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Autore: kishal    25/09/2005    6 recensioni
Erano così diversi, sempre lì a litigare e a combinare mille guai che portavano ogni volta entrambi a subire terribili punizioni. Eppure, già da allora le loro vie erano unite. E lo sono sempre rimaste, fino alla fine. Purtroppo però, quando se ne sono andati, hanno lasciato qualcosa di molto importante... un piccolo tesoro che ora ha a che fare con la sua travagliata vita.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gwendolin sospirò amareggiata, semisdraiata scompostamente sul sedile dello scompartimento, nel treno che l’avrebbe condotta n

I Malandrini

 

 

 

 

Gwendolyn sospirò amareggiata, semisdraiata scompostamente sul sedile dello scompartimento nel treno che l’avrebbe condotta verso il luogo che odiava più in tutto il mondo: Hogwarts.

Sperava solo che, per il resto del viaggio, quello scompartimento rimanesse vuoto: non voleva estranei, non voleva scocciature. Non avrebbe sopportato neanche il sentire un altro respiro al suo fianco, figurarsi la vista di un altro essere umano.

Le era anche saltato in mente di fare evanescere la porta dello scompartimento, ma non voleva ripetere l’esperienza dell’anno precedente: quando la McGranitt, in giro per uno dei suoi controlli di routine, aveva scoperto che mancava un ingresso, si era incavolata da matti, e dopo avere fatto saltare in aria la parete, l’aveva tirata via a forza e le aveva fatto una ramanzina colossale fino all’arrivo alla scuola, dove era stata repentinamente condotta nell’ufficio del preside.

La sua amorevole insegnante di trasfigurazione era del parere che ‘un simile, oltraggioso e quanto mai arrogante comportamento’ andasse subito punito con l’espulsione, ma quello spirito pio di Silente aveva preso le parti della ragazza, giustificando i suoi comportamenti come dovuti ad ‘un’acuta fase di nostalgia familiare’. E lei, naturalmente, non si era azzardata ad obiettare: era tutta una vita che soffriva di quel particolare tipo di nostalgia.

 

“Si può sapere a che ora sei partita per arrivare alla stazione? Stamattina alle sette sono passato a casa tua, e tuo nonno mi ha gentilmente sibilato che tu eri via già da un bel po’.” Disse la voce giovanile di un ragazzo, mentre la porta dello scompartimento si apriva e richiudeva dopo il suo ingresso.

Gwen neanche si voltò a guardarlo: rimase esattamente nella stessa posizione in cui era, come se niente fosse avvenuto.

 

Dorian non ci fece caso: sistemò le sue valigie e poi si sedette davanti a lei, guardandola attentamente: aveva tutti i capelli arruffati, due profonde occhiaie in viso, ed un’espressione da funerale.

Senza contare che si era vestita davvero in modo pessimo, con una gonna a ruota che le arrivava fin sotto le ginocchia, stivali larghi con risvolto, un giubbino che a malapena le raggiungeva la vita e una maglietta tipicamente hippy con uno scollo che per poco non le arrivava all’ombelico: un mix tra moda magica e moda babbana davvero orribile.

Ora capiva il malumore del vecchio Lucius: probabilmente aveva tentato di convincere la nipote ad indossare uno dei costosi abiti di sartoria tipicamente magici, ma quella non gli aveva dato minimamente ascolto.

 

“Dormito male?” Chiese dunque, con molta nonchalance.

“Non ho dormito un corno.” Rispose gelida e laconica lei.

Dorian si grattò la testa, scompigliandosi ancor più i capelli biondicci, perennemente arruffati come imponeva il marchio Potter: la giornata incominciava davvero bene… Gwen era già affetta da uno dei suoi momenti di malumore più neri del nero più nero.

“Hai fatto colazione?” Chiese dunque. Chissà che mangiando qualcosa di dolce non le passasse tutta quell’acidità…

“No.”

“Ti porto qualcosa?”

 

“Che ne dici invece di portare il tuo sgradito culo fuori da questo posto, eh Potter?!” Gridò lei con uno scatto di stizza improvviso, mettendosi a sedere bene e puntando i suoi occhi penetranti su quelli del ragazzo.

 

Dorian si trattenne a stento dal mostrarsi irato: odiava quando lei iniziava a parlare male, riusciva perfettamente ad avere la disgustosa rozzezza di uno scaricatore di porto ubriaco fradicio, e questo non le si addiceva affatto.

“Sai, ho notato la signora delle merende prima, nel corridoio: chissà che quest’anno non abbiano inventato anche le gelatine tutti gusti+1 all’essenza di Avada Kedavra…” Rispose dunque, mettendola sull’ironico.

“Che c’è, hai fretta di vedere cosa ti aspetta dopo la tomba? Per quello ti posso aiutare io.”

“Perché tu sei esperta di quello che c’è dopo la tomba, vero?”

 

A quelle parole, Gwen rimase immobile, a fissarlo, per un po’ di tempo. Come si permetteva di dirle una cosa del genere?!

“FUORI! FUORI DI QUI! VATTENE POTTER!

 

“Calmati, Gwendolyn, non ne vale la pena. Calmati.” Disse lui, guardandola duramente. “Sembri una pazza isterica: non è il caso di prenderla così male.

Stiamo solo ritornando a scuola.

Hogwarts è solo una scuola, Gwen… solo una scuola. Cerca di vederla così.”

 

La ragazza scosse la testa un paio di volte, poi si passò una mano sugli occhi in un gesto nervoso. “No…no….” Sussurrò, abbandonandosi sullo schienale e poggiando i piedi sul sedile.

 

Dorian sospirò: forse era riuscito a farla ragionare.

Sentì delle voci in corridoio, e si voltò giusto per vedere il gruppetto dei suoi amici dirigersi allegramente verso una cabina più avanti della loro: fu tentato di raggiungerli, e magari di portare con se anche Gwen, ma non era il caso: ora lei doveva riposare, non era pronta per vedere gente. E lui le sarebbe dovuto rimanere accanto, finché il malessere del fatidico rientro ad Hogwarts non fosse sceso a livelli accettabili e, soprattutto, non pericolosi.

Così fece cenno alla ragazza di sedersi al suo fianco, e lei, anche se un po’ di malavoglia, accettò.

 

Quando, mezz’ora dopo, il treno parti dalla stazione di King’s Cross, Gwendolyn Mary Malfoy era già beatamente addormentata, col capo poggiato sulla spalla del suo improbabile amico.

 

 

 

Sentiva una grande confusione intorno a se. Così, lentamente, aprì gli occhi, sbattendo le lunghe ciglia nere più e più volte per mettere meglio a fuoco ciò che aveva davanti.

O, per essere più precisi, chi aveva davanti. 

Già, perché davanti a lei, ammucchiati l’uno sull’altro, c’erano quattro ragazzi della sua stessa età, che non faticò a riconoscere come alcuni degli scalmanati amici Griffyndor di Dorian.

 

“Ah ah! La vipera si è svegliata!” Disse uno di questi, un ragazzo nero dai lineamenti simpatici e i capelli raccolti in lunghi rasta.

“Shhh… attento che ti morde…” Esclamò il ragazzo pelato appoggiato al finestrino, fingendosi preoccupato. 

“Già, Dorian sei sicuro che non morda?!” Chiese un moretto dal viso furbo e la corporatura longilinea, totalmente stravaccato sul posto davanti al suo.

“Effettivamente la sua fama non è delle migliori.” Commentò infine il bel ragazzo appoggiato sullo stipite della porta, che poteva ben vantare due bellissimi occhi celeste pastello, un viso da dio greco e curati capelli neri.

Tutti insieme, quei tipi, aveva un non so che di poco raccomandabile. Ed effettivamente, come Gwen sapeva bene, era proprio quello l’aggettivo giusto per definirli.

Quando erano insieme combinavano una cavolata dietro l’altra, sciocchezze così grosse che ci si veniva da chiedere come caspita quei tipi avessero fatto a farsele venire in mente: l’ultimo misfatto compiuto l’anno passato era stato costruire con la magia un falso treno, perfettamente uguale all’originale che da Hogsmead arrivava fino a King’s Cross: molti studenti erano rimasti ingannati e vi erano saliti, e si erano accorti del loro errore solamente quando si erano visti partire sotto il naso la vera motrice con tutti i vagoni dietro. Inoltre, poco dopo, l’incanto si era sciolto e i poveri disgraziati si erano letteralmente trovati seduti in mezzo al nulla.

Naturalmente molti genitori avevano protestato, dato che fra questi alunni la maggior parte erano minorenni, ma il preside non aveva comunque potuto punire nessuno perché, nonostante sapesse perfettamente chi aveva combinato il guaio, non ‘erano prove sufficienti a dimostrarlo. E, in fondo… avanti, bisognava pure apprezzare l’incredibile fantasia e allegria di quel nuovo gruppetto di malandrini!

 

“Che ne dite di non farle girare le scatole già da appena svegliata?” Disse saggiamente Dorian, mentre Gwen si scostava dal suo petto e guardava sospettosa gli intrusi.

 

 “Da quanto sono qui?” Chiese con voce piatta la ragazza.

 

“Abbastanza da averti visto dormire per un bel po’!” Disse il neretto.

“E’ strano, quando dormi sembri un angelo!” Esclamò il moro al suo fianco, sorridendo allegramente a Gwen.

“Anche quando è sveglia non è da meno: è la sua lingua che punge come quella di una serpe.” Replicò l’affascinante giovane alla porta.

“Ma lei è una serpe! Diamine, è la serpe più serpe che esista nel covo degli Slytherin! Anche i suoi compagni le stanno alla larga!” Ridacchiò il pelato alla finestra.

 

Dopo quelle ultime uscite, l’umore di Gwen dopo la sorpresa di essersi ritrovata in mezzo ad un branco di pazzi Gryffindor peggiorò sonoramente. “Dorian, tieni davvero a tutti questi idioti qui o posso eliminarli tranquillamente?” Sibilò dunque, poggiando uno sguardo furente su ciascuno di loro.

 

“Oh oh oh, la gatta sta iniziando a tirare fuori le unghie!” Disse il nero.

 

“Sta zitto Rust.” Replicò secco Dorian.

“Soprattutto se ci tieni alla tua lingua…” Aggiunse Gwen. “Che ci fanno questi idioti patentati nel mio scompartimento?” Chiese poi, rivolta all’amico.

“Sono miei amici.” Rispose lui, alzano un sopracciglio in segno ammonitore quando la vide aprire la bocca per replicare certamente qualcosa di poco carino. La ragazza capì e tacque, senza però risparmiargli una delle sue migliori occhiate omicide. “Hai riposato bene?”

“Sì, abbastanza. Quanto manca?”

“Fra mezz’ora arriviamo.”

“Di già?”

 

“Peggio per te che ti sei addormentata come un sasso, angioletto!” Replicò il nero.

 

Senza neanche pensarci molto su, guidata da quell’istinto vendicativo che le era stato trasmesso dal padre e quell’estrema reattività dono invece della madre, Gwen impugnò la bacchetta, che teneva sempre stretta in mano, e lanciò un incantesimo al ragazzo coi rasta.

Pochi istanti dopo il giovanotto si ritrovò a sputare quella che, con grande orrore di tutti, era la sua lunga lingua.

 

Nello scompartimento scoppiò subito un tremendo caos: tutti i ragazzi volevano punire a dovere quella Slytherin sfrontata che si era azzardata di offendere in quel modo il loro amico. Rust, dal canto suo, si limitava a stare seduto nella sua poltrona e studiare con estremo interesse quel pezzo che gli era stato appena staccato dal corpo.

Fu Dorian a rimettere in ordine la situazione, sebbene anche in lui ci fosse una grande voglia di dare un bel pugno in testa alla Malfoy: va bene che era stata provocata, ma come al solito lei aveva esagerato.

 

“Ehi, calmatevi… calmatevi tutti quanti!

STATEVI ZITTI, CAZZO!” Gridò, quando si accorse che nessuno lo stava ad ascoltare. Finalmente il silenzio piombò di nuovo nella stanza, e lui ebbe l’attenzione che richiedeva.

“Se continuate a gridare come un branco di trholl impazziti, quella racchia della McGranitt s’insospettisce e viene a romperci le palle: non sta aspettando altro da quando siamo saliti su questo treno, è già passata di qui una decina di volte per vedere che diamine stavamo facendo!”

 

A quelle parole, qualcuno dei suoi amici sospirò, dandogli ragione, mentre il resto sbuffò seccato, bramando ancora dare una punizione alla nemica che aveva scatenato tutta quella baraonda.

 

“Bene… Adesso: Spoke- disse, rivolgendosi al ragazzo moro dal viso simpatico- accompagna Rust in infermeria, e vedi di fargli riattaccare la lingua.”

“Che diciamo se ci chiedono cosa è successo?” Chiese il moretto. “Che una gatta gli ha strappato la lingua?”

“Bah… inventati quello che vuoi: tanto, qualunque cosa tu dica, l’infermiera avvertirà la McGranitt, che non starà certo a sentire le nostre scuse.”

L’amico assentì e, prendendo per il braccio il neretto che continuava a studiare la sua lingua, uscì dallo scompartimento.

“Bevis e Julius- disse poi, rivolgendosi al pelato e al ragazzo dagli occhi celesti- voi andate ad infilarvi le divise nella vostra cabina e rimaneteci fino all’arrivo ad Hogsmead.”

 

“Sai, potremmo anche offenderci per i tuoi modi scortesi, amico. Sembra quasi che tu tenga di più ad una Slytherin che ai tuoi compagni Gryffindor…” Replicò scherzosamente Bevis, dirigendosi verso la porta con le mani in tasca e una camminata decisa.

“Già… chissà cosa ti deve aver dato la viperetta per farti fare una tale scelta…” Aggiunse Julius, uscendo dalla stanza dopo aver lanciato uno sguardo anche fin troppo eloquente a Gwen. Per sua fortuna però Dorian si sbrigò a chiudere la porta alle loro spalle, perché altrimenti il raggio rosso fuoriuscito dalla bacchetta della ragazza certamente sarebbe andato a segno….

 

“Ti conviene tenerli lontani da me o li ammazzo.”

 

Dorian si voltò, fissando con un sorriso furbo sulle labbra la ragazza furiosa in piedi davanti a lui.

“E dai, non puoi negare però che siano più simpatici dei tuoi compagni di casa!”

Gwen rimase spiazzata da quella frase, a cui tuttavia non riusciva ad obiettare nulla. Poi però mise il broncio e, incrociando le braccia, ne uscì con un: “Sono solo Gryffindor…”

“Sì ma anche io sono Gryffindor, e noi due andiamo d’accordo, no?”

“Pfiu… giusto qualche volta…”

 

Dorian ridacchiò: bene, a quanto pare non tutte le speranze erano perdute: c’era ancora qualche possibilità di fare avvicinare amichevolmente Gwendolyn ai suoi amici. Almeno così non sarebbe stata sola, non avrebbe passato un anno da cani, e avrebbe evitato di sfogare la sua frustrazione su poveri studenti indifesi.

“Inizia a vestirti, io faccio lo stesso in bagno. E vedi magari di risistemarti i capelli, sembri una scopa!” disse il ragazzo, prendendo la sua divisa ed iniziando ad uscire dalla porta.

 

“Dorian!”

“Sì?”

“Spero che non passerai guai per… beh, per la lingua di quel cretino del tuo amico.” Disse tutto d’un fiato la ragazza, evitando di guardarlo negli occhi: stava pubblicamente mostrando il suo dispiacere per un’azione che aveva compiuto volontariamente… e non era da lei.

Il Potter ridacchiò tra se e se, contento di notare quanti cambiamenti riuscisse ad apportare un po’ di sano affetto fraterno in quella ragazza fredda e glaciale.

 “Oh, figurati, ne sono abituato.”

“Bene.” Assentì lei; e, giudicando di essere stata buona anche per troppo tempo, gli chiuse praticamente la porta sul naso e serrò poi subito dopo anche la tendina: non le piaceva mostrare il suo lato gentile troppo a lungo.

 

Benjamin Dorian James, preso alla sprovvista dal suo gesto improvviso, scattò allibito all’indietro… e quando si riprese fu ben lieto di constatare che il suo naso fosse riuscito ad evitare di rimanere incastrato fra la parete e la porta chiusa con tanta delicatezza dall’amica; dopo di che andò tranquillamente, con la sua solita camminata baldanzosa, verso i bagni.

 

 

 

 

Toc toc

 

“Chi è?”

“Sono Dorian. Hai finito?”

“Sì, entra.”

 

Il ragazzo aprì la porta dello scompartimento, da cui era stato lontano un bel quarto d’ora per lasciare modo alla ragazza di prepararsi con tutta calma, come aveva fatto anche lui.

Ciò che trovò davanti però lo lasciò di stucco.

 

“Ma… perché non ti sei messa la divisa?!” Chiese il ragazzo, grattandosi la testa per lo stupore.

“Ho dimenticato la divisa a casa, e così ho indossato uno degli abiti di cui il nonno mi ha fatto riempire tutte le valigie.

E dire che neanche nel Medioevo si vestivano in questo modo!” Esclamò con una punta di stizza Gwen, che indossava un lungo abito di broccato verde e aveva i capelli color ambra legati in un’elegante treccia che le arrivava fino all’estremità della schiena.

“Per Merlino che testa di trholl che hai! Dimenticarsi la divisa di scuola… solo tu potevi fare una cavolata del genere!” Esclamò il ragazzo, piantandosi una mano in fronte.

“Uff… non iniziare a scassare già da adesso Benjamin Dorian James!” Lo avvertì lei, facendo dondolare la sua bacchetta sotto gli occhi del ragazzo.

 

Ma quanto siamo suscettibili!

Avanti, muoviti, siamo quasi arrivati: prendi i tuoi bagagli e iniziamo ad avviarci, che se scendiamo per ultimi ci becchiamo la carrozza peggiore.” Esordì il ragazzo, calando dallo scompartimento sovrastante i sedili le sue due valigie.

 

“Io non salgo con voi.” Disse tranquillamente la ragazza, facendo lo stesso però con l’aiuto della magia.

“Come no? Non fare la solita permalosa Slytherin asociale, Malfoy! Vieni con noi.”

“E’ passata la McGranitt prima, e ha detto che il preside vuole vedermi.”

 

A quelle parole, Dorian si voltò e fissò interrogativamente l’amica. “Hai già combinato qualche casino, a parte tagliare la lingua a Rust?!” Chiese poi.

“No. E poi come avrei fatto?! Sono stata al tuo fianco per tutto il viaggio!”

“Beh… e che ne so. Magari riesci a produrre qualche trasposizione astrale del tuo corpo…”

“Non sparare idiozie.”

“E allora? Perché Silente ti vuole vedere?”

“Non lo so.”

“Bah… Buona Fortuna.”

 

 

 

 

“Immagino che si stia chiedendo perché è qui, signorina Malfoy.”

Furono le prime parole che udì pronunciare dalla voce gentile del preside, entrando nel suo ufficio.

Subito dopo lo vide, mentre giocherellava tranquillamente con la sua fenice, e le accarezzava con dolcezza la testolina rossa.

 

“Buongiorno signor preside. Sì, effettivamente stavo ponendomi questa domanda.” Rispose garbatamente lei, guardandosi intorno con circospezione: quel luogo non le era mai piaciuto. Sentiva tutti gli occhi dei ritratti dei personaggi illustri su di se… tutti uomini che un tempo avevano avuto il privilegio di vedere e parlare personalmente con i suoi genitori. Era gelosa di loro… e contemporaneamente temeva anche il giudizio che essi avrebbero potuto dare su di lei.

Era una degna erede di Ginevra Weasley e Draco Malfoy?

A suo parere, no.

Loro erano due persone splendide, che riuscivano a trasformare in perfezione perfino i loro difetti, talmente erano speciali.

Lei, invece… beh, lei non era nulla. Era un’insulsa ragazzina, odiata da tutti, che non faceva altro che inimicarsi la gente a suon di parole cattive e perfide gesta.

 

“Vi ho fatta venire qui, cara Gwendolyn Mary, per informarvi che siete stata ricoperta dell’incarico di Caposcuola.”

 

La mente di Gwen, che fino ad allora era stata occupata da mille pensieri, si svuotò immediatamente, mentre tutta la sua attenzione andava a catapultarsi sulle parole dell’uomo in piedi davanti a lei, che ora la guardava sorridendo del suo evidente stupore.

“Preside, ma che dice?!” Si lasciò sfuggire lei.

 

Silente ridacchiò liberamente: quanto assomigliava quella fanciulla alla dolce e piccola peste Weasley!

“Questo incarico era stato affidato prima ad una sua compagna Corvonero, che però proprio ieri sera mi ha informato di essere impossibilitata a sottoporsi ad una tale responsabilità dato che, verso metà anno, i suoi genitori cambieranno locazione e lei dovrà frequentare un’altra scuola.

Dunque ho deciso di dare a lei tale compito. Spero che lo voglia accettare.”

 

Gwendolyn era allibita. Non riusciva a trovare un senso nelle parole di Albus Silente perché mai aveva scelto lei?!

“Certo, non rifiuterò mai un tale onore… anche se non riesco a capire il motivo per cui mi è stato dato. Non ho avuto una condotta scintillante negli ultimi sette anni, e penso che gran parte dei miei ‘compagni’ sia d’accordo con me!”

 

L’uomo sorrise, enigmatico, e rimase a fissarla per un po’ in silenzio attraverso i suoi occhiali a mezzaluna. “Un giorno, signorina Malfoy, un giorno non lontano… lo capirà.

Ora vada: la sua stanza è nascosta dietro il quadro di Pandora, al secondo piano. La parola chiave è Speranza.”

 

 

 

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RINGRAZIAMENTI

 

 

Allora: grazie a tutti coloro che hanno avuto la gentilezza di farmi sapere cosa pensano di questa storiella!!!

Ho pubblicato il secondo capitolo per un singolo motivo: siete davvero sicuri che volete che continui questa storia? Vi avverto che è una storia ‘seria’ (per modo di dire….!), che le parti allegre saranno molte poche, e anzi, a causa del carattere melanconico della ragazza, ci saranno assai più parti tristi.

Se vi sta bene di starvi ad impallare leggendo io la continuo… ma altrimenti mollo qua!!!

Senza contare che la aggiornerò abbastanza sporadicamente, perché voglio prima portare a conclusione l’altra mia ff, ‘COME CANE E GATTO!’, ok????

Fatemi sapere, mi raccomando!!!!

E ancora, grazie davvero a tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo: non posso ringraziarvi in maniera appropriata perché non ho tempo… ma mi hanno fatto moooltissimissiiiiiiimo piacere i vostri commenti!!!!

 

Ciauuuuuuuuuuu!!!!

 

                                                                  Kishal!                                     

   
 
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