CAPITOLO 15 - INCHIESTE E
RIVELAZIONI
Oleander
raccolse i compiti da correggere, uscì e sigillò
con un incantesimo la porta
dell'aula di Cristallogia: la preside McGranitt si era raccomandata con
i
professori di non lasciare pozioni ed oggetti magici alla portata degli
studenti. Improbabile che tra di essi vi fossero ancora spie
dell'Oscuro, ma i
tempi imponevano prudenza.
"Mi
scusi." una vocetta petulante alle sue spalle la fece trasalire. Si
trovò
faccia a faccia con un mago basso e cicciottello, che portava appuntato
sul bavero
della giacca un distintivo del Ministero della Magia e che Oleander
già
conosceva.
Già,
perchè il fondamentale contributo del Ministero alla
sicurezza di Hogwarts
consisteva nell'invio a sorpresa di alcuni ispettori, che sprecavano il
tempo
prezioso di insegnanti e studenti con inutili e tediosi interrogatori e
con
l'ispezione dei dormitori.
"Sì,
dica pure." gli rispose con il tono più rispettoso che le
riuscì, sperando
che il suo volto non esprimesse troppo chiaramente la sua opinione in
merito
all'utilità di quei sopralluoghi.
"Geremia
Burns, inviato del Ministero della Magia - prese la penna d'aquila e un
foglio
di pergamena - Nome, cognome, età, residenza e professione,
prego."
Oleander
sbattè più volte le palpebre, perplessa. Avrebbe
pensato ad uno scherzo, se non
fosse stato per l'aspetto inappuntabile dell'ometto, il quale
probabilmente si
sarebbe gettato sotto un treno, piuttosto che raccontare una
barzelletta
"Mi perdoni, ma noi ci siamo già visti il mese scorso e lei
mi ha chiesto esattamente
le stesse cose. E' stato per caso vittima di un Oblivion nel frattempo?"
L'uomo
ignorò il sarcasmo e battè la penna sul foglio,
con fare pignolo "La
scheda va compilata in ogni sua parte, ad ogni controllo da parte del
Ministero. Quindi, prego, nome, cognome, età, residenza e
professione."
Oleander
si concesse di alzare rapidamente gli occhi al cielo "Sconfiggeremo
Voldemort a suon di carte bollate in triplice
copia, certo. Lo affogheremo nelle scartoffie. Gran bel piano."
e poi
si rassegnò a rispondere.
Mezz'ora
più tardi camminava verso la sua stanza, masticando
improperi su Scrimgeour e
su chi gli aveva dato i natali e si trovò di fronte
l'ennesima scena ridicola:
Dolores Umbridge aveva incrociato Remus Lupin e non si era fatta
sfuggire
l'occasione per prenderlo di mira. "Signor Lupin - ma era
più che evidente
il disgusto con cui la donna pronunciò quelle parole - sta
assumendo
regolarmente la pozione anti-lupo?"
Lupin
le sorrise amabilmente "Certo, come potrà chiedere
all'inviato del Ministero
che è venuto a casa mia a controllarmi."
"Oh,
lo farò, non ne dubiti. E, mi dica, perchè si
trova qui al Castello di Hogwarts
oggi? Mi risulta che lei non sia di turno per la sorveglianza e sua
moglie
ormai è in maternità. Dunque?"
pronunciò l'ultima parola con tono
minaccioso ed uno sgradevole sorriso di trionfo, certa di averlo in
pugno.
Lupin
era venuto probabilmente per comunicare qualcosa a Harry o alla
McGranitt
riguardante l'Ordine della Fenice e Dolores Umbridge non doveva
assolutamente
venire a conoscenza di nulla che riguardasse l'organizzazione. Oleander
vide
Lupin impallidire leggermente e si fece avanti "Signora Umbridge, sono
stata io a chiedere a Remus di passare: vorrei che provasse alcuni miei
amuleti
fatti con pietra di luna [1], che potrebbero essergli di giovamento
durante il
plenilunio."
Dolores
Umbridge fissò la maga dai capelli violetti con livore, gli
occhi ridotti a due
fessure, ma lo stesso orrendo sorriso pietrificato sul volto
"Controllerò
anche questo, ne stia certa."
Oleander
sorrise in modo altrettanto falso "Quando vuole, è sempre un
piacere
collaborare con lei." Le pietre di luna facevano parte del suo
programma
di insegnamento, perciò aveva molti amuleti da sventolare
sotto al naso
dell'inviata del Ministero.
Quando
"Ti
dirò, è stato un vero piacere lasciare quella...
quella lì con un palmo di
naso. Insomma, questa storia delle ispezioni è ridicola, ma
cosa credono? Che
Voldemort salti fuori da un'armatura gridando "BOO!" o si cali dal
camino come Babbo Natale? Che idiozia! Non hai idea di quanto queste
inutili
ispezioni mi facciano infuriare." mentre camminavano Oleander
gesticolava,
come faceva sempre quando era nervosa, e seminò i suoi
compiti lungo il
corridoio, che Lupin recuperò con un Accio "No, un'idea me
la sono
fatto." ridacchiò.
"Bah,
cambiamo discorso che è meglio. A quando il lieto evento di
Nymphadora?"
"E'
previsto per aprile."
"Mmh...
quindi avremo un ariete o un toro. Corallo rosso o rubino (o se fosse
troppo
agitato, un bel cristallo di rocca), smeraldo o avventurina nel secondo
caso [2]."
"Di
cosa stai parlando?"
"Scusa,
deformazione professionale. - rise lei - Parlo delle pietre
portafortuna per il
vostro pargolo: quando nasce voglio regalargli un bellissimo amuleto.
In quanto
a te, se vuoi posso davvero darti una pietra di luna perchè,
non ti offendere
se te lo dico, non hai un bell'aspetto."
L'ex-malandrino
si era ulteriormente ingrigito e aveva un colorito molto pallido "Hai
ragione. Lumacorno mi prepara la pozione anti-lupo al posto di Piton,
ma...
beh, non avrei mai immaginato di dire una cosa simile, quella di
Severus era
più efficace. Più disgustosa, ma più
efficace. Anche se adesso mi stupisco
veramente che non mi abbia propinato qualche veleno."
"Tu...
conoscevi bene Piton?" chiese Oleander, ostentando indifferenza.
"Sì,
o meglio: credevo di conoscerlo. Come tutti, del resto."
"Già."
"A
volte faccio ancora fatica a credere che abbia potuto uccidere Silente.
Voglio
dire, sapevo benissimo quanto profondo fosse il suo odio verso Sirius e
James,
ma dopo la morte dei genitori di Harry pensavo davvero che si fosse
schierato
dalla nostra parte, non foss'altro per rispetto di Lily."
"Lily
Evans, la madre di Harry?" Oleander strinse forte i compiti che portava
in
mano.
"Sì,
proprio lei. Tu non puoi saperlo, ma quei due erano amici fin da
bambini e
credo che Piton fosse segretamente innamorato di lei, anche se non
glielo
confessò mai apertamente. Poi però le cose
cambiarono drasticamente: al quinto
anno lui le disse una cosa orribile, litigarono e Lily si
allontanò da lui per
sempre, senza più tornare sui suoi passi."
"Oh,
davvero? - la maga fissava ostinatamente un grosso arazzo - Ad Harry
l'hai mai
raccontato?"
"No.
A che servirebbe? In fondo questa è una storia che
appartiene al passato, morta
e sepolta anch'essa. Ora scusa, ma ti devo lasciare, vado a dare ad
Harry una
buona notizia: ieri sera il gruppo di Proudfoot è riuscito a
far fuori un paio
di mangiamorte."
"A
presto Remus, e salutami Tonks."
La
maga si appoggiò al muro e chiuse gli occhi "Un
giorno potresti ricevere lo stesso annuncio, che Severus è
stato fatto
fuori." Si sentiva stanca, sfiduciata e impaurita "Vorrei nascondermi da tutto quanto, dal resto del
mondo, solo per
un attimo. E vorrei poterlo rivedere, anche un solo istante." Alle
sue
spalle si materializzò una porta "Ma che...?" incuriosita
abbassò la
maniglia ed entrò, restando a bocca aperta.
Anche
se era nata e cresciuta in una famiglia di maghi ed era avvezza ad ogni
sorta
di stregoneria, lo spettacolo che offriva
E
si pietrificò.
Sulla
prima pagina, vergata con una calligrafia a lei ben conosciuta,
campeggiava la
frase "Questo libro è proprietà del principe mezzosangue."
Si
sedette a terra e prese a sfogliarlo delicatamente, quasi con
reverenza,
sorridendo delle innumerevoli correzioni di Severus alle ricette delle
pozioni,
ma rabbuiandosi anche per gli incantesimi non verbali con i quali
difendersi
dagli assalti dei malandrini: gli anni della scuola non erano stati
affatto
facili per lui.
Le
ultime due pagine del libro erano impossibili da sfogliare, incollate
tra di
loro con del magiscotch; Oleander utilizzò un "Dirimo" e le
pagine si
separarono, rivelando il ritratto del volto di una ragazza, schizzato
con pochi
tratti di inchiostro colorato. Una ragazza dai lunghi capelli rossi e
gli occhi
verdi. Lily Evans.
"La
tua rivale." suggerì
una vocetta maligna nella sua testa.
"Non
è vero! Questo è ridicolo." esclamò
Oleander ad alta voce.
"Convinta
tu..."
Vocetta maligna e oltremodo fastidiosa.
Mai
una volta Severus le aveva parlato espressamente di Lily, ma fin da
quando le
aveva mostrato quella visione del suo passato di Mangiamorte [3],
Oleander
aveva intuito che la madre di Harry era stata una persona speciale
nella sua
vita; ciò che le aveva detto il simulacro di Silente nella
sua mente e le
parole di Lupin di
poco prima rendevano
la cosa del tutto evidente: tre indizi fanno una prova e, casomai ce ne
fosse
bisogno, aveva sotto gli occhi la conferma definitiva.
Sfiorò
l'inchiostro con le dita. Severus l'aveva amata, lo si capiva dai
tratti delicati
e leggeri con cui era disegnato quel viso, lui che aveva una grafia
appuntita e
nervosa. Poteva essere stato un amore acerbo, immaturo, ma sicuramente
era
stato unico ed intenso, come solo il primo amore sa essere.
E
Lily? Cosa aveva provato lei per Severus? Impossibile che non si fosse resa
conto dei sentimenti del ragazzo, questo si rifiutava di crederlo: le donne lo intuiscono sempre
quando
piacciono a qualcuno.
Lupin
aveva accennato ad una brutta lite tra loro due, e poi Lily aveva
scelto James.
"Tu lo hai lasciato andare - Oleander si sorprese del tono tagliente
che
aveva la sua voce - hai avuto la tua occasione, ma hai scelto un'altra
strada.
Io invece non lo farò. Non lo lascerò solo."
"Sei
gelosa."
la canzonò la voce di prima, cattiva, ma stavolta
Oleander non la zittì. Semplicemente non aveva argomenti per
ribattere. Tacque,
fissando a lungo in silenzio quell'immagine, poi si
abbandonò ad una debole
risata "Già, ecco un fulgido esempio della Sindrome di
Rebecca [4]. E di
come sprecare tempo con inutili paranoie. Coraggio, fuori da qui -
disse,
alzandosi in piedi - l'ora dell'autocommiserazione è finita."
Una
sola cosa non le era chiara: se Severus aveva amato così
tanto Lily, perchè
detestava Harry a quel modo? Era pur sempre suo figlio.
Appoggiato
a quello che sembrava lo scheletro di uno Schiopodo Sparacoda, stava un
grosso
specchio tutto corroso lungo il bordo da qualche pozione andata male.
Indugiò
un attimo di fronte ad esso e in quel momento le parve di intuire la
chiave dell'odio
di Severus verso Harry.
Lei,
grazie a Morgana, non aveva preso la mascella squadrata e la fronte
bassa di
suo padre, ma assomigliava molto a suo mamma, pur non avendo ereditato
gli
stessi capelli lisci e setosi, si disse, dando un'occhiata eloquente
alla
stoppa color prugna che le ricopriva la testa. Però gli
occhi sì: lei e sua
mamma avevano gli stessi occhi. "Ma
restiamo pur sempre persone diverse."
Harry
aveva gli stessi occhi di Lily, ma non era Lily, non sarebbe mai stato
Lily. Quegli
occhi verdi, incorniciati nel volto dell'uomo che gliela aveva portata
via, non
avrebbero mai guardato Severus come lui desiderava essere guardato, ma
solo con
rancore e disprezzo. No, non erano gli occhi di Lily, non lo sarebbero
mai
stati.
Ed
erano per Severus come un costante, doloroso memento. Chissà
se sarebbe mai
potuto andare avanti e staccarsi da quel passato?
"Diamine,
perchè le cose devono sempre essere così
complicate?" sospirò la maga,
prima di abbandonare quella stanza, il libro di Pozioni avanzate
stretto al
petto.
Era
quasi arrivata in camera, quando si accorse che da una delle parti
proveniva un
gran cicaleccio: il fantasma di Corvonero stava parlando con il
ritratto di
Angela, pareva quasi che le due donne fossero impegnate in una seduta
del
Wizengamot, tanto erano serie.
"Sciocca
ragazza - decretò Angela - rischia l'incarcerazione ad
Azkaban a causa di un
delinquente."
"Sì,
sì: la situazione è seria, molto seria."
Quel
brandello di conversazione richiamò l'attenzione della maga
"Signore, di
chi state parlando?"
"Mia
cara, non hai sentito nulla di quello che è successo?
Dov'eri?" chiese il
ritratto, incredulo.
"Ero...
un attimo impegnata. - mentì Oleander con disinvoltura -
Allora, che
succede?"
"Poco
fa Dolores Umbridge è andata ad ispezionare il dormitorio di
Serpeverde."
iniziò il ritratto.
"E
ha scoperto che Astoria Greengrass teneva un carteggio con Bole."
proseguì
il fantasma di Corvonero.
Oleander
si strinse nelle spalle "Se non sbaglio è un ex-studente e
suo ex-compagno
di Casa, non capisco cosa ci sia di male in questo."
Il
fantasma ed il ritratto la fissarono con espressioni quasi fameliche,
ansiose
di rivelarle il pezzo forte della notizia "Pare proprio che Astoria
cercasse
di scoprire se Bole sapeva dove si sta nascondendo il pluriricercato
Draco
Malfoy, per mettersi in contatto con lui!"
"Il
Barone Sanguinario mi ha riferito che Dolores Umbridge intende
arrestarla con
l'accusa di tradimento e cospirazione nei confronti del Ministero."
concluse il fantasma.
"Cosa?
Non direte sul serio? Ma che colossale idiozia!" esclamò
Oleander,
incamminandosi a passo spedito verso il dormitorio di Serpeverde.
"Io
non prenderei la cosa così alla leggera, mia cara. Tentare
di comunicare con un
collaboratore di Colui-che-no-deve-essere-nominato è un
fatto gravissimo."
"Astoria
non sta cercando un collaboratore di Voldemort, Angela; sta cercando il
ragazzo
di cui è innamorata."
"Astoria
e Draco? Ne sei certa? Chi te l'ha riferito? Io non ne sapevo niente."
"Mirtilla
Malcontenta il mese scorso, quando sono andata a riparare un bagno del
secondo
piano. Aggiornati Angela, ormai lo sa mezza scuola."
Il
ritratto della donna si immobilizzò sul posto "Oh, devo
proprio dire a
Gazza di mettere una cornice in quel bagno."
Davanti
all'ingresso della Sala Comune di Serpeverde si era formato un crocchio
di
studenti curiosi, mentre da dentro si sentivano voci concitate, urla e
singhiozzi. Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode stavano appoggiate
alla
parete, con l'aria di gatti che hanno appena banchettato con un'intera
famiglia
di topi: non serviva certo un grande acume per capire che erano state
loro a
dare l'imbeccata alla Umbridge sulla corrispondenza di Astoria. Nott e
Henry
Changing, il nuovo professore di Trasfigurazione, prese in mano la
situazione
"Gli studenti che non appartengono a questa Casa tornino immediatamente
nelle loro Sale Comuni, prima che inizi a sottrarre punti a tutti. A
partire da
Tassorosso, signorina Fladbury: non c'è nulla da
sghignazzare. E, Horace, è il
caso di mandare un gufo alla famiglia Greengrass."
"Ah...
ecco... non saprei. Forse sarebbe meglio aspettare prima
l'autorizzazione degli
inviati del Ministero. Sa, la situazione è delicata,
complessa..." era
chiaro che il professore di Pozioni intendeva lavarsi le mani
dell'intera
faccenda e restare il più possibile neutrale; d'altronde
questa era stata la
politica della sua intera vita.
"Va
bene, va bene, ci penso io. Ma porti almeno i suoi studenti in un'altra
aula."
"Sì,
questo più che volentieri. Seguitemi, ragazzi."
Gli
studenti di Serpeverde si misero in fila e seguirono il professore di
Pozioni.
Passando di fianco a Pansy, Zabini le sibilò "Grazie tante
per averci
fatto perdere l'intero pomeriggio, ora finirò i compiti a
notte inoltrata. A
differenza di qualcun altro - e guardò Goyle e Tiger - io ci
tengo al mio
rendimento scolastico."
"Che
ti prende? Due anni fa non ti sei mai lamentato della Squadra
d'Inquisizione,
questa è la stessa cosa." la ragazza strizzò i
suoi occhietti da carlino.
"Gli
inviati del ministero hanno ribaltato l'intero dormitorio: due anni fa
Draco
non avrebbe mai permesso che fosse venduta una compagna di Casa e
nessuno avrebbe
osato frugare tra le mie cose come se fossi un delinquente." le
lanciò
un'occhiata al veleno.
"Eppure
tu, più di chiunque altro, dovresti essere abituato alle
perquisizioni, con
tutti i mariti di tua mamma morti in circostanze misteriose." gli
rispose lei,
cattiva.
Il
ragazzo nero passò un braccio attorno alla sua compagna di
Casa e sorrise
malevolo "Attenta Parkinson, le circostanze misteriose accadono
più
frequentemente di quanto immagini." Poi affrettò il passo
per raggiungere
Theodore e Tracy.
Oleander
entrò nella Sala comune dei Serpeverde: Dolores Umbridge
aveva abbandonato il
suo aplomb di facciata e urlava a pieni polmoni contro la
più giovane delle
sorelle Greengrass, seduta in lacrime su una poltrona, mentre Daphne le
teneva
la mano, scossa e altrettanto spaventata. Al contrario, la preside
parlava
all'inviata del Ministero con voce calma e misurata, scandendo bene le
parole,
come se si stesse rivolgendo ad una persona un po' tarda di
comprendonio.
"Preside
McGranitt. Preside McGranitt - disse Dolores Umbridge - se lei si
ostina a
difendere questa traditrice, dovrò per forza pensare che lei
sapesse di questo
pericoloso carteggio. Dunque?"
“Dolores, io non sto mettendo in dubbio che la
signorina Greengrass abbia tenuto un comportamento disdicevole e per
questo
sarà severamente punita. Tuttavia ritengo che si stia
inutilmente ingigantendo
una questione di poco conto.”
“Questione di poco conto?
– ripetè allibita l’inviata
del Ministero – Questo è tradimento, questo
è complotto, questa è sovversione!”
ad ogni definizione sventolava un paio di lettere in direzione della
minore
delle sorelle Greengrass, che si faceva sempre più piccola.
“Astoria Greengrass
ha cercato di scoprire dove si trova attualmente il ricercato Draco
Malfoy!”
“Appunto – fece
notare Minerva placidamente – ha
cercato di farlo, ma non ha ottenuto nulla. Se la memoria non mi
inganna, nella
prima lettera di risposta del signor Bole, egli afferma di non avere la
minima
idea di dove sia Draco Malfoy e di non avere intenzione di mettersi a
fare
indagini in tal senso, nella seconda ribadisce di non aver avuto
più contatto
con lui o con la sua famiglia e consiglia addirittura ad Astoria di
metterci
una pietra sopra. In tutta franchezza mi sfugge la
pericolosità sociale di
questa corrispondenza, se così vogliamo
chiamare uno scambio di due
lettere in cinque mesi.”
“Questo lo dice lei.
– spinse da parte la preside e si
sporse verso la ragazza bionda – Signorina Greengrass, le
posso assicurare che
lei si trova in una brutta posizione. Data la sua giovane
età e qualora
dimostri pentimento, potrebbe anche cavarsela con pochi anni di
prigione. Lei
ha scoperto dove si trova Draco Malfoy, non è vero?
Confessi! Immediatamente!”
“Io-io non so
nulla.” balbettò Astoria tra le lacrime.
Dolores Umbridge si
raddrizzò “Atteggiamento
deludente. I poteri a me conferiti dal Ministro Scrimgeour mi
autorizzano a condurla
al Ministero, cosa che farò più che
volentieri.”
La situazione si stava mettendo
molto male per la
giovane Greengrass: anche per Oleander era chiaro che la ragazza non
sapesse
nulla, aveva solo commesso una sciocca leggerezza, che però
rischiava di pagar
cara, per via dell’ottusità di quella donna.
Quando
“Incarceramus.”
Delle corde si avvolsero attorno ad
Astoria e Daphne protestò “Ma è
assurdo! Mia sorella non ha fatto niente di
male.” Ciò nonostante, la piccola Greengrass fu
condotta via.
Minerva lasciò la sala
comune di Serpeverde pallida in
volto “Devo informare immediatamente i genitori della
signorina Greengrass.”
“Ci ha già
pensato Changing, ha spedito loro un gufo.”
le disse Vitious.
Inevitabilmente la notizia si
diffuse in tutta la
scuola e per i giorni successivi non si parlò
d’altro: c’era chi sosteneva
l’innocenza della Greengrass e chi invece, al pari della
Umbridge, gridava al
complotto. Le due fazioni ebbero un paio di scontri nei corridoi
dell’Istituto
che si conclusero con il ricovero da Madama Chips di tre ragazzi
affatturati da
incantesimi vari ed una bella manciata di punti tolti alle rispettive
Case di
appartenenza.
Tra i sostenitori della tesi
paranoica vi erano, senza
molta sorpresa, Alastor Moody e Harry Potter, al quale bastava sentire
le
parole “Serpeverde” e “Malfoy”
per caricare come un toro davanti ad un drappo
rosso. Smise solo quando, con molta saggezza, Hermione gli fece notare
che la
vicenda di Astoria non era poi così dissimile da quella di
Stan Picchetto.
Ad ogni modo, l’avvocato
famiglia Greengrass riuscì a
dimostrare la piena innocenza di Astoria e grazie
all’influenza del padre la
vicenda fu messa a tacere senza troppo clamore: la minore delle due
sorelle fu
sospesa per un mese da scuola ed anche quella storia fu dimenticata da
tutti.
Tranne che da Astoria: forse
nessuno aveva compreso
fino a che punto si sarebbe spinta per amore.
=
= = = =
Mancò poco che Severus e
Bellatrix si scontrassero
sulla soglia del covo dell'Oscuro: lei rientrava dall'ennesima missione
segreta, lui stava uscendo.
"Piton, dove stai andando?" gli
chiese,
stendendo un braccio contro lo stipite della porta ed impedendogli il
passaggio,
gli occhi inquisitori, ansiosi di frugargli nei pensieri.
Senza scomporsi e senza permetterle
di penetrare un
solo millimetro della sua mente, il mago appoggiò la
bacchetta sul braccio
della donna, facendoglielo abbassare "All'aperto. L'aria qua dentro si
è
fatta d'improvviso inspiegabilmente viziata."
La maga soffiò come un
felino inferocito: con quello
sguardo assassino ed i capelli crespi e spettinati sembrava proprio una
strega
delle Banshee "Ringrazia Salazar che non ho tempo da perdere con te,
stasera." e si diresse a passo svelto verso i sotterranei.
Uno spicchio di luna velato da nubi
leggere illuminava
debolmente la spoglia brughiera. Sibilla Cooman avrebbe detto che la
luna
velata era segno di una sciagura imminente. Piton sorrise appena: mai
si
sarebbe immaginato di trovarsi a ricordare, un giorno, le parole di una
sua collega.
Diamine, c'erano giorni in cui rimpiangeva addirittura le lezioni di
Pozioni
con i bambini del primo anno, di quelli che facevano pasticci con i
preparati più
semplici e non sapevano elencare gli otto usi del benzoino [5]. Da non
credersi, era diventato nostalgico, pensò con un sorriso
amaro.
"Evidentemente,
vent'anni ad Hogwarts hanno lasciato il segno."
E gli mancava Oleander, come il
primo giorno. La
ricordava in ogni gesto, anche il più stupido e banale, come
quando si sfilava
gli occhiali poggiandoli sulla testa e se ne dimenticava e poi,
guardandosi
attorno indispettita, chiedeva "Severus, non è che hai visto
i miei
occhiali?"
La ricordava intenta a fabbricare
talismani, seduta al
tavolo da lavoro, con la schiena dritta e l'espressione assorta mentre
sillabava
un incantesimo o incideva le pietre.
Ricordava le occhiate fugaci,
segrete, clandestine che
non mancava di lanciargli durante il pranzo o quando si incrociavano
nei
corridoi.
Merlino, ricordava con malinconia
persino i
battibecchi, dove ognuno cercava di avere l'ultima parola.
Frammenti di vita quotidiana, di
una vita dannatamente
normale, che gli apparivano ora come il più lontano ed
irraggiungibile dei
miraggi.
Piton fu strappato da quei ricordi
dallo sfrigolare di
un vecchio secchio di latta poggiato su un muretto a secco
lì vicino: presto
dalla passaporta sarebbe arrivato qualcuno. Ne emerse Draco. Solo e con
l'aria
disperata.
L'ex professore di pozioni
serrò la mascella: il
figlio di Lucius era andato in missione con Mulciber, ma era rientrato
solo. "Professor
Piton!" esclamò il ragazzo biondo senza fiato, correndogli
incontro.
Severus non si preoccupò
di correggerlo questa volta
"Dimmi Draco, dov'è Mulciber?"
"C'è stato un problema.
Abbiamo rintracciato
l'ultimo libro che ci ha chiesto il nostro Signore, ma quando Mulciber
ha
provato a prenderlo è come... rimasto incastrato. Ho provato
svariati
incantesimi, ma non riesco a liberarlo, non so che fare. L'Oscuro
Signore...
lui darà la colpa a me, non è vero?" concluse in
un soffio, gli occhi
grigi dilatati dalla paura.
Piton gli posò una mano
sulla spalla e disse
semplicemente "Aspettami qui." e questa volta il ragazzo non si
ritrasse. Piton riattivò la passaporta e si fece trasportare
dove si trovava
Mulciber. Non faticò a riconoscere i giardini St. Alphage di
Londra, e nemmeno
a rintracciare il Mangiamorte, che urlava come un maiale sgozzato:
stava di
fronte ad un tratto delle antiche mura romane della città o,
per meglio dire,
era in parte dentro le mura, di fatti le sue braccia, dal gomito in
giù, erano
scomparse nei mattoni rossastri.
"Hai intenzione di svegliare ogni
essere vivente
da qui fino a Dover?" domandò Severus in tutta calma.
"Piton - ululò Mulciber
- tirami fuori da qui! Fa
un male cane!"
Severus soppesò se
ribattere "Non hai detto la parolina magica."
ma decise di
soprassedere. E con tutta probabilità, quell'ottuso di
Mulciber non avrebbe
capito.
"Dov'è quell'incapace di
Draco? Scommetto che se
l'è data a gambe."
L'ex professore di pozioni lo
zittì "Draco è
venuto a cercare aiuto per te. Vuoi vedere un incapace? Allora prendi
uno
specchio e guardati: scommetto che hai afferrato quel libro senza
preoccuparti
di verificare se fosse protetto da un incantesimo, vero? Non
disturbarti a
parlare, la tua posizione è una risposta sufficientemente
eloquente." Poi
sollevò la bacchetta ed iniziò a recitare un
incantesimo, disegnando immaginari
simboli sul muro. Quando si interruppe, Mulciber provò a
liberarsi, ma senza
risultati. "Non ha funzionato." gli ringhiò contro.
Piton roteò gli occhi
"Avrà effetto tra qualche
minuto, se avessi provato a fare più fretta, le tue braccia
si sarebbero
staccate e sarebbero rimaste lì. Ma se è questo
che vuoi, posso sempre
provare."
"D'accordo, d'accordo, aspetto. -
grugnì l'altro
- Ehi, dove vai ora?" gli urlò dietro, vedendo che si
allontanava.
"A controllare che la tua voce
flautata, nel
cuore della notte, non abbia richiamato l'attenzione di qualcuno."
Piton svoltò velocemente
dietro le mura: era la prima
occasione che aveva da mesi di allontanarsi dal covo dell'Oscuro...
doveva
cercare di scoprire se Voldemort si fosse infiltrato al Ministero o,
peggio, ad
Hogwarts, doveva lasciare degli indizi per mettere in guardia gli
oppositori
dell'Oscuro. "Dove sono gli Auror quando ne hai bisogno?"
sibilò con
rabbia.
Quasi in risposta alle sue
preghiere, udì dei passi veloci
venire nella sua direzione. Indossò la maschera da
Mangiamorte, si disilluse ed
attese. Dopo un attimo un uomo sulla cinquantina, dai radi capelli
neri
comparve da una strada laterale.
Williamson udì un
fruscio e strizzò gli occhi, non
vide nessuno ma d'improvviso si sentì sollevato da terra e
scaraventato contro
il muro di una casa. Non poteva muovere un muscolo, perchè
era stato
immobilizzato, nè gridare, perchè gli era stato
praticato un Silencio. Il tutto
con incantesimi non verbali. Era forte, quello sporco Mangiamorte.
Una figura incappucciata e dal
volto coperto dalla ben
nota maschera argentata sciolse l'incantesimo di disillusione ed
avanzò verso
di lui. Williamson si maledisse: cercando la fonte di quelle grida,
probabilmente
era cascato in una trappola, come un pivellino. Quando il Mangiamorte
sollevò
la bacchetta, guardandolo dritto negli occhi, si preparò a
dire addio al mondo,
a sua moglie e ai suoi adorati figli, ma poi si accorse che l'uomo non
aveva
intenzione di ucciderlo: era appena penetrato nella sua testa e stava
frugando
nei suoi ricordi, anzi, vi stava rovistando freneticamente... il
Ministero, il
suo ufficio, i suoi colleghi. Provò a occludergli la mente,
ma senza successo,
era come chiudere una porta di legno di bambù per tener
fuori un carro armato. E
poi nella sua mente si formarono due immagini fisse: un calderone
ribollente
con una qualche pozione e il Marchio Nero tatuato su un avambraccio.
Per un
lungo istante queste furono le uniche due cose esistenti nel suo
cervello. Poi
venne investito da un lampo rosso e crollò a terra,
schiantato.
Nulla di particolarmente utile,
purtroppo: nei ricordi
di Williamson nessuno dei suoi colleghi aveva assunto negli ultimi mesi
un
comportamento sospetto, tale da far pensare ad uno scambio di persona,
ma lui
sapeva per certo che al Ministero c'erano degli infiltrati. Sperava
solo che l'Auror
cogliesse il suggerimento che gli aveva impresso nella mente.
Piton tornò velocemente
da Mulciber "Allora, c'era
qualcuno?" gli chiese il Mangiamorte.
"No, nessuno. Penso che ora tu
possa provare a
staccarti da quel muro."
Mulciber si tirò
indietro ed estrasse le braccia dai
mattoni, che gli caddero pesanti lungo i fianchi. "Ma che..."
"Ah sì - disse Piton con
noncuranza - resteranno
intorpidite per qualche ora. Questo è meglio che lo prenda
io, non credi?"
Recitò un altro
incantesimo, poi estrasse senza
problemi l'antico testo di magia dalla nicchia delle mura romane che lo
aveva
custodito per quasi due millenni. Lasciò che Mulciber lo
precedesse alla
passaporta, aprì il libro a caso e con un fugace colpo di
bacchetta scombinò
l'inchiostro delle formule, cosa che aveva fatto con ogni testo
antico
che gli era passato tra le mani. Mai nulla di troppo evidente: una
inversione
di parole nella formula di un incantesimo, il mutamento della forma di
alcuni
simboli. A qualunque cosa servissero quei testi, sarebbero stati
inefficaci con
gli incantesimi manomessi.
Williamson venne ritrovato poco
dopo da Arthur Weasley,
schiantato ma illeso, tanto che non ebbe nemmeno bisogno di un ricovero
al San
Mungo. Purtroppo non aveva riconosciuto il mago oscuro che lo aveva
attaccato,
nè cosa egli pensasse di ottenere frugando nella sua mente.
Però la moglie, dopo
quell'episodio, iniziò a notare
alcuni strani tic in suo marito: a volte, durante la cena, restava
diversi
minuti a mescolare e rimescolare le zuppe e le minestre ed aveva preso
l'abitudine di fissare insistentemente le persone sulle braccia, ma ne
attribuì
la colpa allo stress. Quella maledetta guerriglia stava logorando i
nervi di
tutti.
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NOTE
Da non credersi! Questo doveva
essere nelle mie
intenzioni un mero capitolo di riempimento e di passaggio... ed
è diventato uno
dei più lunghi della storia.
[1] Esiste realmente: è
una pietra semitrasparente,
dai riflessi azzurri o argentei che per
[2] l'avventurina è una
varietà di quarzo di colore
verde.
[3] Vedi VdP, capitolo 7: in una
visione, Severus
mostra ad Oleander il suo passato di mangiamorte, compresa la notte in
cui
muoiono i genitori di Harry.
[4] Indica una profonda gelosia
verso l'ex del proprio
partner e prende il nome dal libro di Daphne Du Maurier, "Rebecca, la
prima moglie" da cui poi Alfred Hitchcock ha tratto il celebre film.
[5] Pianta coltivata soprattutto
nel sudest asiatico,
utilizzata sia in profumeria sia come erba medicinale.
RINGRAZIAMENTI
nihal93: tutto si spiegherà
alla fine della storia. Anche chi
sia stato davvero a lasciare quel messaggio a Harry.
Dato che nel capitolo 14 Oleander
non compare, ho
postato assieme anche il 15. All'inizio le facevo fare più
cose, ma poi mi sono
resa conto che era un atteggiamento troppo marysuesco ^^; e ho
riequilibrato la
narrazione a favore di Harry.
Grazie a neptunia
per aver inserito la storia tra le seguite!