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Autore: Crazy Amber    02/08/2010    4 recensioni
100 Drabble dedicate a Loro.
100 Drabble dedicate al loro amore.
100 Drabble Elricest.
#01_Futuro
Le sue mani delicate accarezzano piano il corpo teso, percorrendolo con infinita dolcezza. Carezze leggere, come sbuffi di vento, gelidi sulla sua pelle. Le mani toccano con pazienza, esplorado, scoprendo, nascondendo. Le labbra boccheggianti nel vuoto, in cerca di amore. Quell'amore che non potrà mai donarti.
-Alphonse...-
#15. Tema Libero: Balcone
Al appoggiò i gomiti sul cornicione latteo, incurante della pioggia che gli imperlava i capelli.
-Dio amore, come Romeo fai davvero pietà...ma sei il mio Romeo e questo è quello che conta -
Dedicata alla mia Kira_Uchiha
Tutte le drabble pubblicate in questa raccolta partecipano al One Hundred Prompt Project" indetto da BlackIceCrystal. Recensioni ben accette^^!
NdAmministrazione: Un'introduzione di una raccolta può contenere al massimo una quindicina di righe (una decina per le storie normali), dato che un'introduzione troppo grande toglie visibilità al resto della pagina. Una volta visto questo messaggio, l'autore della storia può provvedere a cancellarlo in autonomia andando a modificare l'introduzione della storia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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C l e a r _ D e s t i n y

Autore: Yahoithebest;
Prompt: Tema Libero Balcone
;
Raiting: Arancione;
Personaggi: Edward Elric; Winry Rockbell; Alphonse Elric;




#15. Tema Libero: Balcone



Sbadigliò rumorosamente, spalancando bene la bocca e mettendo in mostra una fila di perle bianchissime, incorniciate da un sottile strato di pelle morbido, di un infuocato scarlatto.
Sotto di sè, la morbida lana della quale era composta la coperta d'un tenero oro - soffuso come i primi raggi del sole - gli provocava una piacevole senzazione di calore e dolcezza, le quali scarseggiavano entrambe in quel momento.
Alphonse spostò le iridi d'ambra, dimezzate dalle sottili palpebre rosate, da una parte all'altra della stanza, annoiate e velate da un sottile strato imbronciato, rifiuto del precedente litigio con il suo nii-san.
Ormai erano passate svariate ore - avevano cominciato a discutere verso le sei e mezza e sì, per dispetto stava ancora tenendo conto dell'orario -.
Molto presto, le grida erano state affiancate dal rombo solitario di un tuono, in lontananza, segno della seconda tempesta in arrivo.
Alla prima era stato dato inizio diversi minuti prima, quando Edward aveva trovato l'ennesimo randagio, comodamente sistemato sulla morbida poltrona del salotto, contento e al calduccio difianco all'allegro fuocherello che scoppiettava nel caminetto, il pelo rossiccio leggermente umido d'acqua che riacquistava la tipica colorazione brillante naturale.
E tutto grazie al bel bagnetto offertogli poco prima da Al, il quale non aveva davvero trovato il coraggio di lasciarlo lì, lungo la stradina lurida che collegava Resembool al resto del mondo, ridotto in quelle pessime condizioni e con il temporale in arrivo.
Davvero, non capiva che razza di problema avesse Ed nei confronti di quei piccoli animaletti.
Lui li trovava semplicemente adorabili.
Se avesse potuto scegliere, la prossima vita avrebbe voluto nascere gatto.
Ma questo non aveva mai osato dirlo al suo fratellone che di sicuro avrebbe dato di matto.
Perciò, dopo aver difeso strenuamente il povero micio dagli intenti omicidi di Edward, Alphonse aveva acchiappato il gattino per la coda e, coprendosi il viso con la più bella maschera imbronciata che aveva nel repertorio, si era diretto con passo spedito su per le scale della piccola casetta, sbattendosi poi fragorosamente la porta alle spalle, senza dimenticare di sbuffare prima, in modo che anche il nii-san capisse quanto era arrabbiato.
Aveva passato più o meno le ultime tre ore fra il morbido lettone - dove si era stravaccato con il cuore pieno di amaro - e con l'orecchio incollato all'uscio della porta immacolata, cercando disperatamente di captare il più piccolo suono proveniente dal piano di sotto.
Magari il suono dei passi strascicati di Edward che, seppur di malavoglia - andiamo lo sapevano perfino i sassi che l'Alchimista d'Acciaio odiava nel modo più assoluto ammettere i suoi sbagli e chiedere scusa - saliva le scale per chiedergli perdono.
Al quale lui, fosse ben chiaro, non avrebbe ceduto subito.
E invece, ancora niente.
Con un pigro colpo di reni si riportò alla posizione iniziale - ginocchia al petto e braccia conserte - cercando distrattamente con la mano la schiena morbida del gattino, disteso supino di fianco a lui, e prese ad accarezzarlo pensieroso.
Il loro massimo record di silenzio era di circa un quarto d'ora, poi tutto si concludeva con un bel bacio e...bè un sacco di momenti molto piacevoli.
In quel caso, non sapeva davvero cosa pensare.
Avevano discusso sì, ma anche di brutto.
Che se la fosse presa così tanto da non rivolgergli la parola mai più? Che avesse deciso di troncare il tutto?
Che avesse deciso di...lasciarlo?!
Spalancò gli occhi, colto da un momentaneo attacco di panico al solo pensiero delle mani grandi e dolci del suo - e sottolineò mentalmente suo per ben due volte - nii-san carezzare languidamente il corpo di qualcuno che non era il suo.
No, decisamente era lui che si stava facendo troppi viaggi mentali.
Sì. Decisamente.
<< Andiamo Al, forse dovresti chiedere scusa prima tu... >> mormorò, portandosi una mano fra i capelli scomposti.
Massì dai infondo lui non era nemmeno così orgoglioso come il suo nii-san.
E se chiedere scusa fosse stata l'unica possibilità per risistemare il tutto bè, avrebbe fatto quel piccolo sacrificio.
Si alzò di scatto, facendo cadere rovinosamente a terra il micino che prese a miagolare per protesta e fece per afferrare il pomello della porta, quando un rumore secco, come qualcosa di duro che colpisce un vetro attirò la sua attenzione.
Proveniva dalla finestra.
Si affrettò verso quella direzione, i denti che torturavano nervosamente una pellicina del labbro superiore e spalancò di scatto la porta-finestra che cigolò appena sotto al suo tocco, proprio mentre un secondo sassolino raggiungeva il terrazzo.
Al si chinò di scatto, schivando per un pelo l'ennesimo proiettile grigio proveniente dal cortile di sotto.
Sentì il viso divampare in una fiammata di rabbia appena scorse tra il verde smeraldo dell'erba impregnata di rugiada il familiare bagliore dorato della treccia di Edward il quale, con un'altra pietra fra le mani, stava già prendendo la mira.
<< Ma che diavolo fai scemo! Stai per caso cercando di uccidermi lapidandomi? >> urlò, stringendo con forza il cornicione del balcone e trucidandolo con un'occhiataccia degna di Roy Mustang, la voce leggermente stridula per lo sforzo di farsi sentire da sopra il rumore secco della pioggia battente.
Edward, avvolto nel tipico cappotto rosso che il quel momento fungeva da impermeabile - senza troppo successo d'altronde - si bloccò con il braccio a metà aria, con un espressione tra l'imbarazzato e il sorpreso.
Abbandonò a terra il pesante sasso, che rotolò dolcemente fra l'erba e la terra fangosa, e intonò, ad alta voce:
<< Oh Alphonse Alphonse, perchè sei tu Alphonse? Te ne prego, rinnega ogni sentimento negativo verso quest'anima arida e riaccoglila fra le tue grazie affinchè...>> si bloccò di colpo, lanciando un'occhiatina nervosa verso l'ingresso, da dove si levò un debole bisbiglio e una risatina femminile.
Winry.
Infatti... << Oh andiamo Winry, è una cavolata! Devo solo chedergli scusa, non devo decantargli una serenata!! >>
<< Ma è molto più romantico alla Romeo e Giulietta...ma cosa vuoi saperne tu di romanticismo? >> sbottò la bionda ragazza, e ora che Al poteva scorgerne la chioma dorata, si accorse del libricino che teneva fra le mani, la pagina lattea macchiata da piccole goccie di pioggia.
Sospirò, al limite della pazienza, ma non potè fare a meno di sciogliersi in un sorriso pieno di tenerezza.
Appoggiò i gomiti sul cornicione latteo, incurante della pioggia che gli imperlava i capelli e trattenne per un pò il respiro, fissando rapito la figura del suo fratellone, bello come un dio sotto all'acqua scrociante.
Edward rispose a quel sorriso così disarmante con un altro, leggermente più tirato ed imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli, in quel modo tipico di quando non sapeva che cosa dire.
Al scosse la testa, domandandosi cos'aveva fatto di così meraviglioso per meritarsi l'amore di un ragazzo così...assurdamente perfetto.
<< Dio amore, come Romeo fai davvero pietà...ma sei il mio Romeo e questo è quello che conta >>






Chiedo umilmente perdono a tutte le autrici per questo...questo...coso immondo paragonabile ad un rifiuto dell'universo.
E' atroce lo so.
Avete l'obbligo di linciarmi.
Subito.
Sia per questo che per l'immenso ritardo con cui mi presento. Mi sono lasciata andare. Forse un pò troppo.
Ed ecco cos'è saltato fuori. Ma - chiedo perdono - ho i neuroni al mare e sono appena tornata da Verona, dove mia madre ha deciso di punirmi ( per cosa non so o.o ) facendomi visitare casa di Romeo e Giulietta più un'ora della storia.
Era inevitabile che succedesse O_O
Ok dato che comincio a sclerare di brutto e sono piuttosto stanca vi lascio mie care ringraziandovi come sempre per il vostro buon cuore!
Alla prossima

Bacioni <3

  
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