“Non
credo dovresti andare.”
Si voltò verso Aster mentre
sfilava il vestito per guardare nell'armadio, sospirando poco
dopo.
“Posso farci poco. Se non andassi sarebbe un'aperta
sfida e non voglio danneggiare la situazione più di quanto già
lo sia”, ribattè la donna, afferrando una gonna nera e
corta ed indossandola, cercando qualcosa con cui abbinarla. No, non
stava cercando di essere elegante per lui.
Assolutamente. Era solo... buona educazione. Solo quella.
“Non
si è fatto vedere per anni, non può aspettare?”
ribattè il fratello, decisamente nervoso, sciogliendo la
cravatta con gesti secchi e poco controllati. Lamia si fermo, una
canottiera in mano, girandosi per guardarlo; si avvicinò
lentamente, finendo di togliergli la camicia, slacciando i bottoncini
scuri. Lo strattonò appena verso di sé, sollevando gli
occhi viola e sorridendo per rassicurarlo, avvicinandosi per un bacio
breve.
“Stai tranquillo. Andrà tutto bene. Ti
ricordi chi siamo, mh?” sussurrò, aspettando una sua
conferma, un mormorio, per allontanarsi. Le labbra si piegarono verso
l'alto in un sorriso sincero e sfumato di dolcezza che solo a lui
concedeva – escludendo il resto del mondo, lasciandosi andare,
prigioniera di quel rapporto che li legava per l'eternità.
“Ed
ora dimmi: quale delle due?”
Aster osservò
attentamente le due magliette, prima di indicare quella a sinistra –
copriva di più.
E più copriva, meglio era.
((
I
feel you drawing near
And I will show no fear
no pleasure be
denied me
A hunger grows inside me ))
Le
labbra affondarono in quelle del vampiro, voraci, prede di una fame
insana e violenta che non poteva essere fermata; una mano di Kaname
scivolò alla base della schiena di Zero, spingendolo contro di
sé, scontrando il bacino con il suo, sfregando le loro
erezioni, difficili da nascondere. L'Hunter mugulò nel bacio,
rabbrividendo, senza sapere perchè lo stesse facendo, senza
sapere nulla di ciò che accadeva attorno – sapeva solo
che era... Dio, era così piacevole, così...
Ne
voleva ancora. Ne voleva sempre di più.
Per ogni bacio, ne
desiderava un altro. Per ogni carezza, ne chiedeva una successiva. Il
suo corpo fremeva incontrollato, percorso da una scarica elettrica,
le dita serrate sulle spalle del purosangue, una mano alzata per
affondare tra i capelli scuri di quest'ultimo, il viso premuto contro
il suo – bocca contro bocca, lingua contro lingua, zanne denti
sangue ed un piacere che fa vibrare l'anima,
sbriciolandola.
“Zero...”
Un sussurro basso,
leggero, la voce roca e ferale, quella di un animale che non vede
l'ora di divorare la propria preda, di assaggiarla, di...
Peccato
che il tutto si infranse quando le mani del purosangue scesero ancora
più in basso, serrandosi sul fondoschiena dell'Hunter,
strattonandolo per averlo maggiormente vicino, l'eccitazione pulsante
a contatto con la carne del ragazzo dai capelli chiari.
“Cosa..
Kuran!” esclamò, ritraendosi all'improvviso, sfuggendo
alla bloodlust che comunque non si era arresa e continuava a tentarlo
– a tentarlo di toccare il purosangue, di annegare in lui e
nella sua voce, nelle sue carezze, nel suo abbraccio.
Kaname
sibilò qualcosa sottovoce infastidito dall'interruzione e per
un attimo provò l'istinto di costringere l'altro a tornargli
vicino, ma si trattenne e si limitò a fissarlo apparentemente
tranquillo; il freddo, stoico ed elegante Kaname Kuran.
“Perchè
ti sei allontanato?” domandò imperturbabile, come se non
fosse accaduto nulla, come se davvero non capisse il motivo di quel
gesto. Stavano così bene prima, a Zero certo non sembrava
dispiacere ciò che stavano facendo.
Il Level D arrossì
all'improvviso diventando simile ad un semaforo acceso, completamente
in imbarazzo a quella domanda. No, davvero. Che razza di domanda era
?
“Perchè stavi... stavamo...”, balbettò
qualcosa di incoerente, senza riuscire a spiegarlo. Stavamo facendo
cosa, Kiryuu ?
“Ti stavo baciando e tu stavi baciando me,
Zero. E ti piaceva.”
Il fruscio morbido della voce di Kaname
lo fece rabbrividire, l'erezione nei suoi pantaloni divenne più
forte e dolorosa, incatenata. Era come una carezza, come un bacio,
come il sussurro di un amante all'orecchio. E tutto solo con la voce,
maledetto purosangue. Lo odiava per quello che gli faceva, per le
sensazioni che gli causava, per i sentimenti che gli scatenava
dentro.
Ma era colpa della bloodlust, solo di quella. Solo della
bloodlust.
Credici,
Zero. Dillo ancora.
“Era
solo per la bloodlust! Non per altro!”, ringhiò
l'Hunter, riuscendo finalmente ad alzarsi da Kaname scostandosi da
lui, solo perchè l'altro glielo aveva permesso. In caso
contrario, avrebbe potuto tenerlo intrappolato tra le sue braccia
ancora per molto, molto tempo.
Gli occhi rossastri, di quel
particolare colore caldo ed invitante, lo scrutarono a fondo,
sondando la sua anima, divorandola; vedevano ogni cosa, ogni
pensiero, ogni desiderio. Non disse nulla, Kaname Kuran. Rimase in
silenzio, sospirando ed annuendo.
“Come vuoi, Kiryuu. Torna
in camera tua, allora”, concesse con un leggero sorriso sulle
labbra, un gesto che rese, incredibilmente, ancora meno umano quel
viso troppo perfetto e troppo bello – così bello che
pareva dipinto da una mano non umana.
Zero esitò,
nonostante tutto. Lo guardò senza aprire bocca, senza
protestare, semplicemente perchè non sapeva cosa dire; annuì
e basta, distogliendo rapidamente lo sguardo color lavanda e
voltandosi per uscire da quella stanza e chiuderla alle sue
spalle.
Sperando che, in questo modo, anche i suoi sentimenti e le
sue emozioni venissero chiusi da qualche parte.
((
You oughta know, tonight is the night to let it go,
Put on a show,
I wanna see how you lose control ))
Aveva
sperato che non venisse, che le avesse mentito o avesse pensato di
farle uno scherzo; tuttavia, quando avanzò nel giardino della
scuola, buio se non per qualche luce artificiale, seppe che non era
uno scherzo, perchè lui
era
già lì.
Provò l'impulso di scappare, di
voltarsi e tornare indietro e rifugiarsi tra le braccia del fratello,
dimenticando tutto e tutti, soprattutto quell'uomo. Resistette però,
respirando profondamente e raggiungendolo, allontanando qualsiasi
tipo di emozione. Quando lui si voltò, il viso della donna era
perfetto ed imperturbabile, una maschera fredda e di vetro; anche
guardando negli occhi viola come la Sfortuna era impossibile vedere
qualcosa.
Gli occhi blu del purosangue, invece, erano pieni di
vita, di una malizia che nel corso dei secoli non era mai scomparsa
ma anzi sembrava essersi accentuata. Sorrise vedendola, avvicinandosi
e studiandola fin nel minimo dettaglio.
Guardò i capelli
lunghi e scuri, lasciati sciolti fino ai fianchi snelli, gli occhi di
quella sfumatura particolare e la pelle candida, il volto dai tratti
piacevolmente mediterranei, esotici per qualcuno come lui; lo sguardo
scivolò oltre, sulle labbra piene e morbide, invitanti,
soffermandosi sul collo sottile e fragile, facile da spezzare, fino
all'incavo del seno. Si soffermò lì e poco oltre,
ricordando quella carne sotto le sue dita, sotto la sua bocca,
rammentando i canini penetrare con forza e violenza.
Lamia rimase
in silenzio, le braccia abbandonate lungo i fianchi, un animale di
razza che si fa esaminare in attesa di essere venduto o abbattuto.
Peccato che lui avesse già preso la sua decisione molto tempo
prima.
“Sono felice che tu sia venuta.”
Lo disse
all'improvviso spezzando il silenzio della notte, confondendo la voce
con i suoni della natura circostante; fu un mormorio che le accarezzò
la schiena, causandole una sensazione puramente fisica, come una
vestaglia di seta che lentamente cade a terra liberando il corpo.
Chiuse gli occhi respirando piano, cercando di ignorare quelle
sensazioni.
“Non posso fare diversamente quando è il
mio Master ad ordinarmelo”, ribattè con tono fermo e
chiaro, sorridendo persino. Il sorriso si spinse quando Kyrie si
avvicinò accarezzandole il viso, affondando le dita nella
chioma d'ebano. Chinò il volto verso il suo, respirando aria
fredda su questo.
“Non mi piacciono i capelli così
scuri. Non ti stanno bene.”
Si trattenne dal rispondere,
perchè la sua mente era impegnata a cercare di controllare il
proprio corpo, che per istinto voleva gettarsi tra le sue braccia e
riposare lì fino all'Apocalisse, per tutta l'eternità.
Maledetta bloodbound.
“Mi spiace, ma posso farci poco. Non
mi andava di tingerli e in questo modo nessuno ha capito nulla, per
ora”, rispose piano, ignorando il profumo del purosangue, così
vicino ed invitante...
Ricordava ancora il sapore del suo sangue,
la sensazione di quel liquido scuro che scorreva sulla lingua e in
gola, denso e morbido come velluto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per
assaggiarlo di nuovo. Per assaggiare lui
e
basta.
Dovette trattenere un gemito quando Kyrie si chinò
sul suo collo sfiorandolo con le labbra, con il respiro bollente,
giocando con la sua pelle trascurata per troppi attni; le dita del
vampiro caddero in basso, sulle sue braccia ed infine sui suoi polsi
afferrandoli, ma non per intrappolarla. Li sollevò piuttosto,
guardandoli, osservando le linee nere che ora, non più
nascoste dai bracciali o dalla stoffa, infestavano la carne bianca.
Li baciò piano, quasi con il timore di farle male.
“Fanno
male?” domandò in un soffio caldo ed invitante,
tipicamente suo – dopo tanti anni, ancora tremava quando lui
parlava, quando anche solo respirava. Si costrinse ad allontanarsi,
liberandosi dalla sua presa e recuperando il controllo di sé
stessa e dei propri sentimenti.
“Tu cosa credi? Mi
impediscono di essere ciò che sono. Mi impediscono di ottenere
ciò che voglio”, ringhiò frustrata, irata, un
lampo rossastro negli occhi d'ametista; il mostro insito dentro di
lei, l'odio, il rancora, la vendetta, tutto lottava per emergere, per
placare quella brama di sangue e carne. Era come un animale
intrappolato che ululava e si sporgeva per mordere chi aveva davanti,
in attesa di strappargli la pelle di dosso e divorarla.
L'altro
sospirò, senza dire nulla, forse ignorandola. Non era lì
per quello, in fondo.
“Hai deciso di schierarti con Kaname,
sebbene io sia contrario?” chiese, raffreddando il tono di
voce, riducendolo ad una sottile lastra di ghiaccio – Lamia
rabbrividì, ma cercò di non mostrarlo. Al contrario
rise, spostandosi di qualche passo per sgranchirsi le gambe.
“Ti
sei schierato con quelli solo per farmi un dispetto, Kyrie, lo sai
anche tu. Così come sai che è giusta la mia scelta. Ho
deciso di dare il mio appoggio a Kaname perchè è tempo
che la monarchia torni, in un modo o nell'altro. E' il suo destino
essere Re e lo sai, e soprattutto...”, gli occhi viola si
tinsero di un colore più chiaro, come era avvenuto tempo prima
durante la festa, le pupille si restrinsero, divenendo verticali; si
avvicinò al suo master, scariche elettriche tra le dita, un
potere che portava le nubi ad addensarsi sopra di loro. Si avvicinò
così tanto che i loro respiri si intrecciarono, gelidi e
brucianti, incatenati.
“...devono pagarla. Li ammazzerò
tutti, Kyrie. Come ammazzerò gli Hunters. Non ne resterà
uno vivo.”
Era agghiacciante il sorriso sulle sue labbra,
innocente nella sua follia, nella sua crudeltà – il
sorriso di chi ha perso tutto, persino la sanità mentale, di
chi si controlla a stento per evitare di uccidere chi gli è
vicino. Gli accarezzò il viso senza smettere di sorridere,
creando graffi sottili con le unghie affilate.
Per un attimo, il
purosangue, antico di millenni, si chiese dov'era finita la ragazzina
che aveva allevato, che aveva cresciuto con tanta cura; poi se lo
ricordò e l'allontanò da sé, cancellando quel
sorriso irritante e terrificante.
“Distruggerai te stessa.
Ma è una scelta tua, ormai non mi riguarda. Non mi riguarda
più, dopo ciò che hai fatto. Saremo nemici, se così
desideri...”
Lamia annuì, indietreggiando, voltandosi
per tornarsene in camera da suo fratello, decisa a dimenticare quella
sera, quell'incontro, quegli occhi. Decisa a dimenticare... lui, che
in quel momento, come tanti secoli prima, le faceva tremare il
cuore.
“Toglimi una curiosità, mia adorata. Come
speri di proteggere questi ragazzini... se non sei riuscita a
difendere neanche la tua stirpe ?”
Fu
un attimo. Un istante misero, una frazione di secondo – il
fulmine esplose nel cielo subito dopo quelle parole pronunciate con
sarcasmo ed ironia, pregne di veleno, il ruggito della vampira si
confuse con il tuono.
Presto, le sue dita furono serrate attorno
alla gola del purosangue, le unghie non più tali ma artigli, i
canini snudati e le pupille dilatate. Una bestia, non una
donna.
“Taci... Taci, tu, codardo traditore !”
Non
si curò nemmeno del sangue che veniva versato mentre affondava
quelle lame affilate nella sua pelle, non pensò neanche agli
altri, a chi avrebbe potuto sentire il profumo prezioso di Kyrie, che
ora rideva divertito, lasciandola sfogare, afferrandole i capelli
scuri per affondare le labbra nelle sue in un bacio veemente e
passionale, possessivo, ignorando le proteste della donna.
“Sei
come una bambina tra le mie mani, Lamia... se ti vuoi fare chiamare
così...”
“Ti ammazzo, Kyrie. Giuro che ti
ammazzo, tu come tutti gli altri, come tutti loro, sei come LORO!”
Furono quel grido pieno di disprezzo e l'energia potente che era
appena stata vomitata sulla scuola ad attirare non solo Aster, ma
anche Kaname e Zero e, sfortunatamente, molti altri. Le scariche
elettriche tra le dita della ragazza si gettarono sul terreno, pronte
a divorare la loro preda, gli occhi completamente rossi, privi di
qualsiasi controllo.
E l'avrebbe ucciso, ci sarebbe riuscita
davvero, almeno ferirlo...
...se solo qualcuno non l'avesse
fermata.
La morsa ferrea delle braccia di Kaname la tenne ferma,
impedendole di muoversi ancora, lottando per frenare i suoi tentativi
di fuga, il suo rancore, la sua sete d'omicidio.
Sotto la
pioggia, iniziata a cadere pochi istanti prima, Kyrie, il purosangue
dagli occhi blu, rideva. Rideva come un bambino crudele ed egoista,
come chi vuole solo causare dolore. E ancora una volta, c'era
riuscito.
“Tienila sotto controllo, Kaname... graffia, sai”,
ironizzò, con un ultimo sorriso, prima di scomparire,
inghiottito dalle ombre. Gli occhi color vino del principe lo
seguirono, le dita ancora serrate sulle braccia di Lamia.
“Calmati.
E' andato via, calmati. Vuoi scatenare un putiferio?” sibilò
al suo orecchio, tentando di placarla, sperando che Takuma riuscisse
ad evitare di far uscire gli altri membri della Night Class. La
pioggia li bagnava entrambi, incollando i loro vestiti al corpo,
infradiciandoli dalla testa ai piedi.
“Lo ammazzo... lo
ammazzo, li ammazzo tutti, lo ammazzo!!”
Gridava, ma non
attaccava, Lamia; e lentamente i suoi tentativi di ribellione
divennero più deboli, fino a quando, forse stanca, si arrese
al ragazzo dietro di sé. Ansimava, ansimava per la rabbia, per
l'odio, per il dolore – i polsi, le linee scure su di essi,
bruciavano come marchi a fuoco.
“Ssssh...”
La voce
di Kaname era un balsamo per la mente, per i sensi, era pura seta, la
carezza calda di una madre, il sussurro dolce di un amante pronto a
consolarlare. Chiuse gli occhi appoggiandosi a lui, recuperando il
respiro, prima che questo si spezzasse in un singhiozzo.
Chi ha
detto che la pioggia aiuta a non mostrare le lacrime è davvero
un idiota.
(( E so il male che sto per fare ma il furore in me è più forte della ragione ))
Quando
rientrarono bagnati come pulcini c'era la metà della Night
Class ad attenderli, tutti preparati per andare a dormire dato che
stava per sorgere l'alba. Kaname ignorò gli sguardi
scandalizzati dei suoi compagni quando lo videro gocciolante,
piuttosto lasciò andare Lamia che venne immediatamente
afferrata dal fratello e stretta al petto.
Gli occhi bicromi di
Aster lo cercarono, chiedendo spiegazioni al principe dei vampiri
che, per tutta risposta, scosse il capo; la gemella tremava tra le
sue braccia ma non per il freddo o per l'acqua, bensì per la
rabbia trattenuta.
“Va tutto bene, ci sono io ora...”,
mormorò piano contro di lei, sfiorandole la schiena per
placarla, nascondendola dagli altri, persino proteggendola.
Una
volta non ne avrebbe avuto bisogno. Una volta non avrebbe dovuto
farlo.
Una volta, una volta... era tutto così
diverso.
“Kaname – sama... “, mormorò
Ruka attirando la sua attenzione, porgendogli un panno per
asciugarsi; il ragazzo lo afferrò con un sorriso di
ringraziamento, passandolo sui capelli scuri e morbidi, voltandosi
solo quando sentì lo sguardo intenso di qualcuno su di sé.
Gli occhi viola ci Zero lo fissavano da un bel po', senza una
vera emozione o forse... o forse era preoccupazione, quella ? Sorrise
maliziosamente e lo vide arrossire, distogliendo il viso per
concentrarsi su altro. Kaname si trattenne dal ridere, così
come si trattenne dall'avvicinarsi a lui; almeno all'esterno dovevano
mantenere le apparenze in fondo, no?
“Kaname.”
Non
fu l'unico a voltarsi questa volta, ma l'intera Night Class, Zero
compreso, che sussultò appena vedendo gli occhi scarlatti,
rossi come sangue, di Lamia. Per un attimo, per un misero istante...
aveva visto Shizuka, in quello sguardo assolutamente privo di umanità
e pietà.
“Il Consiglio. Voglio distruggerlo”,
sussurrò con un sibilo affilato, tagliente come una lama, con
una voce che fece rabbrividire tutti – non perchè era
fredda, ma perchè era del tutto priva di calore, di
compassione, di qualsiasi aggettivo positivo. Kaname annuì,
mentre Aster le accarezzava i capelli umidi e scuri,
allontanandoglieli dal viso.
“Torniamo in camera...”,
mormorò vicino alla gemella, muovendo qualche passo verso le
scale. Fu fermato dal suono della sicura di una pistola che veniva
tolta. Lentamente, si voltò, trovando poco distante Yagari,
arrivato da poco assieme al direttore Cross e alla piccola
principessa purosangue, corsa tra le braccia del fratello.
“Si
può sapere che succede, qui ? Perchè non siete a fare
la nanna da bravi pipistrelli?” domandò l'Hunter,
ignorando lo sguardo di rimprovero del collega; i cosiddetti
'pipistrelli' sibilarono qualche insulto, tornando verso le loro
camere per evitare di scatenare un litigio. Passando al fianco dei
gemelli, Takuma sorrise verso Lamia, sfiorandole un braccio con le
dita calde, quasi per darle appoggio; lo osservò perplessa,
prima di sorridere, ricambiando.
“Non sta accadendo
assolutamente nulla, Touga”, replicò Kaname calmo come
sempre, simile ad una statua di marmo, gettando lontano il panno e
sedendosi su una poltrona, portando Yuuki sulle proprie gambe,
scatenando nella ragazzina un rossore
immediato.
“Fratello...”
“Ssssh... dopo,
Yuuki”, sorrise lui, lasciandole un bacio sulla fronte –
ma mentre baciava lei, i suoi occhi guardavano Zero.
Zero, che in
quel momento fremeva di rabbia e gelosia (
gelosia verso chi ? ), sempre
più deciso ad uccidere, un giorno o l'altro, quel dannato
vampiro. Gli avrebbe strappato le labbra, così non avrebbe più
parlato.
Così non l'avrebbe più... baciato.
Così
non l'avrebbe più tormentato.
Quando Kaname passò le
dita sottili e affusolate sulla schiena di Yuuki, rabbrividì,
ma non per paura o altro. Perchè, fisicamente, aveva sentito
quelle stesse dita toccare la sua
schiena.
Sussultò senza capire cosa stesse succedendo perchè
un istante dopo quella sensazione si spostò prima più
in alto e poi drasticamente più in basso; sul suo
fondoschiena, per essere precisi. Il viso avvampò, rosso come
un pomodoro, gli occhi scattarono verso quel bastardo purosangue che
diamine, che diavolo stava... stava...
Fu costretto ad appoggiarsi
alla parete dietro di sé quando le attenzioni si spostarono
sempre in basso, ma sulla parte anteriore del corpo. Più
precisamente sul suo ventre.
Cercò di controllare il
respiro, sperando che nessuno lo vedesse, cercando con gli occhi quel
fottutissimo nobile egocentrico e perverso – ma gliel'avrebbe
fatta pagare, oh sì. Assolutamente. Kaname, in compenso,
appariva calmissimo e rilassato, non certo come uno che stava
utilizzando i propri poteri mentali per molestare un povero hunter
causandogli un'erezione pressochè istantanea.
Come faceva a
rimanere concentrato con quelle carezze puramente telecinetiche che
lo toccavano lì
?
No, davvero, era impossibile. Si morse il dorso di una mano per
trattenere un gemito, distogliendo lo sguardo quando Kaname lo fissò,
passando la punta della lingua sulle labbra.
Fottuto bastardo. Ma
l'avrebbe pagata, oh sì.
Per fortuna, però,
nessuno si era accorto del loro siparietto a luci rosse, forse perchè
erano più concentrati su quanto stava accadento.
“Nulla,
nulla... e quel casino che abbiamo sentito prima?” domandò
l'Hunter, guardando in modo fisso prima il purosangue e poi i due
gemelli ancora vicini in procinto di salire le scale. Un braccio di
Aster era abbandonato mollemente attorno alla vita della sorella che,
con i capelli umidi, poggiava il capo sulla sua spalla.
“Sono
stata io. Ho litigato con uno dei nobili del ballo e c'è stato
uno scontro. Nulla di più”, spiegò a bassa voce,
senza risultare affatto pentita. Non aveva ancora sbollito la rabbia,
assolutamente. Tutto il contrario.
I due uomini la guardarono,
indecisi, prima che Kaien Cross sospirasse, facendosi avanti.
“Gli
scontri sono proibiti all'interno della scuola, ve l'avevo
det-”
“Volevo ammazzarlo.”
Si bloccarono
entrambi, guardando non Lamia, ma Aster, che ora li puntava con gli
occhi bicromi, ancora più inquietanti di quelli viola della
sorella. Anche lei si voltò, pur senza aprire bocca,
lasciandolo parlare.
“Se non ve ne siete accorti, questa
notte è iniziata una guerra. I vampiri si sono divisi in due
fazioni. Vi avevamo detto che eravamo venuti per aiutare Kaname e
così faremo.”
Sorrise, dopo un istante, un sorriso
affilato e poco rassicurante, tagliente su quel bel viso.
“Credo
sia ora di cambiare le regole, Preside Cross. I giochi sono
cambiati.”
Sapevano tutti che era così.
Il
popolo dei Vampiri non era più unito e le fazioni erano già
schierate; era tempo di tornare agli antichi fasti.
Lentamente,
Aster liberò la sorella dall'abbraccio, solo per avvicinarsi a
Kaname, seguito dalla ragazza; il purosangue fece scendere la sorella
dalle proprie gambe, mantenendo gli occhi rossastri fermi sui due
gemelli che si fermarono dinnanzi a lui. Il moro avanzò
ancora, portandosi al suo fianco, una mano sulla spalla del principe,
mentre la donna scivolò a terra con un movimento fluido come
l'acqua, simile a quello di un felino, inginocchiandosi e poggiando
la guancia contro la gamba di Kaname. Non per sottomissione, ma per
testimoniare il proprio appoggio.
Era un quadro perfetto di
bellezza, seduzione e potere.
Perchè era questo che
rappresentavano e Yuuki, che pur faceva parte di quel mondo, allo
stesso tempo ne era ancora estranea; anche Zero, che per fortuna
aveva smetto di essere tormentato e ora li fissava, intrappolato da
quell'alone lussuria e violenza che si agitava attorno ai tre. Per la
mente passò un'immagine, qualcosa di simile a ciò che
stava accadendo ora.
Le dita di Kaname si alzarono di nuovo ma
questa volta per accarezzare i capelli di Lamia con gentilezza, quasi
con dolcezza.
“La guerra è iniziata, Kaien. E' tempo
che io torni a prendere ciò che mi spetta. E per questo ho
bisogno di aiuto”, ammise il purosangue con la voce morbida e
suadente, profonda, come quella di un animale racchiuso nel corpo di
una favola.
Spostò gli occhi su Zero, cercandolo,
bramandolo, richiamando la sua attenzione; anche Touga fece lo
stesso, preoccupato per il proprio pupillo.
“... che vuoi da
me, vampiro?” ringhiò il prefetto, mantenendosi lontano
e cercando soprattutto di nascondere ciò che si agitava dentro
di lui e in particolare nel basso ventre. Kaname sorride, frenando le
carezze sui capelli della mora, che teneva gli occhi chiusi.
“Non
devi aiutare me. Ma loro. Liberali, Zero.”
Non era un
ordine, quanto più una richiesta. Una richiesta che nessuno, a
parte i due Hunter più anziani, capì. Il ragazzo dai
capelli chiari li guardò perplessi, chiedendo spiegazioni, ma
fu la voce di Lamia ad interromperli.
“E
se Io vi mostrassi le paludi Stigie e le rive
ruggenti di fiamme,
se le Erinni potessero apparire
alla nostra presenza, e Cerbero
che scuote il collo
decorato di Serpi,
e i Giganti legati sul dorso?
Quale timore, o vili, di guardare
le Ombre
? “
Sembrava
un canto, o qualcosa di simile – qualcosa di antico, di
profondo, di ormai dimenticato. La voce suonava in contemporanea a
quella del gemello, che teneva gli occhi chiusi. Ma la sorella li
aveva aperti e ora quegli occhi improvvisamente privi d'iride lo
fissavano, mostrandogli i recessi più profonti della mente
umana, mostrandogli le ombre – le sue
ombre.
((
The
secret side of me, I never let you see
I keep it caged but I can't
control it
So stay away from me, the beast is ugly
I feel the
rage and I just can't hold it
))
Spiegazioni!
Essì,
l'angolo delle spiegazioni serve, almeno per dare
un'autosoddisfazione a me stessa.
Intanto chiedo scusa a tutti per
il ritardo osceno. Nel giro di un mese avevo sia l'esame di stato (
passato fieramente u_u ) che quello della patente ( passato pure
quello *_* sono un pericolo pubblico ora! ) e di conseguenza non
riuscivo davvero a scrivere. Confesso di non essere particolarmente
soddisfatta neanche di questo capitolo, fatta eccezione per l'ultima
parte e per le scene tra Kaname e Zero, ma spero di riuscire ad
entrare presto nel vivo della storia e di renderla più
interessante.
Canzoni:
Incubus – Incubus
Sukkubus
Jay Sean – Down
Skillet – Monster
La
citazione nel mezzo è della Medea di Euripide.
L'ultima
citazione, invece, fa parte della Pharsalia
o
Bellum Civile di Lucano ed è pronunciata da Erichto, la
strega.
Breve spiegazione per chi fosse interessato, se no saltate
direttamente u_u
le paludi Stigie si riferiscono al fiume
Stige, fiume dei Morti;
le Erinni erano le tre divinità
che impersonificavano la Vendetta , il rimorso per i crimini più
violenti, come il tradimento contro i parenti. Erano Aletto, Tisifone
e Megera. La loro versione 'positiva' sono le Eumenidi.
Cerbelo è
il cane a tre teste custode dell'Ade.
Detto questo, spero di
aggiornare a breve e, come sempre, mi fa molto piacere se recensite,
anche per criticare*_*
Ringazio Lady
Hime e
spero di averla almeno in parte accontentata con le luci rosse u_u
E
ringrazio Avly,
lasciati dire che ci capiamo benissimo: non sopporto Yuuki perchè
come personaggio proprio non mi piace, non so se si nota<.< E
adoro Kaname e Zero, motivo per cui ho deciso di scrivere questa fic.
Spero che continuerai a seguire*_*
Jemei