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Autore: samskeyti    31/07/2010    9 recensioni
Soteriologico, verosimile e disperatissimo sogno nato dall'analisi del rapporto che lega Matthew e Dominic verso un solo destino: amarsi,
e farlo nel modo meno sereno e più silenzioso possibile, abnegando una vita normale in nome di un unico, risucchiante ed ineluttabile bisogno speciale.
Tra vergogna, sbagli e paura, l'infinita lotta di due uomini invincibili.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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•SPECIAL NEEDS•

La prima volta. Me la ricordo come se fosse stata impressa col fuoco nella mia anima.

Brucia la sua fiamma solitaria nella cenere delle altre memorie consumate.

Solo lei non si spegnerà.

Solo la prima volta nel mio cuore resterà.

[Anonima]

 


 

 

Quarto Capitolo: If I were your girlfriend, I'd caress your back.

(Estate 1996)
Il sole tramontava all'orizzonte; era una piccola lacrima di sangue che calava a picco nell'orizzonte nero e frastagliato, tingendo di porpora il cielo sovrastante.
Le giornate si erano allungate, infatti l'orologio batteva appena le otto di sera. Arrivava l'estate; sì, l'estate anche in quella regione così umida e piovosa. I prati brulicavano d'insetti, i cieli di uccelli e le strade di gente. Ognuno riponeva le proprie aspettative in questa stagione di vacanze promettenti. Pareva che una nuova forza animasse le azioni delle persone, tutte intente a ricercare posti mirati per rilassarsi dal tram tram quotidiano. Le scuole avrebbero chiuso a breve e allora anche i ragazzi sarebbero tornati alla carica, liberi finalmente dall'assillante peso delle responsabilità scolastiche.

Comunque questo non sfiorava minimamente i nostri protagonisti. Essi infatti giacevano comodamente seduti sul terrazzo di Chris, a chiacchierare placidi davanti ad una cenetta preparata dalla madre del bassista.
Sembrava che le cose per loro non andassero proprio perfettamente; il gruppo, ormai definitivo, dei Rocket Baby Dolls, per quanto s'impegnasse, non aveva ancora ricevuto inviti né avuto occasioni per farsi conoscere.
Questo era decisamente frustrante: mettere tanto impegno in un progetto senza futuro provocava giorno dopo giorno una sottile lacerazione, che avrebbe trovato guarigione solo se ci fosse stata una vera esibizione, a costo di farla nel più squallido posto della città. Avevano pezzi loro, eseguivano abilmente moltissime cover, possedevano già il proprio stile: mancava solamente una maledetta esibizione live.

Chris mangiava un piatto di patatine fritte discutendo con Matt circa la disposizione delle canzoni da eseguire in un'ipotetica scaletta; Dom li osservava in silenzio, spostando lo sguardo dai due al paesaggio alle loro spalle, rosseggiante come il sole morente.
 

«Senti Matt, non possiamo mettere "Small minded" prima di "A turn to Stone"! Mi sembra folle» sbottò il bassista, infilzando una patatina quasi volesse infilzare Matt.

«Ma Chris! Ti ho detto che per la mia voce è meglio così, abbi pietà delle mie corde vocali...» disse languido il cantante con quella vocetta da donna ferita che usava per persuadere gli altri quando non c'era alternativa.

«E tu pensa alle mie dita! Fra i due litiganti il terzo decide: Dom, quale delle due prima?» domandò, volgendo gli occhi sul batterista.
Dom ormai sonnecchiava; quando udì il suo nome, sobbalzò.

«Cosa? Ah, sì... per me è indifferente, fate voi» mugugnò infine. A Matt fece ribollire il sangue nelle vene. -Si può essere più inutili, Dom?

«Dom, cazzo, non vedi che abbiamo bisogno di te? Ti svegli?» urlò Matt, alzandosi e andando a schiaffeggiare il biondo.

«Okay, okay, scusa» farfugliò quest'ultimo, cercando di sfuggire alla raffica di sberle sulla testa, «Penso che sia meglio mettere prima "Small minded"».
Chris si portò una mano sulle tempie per massaggiarsele. Aveva perso. Ma se lo aspettava: Dom avrebbe comunque favorito Matt. E non per cattiveria; Chris sapeva il vero perché, e questo gli bastava per non lamentarsi.

«Sì! Vittoria! Lo sapevo che avresti votato per me!» esclamò Matt, trotterellando attorno al batterista che gli accennava un sorriso complice.

«In ogni caso, lo sapete. Senza una convocazione, è inutile fare tanti progetti...» commentò Chris, spingendo lontano il piatto ormai vuoto.
Matt annuì e perse ogni entusiasmo. La serata proseguì noiosamente.


Qualche ora dopo, a notte inoltrata, Matt e Dom erano sdraiati sul letto del biondo. Aveva un letto da una piazza e mezza, quindi ci si stava comodi comodi anche in due, soprattutto viste le ridotte dimensioni fisiche dei fanciulli. Usciti da casa di Chris, con un velo di malinconia sul cuore e uno strano malessere in circolo, non erano riusciti a separarsi; così, Matt aveva deciso di dormire da Dom e lui aveva accettato felicemente.
Il moro era sdraiato sul fianco sinistro, raggomitolato com'era sua abitudine; il biondo invece riposava a pancia in su, con le mani sotto la testa.
Si guardavano, mentre la luce lunare che s'intrufolava dai vetri delle finestre circostanti illuminava delicatamente i loro corpi aggraziati. Matt aveva il volto in ombra e in direzione di Dom; Dom invece era rischiarato totalmente, apparendo simile ad una statua d'avorio, dolcemente a riposo.
Indossavano solo i boxer, d'altronde la temperatura si aggirava sui 25 gradi, dunque risultava insopportabile il pigiama. Un alito di brezza notturna entrava dalla fessura lasciata ad una delle finestre e abbassava appena appena la calura estiva.

Dom teneva gli occhi trapassati dal pallore lunare tra Matt e il soffitto scuro sopra di loro. Guardare l'amico gli trasmetteva un immenso senso di sicurezza e protezione; guardare il soffitto invece era miscelare la voglia di rilassarsi a quella di cercare un'imperfezione nella piatta oscurità. Il suo corpo si muoveva solo per la respirazione che gonfiava e svuotava la cassa toracica. Aveva le gambe distese ma accavallate, e questo conferiva un aspetto piuttosto turgido alle cosce snelle e glabre. Le braccia, ripiegate per mantenere le mani sotto la nuca, erano lunghe autostrade di pelle liscia e bianchissima; ogni muscolo a riposo pareva così funzionale ed atletico in quel complesso di gioventù e bellezza fiorente. I capelli chiari ricadevano lisci sul volto, coprendone una parte. Un'occhiata veloce l'avrebbe preso per una fanciulla, se non ci fosse stata una sporgenza nell'inguine e i pettorali ridotti, di cui solo i capezzoli apparivano gonfi e scuri.
Matt, rannicchiato a due centimetri da Dom, abbracciava fra le braccia le ginocchia appuntite e alternava il capo chino a quello rialzato, tramite il quale godeva di un'ottima visuale sul compagno. In quella posizione fetale, la spina dorsale sporgeva dalla schiena con le sue caratteristiche ossa a sfera e anche il posteriore appariva scarno e spigoloso, sotto la protezione dei boxer azzurri. Sembrava una lumaca nel guscio o uno scoiattolo nel nido; solo così trovava sonno, oppure riusciva ad errare nei pensieri senza la sensazione di sentirsi scoperto o spiato. Insomma, aveva tutto l'aspetto di quel ragazzino sbarbato di qualche anno prima, ma solo Dom era custode di questa consapevolezza. Per avere quasi 18 anni, era davvero uno scricciolo, non tanto per l'altezza o la magrezza, quanto per le posture.
Avevano ormai consumato un'ora a guardarsi e pensare fra sé e sé, quando Dom sospirò qualcosa.

«Sai che sei uguale a 3 anni fa, quando ti ho conosciuto?»
Matt alzò il capo e fissò nel fondo degli occhi grigiastri di Dom: stava per dire la stessa cosa.

«Anche tu. Forse quando sfonderemo, muteremo anche fisicamente...»  rispose, già immaginandosi robusto e imponente.

«Sicuro; però sarà un peccato, io ci trovo belli così» disse dom, percorrendo velocemente il corpo di Matt, per poi tornare a fissare il buio immobile.

«Belli no. Carini!» esclamò il moro, così teneramente da far sorridere il suo amico. Dom si domandò se quell'innocenza sarebbe mai andata sciupata; ne era certo, ma continuava a lottare sperando nel contrario.

«Tre anni fa... ci pensi ancora?» proseguì Matt.

«Certo, sempre. Alcune cose sono cambiate, altre sono spaventosamente le stesse.»

«Già. Ho cambiato fidanzata, ho rifrequentato mamma, ho fatto grandi miglioramenti con la chitarra...e tu sei un mago della batteria.» Si mordicchiò le nocche della mano destra.

«Non esagerare! Poi il concerto per il mio compleanno? Lo ricordi?» un flusso di entusiasmo lo animò vivamente, nel rievocare quel caro passato.

«Ovviamente. È stato unico. Caspita però, la parola concerto mi fa venire in mente che noi siamo ancora a zero. Uff!» borbottò, rabbuiandosi. Dom schioccò la lingua come per dire: che ci vuoi fare? e disse:

«Smettila. Arriverà l'occasione, basta saperla attendere. Poi si sa, più aspetti una cosa, più quando la vivi l'apprezzi.» Sembrava che non parlasse solo del loro concerto. Sembrava un discorso ben più profondo e personale.

«Sarà, ma io mi danno l'anima. Cambiamo argomento.» Matt allungò una gamba per sgranchirla e un formicolio gliela percorse.

«Non bisogna per forza parlare nel cuore della notte, lo sai?» chiese ironicamente Dom, grattandosi una tempia. Ammiccò Matt e sorrise spensierato.

«Ah no? E che si può fare, altrimenti?» insinuava qualcosa di malizioso il moretto?

«Dormire!» se anche fosse stato, Dom seppe smorzare la malizia.

«Sono agitato, non riesco. Dormi tu.» Si decise a cambiare posizione, gli doleva il collo. Optò per la pancia in sotto, sempre con la faccia verso Dom, ma le mani lungo il corpo.

«No, magari mentre dormo mi fai i dispetti. Facciamo qualcosa insieme.»

«Parliamo di cose sporche» e ridacchiò, strusciando il naso sulla federa del cuscino. Dom si risvegliò per bene alla parola "sporche" e si girò sul fianco in direzione di Matt per concentrarsi meglio.

«Okay... dunque vediamo...quante pippe ti fai al giorno?» -Dom! Ma sempre lì vai a parare?

«Ehm! Poche...» Matt si coprì la bocca per grattarsi il labbro, tipico gesto di chi mente.

«Facciamo finta che sia vero. Su chi te le spari?» Dom parlava con una certa frenesia, un interesse grandissimo e irrefrenabile. Matt ne ebbe un poco paura.

«Saranno fattacci miei. E chi sei, un prete a cui devo confessare le mie colpe?»

«Dai Matt, se sono su di me puoi anche ammetterlo!» esclamò, scoppiando in risate isteriche Dom. La battuta era geniale, ma un non so che di vergognoso si librò nell'aria.

«Eh? Ma quello avrebbe l'effetto contrario» -E invece una notte ero talmente disperato e arrabbiato che... oh, Cristo, è stato fottutamente eccitante.

«D'accordo scusa, non pensavo di essere così brutto!»

«Ma non è per quello... va beh, senti, chiedimi altre cose sporche, te ne prego.»

Dom si leccò le labbra. Aveva carta bianca.
«Con la tua ragazza hai fatto tutto?» chiese, mal celando una forte curiosità. La cosa buffa era che non ne avevano quasi mai parlato così liberamente.

«Tutto tutto no. Ma quasi. Tra poco!» rispose Matt ed era sincero. Notò che fra i pettorali compressi di Dom si formava una linea, come nel seno delle donne. Trovò questa cosa piuttosto attraente. Ma non lo disse.

«Sei cresciuto bene, eh! Beh, per quello c'è tempo. Occorre la persona giusta, il momento giusto, il sentimento giusto...» commentò Dom, anche se era nelle stesse condizioni dell'amico. Quelli erano luoghi comuni.

«Ah, se solo tu fossi una ragazza!» se ne uscì il moro, scoppiando in risatine convulse. Il biondo sobbalzò e si domandò da dove provenisse questa nuova diavoleria di Matt. Si soffermò ad osservargli il visettodivertito e poi rispose:

«Cosa? E perché mai?»

«Perché avrei risolto i miei problemi sulla persona giusta ecc ecc. Anzi, i nostri!» La spiegazione aveva qualcosa di ingegnoso ma di deviato. Dom scosse la testa e riprese:

«Uno: cosa ti fa pensare che io da ragazza sarei lo stesso. Due: perché proprio io la ragazza. Tre: ti faccio notare che esistono gli omosessuali.»
Matt davanti a tanta razionalità si sentì disperso e ridicolo; forse aveva sbagliato a dire quella pazzia, ma erano le due di notte, chi riusciva più a mentire? Decise di proseguire convinto.

«Uno: niente, però se t'immagino donna, t'immagino con lo stesso carattere, quindi mi piaci comunque. Due: tu perché saresti una gran bella bionda e non aggiungo altri aggettivi. Tre: scherzavo Dom, che c'entrano i finocchi.»
Dom si vide femmina tutto ad un tratto: orrore! Fu felice del suo corpo maschile, anche piuttosto dotato.

«Tu sei fuori di testa! sussurrò, immaginandosi nei panni della fidanzata di Matt. «Sai, se fossi la tua fidanzata...ora ti accarezzerei la schiena.»
Matt avvampò d'imbarazzo, ma l'oscurità nascose il rossore. Al solo pensiero... non si sentiva né bene né male. Diamine! Stette al gioco.

«E io vorrei che tu mi accarezzassi altrove.»
Dom alzò le sopracciglia, proprio come una fanciulla diffidente.

«Qui?» domandò, portando una mano nei capelli di Matt.

«Più in giù.»

Allora scese al collo. 

«Più in giù.»
Allora scese sulla schiena.

«Giù.»
Allora arrivò al posteriore. Riuscì appena a palparne la solida consistenza che Matt:

«Via le mani, Dom!» gridò all'improvviso, col rischio di svegliare tutta casa Howard.
Entrambi sciolsero l'imbarazzo con una gran risata liberatoria: non avrebbero mai funzionato come coppia etero.

«Se la mia vera fidanzata sapesse che sto nel letto con una persona in mutande che mi ha appena toccato le mie...guai!» disse il cantante, rabbrividendo all'idea.

«Ma sono il tuo migliore amico!» Si giustificò Dom, sentendo nascere un odio per quella gelosona. -Però Dio Santissimo, che culetto sodo...

«E anche questo è vero. Dommie, ce l'hai ancora la felpa verde?» Si riferiva a quella che tre anni prima gli aveva regalato. La sua felpa verde, che Dom aveva abbracciato per una notti intere.

«Certo. Perché?»

«Niente, mi chiedevo se l'avessi conservata.»

«Ovvio! È nell'armadio, così non si sciupa e conserva il tuo profumo.» Dom si morse la lingua. Aveva detto troppe, troppe cavolate. Sperò che Matt ignorasse quell'ultima cosa detta e fu così. Matt sorrise dolcemente e sbadigliò.

«Quasi quasi, dormiamo. No?»

«Mhh, buona idea.»

«A meno che tu voglia sostituire la mia ragazza e..». venne interrotto da una manata di Dom sulla testa.

«No! Grazie tante!» disse il biondo, offendendosi un po'.

«Allora buona notte.»

«Notte.»

Calò un minuto di silenzio, poi la vocetta di Matt squittì:

«Per l'appunto, se vuoi il mio profumo chiedi a mia mamma quale shampoo mi compra.» Dom aprì gli occhi in panico: ancora quella storia!

«Provvederò. Notte.» E si sforzò a girarsi e dare le spalle a Matt, l'unico modo per resistere alla tentazione di spiarlo. Anche Matt girò la testa; strinse il cuscino e inspirò a fondo.
Finalmente il sonno li prese con sé. I loro corpi rotolarono lontani in mondi bidimensionali e ovattati.


«Dom! Dom! Apri la porta! Dom!» gridava una voce femminile fuori dalla stanza. Matt e Dom si svegliarono di soprassalto; erano le 12 passate e dalle finestre penetrava la luce del giorno.

«Che c'è, che vuoi?» rispose il biondo, mettendosi seduto mentre Matt ronfava ancora.

«C'è una competizione fra band scolastiche al Teignmouth Broadmeadow Sports Centre! Dovete andare, Dom! L'ho appena letto sul giornale locale» strillò la sorella, battendo coi pugni sulla porta.

Dom andò ad aprirle.

«Tesoro, apprezzo lo sforzo, ma non devi per forza buttare giù la porta di camera mia» disse il fratello, togliendole di mano il giornale e chiudendola fuori prima che scorgesse Matt.

Il batterista tornò a letto e si mise a leggere seduto a gambe incrociate. Appena capì che quella era l'occasione da tempo attesa...

«Matt! Svegliati!» urlò, prendendo per i fianchi sporgenti l'amico e scuotendolo come un pupazzo. Matt a momenti ebbe un attacco di epilessia: che risveglio shock.

«Dom, quante volte ti ho detto di non scuotermi appena desto?» chiese, allontanandolo. Dom gli lanciò in faccia il giornale.

«Leggi e poi sarai tu a scuoterti.»

Gli occhi azzurrissimi di Matt percorsero le brevi righe e poi si arenarono sul volto dell'amico. Spalancò la bocca e sbraitò:

«Finalmenteee!» saltò in piedi sul letto e si mise a saltare fino a toccare il soffitto.

Dom gli afferrò le gambe, lo fece cadere all'indietro e quindi giù dal letto e gli saltò addosso per abbracciarlo. Matt se lo strinse fra le braccia e ripeté 200 volte:

«Finalmente!» con lo stesso brio della prima. Il biondo lo spappolò in un abbraccio di ferro, sussurrandogli:

«Matt, ce la faremo, ce la faremo!»


Entrò Bill e, vedendo il proprio figlio abbracciato sul pavimento con il suo migliore amico, rimase leggermente di sasso.

«Disturbo?» chiese. Dom si alzò di scatto e a momenti cadde sul letto dallo spavento. Gli gelò il sangue.

«N-no... pa... ecco, è per il concerto!»

«Ah! Beh è proprio per questo che sono venuto. Parteciperete?»

Dom non ce la faceva fisicamente a rispondere. Matt prese la parola.

«Ci puoi contare.»

«Bene, allora vi iscrivo stamane. Scendete, la colazione è pronta.» Concluse, andandosene ancora un po' scosso.

Dom e Matt si guardarono paonazzi: risero per dieci minuti, mentre si rivestivano e si lavavano. Dovevano comunicarlo a Chris. E poi ci avrebbero festeggiato su a suon di birra e donne.



Giunse il giorno dell'esibizione. Si erano iscritti altri 10 gruppi e tutti con una massiccia esperienza alle spalle. I nostri tre giovani andarono in brodo di giuggiole: erano venuti a vederli tutte le famiglie, gli amici e le fidanzate, praticamente il mondo intero. Se però la felicità era molta ed elettrizzante, c'era anche l'ansia da considerare. Questa mal giocava sull'umore di Matt, che passava dall'euforia più folle alla depressione più cupa. Dom si manteneva calmo, come sempre, imperturbabile. Chris sdrammatizzava fumando e bevendo. Ad ognuno il suo sfogo. La loro scaletta comprendeva pezzi loro e cover. Era un vero mix esplosivo con cui volare al primo posto. Lo stile di vestiti era stato scelto insieme, ma aveva molto influito l'opinione di Matt: erano tre darkettoni alle prime armi. Comunque facevano un bel figurino, così si diceva fra le ragazze nel pubblico.


La voce al microfono annunciò il loro nome. Tutto era pronto, serviva solo un po' di menefreghismo e di autostima: il pubblico incitava il loro nome. Convinti di un probabile buco nell'acqua, ma con un fondo di speranza nel cuore, salirono le scale verso il palcoscenico.

Un ultimo sguardo d'intesa fra i tre; un ultima parola sussurrata tra Matt e Dom.

«Si va in scena»

E il cuore batteva tanto veloce da far annebbiare la vista, ma nulla impedì loro di impugnare gli strumenti come soldati che impugnano armi al fronte e suonare quello che approssimativamente poteva essere chiamato rock, anche se c'era molto di più.

 

Nota d'autrice: Buongiorno bella gente, rieccomi! Allora occorre dire molte cose:

-Non so se andò così la scoperta di quella competizione. Sinceramente sto dando libero sfogo alla fantasia.

-Ho perso il conto delle fidanzate che cambiarono. Non m'importa.

-Il dialogo nel letto doveva prendere un'altra piega, lo so. Ma io penso che per ora sia giusto mantenersi sull'innocenza.

Okay, messo in chiaro che ormai è la mia fantasia a parlare... ringrazio i miei splendori: Mars 18, DeathNotegintama, patri_lawliet, Excel88 e MusicAddicted. Sono di fretta e non posso rispondervi ad personam, ma in generale posso dire che le vostre recensioni mi lasciano sempre più soddisfatta di me stessa... VE NE SONO PROFONDAMENTE RICONOSCENTE. Poi anche voi siete scrittrici illustri, quindi non immaginate che onore è per me dire questo.

Grazie anche ai numerosi che mi hanno aggiunta :) Un abbraccio a tutti e tanti dolci firmati BellDom <3

  
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