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Prefazione
: questo capitolo e tutto il suo
contenuto sono tutta opera mia
“Hogwarts, la
scuola in cui la magia domina in
ogni solitario corridoio, in ogni piccola fessura, in ogni singola
creatura. I
fiori sembrano stregati di occulta bellezza, ogni singolo petalo sembra
regnare
su una storia ancora da narrare; ogni singolo raggio di sole sembra
portare con
se un nuovo e sconosciuto incanto. Il castello narra storie, piccoli e
irrisolti
indovinelli di cui un mago ignora un possibile, mai scoperto, mistero.
La
bellezza delle stelle notturne è accentuata se la si sa
vedere dalla giusta
torre e dal giusto accostamento dello spirito che le guarda, da ogni
anima che
cerca in loro la sua musa…”
Eelis
Laidhopeinen in “La Magia e
l’Incanto di Hogwarts”.
Anelma, dopo
le lezioni pomeridiane, rilesse un piccolo paragrafo del libro
di suo padre. Molte volte si chiedeva se lui avesse avuto la
possibilità di
vivere di persona certe emozioni o se avesse tentato di indovinare, ma
lei
sapeva che suo padre nei suoi scritti non narrava se prima non aveva
provato le
emozioni su se stesso. Anelma non aveva mai letto la fine di quel
libro, aveva
paura che dei brutti ma altrettanti bei ricordi le ritornassero alla
mente ma
sapeva in cuor suo che un giorno l’avrebbe finalmente
completato, ora però no,
non voleva, non si sentiva pronta per quelle nuove emozioni, si sarebbe
basata
sui pochi capitoli che aveva letto di cui ogni tanto leggeva i
paragrafi che
l’avevano colpita di più; senza mai superare la
soglia ancora da scoprire. Sin
da piccola era rimasta colpita da come suo padre dipingeva le stelle ed
il
cielo notturno: voleva provare quelle sensazioni e voleva capire se in
qualche
modo suo padre Eelis abbia potuto prendere ispirazione da loro.
Seguendo i
messaggi nel suo scritto, probabilmente la torre
“giusta” era la torre di
astronomia, non ne era sicura, poiché suo padre era un tipo
un po’ criptico e
lo erano anche i suoi scritti, da quel che sapeva poteva benissimo
trattarsi di
un’altra torre… chi lo capiva Eelis? Anelma
sorrise tra se e se. Si ricordava
che anche sua madre Kanerva lo riprendeva per il suo modo misterioso di
definire qualsiasi cosa e lui le rispondeva “è
per questo che ti sei innamorata di me, tesoro”.
Senza ombra di
dubbio la sua era una famiglia felice, raramente c’era un
diverbio. Ricordava
quando ridevano assieme, quanto si sentiva felice e spensierata. Ma era
solo
una bambina era normale
essere
spensierata, a volte si interrogava su come potesse essere stata al sua
vita se
Voldemort non li avesse uccisi; ma è inutile piangere su un
futuro celato solo
in un utopia: Eelis e Kanerva se n’erano andati e di certo
non sarebbero
tornati più da lei o dalla piccola Anelma. “È
stata un’infanzia molto dura”
pensò alzandosi dalla poltrona nella sua
stanza, posando il libro sulla scrivania.
Voleva
chiedere a Silente un cosa molto importante e sperava acconsentisse,
quindi si diresse verso la presidenza. Chiuse la porta alle sue spalle
e
percorse il corridoio che portava al piano terra, si guardò
intorno e notò che
quel piano era pieno di fantasmi che chiacchieravano tra di loro e con
i
ragazzi, uno strano poltergeist che si divertiva a disturbare con
scherzi di
cattivo gusto e alunni che si divertivano, finché i
professori non avrebbero
iniziato a dare loro numerose pergamene di compiti. Salì le
scale e proseguì
verso la presidenza. Arrivata davanti l’enorme statua
esclamò la parola
d’ordine
-Felix
Felicis!- e l’enorme gargoille di pietra le mostrò
le scale che
aveva percorso il giorno del colloquio.
Si
avvicinò alla porta ma si bloccò; c’era
una discussione in atto ma
poteva chiaramente distinguere le voci di Severus e del preside.
-No,
preside, non sono d’accordo con lei- stava dicendo Severus
cercando di
mantenere la calma.
-Severus,
non cambio opinioni su persone e tantomeno sui docenti che sono
in questa scuola, sono tutti meritevoli del proprio titolo. Il fatto
che abbia
scelto Anelma come tua assistente non è per una possibile
poca fiducia che tu credi
io abbia in te-
Ci fu un
attimo di silenzio.
-Preside,
con tutto rispetto, ma ho dei compiti da preparare per
domani-disse sbrigativo Severus ad un tratto.
-Vai,
Severus, ma ricordati le mie parole-
La porta
dell’ufficio si aprì e ne uscì Severus
Piton, non si accorse di
lei ma appena chiuse la porta rivolse ad Anelma un’occhiata
indescrivibile.
-Origliavi?-
chiese insospettito e vagamente disgustato.
-No.
Aspettavo per parlare con il preside- rispose indifferente. Ma gli
aveva mentito: aveva sentito la fine della loro discussione e Piton lo
sapeva
quindi non parve bersi la risposta dell’assistente. Il
professore di Pozioni
sbuffò e si apprestò a percorrere le scale.
-Buongiorno
Professore- disse Anelma. Perché non poteva avere un
rapporto
normale con un collega? Comunque bussò alla porta della
presidenza e dal suo
interno la voce del preside le diede il permesso di entrare.
-Buongiorno
Anelma- la salutò il preside
-Buongiorno
preside- sorrise la ragazza.
-Volevi
chiedermi qualcosa?- chiese gioviale.
-Si
professore, volevo porle due domande importanti. Prima di tutto volevo
chiederle se le aule sono accessibili durante la notte-
-Si Anelma
sono accessibili, l’importante è che non ti faccia
scoprire.
Questo dettaglio ovviamente è riservato agli alunni, ma ai
docenti è permesso-
Anelma
sorrise. Le piaceva il carattere di Albus, la metteva a suo agio.
-Grazie
preside. Ora, la cosa più importante che volevo chiederle
era se
per caso mio padre abbia mai soggiornato qui in questa scuola-chiese
tesa.
-Ti
riferisci ad Eelis? Si, stava scrivendo un libro su Hogwarts e
l’abbiamo ospitato per un intero anno scolastico. Purtroppo
non sono mai
riuscito a leggere il suo libro poiché l’unica
versione esistente è in lingua
Finlandese ed io, purtroppo, non lo parlo. Mi disse che stava lavorando
alla
trascrizione del libro in Inglese ma purtroppo non è
riuscito a
pubblicarlo.-concluse con un’aria triste.
-Si lo so
preside. Morì in quel periodo ma se vuole le presto il libro
tradotto, io non l’ho mai finito e la prego di non lasciarsi
sfuggire nulla-
-Certo
Anelma! Te ne sarei molto grato così saprò cosa
scrisse su questa
misteriosa Hogwarts- le sorrise Albus
-Può
dirmi altro su mio padre?-
-Non lo
conoscevo molto ma era una grande persona. Mi raccontava sempre di
te e di tua madre-
-Mi ha
voluto nel corpo docenti perché ero sua figlia?-
-No, Anelma,
hai molto talento e non potevo rifiutare-
-Preside
devo chiederle una cosa riguardo mio padre-chiese lentamente
guardando il preside.
-Se posso
risponderti-rispose Silente rispondendo al suo sguardo
-Perché
è stato ucciso?-
-Anelma,
c’è un momento per ogni risposta. Con il tempo ti
dirò tutti i
suoi segreti, lui mi ha chiesto di non nasconderti nulla-
-nascondere?-
-Si, Anelma.
Ma stai tranquilla, ti dirò tutto-
-Grazie
signor Preside. Ora vado, le porto immediatamente il libro-
-Grazie
Anelma-le sorrise cordiale.
Mentre
camminava per i lunghi corridoi continuava a pensare a ciò
che il
preside le aveva detto. Lui sapeva la verità, sapeva
ciò che lei non riusciva a
capire . Ma perché suo padre si era confidato con lui? Forse
per lo stesso
motivo di Anelma. Comunque decise di aspettare il giorno in cui il
preside
avrebbe ritenuto opportuno rilevarle i segreti di suo padre. Adesso
voleva
essere lei utile a Silente portandogli quel libro.
Ritornò
dunque dal preside e gli porse il libro,
-Grazie
Anelma, lo custodirò con cura- disse il preside con un
sorriso.
-Ne sono
sicura, so che è in buone mani preside-
Lui le
sorrise.
-Arrivederci
preside- disse avviandosi verso la porta. Quante cose avrebbe
voluto chiedergli adesso che aveva scoperto che suo padre e Silente si
erano
conosciuti, ma voleva aspettare. Con il tempo Silente le avrebbe detto
tutti i
segreti.
-Anelma- la
richiamò il preside –c’è
qualcosa che desideri dirmi?-
-No signore-
-Allora
arrivederci- le disse con il suo solito sorriso.
“c’è
qualcosa che desideri
dirmi?” ma come
aveva fatto? Sperava
ardentemente che non si fosse aggrappato all’occlumanzia ma
non era da Silente.
Con questo
pensiero si diresse verso il cortile con l’intenzione di
esplorare un po’ il castello. Camminava tranquillamente e da
lontano notò Piton
che si stava dirigendo nei sotterranei molto probabilmente per
preparare i
compiti di cui parlava in presidenza. Anche se il suo modo di
comportarsi con
Anelma non era così molto ricco di rispetto, voleva cercare
di salvare qualche
cosa. Accelerando la camminata cercò di raggiungerlo ma lui
entrò nel suo
studio nel giusto instante in cui Anelma finì
di percorrere la scalinata. Voleva fare
qualcosa di utile per il
professore anche se era quasi certa che lui non avrebbe accettato ma
voleva
tentare comunque. Si stava avvicinando alla porta quando questa si
aprì
all’improvviso.
-Cosa vuole
signorina Laidhopeinen?- chiese indifferente il professore
-Mi chiedevo
professore, se aveva bisogno di una mano- rispose stupita
-No, posso
farcela benissimo da solo- dicendo così chiuse la porta
lasciando la ragazza fuori.
“Volevo
solo essere gentile”
pensò.
***
Durante la
cena Anelma scambiò qualche parole con altri colleghi e
parlarono un po’ del loro ruolo nella scuola. La ragazza notò il
comportamento di Piton cui non aveva
proferito parola, si era limitato solo a guardare gli altri docenti.
Non aveva
nemmeno tentato di litigare con lei e ciò le sembrava
strano, che stesse cercando di cambiare? Non sperava in un cambiamento
in un giorno,
qualche cosa lo aveva fatto pensare o riflettere. Anche la corta
conversazione
avuta con lui quello stesso pomeriggio le era sembrata alquanto strana.
Non le
aveva risposto con odio o con il suo solito disprezzo ma per una volta,
in quel
poco tempo che era li ad Hogwarts, l’aveva trattata con
indifferenza e ad
Anelma andava più che bene.
La ragazza
stava passeggiando per i corridoi con una meta precisa: la torre
di astronomia. Voleva accertarsi che fosse quella la tanto sognata
torre del
padre. Aprì la porta e si ritrovò in stanza
rotonda con le pareti ricoperte di
cartelloni raffiguranti le costellazioni e i pianeti del sistema
solare. Si
soffermò a leggere un cartellone riguardante i pianeti
“I
pianeti del
sistema solare sono otto: in ordine di distanza dal Sole si tratta di
Mercurio,
Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno (conosciuti fin
dall'antichità), Urano
(scoperto nel 1781) e Nettuno (scoperto nel 1846)…
Distolse lo sguardo e
ammirò il soffitto rimanendo
a bocca aperta. Era stato applicato lo stesso incantesimo usato nella
sala
grande: il soffitto raffigurava il cielo notturno ed era come se non
esistesse
il tetto sopra la sua testa. Guardò quelle stelle che suo
padre definiva “muse”
e vide la Luna, dea della notte. Era senza ombra di dubbio il
più bello
spettacolo che avesse mai visto, capì subito che questa era
la torre di cui
parlava Eelis.
-Anelma,
sapevo di trovarti qui- disse il preside alle sue spalle.
-Preside-
esclamò sorpresa
-Sono
arrivato a leggere della torre di astronomia, ho pensato che tu
volessi vedere il paesaggio di cui tuo padre si era innamorato-
-Si preside
è bellissimo-
-Voglio
farti vedere una cosa che mostrai anche ad Eelis di cui rimase a
bocca aperta-
A quel punto
Albus Silente mosse la bacchetta e pareti, sedie, banchi e
mobili scomparirono e tutta la stanza si trasformò in cielo.
Lei rimase a bocca
aperta, quel cielo blu intenso era bellissimo e lei…lei era
circondata da
stelle
-È
spettacolare- sussurrò la ragazza.
-Anche lui
lo disse-
-Ma siamo
nello spazio?-
-No, Anelma,
siamo nella torre di astronomia. Ho solo fatto un incantesimo
ed ho proiettato tutto il cielo in questa stanza-
-Magnifico!-
esclamò lei
-È
un magnifico
incantesimo, vero?
Ho potenziato l’incantesimo proiettante così che
assomigliasse allo spazio-
-Bellissimo!-
-Eelis aveva
una gran bella mente- disse Silente
-Come?-
Anelma spostò lo sguardo dal grande cielo al volto del
preside
-Sai cosa mi
diceva di te? Mi diceva che eri una bambina diversa da tutte le
altre. Lui credeva che tu saresti stata un ottimo successore della
famiglia
Laidhopeinen-
-Si- disse
distratta. Stava pensando al suo passato, suo padre non
l’avrebbe mai definita così grande se avesse
saputo cosa aveva tentato di fare.
-Diamine ma
dove avevo la testa- sussurrò la ragazza stringendo i pugni,
sconfitta
-Anelma, va
tutto bene?- chiese Silente con tono greve
-Vorrei
poter ricominciare tutto da capo-
-Cos’è
successo?-
-Preside,
con tutto il rispetto preferisco non ricordare ora. Gliene
parlerò
più avanti, ora se vuole scusarmi devo andare - disse
tristemente tentando di
trattenere le lacrime. Il preside mosse la bacchetta e tutta la stanza,
eccetto
il soffitto, tornarono normali.
-Come
desideri Anelma, ti auguro una buonanotte-
-Anche a lei
preside- rispose con un sorriso forzato per poi dirigersi
verso la sua stanza.
Aveva
bisogno di rilassarsi poiché la giornata era stata molto
strana e
piena di ricordi.
Aprì
l’acqua della vasca e la fece riempire quasi fino
all’orlo per poi
aggiungere oli e Sali profumati. Lentamente si svestì e si
immerse. Iniziò ad
insaponarsi lasciandosi cullare dall’acqua, dopo poco si
distese e poco a poco
scivolò fino a coprire completamente il collo. Chiuse gli
occhi, non voleva
ricordare ancora cose passate, voleva pensare al suo presente, era
decisa a
creare un rapporto da docente a docente con il professor Piton. Di lui
sapeva
solo il nome e lui di lei aveva le stesse informazioni e non aveva
nessun
proposito a scoprirne altre, forse ancora lo infastidiva la scelta di
Silente o
forse era lei che non gli andava molto a genio. Anelma non gli aveva
fatto
nulla gli aveva solo risposto a tono, poteva
essere accusata solo per quello.
-mah-
sussurrò tra se e se.
Il bagno le
aveva fatto molto bene, ora era rilassata e pronta a scrivere
una nuova pagina di diario e, quindi, a trascrivere i suoi ricordi di
quei due
giorni passati ad Hogwarts.
02/09
“Caro
Diario,
questi due
giorni sono passati in
fretta. Qui ad Hogwarts è tutto così diverso e
stupendo, ho conosciuto molti
dei miei colleghi: la professoressa McGranitt, il professor Vitius, la
professoressa Sprite e tutti gli altri. Mi ha colpito molto il
professor
Severus Piton, il professore di cui faccio l’assistente, e
che mi ha dato filo
da torcere in questi giorni. Dovrò provare a conquistarlo in
qualche modo,
anche se Silente mi ha spiegato il perché del suo
comportamento. Mi ha detto
che Severus si sente sottovalutato e non riesce a capacitarsi del ruolo
dato a
me. Bha. non so che dire. Stamattina ho fatto un discorso con il
preside in
riva al lago, non avevo mai parlato con nessuno in questo modo. Mi ha
detto che
conosceva mio padre e che mi avrebbe detto i suoi segreti ma
chissà cosa sta
aspettando e cosa mi sta nascondendo. Comunque come primo giorno di
lezione è
andato bene. Dopo cena ho voluto andare alla torre di astronomia per
provare le
emozioni scritte
nel libro di mio padre
e devo dire che sono rimasta a bocca aperta, è veramente un
luogo stupendo. Ad
un tratto è arrivato Silente che ha reso ancora
più speciale il momento
trasformando tutte le pareti in cielo, pavimento compreso. Sembrava di
volare
nello spazio, è stato veramente emozionante. Domani ho la
mattinata libera ma
devo comunque riposare, oggi è stata una giornata dura.
Buonanotte a domani”
***
La mattina
seguente Anelma si svegliò di buonora e andò a
fare colazione.
Nella sala grande c’erano quasi tutti professori e pochi
alunni, questo dovuto
dal fatto che era ancora troppo presto. Si sedette al suo posto ma
Piton non
c’era, voleva fare una chiacchierata con lui e chiese alla Mc
Granitt
-Professoressa,
mi scusi, dov’è il professore Piton?-
-Lui ha
già mangiato ed è tornato al suo studio, era
molto pensieroso oggi-
-La
ringrazio-
Così
inizio a servirsi del cibo e quindi a mangiare.
Quando ebbe
finito si diresse verso il suo studio, ma prima doveva fermarsi
da Severus, era bene chiarire una volta per tutte. Bussò
alla porta ed attese
che qualcuno la aprisse.
-ah…
sei tu- rispose il professore dopo aver aperto
-professore
vorrei parlarle-
-non ho
tempo ora- rispose seccato
-è
una cosa importante-
Lui la
guardò ed era intento a chiudere la porta quando Anelma lo
fermò.
-adesso non
le permetterò di scappare come ha già fatto. Che
lei lo voglia
o no le dirò tutto e lei mi ascolterà. Non so e
nemmeno mi interessa da dove
sia nato tutto quest’odio verso di me, ma bene o male dovremo
continuare ad
essere colleghi e quindi dovremo collaborare, magari ora no ma in un
futuro sì.
Ora mi dica, se non è troppo codardo per farlo, ha
intenzione di continuare a
trattarmi in questo modo?-
Lui la
guardò fissa negli occhi, la parola
“codardo” aveva scatenato in lui
una grande rabbia.
Sì.
Severus Piton le avrebbe risposto, ma le sue parole furono bloccate da
qualcosa nello sguardo di Anelma, nei suoi occhi una strana luce e
subito il
professore sembrava apparire sconcertato.
-Non ho
tempo di risponderti- disse meravigliato e chiuse la porta. Severus
Piton rimase immobile davanti alla porta chiusa dandole le spalle.
-Com’è
possibile?- sussurrò tra se e se guardandosi
l’avambraccio sinistro
scoperto.
“È
impossibile”
pensò Severus. Come poteva avere
quegli occhi? [2]
c'è qualcosa che desideri dirmi? mi è sempre piaciuto quando Silente lo chiedeva ed ho voluto rimetterlo anche qui.