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Autore: Kiruri    31/07/2010    2 recensioni
Sono dita morte quelle che reggono la penna che graffia la ruvida carta mentre la città di Parigi fuori dalla mia spenta finestra mormora e mugola, sono occhi morti quelli illuminati dalla fioca luce di questa candela.
Ma andiamo con ordine.
Ho una storia da raccontare, una storia di sangue e di amore e di morte. Ecco come tutto iniziò…
Genere: Drammatico, Mistero, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti ^__^
Mi scuso subito per l'altra ficcy che attende di essere aggiornata,e l'autrice che e una lumaca sta-impegnata per giunta ^^'''
Scusatemi,chiedo perdono!
Riguardo questa bellissima storia c'e subito da dire che non e mia(avessi io un talento simile T.T) e del fratello di una mia amica,lo trovata su un sito e ho pensato di dover far conoscere questa meravigliosa storia e il talento di quel ragazzo a piu gente possibile visto che e un meraviglioso scrittore ma poco conosciuto;
Ok,volevo solo avvertire per non prendermi il merito di altri,detto questo ogni commento e ben accetto,lo informero il prima possibile ^_^
Buona lettura!

§ Racconto di Niro Dentico

FLAVIUS
Liberamente ispirato a "Carmilla"

Prologo

Quando scoprii queste carte notai che il precedente possessore, un certo dottor Wahyte dell’università di Oxford, aveva posto una lunga ed elaborata nota su un foglio ad esse allegate, si trattava di un piccolo appunto che metteva in parallelo la storia contenuta in questo volumetto con uno strano fenomeno “mediatico” che si è potuto osservare su internet riguardo ad un “oscuro messia”;
ancora lo collegava ad alcuni sedicenti maghi del periodo in cui è stato scritto e parlava di una fantomatica “battaglia degli incantesimi” fra i suddetti, precedenti e posteriori alla fondazione dell’ordine esoterico noto come “Golden Dawn”.
La nota comunque era priva di senso ed allarmata riguardo ad una possibile “società occulta” che guida i passi dell’umanità a sua (anzi: nostra) insaputa.
Ho tradotto questi fogli dal francese scorretto in cui erano stati scritti (nemmeno tutti, alcuni erano scritti direttamente in inglese) per far si che il pubblico potesse leggerli senza faticare come io ho faticato a tradurli.
Certamente si tratta di una pregevole opera fantasiosa, nonostante la forma terribile ed il successo che ovviamente non ha avuto alla sua era, se non altro informa eccellentemente sulla vita che si svolgeva a Parigi all’epoca.
Mette ben in evidenza le tribolazioni umane che coglievano gli artisti in quell’epoca di trasformazione e commercio, oltre che approfondire il tema del doppio all’interno delle nostre fragili esistenze.
Ma vi lascio alla lettura.
In fede: Dott. Wilder

Parigi 1899
Il racconto che sto per fare ha dell’incredibile e dubito che voi lettori che troverete fra le vostre dita il documento che stringete riuscirete a coglierne un qualche bagliore di realtà e verità, come potrei biasimarvi?
Sono dita morte quelle che reggono la penna che graffia la ruvida carta mentre la città di Parigi fuori dalla mia spenta finestra mormora e mugola, sono occhi morti quelli illuminati dalla fioca luce di questa candela.
Ma andiamo con ordine.
Ho una storia da raccontare, una storia di sangue e di amore e di morte. Ecco come tutto iniziò…

1. Sospetti e decadenza.

Il mio nome è Lawrence e fui nobile durante la mia vita di giovane aristocratico inglese, prossimo erede del titolo di Lord del padre e poeta maledetto a tempo perso. Nacqui nella città di Londra e studia sotto l’egida di mio padre, fin da quando ero piccolo coltivai una passione per il fantastico e l’oscuro che sfociarono nella mia fiorente gioventù per una passione priva di raziocinio per tutto ciò che riguardasse quel nuovo movimento letterario che venne iniziato quasi erroneamente dal celebre poeta re dei poeti, Baudelaire. All’età di diciannove anni abbandonai la mia casa familiare sotto le abbondanti maledizioni di mio padre e presi un’imbarcazione, quindi un treno alla volta della celebre Parigi, madre di tutta la poesia mondiale. Durante il mio viaggio pensavo già alla mia vita da bohemien e mi figuravo la città fantastica e ricca di vita notturna nella quale mi apprestavo a vivere per il resto di quella che credevo sarebbe stata una vita felice; priva dei rigidi codici della società inglese, una vita nella città cha mi avrebbe permesso di pubblicare le mie poesie ed i miei componimenti più fantasiosi senza giudicarli come faceva mio padre “infantili”.
In questo anno molte cose sono cambiate sia nella mia anima che nel mio corpo, e tra quelle della mia anima soprattutto una fame è stata saziata, quella della ricerca occulta.
Quando giunsi a Parigi affittai una stanza presso una vecchia bisbetica nel suggestivo quartiere di Monmatre e perseverando nei miei crescenti vizi cominciai a fare diverse conoscenze, la più importante di queste fu quella che cambiò la mia vita e che mi introdusse nelle più profonde tenebre dell’esistenza. Si chiamava Yvette, era una prostituta conosciuta in un’oppieria dei più bassi sobborghi di Parigi, durante il mio soggiorno era diventata una persona quasi cara a me, quasi un’amica, ovviamente il quasi è altamente importante, poiché era pur sempre una donna, una scontata donna di mal costume per giunta…
Parlando con lei mi trovai a discorrere di vari argomenti ed infine parlando della mia vita emerse la mia passione per l’occulto, infine, lei mi disse che Parigi era una sorta di calamita nera per le persone del mio calibro, che vi erano diverse personalità importanti che più o meno segretamente gravitavano intorno all’ambiente esoterico, tra questi il noto scrittore Huysmans e il bizzarro quanto inquietante poeta-mago Aleister Crowley.
"Certo che posso metterti in contatto con qualcuno di più interno ai circoli, ovviamente ad un giusto prezzo."
Mi rispose Yvette ad una mia precisa richiesta, ed io stupidamente accettai, aggiungendo una nuova ferita al mio conto sempre più dilapidato. Infatti come poeta non valevo un gran che, ora lo posso ammettere, e comunque, anche i più importanti e geniali poeti vengono tuttora disprezzati dalla società e più che per provocare estatiche visioni artistiche bevono per impedire che i morsi della fame li rendano folli.
Fu così che conobbi Walter Cicinzky, un corpulento pittore polacco, giovane e squattrinato artista da strapazzo come me, fittamente immerso nell’occultismo. Fu mio compagno di bevute e di fumate per diverse notti, poi divenne un amico più intimo e mi introdusse all’interno del suo clan.
La sua congrega, o “branco” come lui amava chiamarla è una delle sette più potenti e pericolose di Parigi, non di meno una delle meno conosciute e recante i segreti più terribili dell’alchimia e della negromanzia e della demonologia. La sua alta sacerdotessa -che Dio la maledica e la sprofondi nel più basso recesso dell’inferno- era una donna mostruosa, come direbbe un noto poeta ora in rovina, priva del buon gusto dell’essere un mito, dalle brame oscure ed insaziabili, crudele come una lama di coltello, gelida come la luce della luna e bella come il suo riflesso argenteo nelle nere acque dell’Averno.
Probabilmente il suo vero nome era Nicole, ma, a noi del gruppo era nota con il suo nome da iniziata: Lethitia. La sua bellezza era brutale e sconvolgente, la sua pelle era serica ed eburnea, priva di quei pori e di quelle imperfezioni che caratterizzano l’imperfetta pelle umana, tanto liscia da sembrare una statua, tanto sottile ed immobile che vederla piegarsi per il movimento delle sue labbra parlanti poteva risultare fatale ad una persona che non ne fosse preparato, le sue labbra erano pallide ed esangui come il resto del corpo, ma sembravano rosse come mele poiché si diceva, le tingesse con il sangue dei suoi amanti. I suoi capelli erano lunghi, aggrovigliati e folti, talmente folti da sembrare avessero vita propria, talmente inquietanti che spesse volte capitava che essi si muovessero per un alito di vento o una corrente d’aria dando l’impressione che fossero vivi e desiderassero nutrirsi. I suoi occhi rispecchiavano appieno le tenebre profonde della sua anima maledetta.
Quando mi porse la mano per farsela baciare com’è consuetudine io percepii un brivido e un senso di stretta allo stomaco mi attraversò quando sfiorandola appena con le labbra, non percepii alcun movimento o battito al di sotto della pelle compatta e gelida.
Lethitia era una donna dai modi strani e violenti, che riflettevano il suo temperamento incline all’ira e di rara mansuetudine, spesso aveva scatti nervosi che la rendevano terribilmente rapida nel muoversi e davano l’impressione che soffrisse di nevrastenia. Walter mi aveva raccontano molte cose su di lei che potevano confermare la sua follia, prima tra le quali la forza prodigiosa che la inondava quando in certi momenti il suo temperamento iroso emergeva.
Sorrise mostrando la dentatura perfetta e perlacea, i denti arrotondati e squisitamente dritti, le piacque molto l’espressione di disappunto che mi ero lasciato maleducatamente sfuggire e lo diede a vedere. Mentre la mia mente si arrovellava alla ricerca di scuse plausibili lei balzò in avanti e mi afferrò con un braccio passandolo dietro la mia schiena, con la mano libera afferrò la mia interdetta e mi spinse a passi di danza, solo che le nostre parti erano invertite, lei era il cavaliere e conduceva, ma io più che la sua dama parevo la sua marionetta.
"Così vuoi entrare nella mia fratellanza?" Mi chiese sempre costringendomi a danzare alla folle musica che veniva suonata da un’orchestra immaginaria nella sua testa ,"vuoi conoscere i misteri del mondo sotterraneo? Vuoi afferrare l’effimera coscienza dell’anima che trapassa ed i segreti per farla tornare? Pensi che il tuo cuore sia abbastanza forte per assimilare tante verità proibite?" In quel momento mi venne in mente uno dei racconti di Walter, durante i loro riti un adepto aveva pronunciato male una qualche formula e lei lo aveva fustigato con la frusta rituale fino a ridurlo all’incoscienza, non volevo apparire debole, non potevo permettermi di apparire debole, perciò presi il coraggio a due mani e parlai chiaramente: "Si, voglio questo sapere, anelo al mondo che si cela oltre il velo illusorio di questa realtà."
Forse vide la volontà ferrea di percorrere quel cammino nel mio volto, forse per il semplice fatto che ero molto avvenente per lei, decise di farmi entrare nel gruppo, arrestò improvvisamente la danza (cosa che mi diede la nausea) e mi lasciò disteso sul pavimento. Non mi va di raccontare nel dettaglio quello che fu il mio rito di iniziazione, ma devo: semplicemente lei mi costrinse a giacere con lei una notte, fu una notte ai limiti della mostruosità e tutt’ora non so se attribuire le temibili visioni che avevo alle sue stregonerie o al troppo assenzio che avevo in circolo. Vidi una città lontana, una città nel deserto che veniva inondata e molta gente urlava, vidi una schiera di donne e di uomini bianchi come gesso fuggire da un edificio in fiamme vidi splendide danzanti fanciulle in corti lontane e soprattutto vidi il sangue, moltissimo sangue che scorreva a fiumi in cui ninfe morte si bagnavano per ottenere ancora una parvenza di vita nelle loro putride carcasse.
Dopodichè anche io fui ammesso nel branco, la congrega nota ai suoi adepti con il nome di “Ordine del Drago Rosso.” Devo ammettere che rimasi deluso da ciò che mi venne insegnato, ciò che la congrega praticava era una sorta di culto misterico basato sullo scorrere delle stagioni e dell’armonizzazione dell’uomo alle loro energie, questo avrebbe dovuto portare all’immortalità della nostra anima, tuttavia, la delusione era il secondo lato della medaglia, dall’altro si trovava la speranza. Lethitia infatti aveva due alti sacerdoti, uno di nome Harmaan, alto, grosso e biondo come solo quelli della razza dei germani possono essere, e l’altro più minuto ma ben proporzionato, dotato di un volto quasi femmineo di nome Flavio von Karnstein, dagli occhi color nocciola e i capelli neri come una colata di alabastro sul suo capo, proveniva dalla Slovenia, o forse dalla Croazia. Nulla sembrava accomunare quelle due figure eppure entrambe possedevano quel pallore, quell’immobilità e quel carisma sovrannaturale che condividevano con la loro maestra. La mia speranza era quella che se mi fossi mostrato migliore dei miei compagni avrei potuto ricevere i veri insegnamenti segreti che quella setta avrebbe potuto darmi e speravo anche di farlo in fretta in quanto non solo la mia vita dissoluta, ma anche l’Ordine stesso mi stavano salassando, necessitavo moltissimo di una pietra filosofale con cui produrre oro a volontà…
Le mie speranze erano vane, a nulla servirono il mio zelo ed il mio impegno come scrittore, poiché l’uno si rivelò inutile, e l’altro scadente, un giorno mi ritrovai quasi senza accorgermene senza neppure i soldi per comprarmi una bottiglia di liquore a mendicare come uno straccione in mezzo ad una strada.
Trascurai l’ordine e la mia vita divenne sempre più infima, a volte per non sentire i crampi della fame mi vendetti a giovani e ricchi giovinetti così simili a me quando ero appena giunto nella città dei poeti. Una sera accumulai abbastanza soldi per potermi permettere dell’assenzio, ed ovviamente esso occupava nella mia mente uno spazio rilevante, molto più rilevante di quanto ne occupasse il cibo molto più effimero. Quella sera mi apparve Lethitia, sembrava un angelo di luce nella squallida bettola dove mi stavo abbeverando e quando le spiegai le miserabili condizioni in cui mi trovavo lei non mi offrì il conforto che mi aspettavo, pagò per me un’ulteriore bottiglia di assenzio e porgendomela mi disse: "affogatici".
Come il giorno della mia iniziazione fu una notte di allucinazioni, l’alcol in circolo nelle mie vene mi diede alla testa in maniera più violenta di quanto mi sarei mai immaginato, la disperazione aveva amplificato il suo potere e mi ritrovai a vagare per le strade di Parigi privo del lume della ragione, privo della volontà di vivere, privo di ogni motivazione, non so cosa accadde, ricordo solamente il pericolo imminente di una carrozza che mi veniva addosso e poi un salvataggio miracoloso ad opera di braccia sottili e possenti, poi più nulla.
Poi il buio, poi la luce…


Ed eccoci alla fine del primo capitolo fatemi sapere come vi sembra,riguardo me mi aveva completamente rapita,lo cominciato qualche tempo fa ma lo finita solo stasera quando mi sono ricordata di averla abbandonata povera storia,e veramente meravigliosa;Continuate a leggerla,non ve ne pentirete,Parola di autrice e accanita lettrice ;)
Aggiornerò prestissimo,forse ora anche,a presto!
  
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