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Autore: ArinMiriamKane    02/08/2010    5 recensioni
Questa FF è una specie di prequel. Diciamo che ho immaginato come Esme sia diventata vampira e come Edward l'abbia accolta in famiglia. Buona lettura e recensite *-* L'immagine che c'è all'inizio della FF l'ho vinta ad un contest a cui sono arivata seconda!!! *-*
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Esme aprì gli occhi improvvisamente, e il suo sguardo si posò su un soffitto bianco. Vedeva bene, fin troppo bene, e non sentiva dolore. Percepii che non aveva bisogno di respirare, non aveva fame, aveva solo una gran sete. Sete di sangue.
Si mise a sedere, guardandosi intorno.
“Ti sei svegliata.” disse una voce. Una voce dolce, cristallina, bellissima. Si voltò.
Un uomo, biondo, alto, con un lungo camice bianco, occhi dorati e la pelle pallida, era appena entrato nella stanza, e la stava guardando sorridente.
“D-dove sono?” chiese Esme, e si stupì sentendo la sua voce, acuta, tintinnante, come un suono di campanelli.
“In ospedale. In una stanza un po' lontana dalle altre, ma era l'unico modo per salvarti.” lui continuava a sorridere, e alcuni ricordi riaffiorarono lentamente alla mente della donna, che si portò una mano alla testa.
“Sono... Sono morta?” lui le si avvicinò, sorridendo, un sorriso bellissimo, e più si avvicinava, più Esme pensava a un angelo, un angelo senza ali.
Lui scosse la testa.
“No, io credo che tu sia... Rinata, in un certo senso.” era così gentile, e la vicinanza col suo volto fece riaffiorare una altro ricordo.
“Io mi... Sono buttata da una scogliere... E voi.. Voi mi avete salvato...” lui rise, una risata tintinnante, bellissima.
“Si, in un certo senso.” la sete di Esme aumentò, tanto da bruciarle la gola, e d'istinto si portò una mano su di essa.
“Hai sete, vero?” Esme annuì.
“Quando ti dicevo che era l'unico modo per salvarti... Beh, ti ho trasformata. Sei diventata un vampiro. Eri in fin di vita, e non saresti sopravvissuta in altro modo.” Esme deglutì.
“Vuol dire... Che dovrò cibarmi di esseri umani?” Lui sorrise e scosse la testa.
“No. C'è... Un altro modo.” Le porse la mano, e lei gliela prese, d'istinto. Lui era il suo angelo, lo sapeva da prima di tentare il suicidio.
“Vieni, te lo mostro.”

Stavano tornando dalla battuta di caccia, e Esme si sentiva meglio. Aveva sentito odore di sangue umano, e solo Carlisle era riuscito a trattenerla dall'attaccare quei poveri signori, ma a parte questo era andato tutto bene.
“I tuoi occhi sono più belli, adesso.” gli disse Carlisle, guardandola negli occhi e alzandole il viso con la mano con modi delicati.
Esme avvicinò il suo viso a quello di lui, chiuse gli occhi e lo baciò, dolcemente, come non aveva mai baciato nessuno. Nemmeno il marito, quello che la sua famiglia le aveva imposto, e che ora la credeva morta.
Carlisle ricambiò il bacio e Esme sentì il cuore alle stelle, anche se aveva smesso di battere. E sentì che finalmente poteva essere felice, finalmente aveva iniziato a vivere.
Poi, Carlisle sciolse il bacio ed il suo sguardo tenero si posò su di lei accarezzandole i lunghi capelli scuri.
“Ti amo, Esme.” sussurrò, e lei appoggiò di nuove le sue labbra su quelle di lui. Perché quella era la sua unica risposta. E non c'era altro da dire.

“Edward, sei in casa?” un ragazzo alto, con i capelli rossicci, scompigliati sulla testa, e gli occhi dorati si palesò nella stanza. O meglio, arrivò talmente velocemente che quasi sembrava che si fosse materializzato.
“Bentornato, Carlisle.” disse, con un sorriso strano, sghembo, non del tutto diritto. “E' lei?” chiese subito dopo.
Carlisle annuì, e Esme li guardò scettica. Carlisle rise.
“Esme, questo è mio figlio, Edward. L'ho adottato... Qualche anno fa.” disse, ridendo. Anche Edward rise, e Esme osservò meglio i suoi occhi.
“Sei... Sei anche tu un... Vampiro, Edward?” chiese Esme, guardandolo di sottecchi. Edward annuì, senza smettere di ridacchiare.
“E' un piacere conoscerti, Esme.” disse, con un piccolo inchino. Poi, galante, le prese la mano e gliela baciò, come facevano gli uomini quando conoscevano una nuova donna.
“La descrizione di Carlisle non ti rende giustizia.” Esme guardò Carlisle con un sopracciglio alzato.
“Beh, non potevo trasformarti senza dirlo a Edward, no?” Esme ridacchiò e lo baciò, sulla bocca. Un bacio minuscolo, che per loro significava 'grazie'.
“Ehm... Avrete l'eternità per mostrarvi il vostro amore, potete farlo un'altra volta?” chiese, con quel sorriso sghembo che aveva mostrato poco prima. Carlisle e Esme ridacchiarono, e Carlisle la strinse a se, annuendo.
“Va bene, le faccio fare il giro della casa.” disse, cominciando a farle strada.
“Non farle vedere solo una parte della casa, mi raccomando, Carlisle.” disse Edward, ridacchiando. Carlisle si voltò a guardarlo, ridendo.

“...E questa è la biblioteca, che è anche un po' la mia stanza.” disse Carlisle, aprendo la porta. Esme entrò e rimase a bocca aperta.
La stanza era piena di scaffali, stracolmi di libri, di tutti i tipi e di tutte le epoche. In un angolo c'era una scrivania, anch'essa piena di libri, carte, penne e calamai. Davanti a essa c'era un quadro, che raffigurava quattro uomini, uno di loro lo riconobbe subito.
“Quello sei tu?” chiese, guardando Carlisle. Lui annuì e si avvicinò.
“Si. Ho abitato con i Volturi per un po'.” disse, cingendole la vita. Lei lo guardò scettica.
“I Volturi?” chiese. Carlisle ridacchiò.
“Sono una specie di famiglia reale, per noi vampiri. Ho vissuto da loro per un po', ma non... abbiamo esattamente le stesse idee.” Carlisle le prese una mano e, velocemente, le mise al dito qualcosa. Un anello.
Esme sgranò gli occhi e spostò lo sguardo dall'anello a lui.
“Vuoi sposarmi, Esme?”

  
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