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Autore: Ale Kanou    27/09/2005    6 recensioni
“Da cosa sei scappata?” le chiese lui. Sanae per un attimo non rispose poi, guardando diritto davanti a sé aggiunse a bassa voce “Dai fantasmi del passato…”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 27: Anime solitarie


Sanae guardava fuori dalla finestra il buio della notte.

Il suo viso era una maschera impassibile; non riusciva neanche più a piangere…aveva pianto fin troppo in quei giorni…per lei, per Tsubasa, per Karl.

Se solo fosse riuscita a sfogarsi un po’, forse quel terribile malessere che aveva in fondo al cuore avrebbe trovato un po’ di sollievo…e invece le sue lacrime sembravano essersi prosciugate, come le sue emozioni.

Il giorno dopo la serata al club era partita: aveva noleggiato una macchina ed aveva intrapreso quel viaggio, senza avere una meta precisa.

Aveva deciso di allontanarsi per cercare di riordinare le sue idee, lontano da tutto e da tutti come già aveva fatto quattro anni prima, quando se n’era andata per ritrovare sé stessa, dopo che aveva rischiato di perdersi per sempre.

In quei giorni aveva percorso centinaia di chilometri e visitato molti luoghi, riuscendo in alcuni momenti a liberare un po’ la mente da tutti i pensieri tristi che la riempivano; ma quando scendeva la sera, la tristezza si impadroniva di nuovo del suo cuore e la sua mancanza si faceva insopportabile.

Il suo volto, il suo sorriso, i suoi occhi… le mancava tutto di lui.

Con lui aveva riscoperto l’amore o meglio aveva scoperto il vero amore: non quello fatto di illusioni e sogni adolescenziali, ma un sentimento travolgente, più maturo e concreto, dolce e passionale allo stesso tempo.

A lui aveva dato il primo bacio, con lui aveva scambiato le prime tenerezze che ben presto le avevano fatto scoprire sensazioni nuove e inimmaginabili.

Chiuse gli occhi per un momento ripensando a tutti i momenti magici trascorsi con lui in quei mesi: alle discussioni interminabili per decidere il tipo di film da guardare in televisione o la pizza da ordinare per cena; alle telefonate senza fine che si scambiavano quando lui era in trasferta; alle serate passate sul divano dei loro appartamenti abbracciati a parlare; ai baci e ai contatti tra loro che con il tempo si erano fatti sempre più audaci…quante volte anche se controvoglia si erano dovuti fermare pur desiderando entrambi di andare oltre…quante volte lei si era ritrovata a immaginare e a desiderare con timore di stare con lui in “modo completo”.

Di nuovo il ricordo della loro lite al club si fece largo nella sua mente.

Gli aveva detto che non avrebbe mai amato nessun altro come Tsubasa…ed era vero…mai più nella sua vita avrebbe permesso ad un sentimento di portarla al punto in cui era arrivata con lui…ne era sicura.

Ma se da un lato era certa di questo, dall’altro si era convinta che fosse possibile amare comunque una persona, senza correre il rischio di perdersi necessariamente in questo amore…e questo lo aveva scoperto stando con lui.

Lo amava, lo amava davvero…ma non di un amore morboso, ma di un amore semplice, puro, senza pretese e illusioni.

Ma lui poteva amare una persona come lei? Perché mai uno come lui avrebbe dovuto perdere tempo con una ragazza che aveva avuto un’infinità di problemi nella sua vita e che per tanto tempo glieli aveva tenuti nascosti?

Appoggiò la testa alla finestra e sospirò: perché invece di gridargli con rabbia tutta la verità su Tsubasa, non gli aveva urlato tutto il suo amore?

Ecco perché stava così male…quello era il suo più grande rimpianto…non avergli detto la verità sui suoi sentimenti: ancora una volta la paura l’aveva bloccata e non era riuscita a rivelare quello che il suo cuore nascondeva da tempo.

Serrò le dita intorno alle tende della finestra e in un attimo decise quello che aveva rimandato per giorni: voleva vederlo, doveva vederlo…doveva dirgli quello che lei provava per lui o per lo meno provarci ancora un’ultima volta…in fondo ormai non aveva più nulla da perdere.

Raccolse tutta la sua roba e dopo aver pagato alla reception, abbandonò l’albergo pronta a ritornare ad Amburgo quella sera stessa.



Karl, seduto sul divano di casa sua, alzò la testa verso l’amico senza rispondere.

“Karl non hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho detto!” disse esasperato Wakabayashi.

Dopo un attimo di silenzio lui gli rispose asciutto “Sì ti ho ascoltato Genzo…e francamente non me ne frega un cazzo di quello che dice il Mister…”

“Ma sono due settimane che non ti fai vedere…” obiettò il portiere.

Il capitano tedesco sospirò e si prese la testa tra le mani: come poteva pensare agli allenamenti o al campionato in quel momento?

Si sentiva a pezzi, completamente svuotato e l’unico pensiero fisso che aveva era lei.

La amava disperatamente, la amava più di ogni cosa, ma a causa del suo stupido orgoglio e della sua gelosia, aveva rovinato tutto.

Le aveva detto delle cose orribili al Club, senza preoccuparsi di stare a sentire cosa lei avesse da dirgli.

Come aveva potuto? Come aveva potuto allontanare da lui la persona che amava come mai nessun’altra in tutta la sua vita?

E da giorni non aveva sue notizie: lei se ne era andata senza dire niente e senza dargli la possibilità di parlarle e chiederle perdono.

Sentì l’angoscia attanagliargli ancora una volta il cuore, mentre si trovò a desiderare con tutto sé stesso di riaverla lì al suo fianco, per poterle gridare tutto il suo amore disperato.

Genzo guardò l’amico affranto, senza riuscire a dire altro. Sapeva benissimo come si sentiva: anche lui anni prima aveva provato la stessa angoscia quando lei se ne era andata senza dirgli niente, con la differenza che Karl era perdutamente innamorato di lei.

Nemmeno lui sapeva dove Sanae avesse deciso di andare, ma aveva la certezza che stesse bene e capiva perfettamente il motivo che l’aveva spinta ad allontanarsi per qualche tempo.

Tutte le incomprensioni di quei giorni avevano impedito a quei due di parlarsi francamente e dichiararsi finalmente l’evidente amore reciproco che provavano.

Stava per aprire bocca quando improvvisamente suonò il campanello dell’appartamento.

“Non voglio vedere nessuno…” disse secco Karl rivolto a lui, senza alzare neanche la testa.

Genzo sospirando lo lasciò nel salone per andare ad aprire la porta.



Sanae, nervosissima, arrivò davanti al lussuoso edificio dove abitava il capitano tedesco. Il portinaio all’ingresso riconoscendola, non disse nulla quando la vide entrare e prendere l’ascensore per salire all’appartamento di Karl.

Mille dubbi la assalirono mentre arrivava all’ultimo piano.

E se lui non fosse stato disposto ad ascoltarla? O peggio se dopo averla ascoltata, le avesse detto che si era accorto che per lui la loro storia non aveva più senso?

L’immagine della ragazza bionda al bar del Club si insinuò nella sua mente: magari lui in quel momento era con lei.

Quando le porte dell’ascensore si aprirono rimase per un attimo ferma e indecisa sul da farsi.

Tentando di scacciare l’angoscia dovuta a quei pensieri, si fece però coraggio e avvicinandosi a quella porta che conosceva bene, con il cuore in gola suonò il campanello.

Quando la porta si aprì e si trovò davanti Genzo non ebbe la forza di dire niente, limitandosi a sorridere mestamente all’amico.

Genzo immensamente sollevato di fronte a quella visita tanto inaspettata quanto insperata, rispose al suo sorriso e le disse “Vai da lui…ha bisogno di te Sanae…”

“E io ho bisogno di lui…” sussurrò lei emozionata e, dopo aver guardato il portiere andarsene con l’ascensore, entrò nell’appartamento e richiuse la porta.

Andò nel salone e lentamente si avvicinò al divano. Lo vide seduto con la testa tra le mani e un improvviso groppo le serrò la gola.

Riuscì solo a bisbigliare il suo nome “Karl…”

Sentendo quella voce, lui alzò lentamente la testa…e la vide in piedi davanti a lui: sentì il suo cuore decelerare per poi cominciare a battere all’impazzata.

“Sanae…” La voce gli uscì strozzata dalla gola, mentre d’impulso si alzò e la strinse a sé con tutta la forza che aveva.

Sanae con le lacrime agli occhi si abbandonò completamente tra le sue braccia mentre con la testa appoggiata al suo petto gli sussurrò “Mi dispiace Karl…”

Stringendola ancora di più, lui le rispose con voce che rivelava tutta l’angoscia di quei giorni “Credevo di averti persa per sempre…”

A quelle parole Sanae alzò il viso verso di lui e sorridendo tra le lacrime gli bisbigliò “No…”

In un attimo le loro bocche si ritrovarono unite in un bacio appassionato che racchiudeva tutta la loro disperazione, tutte le loro paure e soprattutto tutto il loro grande amore che ormai non poteva più essere tenuto nascosto.
  
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