Videogiochi > Spyro
Segui la storia  |       
Autore: dragoargento    30/07/2010    4 recensioni
Pharnasius è un'indomita e temeraria dragonessa viola, in lotta per cercare di salvare le briciole di un mondo morto da tempo, appassito sotto le perverse grinfie del malvagio Oscar. Una serie di avvenimenti la coinvolgerà in una battaglia che si sta svolgendo in un mondo che non le appartiene, dove la sua e l'altrui lotta del bene contro il male si fonderanno assieme, assumendo pieghe inaspettate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
la proposta

La proposta

Il cuore gli era direttamente saltato in gola mentre le scaglie si erano rizzate come aculei per lo spavento e la sorpresa.

Avanti a lui un imbarazzante cratere di roccia liquefatta sembrava deriderlo con i suoi rivoli infuocati che colavano sfrigolanti verso il terreno.

Malefor gettò subito via il misterioso marchingegno che stava esaminando: aveva scoperto la sua natura… fortunatamente non lo stava puntando contro se stesso quando aveva premuto il grilletto, o si sarebbe beccato in pieno la devastazione di un soffio di drago al vertice del suo potere.

L’antico drago viola guardò con un pizzico di suggestione l’oggetto magico che aveva scagliato lontano da lui, chiedendosi come mai un manufatto così devastante fosse assai difficoltoso da maneggiare, visto che continuava a sfuggirgli dagli artigli ogni volta che aveva tentato di brandirlo.

“Solamente una scimmia potrebbe gestire comodamente una cosa del genere…”

Ma, in fin dei conti, la proprietaria dell’oggetto magico aveva grinfie simili alle mani di una scimmia! Con tanto di pollice opponibile, solo che erano ricoperte di scaglie ed armate di artigli del tutto degni di un drago.

Il Maestro delle Ombre aveva trascorso gli ultimi giorni curiosando sul conto della nuova venuta che nonostante gli incantesimi di guarigione continuava a giacere in uno stato di incoscienza.

Non che questo lo avesse distolto dai suoi turpi sogni di devastazione: le indagini erano quasi interamente volte a comprendere il modo migliore di servirsi della dragonessa per prorogare la sua causa.

Era certo che avrebbe collaborato di sua spontanea volontà… d'altronde era anche lei un drago viola, esponente di una stirpe destinata a scatenare il Distruttore affinché la purificazione del mondo possa avvenire tra le fiamme e il caos.

Era logico che anche lei la pensasse in questa maniera, ma se così non fosse stato, cosa di cui dubitava parecchio, avrebbe sempre potuto prendere il controllo della sua anima.

Tutto sarebbe andato per il meglio.

 

Pharnasius stava riprendendo gradualmente coscienza di sé e la cosa non le piaceva per niente!

Sapeva che presto avrebbe riavvertito l’insopportabile dolore al torace e all’ala che le sarebbe rimbalzato nel cranio, ma le sue cupe prospettive non si avverarono.

Quando infine riprese il controllo del proprio corpo, Pharnasius si ritrovò ad abitare in una macchina efficiente ed in ottimo stato, invece che nel catorcio in cui l’impatto dell’astronave l’aveva ridotta.

Ad accogliere il suo ritorno tra i vivi furono gli stessi occhi felini che l’avevano accompagnata nell’oscurità.

Un altro drago le sedeva al fianco e questo l’avrebbe assai rassicurata se soltanto il suo aspetto non fosse così inquietante.

Era vecchio di secoli, non vi erano dubbi, eppure non aveva nulla che indicasse il declino fisico che ghermiva i draghi della sua età.

Al contrario degli Anziani che tenevano in mano le redini del suo mondo, il corpo del vetusto drago era dritto e possente come quello di un guerriero ben addestrato di età matura.

Un numero esagerato di spine ne adornavano la figura come una terribile corazza, mentre degli artigli spropositati ne armavano le dita: Pharnasius non ne aveva mai visti di così lunghi!

Quando lui parlò, dandole un distaccato benvenuto, la sua voce cavernosa le provocò dei fastidiosi brividi lungo la schiena.

Quel tizio era il secondo drago viola che la guerriera avesse mai incontrato, e anche in questa occasione avvertiva un senso di disagio attanagliarle lo stomaco con una morsa glaciale.

Per l’ennesima volta sentì in lei qualche cosa di sbagliato, e si rattristò di condividere il colore delle scaglie con esseri tanto sgradevoli.

Nascondendo a malapena l’espressione di disgusto che le si era dipinta sul muso, Pharnasius si mise a sedere con movimenti cauti che man mano riacquistavano la loro abituale scioltezza quando nessuna fitta di dolore la raggiunse.

- Ho forse dormito per mesi? Credo proprio di sì, o le mie ferite non sarebbero completamente guarite…-

- Tre giorni … ho eseguito su di te degli incantesimi di guarigione-

Incantesimi di guarigione?

Ovvio che stesse scherzando; molto probabilmente la medicina dei draghi di quel pianeta era assai più avanzata di quella del suo.

Apprezzò il tono serio e composto con cui aveva pronunciato la piccola burla: quello strano tizio, dall’aspetto di un serial killer appena fuggito da un manicomio criminale, possedeva dopotutto un sottile senso dell’umorismo che subito lo riscattò agli occhi di Pharnasius.

La dragonessa viola decise dunque di stare al gioco: che strano modo di presentarsi!

- Quindi, a rigor di logica, il fatto che io possa parlare la tua lingua con disinvoltura è merito di un’altra tua magia, no?-

- Esattamente-

Il che sarebbe dovuto equivalere ad dire che un software di agevolazione linguistica  le era stato sparato dentro il cervello mentre lei era incosciente … Menomale la tecnologia di questo lontano pianeta non aveva nulla da invidiare a quella della sua gente.

-Senti…-

-Pharnasius-

-… Pharnasius … toglimi una curiosità, c’è uno spirito che alberga nel costrutto metallico dal quale sei uscita? E’ lui che ti ha portata qui? Sai ho provato ad avvicinarmi ed una specie di manta mi è apparsa davanti minacciando di fulminarmi se solo avessi provato a sfiorare le lamiere-

Con enorme sorpresa di Malefor, la misteriosa dragonessa scoppiò in una fragorosa risata che gli urtò non poco i nervi: cosa aveva detto di tanto esilarante?

Dal canto suo Pharnasius si stava accorgendo che la finzione fantastica del suo interlocutore si stava facendo troppo ardita e criptica per essere agevolmente interpretata, così decise di porre fine al gioco riportando la conversazione sul piano reale.

-Non dar retta al mio sistema operativo, al contrario di quel che dice, nessun antifurto è stato mai istallato sulla mia astronave, quindi potrete procedere senza problemi alla sua riparazione … è molto gentile da parte vostra soccorrermi e rimettermi a nuovo la nave, grazie!-

Pharnasius si accorse con uno sguardo che il corpulento drago viola non aveva capito un bel niente di ciò che aveva detto.

-Sistema operativo? Astronavi? Non ho mai sentito parlare di sortilegi del genere-

Se i draghi avessero potuto sbiancare, Pharnasius sarebbe divenuta lilla quando si accorse che l’altro non stava scherzando e che mai aveva apparecchiato una giocosa finzione fin dall’inizio della loro conversazione.

Ora si rendeva conto del grave equivoco in cui era incappata: i draghi di quel pianeta non capivano un bel niente di tecnologia ma erano solamente un branco di superstiziosi che si aggrappavano ad eventuali rituali folkloristici da loro chiamati “magia”.

In quel momento Pharnasius realizzò di essere veramente imprigionata in quella minuscola porzione del cosmo.

Si sentì mancare, tuttavia quei tremendi attimi di panico la indussero a saltare come una molla sulle quattro zampe per gettare una frenetica occhiata agli immensi spazi della caverna in cui si trovava.

Poco più in là trovò quel che restava della navicella.

Ora che la necessità di salvarsi le scaglie non le comandava più cosa notare oppure scartare, la guerriera poteva rendersi pienamente conto dell’enormità della catastrofe.

La nave somigliava ad un misto di spezzatino di pecora e coratella condito con strisce di vecchia pellicola cinematografica bruciacchiata.

La cosa l’avrebbe divertita non avesse costituito lo spettacolo più tragico a cui avesse mai assistito.

Il quadro venne poi completato dalla comparsa di Belta: la manta olografica la stava trafiggendo con uno sguardo a metà tra il biasimo, il rimprovero e la derisione

-Qual’è la tua soluzione miracolosa, genio?-

Non era il momento giusto per pronunciare parola di sorta tanto che la risposta di Pharnasius consistette in un minaccioso ringhio che trasformò il suo muso sinuoso in un terrificante arsenale di zanne affilate; ma Belta era di già troppo distrutta per lasciarsi intimidire da ciò.

­-Prima di tutto, verrai con me-

Riuscì infine a sibilare Pharnasiusa denti stretti, una volta che era riuscita a calmarsi abbastanza da non distruggere quel poco di sano che era rimasto.

A parte una pistola, che non tardò ad individuare sul terreno, gettata là in malo modo, i resto del suo equipaggiamento era ancora al suo posto lungo le cinghie dei foderi da lei indossati.

La dragonessa sganciò un piccolo oggetto semisferico che pose alla sommità del dispositivo che conteneva il “cervello” di Belta.

Qualche cosa stava avvenendo… Malefor poteva avvertire l’aria farsi leggermente frizzante ed gli innumerevoli percorsi della magia ondeggiare per un istante.

Il procedimento di trasferimento dei dati era invisibile agli occhi di Pharnasius, eppure Malefor poteva chiaramente individuarne il flusso di energia dispiegarsi come un’onda di particelle luminose.

Il vecchio drago ne annusò il particolare odore, cercando di identificare quel tipo ignoto di magia.

La sua mente tornò ai tempi della sua giovinezza, trascorsa tra le mura del Tempio a coltivare quei formidabili talenti che la sua razza aveva in dono.

Ricordava le ore trascorse nel tentativo di dominare l’energia degli elementi che gli scorrevano nel sangue, guidato dall’esperta tutela dei Guardiani di quel tempo remoto.

L’elettricità! Non poteva essere che la potenza del fulmine ciò che infondeva vita allo spirito del costrutto o “astronave”, come la chiamava quell’improbabile dragonessa viola.

Poteva avvertire dei picchi e delle depressioni nella tensione, come ogni tal volta che evocava la sua arma a soffio elettrica; ma in questa occasione la velocità del loro susseguirsi era impressionante, praticamente inafferrabile!

Indignato, Malefor serrò gli occhi costringendosi ad una maggiore concentrazione.

Afferrò e perse più volte la risacca di quelle onde d’energia, prima di riuscire a stabilizzare un contatto saldo che lo catapultò nella mente di Belta, o meglio, in ciò che realmente era.

Malefor non era per nulla preparato a sfiorare la coscienza di una creatura priva di vita, a scoprire di punto in bianco l’esistenza delle macchine e del loro mondo di circuiti.

Boccheggiando si ritirò immediatamente da quel contatto.

-Ehi! Cosa ti prende?!-

Malefor si riscosse da quella valanga di emozioni, quel tanto per avvertire ogni fibre del suo corpo pronta a scattare, mentre i suoi artigli erano affondati nella roccia, frantumandola.

Tremava e le sue pupille allungate si erano dilatate; riuscì comunque a riprendere il controllo della situazione, rimproverandosi mentalmente di aver manifestato un momento di debolezza di fronte alla sua potenziale servitrice.

-Per il caos e l’oscurità! Cos’è quella dannata roba?!-

La manta si era nuovamente materializzata al fianco della guerriera, fluttuando attorno alla sua testa cornuta con fare indispettito.

-Ma quale roba e roba?! Mi chiamo Belta, bello! E sono il cervello della nave.. una potenza di calcolo come la mia te la sogneresti la notte, quindi mostra un po di rispetto cavernicolo!-

-Calmati pesciolino, come pretendi che possa mai comprendere cosa sei? Cerca di non strapazzarlo più di quanto non abbiamo già fatto, ok?-

L’ologramma non si mostrò per nulla soddisfatto della risposta, diede ancora un paio di colpi di pinna e poi si dissolse nel nulla, tutto sotto gli sconcertati occhi di Malefor.

Il Maestro delle Ombre avrebbe voluto impossessarsi subito della mente di Pharnasius, ma ciò che aveva scoperto con Belta lo aveva messo in allarme.

E se la dragonessa viola si fosse rivelata un qualche cosa simile alla manta? Avrebbe mai potuto accettare una realtà talmente inconcepibile?

Francamente ne dubitava.

Era chiaro che doveva trovare un modo alternativo per assicurarsi la sua completa obbedienza, e cosa sarebbe più appropriato di un ricatto?

-Dimmi Pharnasius, a quanto pare non sai come andartene da questo mondo, giusto?-

-Esattamente-

Gli rispose lei esalando un sospiro di stanchezza.

-… ma cosa importa ormai… non vedo come la tua gente possa essere di una qualche utilità…-

Malefor si lasciò sfuggire un ghigno divertito, che molto somigliava all’espressione soddisfatta di una volpe in un pollaio.

Pharnasius fece involontariamente un passo indietro, non le piaceva la compagnia di quel tizio: la spaventava.

-Forse quei pivelli dei miei simili no, ma io sono perfettamente in grado di comandare lo spazio ed il tempo… credo di poterti ricondurre dove desideri, sai …-

Pharanasius si lasciò andare in una sonora risata di biasimo.

-E come penseresti di fare? Accenderesti qualche candela e danzeresti ricoperto di pittura e piume?-

Questa volta fu lui a ridere.

-Mettimi subito alla prova, straniera. Forza, afferra la mia zampa e vedrai.-

Con un movimento fluido, l’antico drago le porse le grinfie, mentre osservava divertito la guerriera che le porgeva riluttante la mano artigliata.

Malefor le serrò il polso in una presa ferrea attirandola a sé con uno strattone … e di punto in bianco accadde l’impossibile.

Pharnasius venne accecata dall’oscurità che si era fatta tangente e pesante come l’umidità di una palude.

Per pochi attimi si sentì precipitare, senza avere la rassicurante certezza di poter frenare la caduta spalancando le sue bizzarre ali da aliena.

Poi la sgradevole sensazione cessò.

Avvertì qualche cosa di morbido e frusciante sotto le zampe, mentre una gamma infinita di nuovi e freschi odori le invase le narici.

Sentiva sulle scaglie i tiepidi raggi di un sole benevolo e carezzevole, assai diverso dalla stella spietata che fustigava i deserti del suo pianeta natale,

Ovunque spirava una lieve brezza che le portava il canto degli uccelli ed il gaio gorgogliare di un ruscello.

Invitata da quella esplosione di nuove sensazioni, Pharnasius aprì i neri occhi e la bellezza di ciò che vide la commosse.

Si trovava in una verde vallata, assai distante dal territorio vulcanico nel quale si erano trovati solo un attimo prima!

Accanto a lei l’antico drago viola ignorava il paesaggio, da lui giudicato meschino e deplorevole, per lanciarle sguardi di trionfo.

-Allora? Che te ne pare?-

-Ma è magnifico!-

Malefor ridacchiò tra sé prima di accorgersi con costernazione che Pharnasius non si stava per niente riferendo alle sue doti magiche ma alle bellezze naturali di cui poteva godere per la prima volta nella sua vita.

 

Il vecchio drago avvertì una bruciante delusione farsi avanti avvolta dalla sensazione di essere stato in qualche modo tradito: contava di aver trovato un altro drago viola a modo che rendesse manifesto il suo disprezzo per l’esplosione di vita insita nella Valle di Avalar, invece aveva accanto un altro esemplare della sua razza dal cervello flippato, che fissava le verdi cime dei tigli con la gioia, lo stupore e la curiosità di un cucciolo appena uscito dall’uovo!

Pharnasius sembrava un essere silvano, una ninfa dei boschi, mentre in preda al suo puerile entusiasmo faceva ondeggiare il suo corpo snello in sintonia con le fronde degli alberi, ipnotizzata dai mutevoli giochi di luci ed ombra che facevano somigliare le tenere foglie a rubini.

-Cosa sono questi giganti?-

- Alberi … che domande!-

Malefor quasi ringhiò la risposta: ciò a cui stava assistendo lo disgustava, era contro la natura dei draghi viola!

Dal canto suo, la guerriera non era dello stato d’animo giusto per notare la freddezza ed il disprezzo dell’altro.

Ripetendo il nuovo vocabolo più volte, quasi con distrazione, lasciò vagare lo sguardo al cielo dall’improbabile indaco, macchiato da masse di gigantesche di non so che cosa simile al poliuretano espanso verniciato di bianco e grigio scuro, che correvano all’impazzata, coprendo sempre di più quel sole gentile.

-È tutto così deliziosamente differente dal pianeta da cui provengo…-

Commentò con un sospiro soddisfatto, rivolgendo per la prima volta la sua attenzione a Malefor.

Parte della sua allegria si dissolse quando si ritrovò accanto una fredda statua di marmo, che la guardava accigliata.

Per Pharnasius ciò era troppo insensato ed una mancanza di sentimento nei confronti di un luogo così splendido non poteva restare impunita.

Parte della cucciola che giocava arrampicandosi tra i tralicci della stazione di lancio, combinando marachelle e burle ai poveri meccanici, riaffiorò, scacciando la compostezza marziale che aveva acquisito in anni di addestramento, lotte e preoccupazioni.

Decise che era giunto il momento di fare un bello scherzetto a quel bisbetico e burbero vecchio.

Il fatto che si trovassero sul crinale di una collina giocò a suo vantaggio.

-Sei mai stato rinchiuso dentro una centrifuga?-

- Eeee!?-

-Ottimo! Perché non provare?-

Senza lasciare il tempo a Malefor di raccapezzare un bel niente di ciò che stesse avvenendo, Pharnasius si gettò su di lui con rapida agilità facendolo piombare sull’erba della collina per poi assestargli un bello spintone con la coda che lo fece rotolare lungo la discesa.

-Difficile uscire dal cestello della lavatrice, vero?!-

La dragonessa rimase per un po’ ad osservare il drago viola che man mano si tramutava in una trottola di scaglie ed erba sempre più indistinta, prima di gettarsi anche lei sul manto erboso per rotolare a sua volta.

Malefor era letteralmente allibito.

Cercava in tutti i modi di frenare la discesa puntellando le zampe lungo il crinale, ma senza successo mentre le sue proteste venivano soffocati dai folti ciuffi d’erba che gli sferzavano continuamente sul muso e le gioiose risate della dannatissima dragonessa gli colmavano le orecchie.

Avrebbe potuto ricorrere alla magia, se solo la situazione in cui si era cacciato non gli impedisse di concentrarsi a sufficienza per richiamare il suo oscuro potere.

Poi cielo e terra tornarono pian piano al loro posto abituale, mentre il Maestro delle Ombre si ritrovava a giacere supino sull’erba.

Subito si alzò, rabbrividendo come se si fosse ritrovato disteso in una fossa di scorpioni velenosi, mentre la testa gli girava a tal punto che sentiva la bile risalirgli dallo stomaco.

Era tremendamente arrabbiato, furioso oltremodo! Come aveva potuto osare quella mocciosa burlarsi di lui in tal maniera?!

Con centinaia di saette oscure che gli danzavano attorno alle zanne snudate, l’antico drago scrutò la sommità della collina per scatenare la sua furia contro Pharnasius.

Era così intento ad osservare il declivio con occhi iniettati di sangue che non si accorse che il suo bersaglio gli stava letteralmente piombando addosso, rotolando come una botte incontrollata.

Lo sgambetto lo fece piombare nuovamente al suolo come un sacco di patate, ma questa volta fu la stessa Pharnasius ad attutirne la caduta con il proprio corpo.

-Ahi! Cavolo se sei pesante!-

Facendo forza con gli arti anteriori, la dragonessa si liberò dalla mole dell’altro.

Malefor restò sorpreso dalla forza di quella pazza furiosa, che con tanta facilità lo aveva scostato di lato.

Avrebbe voluto trasformarla in una chiazza fumante nell’erba, ma quell’occasionale dimostrazione di potenza lo indusse a ragionare e a tornare sui suoi passi.

Dannazione! Pharnasius gli serviva! Questo significava che avrebbe dovuto sopportare le sue stranezze; ma una volta raggiunto il suo scopo, giurò sull’oscurità stessa che le avrebbe fatto pagare ogni cosa, con gli interessi!

Quasi rispondendo ai suoi turpi pensieri, il cielo si ricoprì del tutto di nubi temporalesche mentre un tremendo boato riecheggiò nella valle.

-Cos’è stato?-

-Un tuono, credo si stia per scatenare un temporale, penso sia meglio parlare di affari sotto quella cengia di roccia…-

Una gocciolina colpì Pharnasius sul muso, subito seguita dalla sue sorelle che pian piano circondarono la dragonessa, carezzandole le scaglie con il loro tocco rinfrescante.

-Mha, guarda che roba! L’acqua scende dal cielo come se sgocciolasse da un tubo che perde!-

L’unica acqua che Pharnasius avesse mai visto scorreva in tumultuosi ed oscuri fiumi sotterranei che venivano convogliati nelle tubature dell’acquedotto…  mai quel liquido insapore aveva assunto quell’aspetto gaio e giocoso.

-Perché mai dovremmo ripararci? A me non sembra una cosa sgradevole!-

Non fece in tempo a finire la frase che un altro rombo coprì le sue parole, trasformando all’istante quella innocua pioggerellina in una vera e propria cascata di acqua che la bagnò tutta fino al midollo.

Trovando quell’inferno d’acqua tutt’altro che piacevole, Pharnasius corse precipitosamente verso il riparo mentre Malefor la osservava scuotendo incredulo la testa cornuta di fronte a tanta ingenuità.

 

Pharnasius si scosse tutta come un cane per liberarsi dall’acqua che le era rimasta intrappolata tra le fessure delle scaglie violacee.

-Wow! Questa proprio non me la sarei mai aspettata…-

Rimase per un po’ ad osservare tutto quello sfavillare di verdi ed oro che si era ora tramutato in una fosca chiazza di colori scuri, resi traslucidi dall’acquazzone, mentre scariche d’energia folgoravano a tratti il paesaggio con candida luce.

La dragonessa adulta riuscì infine a riporre in un angolo la cucciola che si era appena scatenata, per ponderare la situazione con pacata logica.

Una domanda le folgorò la mente.

-Alt! C’è qualche cosa che non va…-

Malefor si ritrovò per l’ennesima volta le scuri iridi della dragonessa piantate nelle proprie, ma questa volta non vi era racchiusa la spensierata allegria di poco fa ma un sospetto pesante come il piombo.

Comprese che in quel momento aveva a che fare con un drago adulto e non più con una pargoletta troppo cresciuta.

La cosa lo sollevò parecchio.

-Ci trovavamo all’interno di un vulcano… come hai fatto a catapultarci qui in uno scocco di coda?-

- Teletrasporto… è un incantesimo minore che chiunque può effettuare con un po’ di pratica-

- Stai mentendo, la magia non esiste! Forza, svuota il sacco!-

-Ma non ti sto affatto mentendo…-

Malefor pronunciò queste parole trattenendo a stento una risata: quella tizia non finiva mai di stupirlo, sembrava proprio che le si dovesse insegnare ogni cosa.

Lei gli rispose con un ringhio sommesso, spalancando le ali con fare sospettoso.

Il vecchio drago anziano rispose arricciando le labbra in modo da lasciare intravedere le zanne aguzze dove una miriade di scariche di energia stavano danzando, pronte a colpire.

Lasciò sospeso tra di loro quel cupo gesto di ammonimento mentre si accingeva a fornire l’ennesima dimostrazione di ciò che la sua magia potesse compiere.

L’improvvisa scomparsa di Malefor prese Pharnasius di sorpresa.

Il drago si era dissolto nel nulla da un momento all’altro, come se una gomma da cancellare fosse passata su un disegno a matita, per poi riapparire sul soffitto della cengia, aggrappandosi con gli artigli alle sporgenze della roccia come un immenso pipistrello.

La dragonessa viola rimase di stucco, tanto era la sua incredulità che provò timore quando Malefor saltò agilmente verso il terreno per avvicinarsi a lei sempre di più.

Ad ogni passo, Pharnasius indietreggiava fino a ritrovarsi appiattita contro la parete rocciosa.

Ci doveva pur essere una spiegazione logica a quel che aveva assistito, non poteva essere altrimenti, non poteva assolutamente trattarsi di magia! Ammetterlo sarebbe per lei equivalso a mettere in discussione le convinzioni di una vita, a rinnegare il proprio modo di vedere la realtà per uno nuovo a lei completamente alieno: privo di senso!

Malefor sorrise tra se, costatando di aver finalmente giocato la carta giusta.

-Ti condurrò dove tu vorrai, prima però dovrai svolgere un lavoretto per me…-

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Spyro / Vai alla pagina dell'autore: dragoargento