Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Galexireb    29/07/2010    3 recensioni
Beh, all'inizio erano i Poteri dell'Asse...
Poi, per contrasto, si sono aggiunte le Forze Alleate...
Ma nell'era odierna, una Nuova Alleanza si affaccia sul fronte internazionale, con l'obiettivo: iniziare la loro storia.
Questa è la storia dell'Alleanza Invincibile.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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UAS: Unvincible Alliance Sicilia





Dedicato a me stesso, sperando che risollevi la mia autostima dal fallimento del mio vecchio lavoro.
Dedicato a la Crapa, Linktroll e Arthur_Chu (quest'ultima m'ha aiutato anche in qualcosina), che hanno indirizzato la mia attenzione su una FF di Hetalia.
Dedicato, infine, a tutti coloro che proveranno gusto nel leggere le gesta di questi dimenticati.






Nota dell’autore: Bene! Nonostante l’insuccesso della FF su Kingdom Hearts (alla quale ho rinunciato poiché pieno zeppo di idee meravigliose, ma scritto quando ancora non sapevo farlo, quindi orrendo), ho deciso di partire di nuovo all’attacco, questa volta partendo da un’idea precisa: Hetalia. O, almeno, beh… gli snobbati. Spero commentiate in tanti ;)

ULTIMO AVVISO: I personaggi all’interno del seguente testo sono appartenenti ad APH: Axis Powers Hetalia, ergo da ritenersi unicamente frutto della loro immaginazione. I personaggi della UAS invece sono opera TOTALMENTE mia, sebbene sia possibile che qualcun altro abbia avuto idee simili (beh, gli stati quelli sono XD poco ci possiamo fare!). Qualsiasi riutilizzo di un character deve essere richiesto (è difficile che non lo rilasci il consenso ^^) Buona lettura!






Chapter 0 – L'Alleanza




Era notte fonda a Tokyo, città di mille luci e colori, che nonostante la tarda ora era viva e pulsante dei suoi mille negozi e dei migliaia di giovani che tentavano di divertirsi con le grandi cose che la metropoli nipponica aveva congegnato per attrarre i flussi monetari di turisti, mafia e quegli arrapati cronici che sputtanavano tutto il loro guadagno in donne di compagnia o peggio.
La torre, rossa e bianca, svettata nel cielo privo di nuvole, un alto faro di luci nel vasto cielo nero privo di stelle. Si stagliavano su quel manto oscuro alti palazzi illuminati, hotel lussuosi o grandi uffici finanziari, di quelli che ‘non dormono mai’.
La luna, assente quella notte, era la muta testimone dell’andirivieni continuo delle macchine lungo le autostrade, piste lunghe che si diramavano per la città come una ragnatela, attraversate da mostri a quattro ruote e da idioti a due gambe, che, con le loro folli corse, tentavano (a volte riuscendoci) di battere un record immaginario e non sempre fisso di vittime causate in incidente stradale.
Il leggero vento proveniente dal mare spirava verso la Baia, tormentando l’Oceano Pacifico, nero come la pece, attraversato da pochi tratti di spuma e luci d’aerei.
«Non si potrà mai paragonare a Mondello, questa vista…» disse malinconica, distogliendo lo sguardo dai flutti marini in lontananza.
Si scostò una ciocca di capelli ramati dall’occhio destro, lentamente, assaporando l’attimo. Erano gesti semplici, ma… *sono gli ultimi gesti da derelitta…*
«Lia!!» bisbigliò alle sue spalle una voce femminile. La riconobbe, ma nel voltarsi, non vide altro che una nera ombra fra le ombre, coperta dal manto d’oscurità dei magazzini mercantili di Shinagawa. «Sono arrivati gli altri, vieni!» concluse, voltando l’angolo nel buio, conoscendo a menadito quel luogo odorante di pesce e legno bruciato.
«Finalmente…» sospirò Rosalia, seguendo a ritroso, con un palmo avanti, la strada percorsa mezz’ora prima.
Seguì, tenendo la sinistra sui container, scorrendoli uno dopo l’altro, il rumore dei lenti e silenziosi passi della sorella minore, raggiungendo poco dopo il locale 17, prenotato una settimana prima per quella riunione speciale…
«Filomena, sei sicura ci siano tutti?» disse la ragazza, giocherellando un attimo con il ciuffo sulla fronte, quei cinque/sei capelli che, tutti insieme, formavano una piccola e graziosa curva verso l’alto che iniziava dall’attaccatura della chioma castana.
«Nessuno escluso: possiamo procedere.» concluse lei, con tono grave, entrando nell’oscuro antro. *Si comincia!* pensò, seguendola, e chiudendo dietro di sé la ferrea saracinesca.
«Compagni!» urlò Lia, accendendo le due lampade vicino l’entrata, e dando ai numerosi (e quantomai stretti) ospiti luce necessaria perché potessero mirare, oltre che udire, la giovane Vargas proferire il discorso. Filomena le si posizionò accanto, reggendo un lungo bastone da pastore, ritorto come poche cose al mondo. «Oggi è il dì fatidico! Fra 12 ore esatte, il nostro piano sarà portato a termine, e potremo finalmente esistere a pieno, essere dei veri stati, essere considerati!!!»
Un urlo di incitamento partì da Peter e Rooke, simile a tanti di quelli pronunciati da tifosi di calcio di ogni nazione. Abraham e Sion, all’unisono, posero fine alla cosa con un paio di scappellotti. «Siamo a Tokyo, oggi, per la missione decisiva» continuò Filomena, toccandosi il suo ciuffo corvino e curvo, opposto a quello della sorella maggiore, proprio sopra la nuca «Dobbiamo essere riconosciuti ufficialmente come Nazioni. Per fare ciò, i Membri di questa nostra alleanza dovranno seguire due strade: un gruppo, la Squadra A, avrà il compito di intercettare e fermare Himaruya e Shirohata, i creatori di APH. Loro sono la causa della nostra emarginazione, e sebbene qualcuno per loro esista, nonostante tutto…» disse, lanciando un’occhiata in direzione di Sealand, che ancora si massaggiava la nuca per il forte schiaffo di Sion «…e loro saranno in grado di darci una volta e per tutte il ruolo che ci spetta!»
Malik emise un sonoro sospiro. *Mathias se la prenderà a morte… ma lo devo fare…*
«…La Squadra B…» disse Rosalia, spezzando il silenzio in cui era calata la fredda camera «…ha invece la missione più delicata. Infatti, Ivan e Alfred verranno, domattina, a firmare un concordato con Kiku per le acque territoriali del Pacifico, riguardo i diritti di pesca internazionali di specie protette. Un problema abbastanza annoso, quello della caccia sconsiderata a specie come le balene, ma che giocherà a nost…»
«E come facciamo con Fratellino Ivan? Quello è impossibile da prendere!» si alzò spaventata Michaila, muovendo nervosamente le mani e la testa, come se l’Onnipresente Braginski potesse essere alle sue spalle. Sentiva quasi quel suo Kol così vicino al collo…
«Marunnuzza biniditta, effammifinire, miiinchia*!!» imprecò pesantemente l’interrotta, in direzione della giovane albina che, meno stato di lei, non c’era in realtà nessuno in quella stanza…
Ristabilita la calma, la giovane italiana continuò «Dicevo, giocherà a nostro vantaggio. La Squadra B infatti requisirà i tre Stati e li porterà qui, come anche Himaruya e Shirohata. La Squadra A sa già cosa fare. Alla Squadra B penserò io stessa, ergo non ci saranno problemi sui dettagli. Tutto chiaro?»
«Sì!» dissero in coro gli altri, rianimati e pronti alla battaglia.
«Vaaaaabbene, ora passiamo alla divisione generale. Ora chiamo i nominativi della Squadra A, e dovranno restare qua un'altra decina di minuti per le ultime spiegazioni. La Squadra B verrà chiamata successivamente, e avrà la libertà di andare a riposare in vista della missione.» disse Filomena, scostando un mucchio di carte scarabocchiate e diverse mappe, e tirandone fuori la lista dei nominativi.
«Squadra A: Pio Vargas…»
«Presente e a rapporto!» disse un ometto sulla destra, con Pastorale e Anello, alzandosi per un istante e mostrando tanto la sua vecchiaia quanto la sua forte presenza di Città del Vaticano, centro della massima religione del mondo.
«Ok… Peter Kirkland?»
«Pronto a combattere, bella signorina!» disse, con le guance rosee, facendo il saluto militare. Il più piccolo stato del mondo sorrideva, sfoggiando la sua divisa da marinaretto, con gli occhioni blu spalancati sulla giovane comandante. Rosalia lo guardò stizzita e gelosa, lanciandogli una glaciale occhiata. *Dannato Sealand…*
«Ehm…» disse Filomena, arrossendo «ehm… velocizziamo, vah… Mage, Rooke e Amelie?»
Si alzarono i tre citati, mostrandosi agli astanti. Il primo era asiatico, Macao, con alcuni tratti femminei nonostante la cruda divisa militare che poteva ricordare una milizia di Mao Tse-Tsung. Portava lunghi capelli scuri in una grande coda, che toccava terra. Il secondo, molto simile a Sealand, era un ragazzino che differiva da lui per la divisa verde da militare e le folte sopracciglia, incontrovertibile segnale delle parentele di Gibilterra. La terza infine era una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi e il vestito di seta bianca, due iridi nere attorno alle pupille, assolutamente in contrasto con la diafana pelle che aveva. Corsica rispose con un leggero sorriso al richiamo, pensando al fratello maggiore dal quale voleva definitivamente separarsi, e trovare uno spazio suo, grazie a quella nuova alleanza.
«Bene, la Squadra A è terminata. Prego i restanti di uscire una volta chiamati da mia sorella…» Passò il foglio a Lia, mettendosi a sedere accanto a Pio. La ragazza trasse un respiro e continuò:
«Sereno Vargas?»
Si alzò un ragazzo dai capelli castani, alto e forte, ma dallo sguardo tenebroso, assolutamente il contrario di quello che ci si aspetterebbe da un Vargas, le iridi rosse puntate sulla ragazza che l’aveva chiamato. Freddo, San Marino si avvicinò a lei, sollevò la saracinesca e scomparve nei flutti dell’oscurità…
«A domani…» fece sorridendo imbarazzata lei, non vedendolo più. «Lola?»
«Hasta mañana, ¡cariño!» fece Andorra, alzandosi. Era una ragazza alta e snella, simile a Corsica per i capelli ed il colore degli occhi, ma provvista di una carnagione più scura, tipicamente mediterranea. Il lungo e svolazzante vestito arancione si mosse freneticamente, mentre tentava di muoversi fra la foresta di persone che occupava quel buco di stanza. Dette un bacio sulla guancia a Rosalia e scomparve anche lei.
«Malik?» chiese, mentre in risposta il biondo nordico si alzava, mostrando tutta la possente muscolatura rinforzatasi con dure prove nei ghiacci della Groenlandia. Alto e bello, era molto simile al fratello Danimarca, sebbene non volesse ammetterlo. Si alzò, guardando il terreno, e lentamente se ne andò senza proferir parola, o mirare nessuno.
*Poverello…* pensò la ragazza, vendendolo scomparire nelle tenebre. Lui era l’unico che rischiava il tutto per tutto: gli altri erano principalmente stati affermati che chiedevano un posto nel mondo, o al massimo sorelle sotto il dominio di uno stato abbastanza… debole. Essendo lui parte di Danimarca, era sostanzialmente quello che, in caso di fallimento, se la sarebbe vista brutta per davvero…
Tornò a guardare la lista, e con un sorriso disse il nome della sua preferita «Michaila?».
Arrivò, chiamata, una ragazza bellissima, una macchia bianca in quel buco oscuro di container giapponese. Fragile e indifesa, era la parte buona del grande dominio degli Zar. Con i suoi capelli bianco latte, lunghi fino al terreno, la sua carnagione pallida e, i suoi occhi privi d’iride, all’apparenza freddi come il ghiaccio, erano probabilmente il riflesso di se stessa. Antartide sorrideva flebile con le sue labbra sottilissime, appena visibili, alla graziosa comandante. «Scusa per prima, cara…» fece con un sorriso Rosalia, guardando imbarazzata verso il basso. «Nessun problema!» rispose la seconda, timida e tranquilla, dando un bacio sulla fronte all’interlocutrice. «A domani… e grazie.»
«Ehm… Ylainia?» continuò. Stava arrivando alla fine della lista, finalmente. Si mosse verso di lei allora una ragazza, di appena 15 anni, con corti capelli rossi ed un lungo vestitino a fiorellini rossi su sfondo bianco, e insieme a Malta, senza farsi neppure chiamare, sapendo che sarebbero stati interpellati da un momento all’altro e smaniosi di dormire, i gemelli Abraham e Sion, gli eterozigoti della Terra Promessa, l’Israele slanciato e dal fisico asciutto, capelli simile a polvere (anche visivamente), e due occhi blu come le acque del Giordano, l’altro, Palestina, dai capelli dorati come le sabbie della sua terra, ed iridi grigie come le pregate nuvole cariche di pioggia nei mesi di secca.
Sbigottita e colta impreparata, la comandante non potè fare altro che gettare la lista di lato e salutare di tre andarsene, Malta in testa, tranquilla e serena, i due uomini al seguito, senza neppur salutare, saltando i convenevoli e dicendo addio, figuratamene, al loro status di Nazione Derelitta.
La ragazza si alzò, guardando la Squadra A che discuteva a bassa voce del più e del meno, scaricando la tensione e lo stress che lei e sua sorella stavano loro procurando.
Era una guerra contro tutto e tutti, e la nascita di tale guerra era stata idea loro. Insieme, possiamo fare la differenza.
Gettando un occhio su Filomena, che si avvicinava ai rimasti per dar loro le nuove informazioni, uscì anche lei dal container, immergendosi nelle tenebre della baia giapponese malinconica.
*Feliciano… Romano… è arrivato il momento di salutarci davvero, stavolta…*
Sentiva il petto farsi pesante sotto il senso di colpa, pensando che ogni passo fatto dalla sua nascita fino a quel momento era stato in vista di ciò che sarebbe successo l’indomani. Aveva guardato in faccia, uno dopo l’altro, i più grandi della storia, coloro che l’avevano plasmata dalle fondamenta, solo per essere conquistata e trattata alla stregua della schiava. Una dopo l’altra, ogni nazione s’è presa un pezzo di lei, una parte del suo cuore, solo per non restituirglielo più…
«Ora, è tempo di scrivere… una nuova storia!» disse fra sé e sé sospirando, guardando il cielo privo di stelle e luna, combattuta fra la colpa di rinnegare i propri fratelli per seguire una strada che stava costruendo lei, e la gioia di essere a un passo dalla vittoria sul Destino. Una lotta contro il Fato che la perseguitava da millenni, e che finalmente, lo sentiva, l’avrebbe vista unica vittoriosa.
Una lenta lacrima scese dalle vermiglie iridi, rumorosa in quel silenzio irreale, calma prima della tempesta. Fece una smorfia con la bocca, nel tentativo di raccogliere quella lacrima per bagnarsi le labbra con quella dolce goccia salata. Abituata ormai ai lunghi tempi di secchezza e siccità della sua terra, quasi ormai priva di fiumi, era l’unico modo che aveva per bagnare le sue arse labbra. Lo faceva sempre ormai, le piaceva quel triste gusto di amarezza e dolore. Era una prova incontrovertibile che nelle situazioni più tremende, nonostante tutto, era ancora abbastanza viva da poter piangere…
D’improvviso, due mani le cinsero dolcemente le spalle. Riconobbe quel tocco, delicato, e con un risolino disse «Sono andati?»
«Tutti quanti!» rispose Filomena, poggiando la fronte contro la nuca di lei, ed annusandole il dolce aroma dei capelli, profumanti di dolci limoni. «Dici che riusciremo davvero?»
Un sorriso si allargò sul volto di Rosalia, e chiudendo gli occhi disse «O la Vittoria o l’Oblio. E siamo in troppi stavolta per essere dimenticati ancora una volta…»
Le mani della sorella scesero leggermente, fino e toccare con gli indici le punte delle clavicole «Che la Vittoria sia allora… povero Romano!»
Risero entrambe di gusto. Filomena si distaccò dall’altra leggermente, guardandola, e disse «Ci incontriamo domani, quando sarà tutto finito. Ora vado a dormire…»
Senza voltarsi, guardando il mare spumeggiante di onde, alzò la mano in cenno di saluto «’Notte, Sardegna…»
La seconda, scuotendo la testa sorridente, mentre fuggiva nelle ombre della Terra di Kiku, rispose:


«Buonanotte… Sicilia.»












*Madonnina benedetta, fammi finire, “per piacere” XD in siciliano.
Nota conclusiva: la parte della lacrima è liberamente riadattata dalla novella “Ciàula scopre la Luna” di L. Pirandello.
  
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