Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: kishal    13/09/2005    9 recensioni
Erano così diversi, sempre lì a litigare e a combinare mille guai che portavano ogni volta entrambi a subire terribili punizioni. Eppure, già da allora le loro vie erano unite. E lo sono sempre rimaste, fino alla fine. Purtroppo però, quando se ne sono andati, hanno lasciato qualcosa di molto importante... un piccolo tesoro che ora ha a che fare con la sua travagliata vita.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ho tutto

 

Uniti nel Destino.

 

 

 

 

Ho tutto. Ho una casa bellissima, tanta ricchezza da fare invidia ai più grandi re del mondo, e magia pura a scorrere nelle mie vene.

Ciononostante, non sono felice. Mi sforzo di esserlo, questo devo dirlo: ogni volta mi dico che ci sono tante persone al mondo che muoiono di fame, o a cui comunque mancano perfino le cose necessarie per poter vivere quotidianamente. Eppure, malgrado queste ragioni valide, giuste e morali, non riesco ad essere felice.

 

Forse, perché mi mancano loro, i miei genitori.

Non li ho conosciuti mai, ma il nonno mi parla così tanto di loro che oramai so a memorie tutte le avventure che hanno vissuto, fino al giorno in cui sono morti.

 

Avevano frequentato insieme la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma in case separate e addirittura avversarie, e avevano passato gran parte di quel periodo a litigare, combinandone di tutti i colori e facendo rizzare i capelli in testa a tutti i professori, perfino al pacato e permissivo Preside Silente; fino a che, all’ennesimo guaio, erano stati cacciati.

 

Ma il Destino aveva fin dall’inizio legato le loro vie, e così ancora una volta, con loro grande rammarico, si ritrovarono a frequentare una scuola privata insieme.

Fu lì che, fra pugni, calci, insulti pungenti e tentativi vari di assassini, s’innamorarono.

Un amore inizialmente molto combattuto, perché entrambi non potevano sopportare l’idea di provare dell’affetto l’uno per l’altra; ma, alla fine, anche le loro spade decaddero, gli scudi posti a protezione dei loro cuori si ruppero, e furono travolti da quel forte sentimento come da un’ondata di tempesta.

 

Fu mia madre ad illuminare la via di mio padre, a fargli capire quale strada fosse giusto che percorresse, e quale, invece, che abbandonasse. Fu grazie a lei che mio padre non divenne Mangiamorte, e fu anche grazie a lei che il mio caro nonno, con cui ora vivo, capì il vero significato della vita, a cui fino ad allora aveva tolto numerosi membri: lui divenne un traditore di Voldemort, e rivelò numerosi suoi piani agli Auror, salvando centinaia di persone innocenti.

Quando il Mostro lo scoprì, la prese sull’ironico: mio nonno mi raccontò, una notte, mentre eravamo seduti presso il camino acceso, che fu richiamato dal Signore Oscuro nella sua grande reggia ombrosa, ove lui gli disse che ‘aveva scoperto che lui prestava un occhio di riguardo al nemico… e che dunque aveva deciso di toglierglielo’.

Fu così che perse l’occhio destro, nascosto ora da una benda nera; e probabilmente avrebbe perso anche la vita, dato che Voldemort non perdonava mai, se non fosse stato per l’arrivo di Harry Potter, che riuscì a portarlo in salvo quasi miracolosamente.

 

Quando io nacqui, mia madre aveva appena diciotto anni, e mio padre diciannove. Si erano sposati quando avevano saputo che lei era incinta, ed erano andati a vivere subito in questa casa.

Nonno dice sempre che quando papà mi vide per la prima volta, cercò in tutti i modi di nascondere la sua felicità con una faccia delusa: infatti aveva sperato fino all’ultimo che il bebè fosse un maschio, che fosse biondo come lui e che avessi gli occhi grigi. E invece si ritrovò in braccio una bambina dai capelli color ambra, gli occhi di uno strano azzurro metallico, e qualche efelide sparsa sugli zigomi.

Trattenne il muso per qualche minuto, poi scoppiò a ridere dalla gioia, tenendomi stretta stretta fra le sue braccia, e quando la mamma gli disse che voleva vedermi, scappò via dicendo che io ero solo sua!

 

Ma tutta l’allegria della famiglia durò ben poco.

Cinque mesi dopo la mia nascita si combatté la battaglia finale contro Voldemort, a cui naturalmente presero parte anche i miei genitori.

Il nonno no: gli fu detto che se andava in battaglia, sarebbe stato ucciso di sicuro per primo, dato che Voldemort ancora fumava di rabbia per non averlo mandato all’altro Mondo dopo che lui l’aveva tradito.

Così rimase in casa, a badare a me e a Benjamin Dorian James, il figlio di Harry Potter e Luna Lovegood, nato un mese prima di me.

 

I cadaveri dei miei genitori furono ritrovati assieme. Non si conosce la dinamica esatta degli avvenimenti che portarono alla loro morte: fatto sta che papà aveva il petto trafitto da una lama, e mamma invece era stata colpita da un Avada Kedavra.

Ma tutto ciò non è importante: ha valore solo il fatto che anche in quell’occasione furono assieme, rimasero vicini fino all’ultimo respiro, e si avviarono l’uno con l’altra verso la strada che li avrebbe condotti al Paradiso.

 

In quella battaglia morirono tante altre persone… fra cui tutti i parenti di mia madre. Del suo numeroso nucleo familiare, rimase vivo solamente il fratello più piccolo, che ora è felicemente sposato con la sua migliore amica fin dai tempi della scuola, Hermione Granger, e insieme hanno ridato vigore al nome della famiglia con sei piccoli marmocchi, tutti maschi, fra cui una coppia di gemelli.

Un mese fa Hermione è venuta al mio maniero, e mi ha riferito di essere di nuovo incinta: questa volta però è sicura che si tratterà di una femmina; mi ha chiesto il permesso di darle il nome di mia madre, e io gliel’ho concesso: sarò lieta di ridare vita, in un modo o nell’altro, a quella splendida persona che era la mia mamma.

 

 

 

 

La ragazza si alzò dal divano dov’era seduta, e in cui fino ad allora era rimasta a pensare guardando il grigio cielo al di fuori delle finestre.

Il giorno dopo sarebbe dovuta tornare ad Hogwarts, e avrebbe iniziato a frequentare il suo settimo anno.

Era dunque giunto il momento di andarli a salutare.

 

Uscì dalla sua stanza, scese le scale e attraversò il lungo corridoio che l’avrebbe condotta alla porta d’ingresso. Prima di uscire, però, si affacciò al salotto, e sorrise nel vedere la scena che le si presentava: il nonno era seduto di fronte al caminetto, con la sua solita aria aristocraticamente superba, e leggeva uno dei tanti libri di cui la sua biblioteca privata era colma.

 

Il vecchio, sentendosi osservato, si voltò, e i suoi occhi grigi incontrarono quelli della nipote, dal colore indefinibile.

“Esci?”

“Sì. Ho paura che presto pioverà, perciò vado a salutarli ora.”

L’uomo assentì. “Mettiti il mantello però, il vento è forte e non penso che ti farebbe piacere arrivare a scuola col raffreddore.” Disse gelidamente, riportando con noncuranza l’attenzione al libro.

 

La ragazza sorrise: il nonno tentava sempre di mostrarsi freddo e distaccato anche con lei, ma si scordava sempre che lei era a conoscenza del suo punto debole.

Così, di punto in bianco, si mise a correre verso di lui, e gli si gettò letteralmente sopra, abbracciandolo stretto stretto e riempiendolo di baci, mentre lui tentava invano di scostarla. Alla fine però anche lui non poté fare a meno di scoppiare a ridere, e godersi il caloroso abbraccio della fanciulla.

 

“Sei come lei.” Le disse poi, guardandola negli occhi e accarezzandole la pelle delicata della guancia.

“No. Lei era bella.”

“Tu lo sei ancora di più… ma non è di ciò che stavo parlando.

Tu hai la sua anima, Gwendolyn Mary. Hai il suo cuore, il suo coraggio, la sua caparbietà.

Sei come lei.”

La ragazza sorrise. “Lo spero. Ti voglio bene nonno.” Disse, scoccandogli un bacio sulla guancia e alzandosi dalle sue gambe.

“Anche io…- assentì l’uomo, mentre lei si dirigeva verso l’uscita- E, ricordati: mettiti il mantello!”

 

 

Quando giunse al piccolo promontorio coperto dal verde prato inglese, si accorse che il vento era ben più forte di quello che sembrava da dentro, e fu felice di aver seguito il consiglio del nonno di indossare il mantello.

 

Guardò davanti a se, e sorrise. La grande stele di marmo bianco si faceva spazio nel grigiore del paesaggio, troneggiando su tutto lo spazio circostante.

Rimase lì, a guardarla, a lungo.

 

Draco Malfoy e Ginevra Weasley.

Insieme per sempre.

 

Citava la scritta.

 

Già, insieme per sempre…. Chissà se, un giorno, anche lei avrebbe trovato qualcuno con cui condividere la sua solitaria esistenza. Qualcuno che sapesse amarla davvero, che sapesse apprezzarla, e che la facesse sentire davvero qualcosa di speciale.

Qualcuno che la risollevasse dal grigiore in cui la sua vita era sempre stata immersa, e che le facesse conoscere lo splendore del mondo circostante… la gioia di vivere.

 

“Vabbè che sei una Malfoy, ma se stai qui in mezzo sono sicuro che l’acquazzone che sta per venire bagnerà pure te.”

 

Ecco. Di una cosa era sicura: certamente colui che le avrebbe fatto scoprire la gioia di vivere non sarebbe stato certamente quell’irritante pallone gonfiato Gryffindor di…

 

“Potter! Che diamine ci fai tu qui?!” Sibilò la ragazza, voltandosi.

Davanti a lei, con i capelli biondicci mossi dal vento, la solita aria tronfia in volto, gli occhi verdi scintillanti di malizia, c’era il giovane Benjamin Dorian James, suo coetaneo, vicino di casa, e acerrimo nemico.

Era ben imbacuccato nel suo mantello nero ricamato con i colori della sua casa, ed in più era protetto da un incantesimo scaldante.

 

“Fino a prova contraria, mia cara Gwen, io vivo a due passi da casa tua. Perciò, dato che non sapeva cosa fare, e dato che ti ho vista uscire di casa nonostante il brutto tempo…”

“…hai deciso di venire a rompermi le palle.” Concluse la frase lei, incrociando le braccia e fissandolo con un sopracciglio alzato mentre si avvicinava.

“Io preferirei dire che sono venuto a farti compagnia.”

“La tua compagnia non è gradita, stupido Gryffindor, e dovresti saperlo bene.”

“Ma mia cara Slytherin, dovresti sapere altrettanto bene che a me piace fare ciò che a te non piace affatto! Allora, pronta per riavermi vicino ventiquattrore su ventiquattro, a partire da domani mattina?” le disse, tutto un sorriso, fermandosi davanti a lei e mettendo le mani dentro le tasche dei pantaloni.

“Sto facendo i salti di gioia…” Fu la sua risposta sarcastica.

“Meglio: così magari riuscirai anche a perdere quei chiletti di troppo che hai preso quest’estate.”

“Non sei riuscito a raccattare un cervello in quei negozietti di seconda mano che frequenti con i tuoi amichetti a Diagon Alley, vero Potter?” Lo fulminò lei, offesa.

Lui fece schioccare la lingua, divertito. “Dopo che ci sei passata te, non ne è rimasto manco uno. Ma vedo che nonostante la scorta di materia grigia che hai fatto, non riesci comunque a mettere in moto nulla in quel cranio!”

“Ti sbagli di grosso, Dorian: nonostante la tua influenza sia a dir poco devastante per qualunque neurone nel raggio di cento chilometri, il mio cervello riesce comunque a funzionare alla perfezione.”

 

Il sorriso sul volto di lui si fece ancora più ampio: adorava battibeccare con Gwen, era la cosa più divertente del mondo, soprattutto perché si finiva sempre con lei che perdeva le staffe!

“Sai, tua madre da piccola aveva una cotta per mio padre!” Disse, dopo essere rimasto in silenzio a fissarla.

“E con ciò?!”

“Magari tu potresti avere ereditato i suoi geni, e fra breve scoprirai di essere pazzamente innamorata del sottoscritto!”

“Grazie al cielo ho ricevuto invece i geni di mio padre… e lui non provava grande simpatia per il tuo!”

 

“Sei venuta qui per salutarli?” Le chiese poi lui, mentre la luce maliziosa spariva dai suoi occhi, e uno sguardo serio si fissava sulla ragazza.

“Come sempre.” Rispose fredda lei, dando le spalle al ragazzo.

“Già, come sempre.” Assentì lui.

 

Come sempre. Come sempre, ogni anno, prima di andare a scuola, lei andava lì e si fermava davanti alla lapide, in un muto saluto pieno d’affetto rivolto a quei genitori che non aveva mai conosciuto.

E, come sempre, ogni anno, puntualmente, lui le era accanto. La conosceva da quando era bambina, e sapeva bene quanto soffrisse per la perdita dei genitori. Sapeva bene che avrebbe voluto piangere amaramente per il triste destino che la sua famiglia aveva avuto, ma che non lo faceva per via di quell’esagerato orgoglio che aveva ereditato dal padre.

 

“Perché sei qui?” Gli domandò lei, senza guardarlo in faccia.

“Perché sono qui?- ripeté lui, fermandosi un po’ a pensare- Non lo so. Forse perché sono sempre stato qui, in questo giorno dell’anno.”

“Sì, lo so. Ma perché?” Chiese ancora lei.

Lui sospirò, dondolandosi un poco sulle gambe. “Perché quando sei qua, soprattutto in questo giorno, sei sempre triste. E non mi piace vederti soffrire.” Confessò molto tranquillamente.

 

Lei provò un tuffo al cuore a quella rivelazione. Si voltò, e guardò Dorian con gli occhi lucidi pieni di stupore.

Lui si avvicinò e, lentamente, le accarezzò la guancia. “Sarà pure una frase stupida e saprà anche un po’ di fatto, ma… loro sono sempre qui, Gwen. Non ti hanno mai abbandonato. Non avrebbero mai potuto lasciarti.”

“Tu dici?” Chiese lei, che si sentiva pericolosamente bruciare gli occhi.

“Ne sono certo. Non si potrebbe mai lasciare incustodito un tesoro prezioso.”

 

Senza pensarci oltre, lasciandosi trasportare da quello sfrenato entusiasmo istintivo che aveva ereditato dalla madre, Gwen si gettò fra le braccia di Dorian, che la avvolsero e la tennero stretta a lungo, mentre fredde e amare gocce di pianto solcavano le guance della ragazza, qua e là cosparse di efelidi.

“Tu che mi dici che non mi vuoi vedere soffrire, io che ti abbraccio… siamo sicuri di non essere vicini alla fine del mondo?!” Ironizzò lei, ridendo fra le lacrime, seguita poi a ruota dal ragazzo.

“Magari, siamo solo vicini ad un nuovo inizio.”

 

Lei scosse la testa. “Non voglio tornare a scuola, Dorian.” Disse, tornando improvvisamente triste.

“Beh, se magari ti sforzassi ad andare d’accordo con qualcuno… non dico con noi Gryffindor, ma almeno con qualche tuo compagno di casa Slytherin… magari i nove mesi di permanenza ad Hogwarts diverrebbero più piacevoli, non trovi?”

 

“Non ci riesco… lo sai.” Brontolò lei.

Ed era vero. Non era mai riuscire a rapportarsi con gli estranei. Tendeva sempre a litigare con tutti, perfino coi suoi compagni di casa.

Quando andava ad Hogwarts il suo animo si riempiva sempre di immensa rabbia, che poi come una bomba scoppiava all’esterno abbattendosi su tutto ciò che la circondava.

Si era sempre chiesta da dove derivasse quel furore… e poi l’aveva capito: non sopportava l’idea che quell’ammasso di pietre avesse avuto, a suo contrario, il privilegio di conoscere i suoi genitori.

Dorian lo sapeva, e sempre a scuola tentava di arginare la sua esplosione incontrollata di sentimenti, ponendosi da schermo agli altri. Ecco perché i loro litigi erano molto frequenti, e più di una volta erano stati richiamati dai professori, nonché dal Preside stesso.

 

“No. Quest’anno sarà diverso, Gwendolyn.” Assentì però lui, sollevandole il viso cosparso di lacrime con una mano.

“Che intendi dire?” Corrugò lei la fronte.

“Quest’anno sarà il nostro anno. Mi affiggo come obiettivo principale quello di farti divertire: e ci riuscirò, puoi scommetterci!” Sorrise raggiante lui.

Lei scosse la testa, scossa da una risata che le veniva dritta dal cuore. “Tu sei un pazzo, Benjamin Dorian James Potter! Sei proprio un pazzo !”

“Oh… vedrai, ti ci abituerai, avendomi perennemente al tuo fianco!” 

 

Mentre la tempesta si avvicinava sempre più, due risate spensierate si sparsero per la desolata landa inglese.

Forse, finalmente, dopo diciotto anni di tormenti, anche l’ultima erede del casato Malfoy aveva scoperto la gioia di vivere, per mano della persona che mai ci si sarebbe immaginati avrebbe ricoperto questo incarico: un Potter.

 

 

 

 

“Dorian?”

“Sì?”

“Grazie.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciaoooooooo!!!!! Eccomi qui, con una piccola oneshot su una coppia che ormai mi ha preso!!!!

Per chi stesse leggendo la mia ff ‘Come cane e gatto!’ stia pure tranquillo: ho preso spunto dalla sua trama, ma gli obiettivi raggiunti con questo racconto sono totalmente differenti da quelli che raggiungerò con l’altro!

Spero che, tuttavia, nonostante la tragicità degli eventi relativi alla coppia, la storia vi sia piaciuta!!!!

Fatemi sapere!!!!

Ciaooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: kishal