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Autore: Dreaming_Archer    31/07/2010    3 recensioni
Un' orfana, decisa a trovare la sua famiglia.
Un' erede, in fuga dalla condanna.
Una ragazza, indecisa se seguire il destino o l'amicizia.
Una piratessa, meno dura di quanto non sembri.
E una grande amicizia vissuta tra battaglie e sconfitte, Luce e Buio...
I pirati del Deathbearer sono alla ricerca di un tesoro, e l'unica persona che può portarli ad esso, è un'orfana abbandonata a pochi anni.
Ma anche lei vuole qualcosa, la libertà. Forse lei e i pirati potrebbero fare un accordo...
Ma nulla resterà come sembra..
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deathbearer - cap13 - uno scontro impari

Uno scontro impari.

Amy era contenta, pensava sempre meno a quello che aveva lasciato a terra, e Anne non le dava pensiero. Un giorno si trovò a ridere a crepapelle insieme a Sara, e solo in quel momento si sentì triste.

Notò Mary che le guardava, e nei sui occhi rivide l’espressione di Katherine, quando le guardava giocare. Sara non si era nemmeno accorta, e un secondo più tardi Mary era già andata via. Solo in quel momento sentì la sua mancanza. I primi giorni non se ne era praticamente nemmeno accorta, ma si chiese che cosa provava Katherine. Sola in quella grande casa, senza le sue bamboline. Si sentì una persona orribile e le vennero le lacrime agli occhi. Alzò gli occhi al cielo e si sentì piccola e insignificante.

Rimase taciturna e pensierosa per due giorni, ma poi tornò felice e sorridente.

In alcuni momenti si ritrovava e pensare alla sua vecchia vita, rivedeva le passeggiate sulla spiaggia, le cene in cucina, che anche se semplici e magre, erano sempre piene di vita. Si pulì una lacrima e si ritrovò a pensare a Lucas. Era un loro amico, avevano litigato più spesso che riso insieme, ma ne sentiva la mancanza.

 *

Il vento non si fece sentire per tutte quelle giornate, l’afa era una cosa comune, ormai.

Passò velocemente una settimana. Amy cercava sempre di concentrarsi sulle sue lezioni di scherma per non pensare.

Il quarto giorno di bonaccia, Ed abbassò la spada, si complimentò con la sua allieva e disse: “adesso direi che è ora di far vedere a Sara i progressi. Poi stai tranquilla, perché continuerai a migliorare e a diventare più agile, ma per adesso va bene così.”

Amy sorrise e rinfoderò la spada, con il fiato corto.

Era questa una delle cose che Amy piaceva di più di quel ragazzo, oltre a tutte le altre: che sapeva sempre cosa dirle e che la faceva sempre sentire a suo agio. Sembrava sempre contento e sorridente, non era come i pirati che si immaginava.

Aveva sbagliato a giudicarlo. Aveva sbagliato a giudicare tutti su quella nave, Sara per prima. Non era la stupida, ignorante, pistolera che pensava. Era la sua amica.

Sospirando, si avvicinarono a Anne e Sara.

“salve” disse la piratessa vedendoli arrivare. Loro la salutarono.

“pronta per lo scontro?” Voleva sembrare cattiva, ma si vedeva che in realtà era solo curiosa di vedere se Amy, invece da stare solo ad ammirare il suo insegnante, e a passarsi le mani tra i capelli, aveva anche imparato qualche cosa.

“certamente” rispose Amy tirando indietro un ciuffo di capelli con uno sbuffo.

Impugnò la spada con la destra chiudendo tutte le dita, si voltò a guardò Ed, le sorrideva incoraggiandola.

Sara sfoderò la sua arma e si mise in posizione, anche se stava per ridere a crepapelle.

Le lame stridettero quando si incrociarono, ma Sara si tirò subito indietro, e alzò un dito: “aspetta” esordì.

Amy rimase di stucco.

“non combatto senza una posta in gioco.” Disse.

Amy la guardava male.

“questione di principio” spiegò, e l’altra si limitò ad alzare le spalle. I capelli le si piegarono sulla schiena, formando mille riflessi castani, e Sara non poté resistere, con una punta di invidia.

“in che senso, scusa?” chiese Amy.

“se perdi, devi fare quello che dico io. Se vinci, eseguirò io un tuo ordine. Niente di doloroso, o imbarazzante, e che implichi denaro … Sono al verde.” spiegò Sara, e Amy si chiuse nelle spalle. Guardò Anne che rideva, e portò indietro, ancora una volta, i capelli.

“prima tu” si affrettò a dire Sara, guardandola di sottecchi, e Amy rimase immobile, con la bocca semi aperta.

“non so cosa dire” si schernì a mezza voce.

“forza! Non è niente. … che so … fare il verso della gallina saltellando su un piede in mezzo alla cabina” mentì Sara con leggerezza. Aveva già una mezza idea che le frullava per la testa.

“e va bene” sbuffò Amy “è un po’ diverso da quello che suggerivi, ma se vinco io tu devi assolutamente lavarti i capelli. È una cosa che mi fa schifo.”

Sara la guardò con un sopracciglio alzato. “d’accordo. Ma se perdi …” la guardò con un sorriso malefico, e Amy pensò al peggio. “se perdi … devi farti tagliare quei maledetti capelli come dico io.” concluse Sara incrociando le braccia.

Amy diventò paonazza. “mai” sibilò.

“io ho accettato la tua condizione” protestò Sara.

“avevi detto niente di doloroso o imbarazzante!” provò a dire Amy.

“infatti.”

“per me è sia doloroso che imbarazzante!” osservò Amy con il cuore che le pulsava nelle orecchie.

“ma cosa vuoi che sia?” disse Sara, prendendo una ciocca di capelli e imitandola mentre ci giocava.

“smettila!” ordinò Amy serissima.

“avanti, se sei sicura di vincere, scommetti.” Sara le porse la mano destra.

Amy rimase immobile a osservare con la coda dell’occhio una ciocca di capelli che le arrivava fino ai fianchi. Emise un gemito e prese la fine tra le dita.

“forza, altrimenti penso che non ti fidi del tuo insegnante!” incalzò Sara.

Amy spostò la ciocca indietro e le strinse la mano con rabbia. Si guardò alle spalle, il viso di Ed era impenetrabile, ma aveva l’ombra di un sorriso. “ci sto.” Borbottò la ragazza.

“avanti! En garde.” Disse Sara, con un francese che somigliava più a un rantolo che ad una vera frase.

 *

Cominciarono a combattere, tra gli schiamazzi.

Amy si sentì osservata. Si voltò di scatto, e obbligò Sara a seguirla, un trucco insegnatole dal suo bel maestro. 

Continuò il combattimento ridendo mentre Sara diventava sempre più rossa, ma anche lei lo era.

Pian piano i colpi, prima misurati, lenti e leggeri, divennero sempre più forti e veloci. Per le ragazze, però, non era cambiato niente.

Nella sua testa, Sara cominciò a cantare. “Luce e Buio, sono entrambe figli del sole …” cominciò a sussurrare il motivetto seguendo il ritmo dei colpi di sciabola.

Anche Mary cominciò a muovere le labbra, ma nessuno, tranne loro due, le sentiva.

Amy si stupiva di essere così brava. Sara, o faceva finta, o veramente faticava. Anche lei però era stanca, ma non voleva fermarsi per prima. Non poteva perdere così i capelli, ma soprattutto non voleva perdere contro Sara. Avrebbe fatto la figura della stupida.

Appena le rimaneva un secondo libero, si spostava i capelli o dava scatti alla testa perché le ricadevano davanti e non vedeva niente.

Ormai il duello sembrava uno tra i migliori spadaccini del paese, questo pensava Anne. Era triste però, perché Stephanie non potesse vedere la sua amica.

Stranamente si stavano allenando con le spada di pomeriggio, e ormai il cielo era quasi completamente pennellato di arancio e di rosso e il sole era vicino alla linea dell’orizzonte.

Jack e Mary stavano osservando le rispettive figlie dal cassero di poppa, in silenzio. Jack spostò il peso sul piede e si mise più vicino a Mary. Le si avvicinò tanto da infilare il naso tra i suoi capelli spettinati.

“mi ricordano qualcuno …” le sussurrò all’orecchio. Lei lo guardò senza capire.

Il capitano riprese guardandola in faccia: “tu … e Bonny …” poi abbassò tantissimo la voce che le onde per poco non si portarono via le parole: “hai fatto bene a riportarmela.” E andò via.

Mary fece in tempo a sorridergli prima di vedergli voltare le spalle. Era contenta che lui glielo avesse finalmente detto.

 *

Le ragazze erano sfinite, Amy ormai non aveva più forze.

Vedeva tutti i contorni troppo nitidi, i movimenti rallentati. Capì subito che stava per svenire. Il viso le pulsava e le formicolarono le mani.

Sara fece una mossa fulminea, e la colpì con l’ impugnatura della spada sulla schiena.

Proprio dove aveva le stecche di legno per contrastare il dolore. Proprio dove aveva picchiato quando era caduta da cavallo, la famosa notte del salvataggio di Lucas. Proprio nel suo punto debole.

Emise un gemito e cadde a terra con gli occhi che si chiudevano. Si sentiva incredibilmente stanca. La spada scivolò lontano, e svenne.

Sara non capì niente. Le era svenuta tra le braccia e l’aveva lasciata cadere a terra.

Si chinò sopra, mentre Anne e Ed le venivano incontro di corsa.

Sentì solo un gemito di Amy, che riuscì a capire: “… hai vinto tu …”

Un secondo dopo Anne e Ed le circondarono.

“che le hai fatto?” urlò Ed.

“niente.” rispose Sara scossa.

Anne cominciò a schiaffeggiare Amy, chiamandola sempre più forte.

“l’hai colpita.” protestò Ed, che non sapeva cosa fare. Anne gli ordinò di farle aria e lui mandò via tutti i marinai che si erano chinati a guardare. Lui eseguì sbraitando.

Sara non capiva cosa aveva fatto, le girava la testa.

“dove l’hai colpita?” domandò Anne stringendo la mano bianca di Amy. Sembrava un cadavere, o una bambola fatta di pezza, a Sara sembrava che avrebbero potuto piegarla in ogni modo. Era così innocente, e lei si sentiva terribilmente in colpa.

“niente di forte … con l’impugnatura, sulla schiena.” rispose in fretta torturandosi le mani.

Anne disse a Sara di continuare a chiamare Amy, mentre lei e Ed la portavano nella cabina. Il ragazzo la prese in braccio come se fosse veramente una bambola di pezza, ma gli tremavano le mani.

Quando la sdraiarono sull’amaca, anche le mani di Anne tremarono. Sulla schiena di Amy, circa a metà, c’era un grande bozzo duro e caldo, Sara ci appoggiò una mano sopra e capì che era un osso distorto o inclinato. Doveva farle malissimo.

Anne, dopo un attimo di smarrimento, non rispose nemmeno alle domande di Sara, che si sentiva terribilmente in colpa, e ordinò a Ed: “portami un pezzo di legno. Lungo così” e indicò la schiena di Amy “largo e non troppo speso, muoviti” e lo cacciò via.

Sara non capiva cosa stava facendo. Anne armeggiò un attimo con i lacci del corsetto, poi alzò la camicia e osservò il rigonfiamento. Sulla pelle c’erano le righe delle pieghe dalla camicia e anche delle stecche del corsetto, e Sara immaginò quanto doveva essere stretto.

Ed entrò trafelato con un paio di pezzi di legno tra le mani. Anne ne prese uno, senza ringraziare. Richiuse la camicia, massaggiando un attimo il rigonfiamento, poi appoggiò l’asse sulla schiena e richiuse il corsetto forte e stretto, facendosi aiutare da Sara, che non capiva ancora se era possibile che una piccola botta potesse provocare una tale reazione. Anne lavorò con estrema velocità a sicurezza, come se lo facesse spesso.

Quando rivoltarono Amy, lei aprì gli occhi e vide tutto appannato. Sbatté più volte la palpebre e sorrise a Anne.

“mi fa male … non riesco a muovermi …” mormorò.

Anne la zittì e le spiegò velocemente quello che aveva fatto. Amy non riusciva nemmeno a piegare il collo, sentiva un dolore lancinante e la schiena bollente.

“bel lavoro …” commentò, respirando affannosamente.

Amy alzò le braccia e la abbracciò. Si abbracciarono entrambe, mentre Sara le osservava, leggermente offesa. In quegli ultimi giorni avevano cominciato a fare amicizia, e adesso si sentiva esclusa. “ma io non le ho fatto niente!! Lo giuro!” urlò. “Amy, dillo che non ti ho fatto molto male, io non volevo!”

“non è del tutto colpa tua.” Rispose. “sono caduta da cavallo qualche mese fa. Una di quelle cadute che solo in pochi riescono a raccontare. Ho picchiato la schiena e ho rotto qualcosa dentro, qualche osso. Mi hanno portato a casa svenuta e hanno provato a curarmi. Qualcuno diceva che non avrei più camminato. Altri che sarei morta. Katherine ha speso una fortuna per riuscire a fare delle stecche abbastanza dure e resistenti da tenermi la schiena dritta.”

Sara la guardò con pietà. Credeva che il suo modo di tenere la schiena dritta fosse una vanità, ma forse era l’unico modo che aveva per muoversi.

Ed, che stava ascoltando un po’ in disparte, pensò che non si era mai posto di queste domande, perché lo trovava affascinante. Uscì e si sedette con le spalle appoggiate alla murata, ad aspettare. Non gli era mai piaciuto vedere la gente che stava male, per di più qualcuno a cui voleva bene.

“e poi?” chiese Sara a bassa voce.

“riesco a camminare e faccio quasi tutto come prima, ma devo tenere il corsetto strettissimo e mi fa male da morire, ma almeno sono viva …” rispose Amy. Tese una mano a Anne: “fammi alzare.”

Anne la fissò male, poi, insieme riuscirono a portarla in piedi. Un’ora dopo era come prima, e Anne aveva sfilato il pezzo di legno dal corsetto.

Reggendosi una sull’altra, uscirono barcollando.

Ed si avvicinò con le braccia allargate. Amy si liberò e gli corse incontro paonazza.

La prese tra le sue braccia e le sussurrò alcune parole all’orecchio.

Amy si voltò e parlò a voce alta. “non voglio più parlare di questo.” Disse. “dimentichiamo tutto.”

Ed allora le fece i complimenti per lo scontro. Poi si rivolse a Sara, tenendo la sognante Amy per la vita: “allora? Signorina Jones? Niente male per un tiratore, direi!”

Sara annuì, alzando le spalle. “si, niente, male, ma io non ero in forma!”

Amy ormai era abituata a cose del genere e piuttosto che pensarci preferì sistemarsi i capelli con cura maniacale.

“sempre modesta tu!” commentò ancora il ragazzo.

Sara di tutta risposta gli sussurrò: “pirata!” Infine aggiunse: “ma tanto come tiratrice sono molto meglio io! E lo sai!” rise e anche gli altri.

“sono stata brava, Sara?” chiese Amy. Sapeva la risposta, o almeno ci sperava, ma in fondo le piaceva che continuassero a farle complimenti.

Sara la guardò stancamente e mugugnò.

“era un sì?” domandò Amy petulante.

Sara borbottò un sì, ma aggiunse ancora che non era in forma.

“non è vero!” disse Amy

“che ne sai?”

“ti vedo. Stai benissimo. Mi hai fatto anche svenire.”

“è ovvio, Amy” sorrise Sara “è una gran faticaccia continuare a pensare sempre ai propri capelli!”

“non è vero!” urlò la ragazza.

“ma è sempre così?” chiese Sara a Anne con un sorriso molto ampio.

Anne alzò le spalle.

“se ti trovi in battaglia non puoi sempre sistemarti ogni singolo capello … e poi non ti serve che durante un duello la tua chioma sia a posto” spiegò Sara imitando Amy con le dita sempre in testa.

Amy mugugnò. “hai ragione. Forse mi danno un po’ fastidio” ammise giocando con una ciocca.

Sara fece spallucce: “tagliali. Ti avrò anche fatto svenire, ma ho vinto lo stesso. Ti ho disarmata.”

“Non ci penso nemmeno!!” urlò Amy e, tornata in cabina, cadde in un sonno profondo.




Ciao!!!
Ormai non so più come ringraziare i miei fan (mi piace chiamarvi così, ahah): Nemesis 18 , cabol e Hivy...
GRAZIEEEE!!!
Nemesis 18: grazie dei consigli sull'atmosfera, ma ho scritto la maggior parte del capitolo dal punto di vista di Amy, praticamente non ho nemmeno pensato agli altri pirati! ... un po' come ha fatto lei! comunque ottima idea... e grazie dei complimenti!
cabol: grazie mille per i colpimenti, mi fa tantissimo piacere sapere che i miei personaggi ti piacciono... grazie mille!!
Hivy: non sai quanto sono contenta che finalmente le ragazze ti stanno un po' (proprio un po') più simpatiche, e sono contenta anche che finalmente la smettano di pensare!!
ho sistemato gli errori che mi avete fatto notare, grazie; siete sempre così attenti!!
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
grazie ancora,
ciaooo =)
                          Archer
  
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