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Autore: Hotaru_Tomoe    28/07/2010    1 recensioni
Dopo la morte di Silente le strade di Severus ed Oleander si dividono: lui fugge con Draco e i Mangiamorte, lei resta ad Hogwarts. Nel frattempo Harry e tutti i suoi amici iniziano a percorrere il sentiero che li porterà verso lo scontro finale con Voldemort. Un anno lunghissimo, costellato di confronti, indagini, scoperte, intrighi ed avventure.
Questa fanfiction è il seguito de "Il vaso di Pandora".
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Severus ed Oleander'
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CAPITOLO 15 - INCHIESTE E RIVELAZIONI

Oleander raccolse i compiti da correggere, uscì e sigillò con un incantesimo la porta dell'aula di Cristallogia: la preside McGranitt si era raccomandata con i professori di non lasciare pozioni ed oggetti magici alla portata degli studenti. Improbabile che tra di essi vi fossero ancora spie dell'Oscuro, ma i tempi imponevano prudenza.
"Mi scusi." una vocetta petulante alle sue spalle la fece trasalire. Si trovò faccia a faccia con un mago basso e cicciottello, che portava appuntato sul bavero della giacca un distintivo del Ministero della Magia e che Oleander già conosceva.
Già, perchè il fondamentale contributo del Ministero alla sicurezza di Hogwarts consisteva nell'invio a sorpresa di alcuni ispettori, che sprecavano il tempo prezioso di insegnanti e studenti con inutili e tediosi interrogatori e con l'ispezione dei dormitori.
"Sì, dica pure." gli rispose con il tono più rispettoso che le riuscì, sperando che il suo volto non esprimesse troppo chiaramente la sua opinione in merito all'utilità di quei sopralluoghi.
"Geremia Burns, inviato del Ministero della Magia - prese la penna d'aquila e un foglio di pergamena - Nome, cognome, età, residenza e professione, prego."
Oleander sbattè più volte le palpebre, perplessa. Avrebbe pensato ad uno scherzo, se non fosse stato per l'aspetto inappuntabile dell'ometto, il quale probabilmente si sarebbe gettato sotto un treno, piuttosto che raccontare una barzelletta "Mi perdoni, ma noi ci siamo già visti il mese scorso e lei mi ha chiesto esattamente le stesse cose. E' stato per caso vittima di un Oblivion nel frattempo?"
L'uomo ignorò il sarcasmo e battè la penna sul foglio, con fare pignolo "La scheda va compilata in ogni sua parte, ad ogni controllo da parte del Ministero. Quindi, prego, nome, cognome, età, residenza e professione."
Oleander si concesse di alzare rapidamente gli occhi al cielo "Sconfiggeremo Voldemort a suon di carte bollate in triplice copia, certo. Lo affogheremo nelle scartoffie. Gran bel piano." e poi si rassegnò a rispondere.
Mezz'ora più tardi camminava verso la sua stanza, masticando improperi su Scrimgeour e su chi gli aveva dato i natali e si trovò di fronte l'ennesima scena ridicola: Dolores Umbridge aveva incrociato Remus Lupin e non si era fatta sfuggire l'occasione per prenderlo di mira. "Signor Lupin - ma era più che evidente il disgusto con cui la donna pronunciò quelle parole - sta assumendo regolarmente la pozione anti-lupo?"
Lupin le sorrise amabilmente "Certo, come potrà chiedere all'inviato del Ministero che è venuto a casa mia a controllarmi."
"Oh, lo farò, non ne dubiti. E, mi dica, perchè si trova qui al Castello di Hogwarts oggi? Mi risulta che lei non sia di turno per la sorveglianza e sua moglie ormai è in maternità. Dunque?" pronunciò l'ultima parola con tono minaccioso ed uno sgradevole sorriso di trionfo, certa di averlo in pugno.
Lupin era venuto probabilmente per comunicare qualcosa a Harry o alla McGranitt riguardante l'Ordine della Fenice e Dolores Umbridge non doveva assolutamente venire a conoscenza di nulla che riguardasse l'organizzazione. Oleander vide Lupin impallidire leggermente e si fece avanti "Signora Umbridge, sono stata io a chiedere a Remus di passare: vorrei che provasse alcuni miei amuleti fatti con pietra di luna [1], che potrebbero essergli di giovamento durante il plenilunio."
Dolores Umbridge fissò la maga dai capelli violetti con livore, gli occhi ridotti a due fessure, ma lo stesso orrendo sorriso pietrificato sul volto "Controllerò anche questo, ne stia certa."
Oleander sorrise in modo altrettanto falso "Quando vuole, è sempre un piacere collaborare con lei." Le pietre di luna facevano parte del suo programma di insegnamento, perciò aveva molti amuleti da sventolare sotto al naso dell'inviata del Ministero.
Quando la Umbridge fu scomparsa in fondo al corridoio, Lupin regalò ad Oleander un sorriso colmo di gratitudine "Grazie davvero: non avevo la più pallida idea di cosa raccontarle. Temo però che tu sia finita sulla sua lista nera."
"Ti dirò, è stato un vero piacere lasciare quella... quella lì con un palmo di naso. Insomma, questa storia delle ispezioni è ridicola, ma cosa credono? Che Voldemort salti fuori da un'armatura gridando "BOO!" o si cali dal camino come Babbo Natale? Che idiozia! Non hai idea di quanto queste inutili ispezioni mi facciano infuriare." mentre camminavano Oleander gesticolava, come faceva sempre quando era nervosa, e seminò i suoi compiti lungo il corridoio, che Lupin recuperò con un Accio "No, un'idea me la sono fatto." ridacchiò.
"Bah, cambiamo discorso che è meglio. A quando il lieto evento di Nymphadora?"
"E' previsto per aprile."
"Mmh... quindi avremo un ariete o un toro. Corallo rosso o rubino (o se fosse troppo agitato, un bel cristallo di rocca), smeraldo o avventurina nel secondo caso [2]."
"Di cosa stai parlando?"
"Scusa, deformazione professionale. - rise lei - Parlo delle pietre portafortuna per il vostro pargolo: quando nasce voglio regalargli un bellissimo amuleto. In quanto a te, se vuoi posso davvero darti una pietra di luna perchè, non ti offendere se te lo dico, non hai un bell'aspetto."
L'ex-malandrino si era ulteriormente ingrigito e aveva un colorito molto pallido "Hai ragione. Lumacorno mi prepara la pozione anti-lupo al posto di Piton, ma... beh, non avrei mai immaginato di dire una cosa simile, quella di Severus era più efficace. Più disgustosa, ma più efficace. Anche se adesso mi stupisco veramente che non mi abbia propinato qualche veleno."
"Tu... conoscevi bene Piton?" chiese Oleander, ostentando indifferenza.
"Sì, o meglio: credevo di conoscerlo. Come tutti, del resto."
"Già."
"A volte faccio ancora fatica a credere che abbia potuto uccidere Silente. Voglio dire, sapevo benissimo quanto profondo fosse il suo odio verso Sirius e James, ma dopo la morte dei genitori di Harry pensavo davvero che si fosse schierato dalla nostra parte, non foss'altro per rispetto di Lily."
"Lily Evans, la madre di Harry?" Oleander strinse forte i compiti che portava in mano.
"Sì, proprio lei. Tu non puoi saperlo, ma quei due erano amici fin da bambini e credo che Piton fosse segretamente innamorato di lei, anche se non glielo confessò mai apertamente. Poi però le cose cambiarono drasticamente: al quinto anno lui le disse una cosa orribile, litigarono e Lily si allontanò da lui per sempre, senza più tornare sui suoi passi."
"Oh, davvero? - la maga fissava ostinatamente un grosso arazzo - Ad Harry l'hai mai raccontato?"
"No. A che servirebbe? In fondo questa è una storia che appartiene al passato, morta e sepolta anch'essa. Ora scusa, ma ti devo lasciare, vado a dare ad Harry una buona notizia: ieri sera il gruppo di Proudfoot è riuscito a far fuori un paio di mangiamorte."
"A presto Remus, e salutami Tonks."
La maga si appoggiò al muro e chiuse gli occhi "Un giorno potresti ricevere lo stesso annuncio, che Severus è stato fatto fuori." Si sentiva stanca, sfiduciata e impaurita "Vorrei nascondermi da tutto quanto, dal resto del mondo, solo per un attimo. E vorrei poterlo rivedere, anche un solo istante." Alle sue spalle si materializzò una porta "Ma che...?" incuriosita abbassò la maniglia ed entrò, restando a bocca aperta.
Anche se era nata e cresciuta in una famiglia di maghi ed era avvezza ad ogni sorta di stregoneria, lo spettacolo che offriva la Stanza delle Cose nascoste era incredibile. Un luogo enorme, quanto una cattedrale, con pile e pile di oggetti di ogni tipo, una stanza dove generazioni di studenti avevano occultato segreti e marachelle; sul fondo probabilmente c'erano cose che risalivano al tempo della fondazione di Hogwarts. "Ho pensato che volevo nascondermi ed il castello mi ha preso alla lettera." Camminò in mezzo agli scaffali, storcendo il naso davanti ad alcune ampolle che recavano la poco rassicurante etichetta 
"Sudore di vermicolo" e si tenne alla larga da un Troll impagliato, tanto brutto da sembrare ancora vivo; in una delle corsie trovò i resti di un busto di marmo che era caduto a terra: qualcuno aveva avuto la poco felice idea di appoggiarlo sopra ad un vecchio armadietto malandato che, alla lunga, aveva ceduto sotto al peso della statua. Anche il contenuto dell'armadio ora era sparso a terra: c'era lo scheletro di uno strano animale con cinque zampe ed un grosso libro. "Pozioni avanzate? Perchè mai nascondere qui un libro di testo?" Oleander lo aprì.
E si pietrificò.
Sulla prima pagina, vergata con una calligrafia a lei ben conosciuta, campeggiava la frase
"Questo libro è proprietà del principe mezzosangue."
Si sedette a terra e prese a sfogliarlo delicatamente, quasi con reverenza, sorridendo delle innumerevoli correzioni di Severus alle ricette delle pozioni, ma rabbuiandosi anche per gli incantesimi non verbali con i quali difendersi dagli assalti dei malandrini: gli anni della scuola non erano stati affatto facili per lui.
Le ultime due pagine del libro erano impossibili da sfogliare, incollate tra di loro con del magiscotch; Oleander utilizzò un "Dirimo" e le pagine si separarono, rivelando il ritratto del volto di una ragazza, schizzato con pochi tratti di inchiostro colorato. Una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi. Lily Evans.

"La tua rivale." suggerì una vocetta maligna nella sua testa.
"Non è vero! Questo è ridicolo." esclamò Oleander ad alta voce.

"Convinta tu..." Vocetta maligna e oltremodo fastidiosa.
Mai una volta Severus le aveva parlato espressamente di Lily, ma fin da quando le aveva mostrato quella visione del suo passato di Mangiamorte [3], Oleander aveva intuito che la madre di Harry era stata una persona speciale nella sua vita; ciò che le aveva detto il simulacro di Silente nella sua mente e le parole  di Lupin di poco prima rendevano la cosa del tutto evidente: tre indizi fanno una prova e, casomai ce ne fosse bisogno, aveva sotto gli occhi la conferma definitiva.
Sfiorò l'inchiostro con le dita. Severus l'aveva amata, lo si capiva dai tratti delicati e leggeri con cui era disegnato quel viso, lui che aveva una grafia appuntita e nervosa. Poteva essere stato un amore acerbo, immaturo, ma sicuramente era stato unico ed intenso, come solo il primo amore sa essere.
E Lily? Cosa aveva provato lei per Severus? Impossibile che non si fosse resa conto dei sentimenti del ragazzo, questo si rifiutava di crederlo: le donne lo intuiscono sempre quando piacciono a qualcuno.
Lupin aveva accennato ad una brutta lite tra loro due, e poi Lily aveva scelto James. "Tu lo hai lasciato andare - Oleander si sorprese del tono tagliente che aveva la sua voce - hai avuto la tua occasione, ma hai scelto un'altra strada. Io invece non lo farò. Non lo lascerò solo."

"Sei gelosa." la canzonò la voce di prima, cattiva, ma stavolta Oleander non la zittì. Semplicemente non aveva argomenti per ribattere. Tacque, fissando a lungo in silenzio quell'immagine, poi si abbandonò ad una debole risata "Già, ecco un fulgido esempio della Sindrome di Rebecca [4]. E di come sprecare tempo con inutili paranoie. Coraggio, fuori da qui - disse, alzandosi in piedi - l'ora dell'autocommiserazione è finita."
Una sola cosa non le era chiara: se Severus aveva amato così tanto Lily, perchè detestava Harry a quel modo? Era pur sempre suo figlio.
Appoggiato a quello che sembrava lo scheletro di uno Schiopodo Sparacoda, stava un grosso specchio tutto corroso lungo il bordo da qualche pozione andata male. Indugiò un attimo di fronte ad esso e in quel momento le parve di intuire la chiave dell'odio di Severus verso Harry.
Lei, grazie a Morgana, non aveva preso la mascella squadrata e la fronte bassa di suo padre, ma assomigliava molto a suo mamma, pur non avendo ereditato gli stessi capelli lisci e setosi, si disse, dando un'occhiata eloquente alla stoppa color prugna che le ricopriva la testa. Però gli occhi sì: lei e sua mamma avevano gli stessi occhi. "Ma restiamo pur sempre persone diverse."
Harry aveva gli stessi occhi di Lily, ma non era Lily, non sarebbe mai stato Lily. Quegli occhi verdi, incorniciati nel volto dell'uomo che gliela aveva portata via, non avrebbero mai guardato Severus come lui desiderava essere guardato, ma solo con rancore e disprezzo. No, non erano gli occhi di Lily, non lo sarebbero mai stati.
Ed erano per Severus come un costante, doloroso memento. Chissà se sarebbe mai potuto andare avanti e staccarsi da quel passato?
"Diamine, perchè le cose devono sempre essere così complicate?" sospirò la maga, prima di abbandonare quella stanza, il libro di Pozioni avanzate stretto al petto.
Era quasi arrivata in camera, quando si accorse che da una delle parti proveniva un gran cicaleccio: il fantasma di Corvonero stava parlando con il ritratto di Angela, pareva quasi che le due donne fossero impegnate in una seduta del Wizengamot, tanto erano serie.
"Sciocca ragazza - decretò Angela - rischia l'incarcerazione ad Azkaban a causa di un delinquente."
"Sì, sì: la situazione è seria, molto seria."
Quel brandello di conversazione richiamò l'attenzione della maga "Signore, di chi state parlando?"
"Mia cara, non hai sentito nulla di quello che è successo? Dov'eri?" chiese il ritratto, incredulo.
"Ero... un attimo impegnata. - mentì Oleander con disinvoltura - Allora, che succede?"
"Poco fa Dolores Umbridge è andata ad ispezionare il dormitorio di Serpeverde." iniziò il ritratto.
"E ha scoperto che Astoria Greengrass teneva un carteggio con Bole." proseguì il fantasma di Corvonero.
Oleander si strinse nelle spalle "Se non sbaglio è un ex-studente e suo ex-compagno di Casa, non capisco cosa ci sia di male in questo."
Il fantasma ed il ritratto la fissarono con espressioni quasi fameliche, ansiose di rivelarle il pezzo forte della notizia "Pare proprio che Astoria cercasse di scoprire se Bole sapeva dove si sta nascondendo il pluriricercato Draco Malfoy, per mettersi in contatto con lui!"
"Il Barone Sanguinario mi ha riferito che Dolores Umbridge intende arrestarla con l'accusa di tradimento e cospirazione nei confronti del Ministero." concluse il fantasma.
"Cosa? Non direte sul serio? Ma che colossale idiozia!" esclamò Oleander, incamminandosi a passo spedito verso il dormitorio di Serpeverde.
"Io non prenderei la cosa così alla leggera, mia cara. Tentare di comunicare con un collaboratore di Colui-che-no-deve-essere-nominato è un fatto gravissimo."
"Astoria non sta cercando un collaboratore di Voldemort, Angela; sta cercando il ragazzo di cui è innamorata."
"Astoria e Draco? Ne sei certa? Chi te l'ha riferito? Io non ne sapevo niente."
"Mirtilla Malcontenta il mese scorso, quando sono andata a riparare un bagno del secondo piano. Aggiornati Angela, ormai lo sa mezza scuola."
Il ritratto della donna si immobilizzò sul posto "Oh, devo proprio dire a Gazza di mettere una cornice in quel bagno." 

Davanti all'ingresso della Sala Comune di Serpeverde si era formato un crocchio di studenti curiosi, mentre da dentro si sentivano voci concitate, urla e singhiozzi. Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode stavano appoggiate alla parete, con l'aria di gatti che hanno appena banchettato con un'intera famiglia di topi: non serviva certo un grande acume per capire che erano state loro a dare l'imbeccata alla Umbridge sulla corrispondenza di Astoria. Nott e la Davis si allontanarono da loro, disgustati, mentre Zabini era oltremodo irritato per essere stato interrotto mentre si esercitava con una pozione e chiedeva in tono arrogante ad un inviato del ministero quanto sarebbe durata quella seccatura.
Henry Changing, il nuovo professore di Trasfigurazione, prese in mano la situazione "Gli studenti che non appartengono a questa Casa tornino immediatamente nelle loro Sale Comuni, prima che inizi a sottrarre punti a tutti. A partire da Tassorosso, signorina Fladbury: non c'è nulla da sghignazzare. E, Horace, è il caso di mandare un gufo alla famiglia Greengrass."
"Ah... ecco... non saprei. Forse sarebbe meglio aspettare prima l'autorizzazione degli inviati del Ministero. Sa, la situazione è delicata, complessa..." era chiaro che il professore di Pozioni intendeva lavarsi le mani dell'intera faccenda e restare il più possibile neutrale; d'altronde questa era stata la politica della sua intera vita.
"Va bene, va bene, ci penso io. Ma porti almeno i suoi studenti in un'altra aula."
"Sì, questo più che volentieri. Seguitemi, ragazzi."
Gli studenti di Serpeverde si misero in fila e seguirono il professore di Pozioni. Passando di fianco a Pansy, Zabini le sibilò "Grazie tante per averci fatto perdere l'intero pomeriggio, ora finirò i compiti a notte inoltrata. A differenza di qualcun altro - e guardò Goyle e Tiger - io ci tengo al mio rendimento scolastico."
"Che ti prende? Due anni fa non ti sei mai lamentato della Squadra d'Inquisizione, questa è la stessa cosa." la ragazza strizzò i suoi occhietti da carlino.
"Gli inviati del ministero hanno ribaltato l'intero dormitorio: due anni fa Draco non avrebbe mai permesso che fosse venduta una compagna di Casa e nessuno avrebbe osato frugare tra le mie cose come se fossi un delinquente." le lanciò un'occhiata al veleno.
"Eppure tu, più di chiunque altro, dovresti essere abituato alle perquisizioni, con tutti i mariti di tua mamma morti in circostanze misteriose." gli rispose lei, cattiva.
Il ragazzo nero passò un braccio attorno alla sua compagna di Casa e sorrise malevolo "Attenta Parkinson, le circostanze misteriose accadono più frequentemente di quanto immagini." Poi affrettò il passo per raggiungere Theodore e Tracy. 

Oleander entrò nella Sala comune dei Serpeverde: Dolores Umbridge aveva abbandonato il suo aplomb di facciata e urlava a pieni polmoni contro la più giovane delle sorelle Greengrass, seduta in lacrime su una poltrona, mentre Daphne le teneva la mano, scossa e altrettanto spaventata. Al contrario, la preside parlava all'inviata del Ministero con voce calma e misurata, scandendo bene le parole, come se si stesse rivolgendo ad una persona un po' tarda di comprendonio.
"Preside McGranitt. Preside McGranitt - disse Dolores Umbridge - se lei si ostina a difendere questa traditrice, dovrò per forza pensare che lei sapesse di questo pericoloso carteggio. Dunque?"
“Dolores, io non sto mettendo in dubbio che la signorina Greengrass abbia tenuto un comportamento disdicevole e per questo sarà severamente punita. Tuttavia ritengo che si stia inutilmente ingigantendo una questione di poco conto.”

“Questione di poco conto? – ripetè allibita l’inviata del Ministero – Questo è tradimento, questo è complotto, questa è sovversione!” ad ogni definizione sventolava un paio di lettere in direzione della minore delle sorelle Greengrass, che si faceva sempre più piccola. “Astoria Greengrass ha cercato di scoprire dove si trova attualmente il ricercato Draco Malfoy!”

“Appunto – fece notare Minerva placidamente – ha cercato di farlo, ma non ha ottenuto nulla. Se la memoria non mi inganna, nella prima lettera di risposta del signor Bole, egli afferma di non avere la minima idea di dove sia Draco Malfoy e di non avere intenzione di mettersi a fare indagini in tal senso, nella seconda ribadisce di non aver avuto più contatto con lui o con la sua famiglia e consiglia addirittura ad Astoria di metterci una pietra sopra. In tutta franchezza mi sfugge la pericolosità sociale di questa corrispondenza, se così vogliamo chiamare uno scambio di due lettere in cinque mesi.”

“Questo lo dice lei. – spinse da parte la preside e si sporse verso la ragazza bionda – Signorina Greengrass, le posso assicurare che lei si trova in una brutta posizione. Data la sua giovane età e qualora dimostri pentimento, potrebbe anche cavarsela con pochi anni di prigione. Lei ha scoperto dove si trova Draco Malfoy, non è vero? Confessi! Immediatamente!”

“Io-io non so nulla.” balbettò Astoria tra le lacrime.

Dolores Umbridge si raddrizzò “Atteggiamento deludente. I poteri a me conferiti dal Ministro Scrimgeour mi autorizzano a condurla al Ministero, cosa che farò più che volentieri.”

La situazione si stava mettendo molto male per la giovane Greengrass: anche per Oleander era chiaro che la ragazza non sapesse nulla, aveva solo commesso una sciocca leggerezza, che però rischiava di pagar cara, per via dell’ottusità di quella donna. Quando la Umbridge estrasse la bacchetta, un brivido percorse tutti i presenti: di riflesso anche Vitious, in corridoio, sfoderò la sua.

“Incarceramus.” Delle corde si avvolsero attorno ad Astoria e Daphne protestò “Ma è assurdo! Mia sorella non ha fatto niente di male.” Ciò nonostante, la piccola Greengrass fu condotta via.

Minerva lasciò la sala comune di Serpeverde pallida in volto “Devo informare immediatamente i genitori della signorina Greengrass.”

“Ci ha già pensato Changing, ha spedito loro un gufo.” le disse Vitious.

Inevitabilmente la notizia si diffuse in tutta la scuola e per i giorni successivi non si parlò d’altro: c’era chi sosteneva l’innocenza della Greengrass e chi invece, al pari della Umbridge, gridava al complotto. Le due fazioni ebbero un paio di scontri nei corridoi dell’Istituto che si conclusero con il ricovero da Madama Chips di tre ragazzi affatturati da incantesimi vari ed una bella manciata di punti tolti alle rispettive Case di appartenenza.

Tra i sostenitori della tesi paranoica vi erano, senza molta sorpresa, Alastor Moody e Harry Potter, al quale bastava sentire le parole “Serpeverde” e “Malfoy” per caricare come un toro davanti ad un drappo rosso. Smise solo quando, con molta saggezza, Hermione gli fece notare che la vicenda di Astoria non era poi così dissimile da quella di Stan Picchetto.

Ad ogni modo, l’avvocato famiglia Greengrass riuscì a dimostrare la piena innocenza di Astoria e grazie all’influenza del padre la vicenda fu messa a tacere senza troppo clamore: la minore delle due sorelle fu sospesa per un mese da scuola ed anche quella storia fu dimenticata da tutti.

Tranne che da Astoria: forse nessuno aveva compreso fino a che punto si sarebbe spinta per amore.

 

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Mancò poco che Severus e Bellatrix si scontrassero sulla soglia del covo dell'Oscuro: lei rientrava dall'ennesima missione segreta, lui stava uscendo.

"Piton, dove stai andando?" gli chiese, stendendo un braccio contro lo stipite della porta ed impedendogli il passaggio, gli occhi inquisitori, ansiosi di frugargli nei pensieri.

Senza scomporsi e senza permetterle di penetrare un solo millimetro della sua mente, il mago appoggiò la bacchetta sul braccio della donna, facendoglielo abbassare "All'aperto. L'aria qua dentro si è fatta d'improvviso inspiegabilmente viziata."

La maga soffiò come un felino inferocito: con quello sguardo assassino ed i capelli crespi e spettinati sembrava proprio una strega delle Banshee "Ringrazia Salazar che non ho tempo da perdere con te, stasera." e si diresse a passo svelto verso i sotterranei.

Uno spicchio di luna velato da nubi leggere illuminava debolmente la spoglia brughiera. Sibilla Cooman avrebbe detto che la luna velata era segno di una sciagura imminente. Piton sorrise appena: mai si sarebbe immaginato di trovarsi a ricordare, un giorno, le parole di una sua collega. Diamine, c'erano giorni in cui rimpiangeva addirittura le lezioni di Pozioni con i bambini del primo anno, di quelli che facevano pasticci con i preparati più semplici e non sapevano elencare gli otto usi del benzoino [5]. Da non credersi, era diventato nostalgico, pensò con un sorriso amaro.

"Evidentemente, vent'anni ad Hogwarts hanno lasciato il segno."

E gli mancava Oleander, come il primo giorno. La ricordava in ogni gesto, anche il più stupido e banale, come quando si sfilava gli occhiali poggiandoli sulla testa e se ne dimenticava e poi, guardandosi attorno indispettita, chiedeva "Severus, non è che hai visto i miei occhiali?"

La ricordava intenta a fabbricare talismani, seduta al tavolo da lavoro, con la schiena dritta e l'espressione assorta mentre sillabava un incantesimo o incideva le pietre.

Ricordava le occhiate fugaci, segrete, clandestine che non mancava di lanciargli durante il pranzo o quando si incrociavano nei corridoi.

Merlino, ricordava con malinconia persino i battibecchi, dove ognuno cercava di avere l'ultima parola.

Frammenti di vita quotidiana, di una vita dannatamente normale, che gli apparivano ora come il più lontano ed irraggiungibile dei miraggi.

Piton fu strappato da quei ricordi dallo sfrigolare di un vecchio secchio di latta poggiato su un muretto a secco lì vicino: presto dalla passaporta sarebbe arrivato qualcuno. Ne emerse Draco. Solo e con l'aria disperata.

L'ex professore di pozioni serrò la mascella: il figlio di Lucius era andato in missione con Mulciber, ma era rientrato solo. "Professor Piton!" esclamò il ragazzo biondo senza fiato, correndogli incontro.

Severus non si preoccupò di correggerlo questa volta "Dimmi Draco, dov'è Mulciber?"

"C'è stato un problema. Abbiamo rintracciato l'ultimo libro che ci ha chiesto il nostro Signore, ma quando Mulciber ha provato a prenderlo è come... rimasto incastrato. Ho provato svariati incantesimi, ma non riesco a liberarlo, non so che fare. L'Oscuro Signore... lui darà la colpa a me, non è vero?" concluse in un soffio, gli occhi grigi dilatati dalla paura.

Piton gli posò una mano sulla spalla e disse semplicemente "Aspettami qui." e questa volta il ragazzo non si ritrasse. Piton riattivò la passaporta e si fece trasportare dove si trovava Mulciber. Non faticò a riconoscere i giardini St. Alphage di Londra, e nemmeno a rintracciare il Mangiamorte, che urlava come un maiale sgozzato: stava di fronte ad un tratto delle antiche mura romane della città o, per meglio dire, era in parte dentro le mura, di fatti le sue braccia, dal gomito in giù, erano scomparse nei mattoni rossastri.

"Hai intenzione di svegliare ogni essere vivente da qui fino a Dover?" domandò Severus in tutta calma.

"Piton - ululò Mulciber - tirami fuori da qui! Fa un male cane!"

Severus soppesò se ribattere "Non hai detto la parolina magica." ma decise di soprassedere. E con tutta probabilità, quell'ottuso di Mulciber non avrebbe capito.

"Dov'è quell'incapace di Draco? Scommetto che se l'è data a gambe."

L'ex professore di pozioni lo zittì "Draco è venuto a cercare aiuto per te. Vuoi vedere un incapace? Allora prendi uno specchio e guardati: scommetto che hai afferrato quel libro senza preoccuparti di verificare se fosse protetto da un incantesimo, vero? Non disturbarti a parlare, la tua posizione è una risposta sufficientemente eloquente." Poi sollevò la bacchetta ed iniziò a recitare un incantesimo, disegnando immaginari simboli sul muro. Quando si interruppe, Mulciber provò a liberarsi, ma senza risultati. "Non ha funzionato." gli ringhiò contro.

Piton roteò gli occhi "Avrà effetto tra qualche minuto, se avessi provato a fare più fretta, le tue braccia si sarebbero staccate e sarebbero rimaste lì. Ma se è questo che vuoi, posso sempre provare."

"D'accordo, d'accordo, aspetto. - grugnì l'altro - Ehi, dove vai ora?" gli urlò dietro, vedendo che si allontanava.

"A controllare che la tua voce flautata, nel cuore della notte, non abbia richiamato l'attenzione di qualcuno."

Piton svoltò velocemente dietro le mura: era la prima occasione che aveva da mesi di allontanarsi dal covo dell'Oscuro... doveva cercare di scoprire se Voldemort si fosse infiltrato al Ministero o, peggio, ad Hogwarts, doveva lasciare degli indizi per mettere in guardia gli oppositori dell'Oscuro. "Dove sono gli Auror quando ne hai bisogno?" sibilò con rabbia.

Quasi in risposta alle sue preghiere, udì dei passi veloci venire nella sua direzione. Indossò la maschera da Mangiamorte, si disilluse ed attese. Dopo un attimo un uomo sulla cinquantina, dai radi capelli neri comparve da una strada laterale.

Williamson udì un fruscio e strizzò gli occhi, non vide nessuno ma d'improvviso si sentì sollevato da terra e scaraventato contro il muro di una casa. Non poteva muovere un muscolo, perchè era stato immobilizzato, nè gridare, perchè gli era stato praticato un Silencio. Il tutto con incantesimi non verbali. Era forte, quello sporco Mangiamorte.

Una figura incappucciata e dal volto coperto dalla ben nota maschera argentata sciolse l'incantesimo di disillusione ed avanzò verso di lui. Williamson si maledisse: cercando la fonte di quelle grida, probabilmente era cascato in una trappola, come un pivellino. Quando il Mangiamorte sollevò la bacchetta, guardandolo dritto negli occhi, si preparò a dire addio al mondo, a sua moglie e ai suoi adorati figli, ma poi si accorse che l'uomo non aveva intenzione di ucciderlo: era appena penetrato nella sua testa e stava frugando nei suoi ricordi, anzi, vi stava rovistando freneticamente... il Ministero, il suo ufficio, i suoi colleghi. Provò a occludergli la mente, ma senza successo, era come chiudere una porta di legno di bambù per tener fuori un carro armato. E poi nella sua mente si formarono due immagini fisse: un calderone ribollente con una qualche pozione e il Marchio Nero tatuato su un avambraccio. Per un lungo istante queste furono le uniche due cose esistenti nel suo cervello. Poi venne investito da un lampo rosso e crollò a terra, schiantato.

Nulla di particolarmente utile, purtroppo: nei ricordi di Williamson nessuno dei suoi colleghi aveva assunto negli ultimi mesi un comportamento sospetto, tale da far pensare ad uno scambio di persona, ma lui sapeva per certo che al Ministero c'erano degli infiltrati. Sperava solo che l'Auror cogliesse il suggerimento che gli aveva impresso nella mente.

Piton tornò velocemente da Mulciber "Allora, c'era qualcuno?" gli chiese il Mangiamorte.

"No, nessuno. Penso che ora tu possa provare a staccarti da quel muro."

Mulciber si tirò indietro ed estrasse le braccia dai mattoni, che gli caddero pesanti lungo i fianchi. "Ma che..."

"Ah sì - disse Piton con noncuranza - resteranno intorpidite per qualche ora. Questo è meglio che lo prenda io, non credi?"

Recitò un altro incantesimo, poi estrasse senza problemi l'antico testo di magia dalla nicchia delle mura romane che lo aveva custodito per quasi due millenni. Lasciò che Mulciber lo precedesse alla passaporta, aprì il libro a caso e con un fugace colpo di bacchetta scombinò l'inchiostro delle formule, cosa che aveva fatto con ogni testo antico che gli era passato tra le mani. Mai nulla di troppo evidente: una inversione di parole nella formula di un incantesimo, il mutamento della forma di alcuni simboli. A qualunque cosa servissero quei testi, sarebbero stati inefficaci con gli incantesimi manomessi.

Williamson venne ritrovato poco dopo da Arthur Weasley, schiantato ma illeso, tanto che non ebbe nemmeno bisogno di un ricovero al San Mungo. Purtroppo non aveva riconosciuto il mago oscuro che lo aveva attaccato, nè cosa egli pensasse di ottenere frugando nella sua mente.

Però la moglie, dopo quell'episodio, iniziò a notare alcuni strani tic in suo marito: a volte, durante la cena, restava diversi minuti a mescolare e rimescolare le zuppe e le minestre ed aveva preso l'abitudine di fissare insistentemente le persone sulle braccia, ma ne attribuì la colpa allo stress. Quella maledetta guerriglia stava logorando i nervi di tutti.


 

 

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NOTE

Da non credersi! Questo doveva essere nelle mie intenzioni un mero capitolo di riempimento e di passaggio... ed è diventato uno dei più lunghi della storia.

 

[1] Esiste realmente: è una pietra semitrasparente, dai riflessi azzurri o argentei che per la Cristallogia aiuta a riequilibrare gli scompensi emotivi.

[2] l'avventurina è una varietà di quarzo di colore verde.

[3] Vedi VdP, capitolo 7: in una visione, Severus mostra ad Oleander il suo passato di mangiamorte, compresa la notte in cui muoiono i genitori di Harry.

[4] Indica una profonda gelosia verso l'ex del proprio partner e prende il nome dal libro di Daphne Du Maurier, "Rebecca, la prima moglie" da cui poi Alfred Hitchcock ha tratto il celebre film.

[5] Pianta coltivata soprattutto nel sudest asiatico, utilizzata sia in profumeria sia come erba medicinale.

 

RINGRAZIAMENTI

nihal93: tutto si spiegherà alla fine della storia. Anche chi sia stato davvero a lasciare quel messaggio a Harry.

Dato che nel capitolo 14 Oleander non compare, ho postato assieme anche il 15. All'inizio le facevo fare più cose, ma poi mi sono resa conto che era un atteggiamento troppo marysuesco ^^; e ho riequilibrato la narrazione a favore di Harry.

 

Grazie a neptunia per aver inserito la storia tra le seguite!

   
 
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