nascosti tu e Ted”.
“Nascosti non è
proprio il termine adatto. Comunque, siamo andati nell’unico posto che ci è
sembrato più adatto come ‘nascondiglio’” le rispondo, rimanendo molto sul vago.
“Quindi vi
siete trovati un posto dove stare...”.
“Si e penso che
la giusta definizione di quel posto sia casa”.