Gli innamorati
si baciano in piedi..
L’incessante
rumore della pioggia, copriva il rumore dei suoi tacchi sulla pietra
serena del
pavimento bagnato del porticato. Sperò con tutto il cuore
che lui non l’avesse
vista, così si sarebbe potuta concedere, un breve frammento
di tempo per
ammirarlo da lontano, prima che l’esigenza di stringere quel
corpo non fosse
stata troppo pressante anche per lei.
Si mise
nascosta dietro una colonna, appoggiando le mani sulla fredda pietra
levigata,
e si affacciò, sospirando. Lo vide tranquillo, immobile,
come una statua di
granito, disegnata dal più esperto scultore, ultima gloriosa
opera di mani di
fata. La testa rovesciata all’indietro, le braccia
abbandonate lungo i fianchi,
con i palmi delle mani rivolti all’in su. Come se si
arrendesse alle carezze
lascive delle gocce gelide. La colse la gelosia.
Fu gelosa,
dell’acqua che lo toccava prima di lei, e del vento che le
rubava il suo
profumo di uomo, e si diede mentalmente della pazza.
Cominciò a sentire il
bisogni impellente di immergere la faccia nel petto largo e snello di
lui, e di
essere stretta dalle sue braccia esili, ma forti.
Si mosse,
cercando di esser silenziosa, senza paura di bagnarsi,
l’abbracciò da dietro,
stringendogli le mani sull’addome, respirando a pieni
polmoni, l’aria che gli
gravitava attorno, l’aria sul lungo cappotto nero.
- Hey, ti
stavo aspettando Piccolo Fiore .. – impercettibilmente
sorridendo le strinse le
mani, tra le sue, delicate come farfalle. Si voltò tra le
braccia di lei, ed a
sua volta, poggiò il mento sui suoi capelli.
- Sono qui
da un po’..- gli rispose,
- Ti stavo
guardando.. – si allontanò un poco per guardarlo
meglio, la camicia aperta un
po’ sul petto, il colletto tirato fino al mento, il mantello,
poco più giù,
tenuto per mezzo del meraviglioso blasone della sua famiglia. La
cravatta lente,
e le maniche della camicia, che gli coprivano quasi le dita, ornate da
un
anello.
- Ci
bagneremo..- dicendo così la trascinò al riparo,
sotto il portico in stile
romanico. Le prese
il mento, togliendole
i capelli rosi bagnati dalla faccia, la fissò negli occhi, e
si vide riflesso. L’acciaio
brunito del suo sguardo, incontrò la nocciola, rimase
incantato vedendo quegli
occhioni spalancati, che lo guardavano, come se fosse il sole. Si
ritrovò a
sorridere, come un cieco, che per la prima volta vede i colori.
- Che hai?
–
- Ho che sei
bellissima..- lei rimase a bocca aperta, e lui se ne
approfittò, baciandola,
leggero e delicato, come avesse paura di rovinare
l’atmosfera. Lei chiuse la
bocca su quella di lui, andando a posare le mani nei suoi capelli, fili
d’oro
zecchino tra le sue dita piccole e dolci. Le mani di lui, invece,
scesero con
una carezza a circondarle i fianchi, sopra il mantello, possessivo.
- Piccola
serpe infida, ma come fai? – lei sussurrò sulle
labbra di lui, che rise
leggero.
- Sono doti
dei Malfoy, Rose.. – l’avvicinò di nuovo
a ce, facendo cozzare i bacini, e a
lei scappo un leggero gemito, di goduria.
Se lui fosse stato un oceano, lei ci sarebbe affogata
senza paura,
cercava di concentrarsi sulle braccia di lui, così leggere.
- Scorpius..
– in piedi, contro un muro non troppo comodo, schiacciata da
un corpo freddo
come la neve, capì in un lampo. Mentre la notte scendeva
impercettibile, e il
sole calava dietro le nubi che ancora piangevano sulla scuola di magia
e
stregoneria di hogwarts, lei si sentì così
completa, che sentì le gambe cedere.
- Rose..
–
il biondo prese un profondo respiro, poggiando la fronte contro quella
della
ragazza, sorreggendola, osservava le sfumature grigie del temporale,
ballare
sul viso di lei, tra le sue piccole efelidi rosa. Era felice.
Non
sentivano nemmeno un rumore, tutto il resto era niente intorno a loro,
come se
una campana di vetro si fosse posata sulle loro vite, ed un filo rosso
li
legasse eternamente l’uno all’altra, facendoli
desiderare di stare insieme come
desideravano respirare.
Se qualcuno
avesse voluto cercare i loro cuori, sarebbe dovuto andare al di
là dell’alba,
al di là della
notte, delle tempeste,
del mondo, erano persi per sempre. Le stelle cominciarono a brillare
sulle loro
teste, senza che se ne accorgessero, mentre passeggiavano
sull’erba umida,
ridendo insieme, mano nella mano. E questa volta, senza curarsi degli
sguardi
degli altri, meravigliati, che li indicavano col dito, che
bisbigliavano,
ancora si baciarono, in piedi.
Perché
niente
importava, le loro famiglie, il loro status quo, adesso,
l’amore era più forte.
Si baciarono in piedi, sorridenti come due bimbi, perché gli
innamorati fanno così,
non gli importa di niente che dell’altro.
- Rose?..-
- Eh..-
- Ti Amo..-