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Autore: vale_cullen1992    04/08/2010    32 recensioni
Bella, Rosalie e Alice: tre sorelle, ammirate da tutti e con una passione: le scommesse. Edward,Emmett e Jasper: tre fratelli, il rifiuto della scuola, i cosidetti "Sfigati". Cos'hanno in comune?? Una scommessa tra sorelle, che coinvolgerà i tre poveri Cullen.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scommettiamo? - Quando una scommessa ti cambia la vita' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Attenzione: capitolo decisivo per la coppia Bella/Edward!!

Dedicato ad Antonya, che aspettava da secoli questo capitolo!! XD

Betato by Yara89

Scommettiamo?

Capitolo 27: Un patto d'amore.

Pov Bella.

Il momento era giunto.

Nessuna indecisione, nessuna titubanza. Infondo non potevo permettermi nessuna delle due cose, l’insicurezza era un qualcosa che avrei lasciato a casa e che avrei ripreso in un secondo momento.

Mike mi chiamò quella mattina per dirmi che l’accordo sarebbe stato siglato quella notte stessa. Un senso di nausea persistente iniziò a torturarmi per tutta la mattinata e si accentuò quando chiamai Edward, per dirgli che avevo bisogno di parlare con lui in privato.

Rosalie mi aveva ordinato categoricamente di non parlare con lui del nostro piano. Non sapevamo se avrebbe funzionato e Edward era capace di mandare tutto all’aria per il solo capriccio di farlo, per cui era necessario andarci con i piedi di piombo.

Detestavo mentirgli ma quello era l’unico modo che avevamo.

Ripensai a quella conversazione tanto dolorosa, dove avevo dato il peggio di me. Edward era così teso, guardingo e decisamente pronto al peggio. Evidentemente temeva lo volessi lasciare.

- Ho accettato di andare con Mike. Un’ultima notte e poi ognuno per la sua strada. Ti prego Edward, cerca di capirmi. Era l’unico modo e non c’è niente che non farei per salvarti. –

Ma naturalmente lui non aveva capito e io non mi aspettavo che lo facesse. Nemmeno io avrei mai accettato che Edward andasse con un'altra per salvarmi. Avrei preferito marcire all’Inferno, piuttosto.

Ma io e le mie sorelle non saremmo arrivate a tanto, avevamo un ingegnoso piano da mettere in atto. Rosalie era un genio, io non avrei mai pensato ad una soluzione tanto brillante.

Sforzandomi con tutta me stessa di non pensare allo sguardo ferito di Edward mentre confessavo le mie intenzioni, guidai con sicurezza crescente tra i folti boschi di La Push, decisa più che mai ad averla vinta in quella battaglia.

Avevo guidato tante di quelle volte, lungo quella strada selvaggia. Era l’unico modo per raggiungere il mio migliore amico Jacob, percorrerla per altri motivi mi sembrava assurdo, quasi alieno.

Eppure eccomi lì, diretta verso la dimora dei Newton e pronta a mettere in atto un piano rischioso e dal dubbio risultato.

Raggiunsi la casetta incriminata verso le otto di sera, scesi e mi osservai attorno tesa e guardinga. Improvvisamente, quello che sino a qualche ora prima mi era sembrato un piano geniale, mi sembrava una cazzata enorme.

Banale. Impossibile. Folle.

Avevo altra scelta? No.

Osservai la dimora.

L’aspetto esterno della struttura era abbastanza carino, in legno di pino e dall’aria rassicurante. Peccato che, per me, sembrava in tutto e per tutto simile all’inferno.

Bussai, aspettando trepidante che Mike aprisse. Dopo meno di due secondi la porta si aprì con uno strattone e la faccia allegra e pimpante del suddetto verme mi invase il campo visivo.

Quanta voglia di sputare sulla sua faccia odiosa, riversando su di lui tutto il mio odio e la mia frustrazione. Mi limitai a rimanere in silenzio.

- Bella, ciao! – mi salutò con un entusiasmo del tutto fuori luogo.

- Ehi. – risposi senza alcuna emozione, sollevando il capo a mo’ di saluto. Mike non fu affatto sorpreso dalla mia totale freddezza nei suoi confronti, quando ti ritrovi a sottostare ad un ricatto non può che essere altrimenti.

Sorrise, teso come una corda di violino, spostandosi dalla soglia della porta e indicando con un gesto teatrale l’interno. - Entra dai. –

Mi sentivo come un agnello che entra nella tana del lupo ma acconsentii, varcando con lentezza esasperante porta. Cercò di allungare le mani sulle mie spalle, in un gesto che doveva risultare galante ma che mi irritò solamente.

- No, preferisco tenere la giacca. -  lo liquidai, stringendo le braccia al petto e allontanandomi da lui.

Annuì semplicemente, chiaramente deluso dal mio ennesimo rifiuto. - Ho preparato qualcosa da mangiare, ti va? –

No, non mi andava affatto. – Si, perché no.  - mentii.

- Ho preparato le lasagne e l’insalata di pollo e pomodorini. Ne vai matta, no? – sembrava orgoglioso di sé stesso, gongolava in maniera plateale. Evidentemente, da bravo idiota quale era, pensava di ingraziarmi così.

Annuii rigida, senza dare alcuna risposta. Infondo era meglio così, se avessi parlato, dando libero sfogo alla mia rabbia, l’avrei con molta probabilità colpito con una padella.

Mi indicò una porta. - Se vuoi lavarti le mani il bagno è da quella parte. –

Obbedii, raggiungendo il bagno e chiudendomi dietro la porta. Dio, avrei pagato per poter stare chiusa lì e isolarmi da tutto e tutti. Seduta su quel pavimento pulito ad osservare il soffitto come se fosse qualcosa di interessante. Mi sarebbe piaciuto un momento del genere, totale e assoluta calma.

Mike ebbe la prontezza di spirito di richiamarmi in cucina dopo pochi minuti, irritandomi ulteriormente. - Bells, arrivi? –

- Si. – ringhiai a denti stretti, lavandomi le mani e andando in salotto. Osservai con freddo disappunto le candele accese in tutta la stanza e la tovaglia rossa sul quale era sistemato il cibo. Petali di rose qua e là e un delizioso odore di fiori completavano la scenetta da film romantico e patetico.

- Ti piace? – ansimò carico d’aspettativa Mike. Sembrava un cane che aspettava un osso, era fastidioso.

- Si. – mentii di nuovo. Bello era bello, ma in un contesto del genere era un'altra la persona che avrei voluto al mio fianco.

Mike sospirò. - Bells, senti… per quello che ti ho chiesto… -

- Non parliamone, voglio godermi la cena. – lo interruppi con decisione, sedendomi a tavola e afferrando il tovagliolo posto accanto al piatto di lasagne.

- Oh… D’accordo. – mormorò con delusione.

Iniziammo a mangiare in silenzio. Le lasagne erano deliziose, ma non andavano giù. Sembrava quasi che un mattone avesse preso dimora all’interno della mia gola, impedendomi di mandare giù qualsiasi cosa.

Attesi. Non era ancora il momento per iniziare il mio piano.

Attesi. Meglio non rischiare troppo.

Attesi. Era quasi giunto l’istante decisivo.

Il momento era giunto.

- Perché l’hai fatto? Perché mi hai chiesto una cosa simile se sai che amo Edward? – chiesi con voce chiara e limpida. Lasciai da perdere la romantica cenetta, dedicandomi completamente al mio interrogatorio.

Mike lanciò il fazzoletto sul tavolo, profondamente irritato dalla mia improvvisa domanda. - Fanculo Cullen! Tu sei mia, dannazione! E dopo stanotte te ne renderai conto. –

- Questo è un ricatto e lo sai bene. – esordii con gelida consapevolezza, puntando i miei occhi nei suoi. Avrei tanto voluto incenerirlo con lo sguardo!

- Dipende dai punti di vista. Per riaverti sono disposto a scendere a qualsiasi tipo di compromesso, anche un ricatto. Non mi importa, devo riaverti con me. –

Dentro di me esultai. Bravo Mike, continua a spiattellare queste simpatiche affermazioni. Continua a scavarti la fossa da solo.  - Questa è follia! Tu sei pazzo se credi che dopo stanotte io voglia avere ancora a che fare con te! –

- Basta. – mi interruppe con rabbia. – Non ho intenzione di aspettare oltre. – sibilò alzandosi in piedi, lo sguardo carico di rabbia e tremenda aspettativa.

- Stammi lontano! – strillai alzandomi e indietreggiando, del tutto dimentica della cena. – Toccami e te ne pentirai, chiaro? -

- Qual’è il tuo problema, si può sapere? Siamo stati insieme tanto di quel tempo che ho perso il conto. E ora ti ritrovo qui a urlarmi addosso come se avessi la peste o chissà cos’altro! Io non ti capisco, cazzo! – strepitò offeso.

- Come puoi pretendere che io sia felice e contenta se tu minacci di distruggere il ragazzo che amo? –

Mike mi scoccò un’occhiataccia, parlando lentamente e con palese irritazione. - Ti ho promesso che se mi concedi tutta te stessa, stanotte, ritirerò la denuncia e dirò che è stato Royce a ridurmi così. Bells, per favore… una notte soltanto. –

- Mi stai ricattando, Mike. – gli feci notare.

- Cazzo, perché non capisci?! Pensarti con Cullen mi fa’ andare il cervello in cortocircuito, non posso sopportarlo. In qualche modo devo far tornare le cose come prima! – Il suo tono si fece pateticamente supplichevole, sembrava disposto a gettarsi a terra e implorarmi.

- Quello che tu mi chiedi è impossibile. Non posso farlo, mi dispiace. – risposi gelida come l’inverno. Arretrai verso la porta, ormai decisa a recitare le ultime battute di quello squallido teatrino.

Mike mi venne incontro. - Allora vedrai Cullen marcire in prigione. Sei disposta a sopportare una cosa del genere, cara Bells? – ghignò malignamente, un sorriso cattivo che si apriva sul suo viso.

Bingo.

- Si, e tu ti sei appena fottuto da solo, stronzo! – esultai. Se mi fossi concentrata un attimo avrei sentito anche le campane suonare, ne ero certa.

Mike incespicò, osservandomi confuso. - Cosa? – biascicò spaventato, impallidendo come un cadavere.

Il mio ghigno di vittoria era così ampio da costituire un record, ero assolutamente deliziata. Non mi sarei mai aspettata una confessione così incriminante, ma Mike si era rivelato più idiota e incauto di quello che pensavo.

- Il ricatto a sfondo sessuale è un reato, idiota. Pensa come sarà contenta Rosalie di consegnare questa registrazione alla polizia. L’idea è stata sua, sai? Ci teneva così tanto ad incastrarti. –

- Non puoi dire sul serio… - balbettò arretrando, quasi avesse paura di me.

- Ah no? Tu dici? – mi presi gioco di lui, sadica dominatrice sicura della mia vittoria -  Guarda qui! – trillai sollevando il maglione e mostrando un piccolo e tecnologico auricolare fissato ad una fascia di stoffa sull’addome.

- Un registratore? – sussurrò sconvolto.

- Pensavi davvero che mi sarei abbassata ad un tuo viscido e vile ricatto? Andiamo, non puoi aver davvero pensato che sarei venuta a letto con te! – Mike si era di sicuro bevuto il cervello, per credere che sarei davvero andata con lui.

Se Rosalie non avesse trovato quella brillante soluzione, avrei pensato a qualcosa io. Ma mai e poi mai avrei permesso a Newton di mettermi ancora una volta le mani addosso.

Mike si avvicinò lentamente, tenendo i palmi aperti e sollevati sopra la testa, quasi avesse a che fare con una psicotica armata. - Bella, ascolta… -

- No, ascoltami tu Mike! Tra noi è finita, che ti piaccia o no. Quello che hai fatto è stata la cosa peggiore che io abbia mai sentito, non me lo sarei mai aspettata. Arrivare a ricattarmi! Ora te la dico io una cosa: ritira la denuncia e racconta alla polizia che ti sei inventato tutto. – lo ammonì seriamente. Rosalie era del tutto pronta e impaziente di recarsi alla polizia e consegnare il nastro incriminato alle autorità.

- Non ci penso nemmeno! – sbraitò.

- Ah si? Allora credo proprio che mio padre sarà felice di ascoltarsi un nastro dove tu ricatti la sua figlia più piccola e amata. Già, ne sarà deliziato. – sorrisi sadicamente, indietreggiando verso la porta e preparandomi alla fuga.

- Tu… tu non lo faresti mai… - biascicò spaventato.

Il mio ghigno si estese maggiormente, trasformando il mio viso in una letale maschera. - Scommettiamo? –


****


 Chiamai per l’ennesima volta al cellulare di Edward, ma lui non rispose. Lo conoscevo abbastanza da sapere che in quel momento si stava crogiolando nella disperazione, chiuso nella sua camera ad ascoltare musica deprimente e a rifiutarsi di parlare con chiunque.

Ma avevo bisogno di parlare con lui, che gli piacesse o meno.

Con un’imprecazione lasciai perdere i tentativi di chiamarlo, riportando la mia totale attenzione sulla strada. Un incidente mortale non sarebbe stato affatto gradito, anzi.

Il cellulare squillò quando imboccai la traversa che mi avrebbe portato a casa di Edward, accettai la chiamata e la misi in auricolare.

“ Dove vai, sorellina? Io e Alice ti stiamo aspettando per festeggiare! “

Potevo immaginare quanto era vistoso il sorriso di Rosalie, finalmente il suo bel viso disteso e privo delle tracce di preoccupazione che l’avevano oppresso sino a quel momento.

- Sto andando da Edward, ma non risponde! –

“ Mh… Alice era dai Cullen e l’ha visto. Mi ha detto che non era quello che si definirebbe ragazzo felice, anzi. Se vuoi la mia opinione non dovresti andare a casa sua, chiamalo e incontratevi da qualche altra parte. “

- Rosalie, quale parte della frase dove ti informavo che non vuole rispondermi non hai colto? –

Rosalie sospirò scocciata. “ Ho l’impressione che i Cullen abbiano un gene comune che li fa’ comportare come idioti ritardati. Senti, hai qualche posto preferito dove incontrarlo? “

Ci pensai su un attimo. Beh, la nottata non era troppo fredda e la spiaggia di La Push poteva essere un luogo adatto. – La First Beach. – risposi.

“ D’accordo, chiamo Emmett e vedrò di rendere noto il tuo progetto a sfondo amoroso e romantico. “

- Vai al diavolo! – risi a cuor leggero. Finalmente l’opprimente peso che portavo nel cuore si era estinto, sparendo nel nulla. Il piano messo in piedi da mia sorella si era rivelato letale, impossibile da raggirare.

Mike aveva dovuto cedere sotto questa schiacciante consapevolezza.

“ Come stai? “

Sorrisi alla notte, deviando verso la stradina che mi avrebbe condotta alla spiaggia. – Benissimo, finalmente. Certo, dopo che avrò divorato di baci Edward starò meglio, ma anche così non posso lamentarmi. –

Rosalie rimase un attimo in silenzio. “ Sei stata… brava. “ sussurrò con voce rotta.

Mi accigliai perplessa, ascoltando i suoni in sottofondo provenienti dall’auricolare. – Ehi, ma che fai! Stai piangendo? –

Rosalie inspirò bruscamente, mettendosi subito sulla difensiva. “ Non dire cazzate! Perché dovrei mettermi a piangere?! ”

- Ah non lo so, dimmelo tu! – ridacchiai, cercando un posto adatto dove parcheggiare.

“ Chiamo Emmett, sarà meglio. “ mi liquidò chiudendo la chiamata.

La solita Rosalie, restia a dimostrare quanto in realtà fosse una magnifica persona. Non che quel comportamento mi risultasse nuovo, io mi comportavo alla stessa maniera.

Parcheggiai in un piccolo spiazzo deserto, afferrando una coperta dal sedile posteriore e scendendo. Dopo aver azionato l’allarme della macchina iniziai a percorrere la lenta discesa che portava alla spiaggia, rabbrividendo a causa della brezza fredda proveniente dal mare.

Stesi a terra la coperta, attendendo impaziente l’arrivo di Edward.

Con le braccia strette al petto a proteggermi dal freddo pungente, la spiaggia non mi sembrava più un’idea così geniale. Dal mare proveniva un’aria fredda affatto gradevole.

Attesi, impaziente come non mai. Volevo che Edward mi raggiungesse al più presto, dovevo chiarire le cose con lui e dirgli che non ero stata con Mike.

Che per me esisteva solo lui, nessun’altro!

Dopo quelle che mi parvero ore sentii una presenza dietro di me. Mi voltai spaventata pronta a urlare come una forsennata, ma con un sospiro tremolante realizzai che era Edward.

- Mi ha chiamato Rosalie, ha detto che dovevo venire qui. Che era urgente. Ho pensato che tu stessi male o chissà cos’altro, ma visto che sei in perfetta forma posso anche andar via. –

La sua voce era fredda, il viso duro come pietra. Ero certa che fosse assolutamente convinto del mio tradimento, glielo leggevo in viso.

- Ti ho fatto chiamare per parlarti. – sussurrai alzandomi in piedi e facendo qualche lento passo verso di lui.

- Non voglio sentire niente, non mi interessa. – mi liquidò.

Ahia. Le cose non stavano affatto prendendo una bella piega. - Edward… -

- Ti ho detto che non mi interessa! – sbraitò dandomi le spalle e dirigendosi a grandi passi verso il sentiero da cui era sceso.

- Non sono stata con Mike! Rosalie aveva pianificato tutto, dentro la giacca avevo un auricolare collegato ad alcuni aggeggi che stava monitorando lei. Abbiamo ottenuto una registrazione incriminante che dimostrava il suo ricatto e per non mandarla alla polizia ha accettato di rimangiarsi tutte le accuse! – gli urlai dietro a pieni polmoni.

Doveva ascoltarmi, dannazione! Non potevo permettere che mandasse all’aria tutto quanto così. Insomma, perché tra noi non poteva mai esserci nemmeno un attimo di pace? Era stressante!

Edward si bloccò, voltandosi lentamente a fronteggiarmi. – Non sei andata con lui? Non avete fatto sesso? – sussurrò a denti stretti osservandomi diffidente come non mai.

Scossi energicamente la testa. – No, noi non… -

Non feci in tempo a finire la frase, Edward mi raggiunse con rapide falcate e la sua bocca calò implacabile sulla mia. Le sue mani si strinsero con forza sul mio viso, le mie invece sulle sue spalle.

Come era successo a Parigi, Edward mi baciò con un'urgenza e un bisogno devastanti, come se la sua intera esistenza dipendesse da quel bacio. La mano destra si serrò sulla mia nuca, spingendomi maggiormente contro di lui e incitandomi ad aprire la bocca ed accogliere la sua lingua.

Succhiò il labbro inferiore, mordicchiò quello superiore. Tante piccole punizioni per aver quasi ceduto a quel ricatto e aver rischiato di mandare all’aria la nostra relazione.

Come se potesse mai essere possibile, la mia felicità gravitava ormai attorno a lui.

Prima di rendermene conto eravamo stesi sulla coperta, Edward era sopra di me e mi guardava con un'intensità tale da lasciarmi senza fiato. - Tu sei mia. - affermò con sicurezza, calando sulle mie labbra e facendomi perdere un altro filo di razionalità.

Potevo percepire l'eccitazione presente nell'aria, si diffondeva come una scarica elettrica a basso voltaggio. Stavamo percorrendo un sentiero pericoloso, di non ritorno, ed era necessario fermarsi prima che fosse troppo tardi.

- Edward... - biascicai. - ... Forse è meglio se ci fermiamo e... - 

Non finii la frase. Il mio uomo aveva ormai deciso di farmi impazzire, serrando con forza la mano sul mio seno coperto dalla t-shirt rosa che indossavo. Mi sfuggì dalle labbra un rantolo sconvolto, mentre la lucidità veniva sempre meno.

- Non fermarmi Bella, non ora. Non dopo tutto quello che è successo. Ho bisogno di stare con te, di sentire che ci apparteniamo a vicenda. Nemmeno l’Apocalisse potrà impedirmi di fare l’amore con te. – fiatò sulle mia labbra, lambendole poi con la lingua.

Ero combattuta.

Una parte smaniava per stare con Edward in maniera totale e completa, ma l’altra aveva paura delle conseguenze che avrebbe potuto avere quel gesto. Non ero poi così sicura di essere la persona adatta a lui, quella con la quale perdere la verginità.

Il suo sguardo di totale e incondizionato amore decise per me. Non avrei mai tollerato l’idea di Edward con un’altra, l’onore della sua prima volta lo volevo io.

Atteggiamento egoistico, me ne rendevo conto, ma non potevo farci niente.

Mi misi seduta, passando le mani sulle sue braccia e scendendo verso l'orlo della maglietta, che tolsi rivelando alla luce della Luna il suo ampio torace.

Edward mi guardò con malcelata approvazione, chiaramente felice del mio inesistente rifiuto. Con dita veloci tolse la mia maglietta, mentre io provvedetti a togliere i miei jeans.

Ero attraversata da una smania irresistibile, avevo una devastante voglia di sentirlo contro di me senza alcun indumento, senza alcuna barriera ad ostacolarci.

Al diavolo razionalità e dubbi!

Rimasti solamente con l'intimo ci lasciammo cadere sulla coperta, baciandoci affondo e con trasporto, le nostre lingue che danzavano con affondi e ritirate. - Hai paura? - sussurrai sul suo orecchio.

Era così strano, solitamente quella era una frase che il ragazzo sussurrava alla ragazza e non viceversa. Ma che io e Edward non eravamo una coppia comune lo si era capito già da tempo.

Mi sorrise con sicurezza, accarezzandomi i fianchi e prendendo tra le dita gli slip, che calò sino a toglierli del tutto. - No... Ogni gesto, ogni bacio... Ogni carezza... Intima o meno... Con te è naturale, è come se fossimo nati per stare insieme. –

Mi vennero gli occhi lucidi.

Meritavo tanto? Meritavo un ragazzo così stupendo e unico?

No, credo di no.

Con le labbra scese a tracciare una scia di bollenti baci e morsi, soffermandosi sui fianchi e vicino l’ombelico. Ansimai preda della passione, stringendolo a me e arcuandomi verso l’alto.

Afferrandolo rudemente per i capelli lo riportai all’altezza della mia bocca, baciando e mordendo le sue labbra gonfie.

- Hai un preservativo? - sussurrai contro la sua bocca, strusciandomi contro la sua eccitazione e facendo digrignare i denti ad entrambi. - S... Si... Nel portafoglio... - ansimò. 

Non sapevo come funzionava nella prima volta di un ragazzo, ma mi sentii in dovere di prendere le redini della situazione. Spinsi Edward accanto a me, sedendomi a cavalcioni su di lui e scendendo a baciarli il collo.

Il contatto con il suo membro si fece più caldo, entrambi ci ritrovammo ad ansimare presi dalla smania del momento, sempre crescente.

Scesi sul collo, mordicchiandone la pelle, dopodichè scesi sempre più in basso, attirando dentro la mia bocca uno dei capezzoli di Edward e mordicchiandolo piano. Lo succhiai sino a farlo implorare con voce rotta, un suono assolutamente eccitante e unico.

Mentre la mia bocca si dedicava al suo petto, mordendolo, baciandolo e succhiandolo, la mia mano scese in basso, serrandosi con forza sulla sua eccitazione.

- Bella… - gemette, cercando la mia bocca.

La mia mano iniziò a muoversi implacabile, alternando un ritmo lento ad uno più veloce e costante. Attesi sino a quando non mi accorsi che Edward era al limite, le guance arrossate e gli occhi cristallini.

Insieme, con mani che si muovevano in armonia per condividere ogni frangente di quel momento così nuovo, rendemmo quell’esperienza sicura.

- Sei pronto? – ansimai sul suo orecchio, sollevandomi sulla sua eccitazione e calandomi un poco.

Edward assentì visibilmente emozionato, stringendo i miei fianchi in una morsa quasi dolorosa. Puntai le mani sul suo petto, calandomi piano e facendo gemere entrambi.

Sollevò le ginocchia e il busto, mettendosi seduto quasi, e stringendomi in un abbraccio soffocante iniziò a tremare.

- Stai… stai bene? – gemetti rimanendo ferma. Mi costava un certo sforzo, vista la voglia implacabile che avevo di Edward, ma quella era la sua prima volta e volevo che tutto fosse perfetto.

Edward digrignò i denti. – Dio, si… è una sensazione così… paradisiaca… è tutto… perfetto… -

Sospirai di sollievo, lasciandomi cadere all’indietro e trascinando Edward con me. Facendo leva sulle braccia si ritrasse un poco, affondando poi con forza e strappandomi un gemito. Sembrò acquistare sicurezza, maestria, muovendosi avanti e indietro con maggiore enfasi e trasporto.

Mi aggrappai alle sue spalle, sollevando il bacino e andando incontro alle sue spinte mi lasciai andare alla passione, graffiando e mordendo la sua pelle pallida.

Edward raggiunse il piacere per primo, tremando e arcuandosi sopra di me. Io rimasi un attimo così, sospesa nel nulla, persa l’ondata che mi aveva travolta sino a quel momento. Mi limitai a stringere a me Edward, baciando le sue belle labbra e carezzandoli i capelli.

- Bella… - sussurrò contro i miei capelli, smuovendoli a causa del fiatone che aveva. – Tu non… insomma, non sei… -

Sorrisi in maniera rassicurante. – Non importa, Edward. È stato comunque bellissimo. –

Silenzio.

Edward si alzò con uno scatto insofferente, dandomi le spalle e togliendosi il preservativo.

- Senti… -

- Non parliamone, okay? Forse è meglio andar via. – suggerì con voce incolore.

Non potevo crederci, Edward stava mandando all’aria quel momento così bello per puro orgoglio maschile. Quando faceva così mi veniva una gran voglia di prenderlo a calci, dannazione!

- Torna qui e non fare l’idiota! Stai rovinando un momento bellissimo, cazzo! Non so se te l’hanno mai detto ma la prima volta da sogno solitamente è una cazzata. – strepitai, alzandomi e coprendomi alla bene meglio. – Accidenti a te e alla tua stupidità! –

Edward scosse la testa, chinandosi a raccogliere i boxer e indossandoli velocemente. – Non voglio la tua comprensione, chiaro? Ho fatto schifo, punto. Non c’è bisogno che tu menta per me. -

- Edward, guardami. – ordinai con voce imperiosa. I suoi occhi si incatenarono ai miei e lì vi rimasero. – Io ti amo. – confessai, avvampando d’imbarazzo.

Silenzio. Di nuovo. Iniziavano ad irritarmi profondamente quei silenzi del cavolo!

L’aria attorno a noi sembrò condensarsi, divenne difficile distinguere realtà da fantasia. Non poteva, la mia vita, essere cambiata in maniera così radicale nel giro di pochi minuti: la prima volta di Edward, la mia prima confessione amorosa…

Mi osservò stralunato, quasi pensasse, come me, che quella era tutta una fantasia.

- Ti amo… - ripetei in un sussurro avvicinandomi lentamente a lui. – In tutta la mia vita non mi sono mai sentita bene come stanotte. Devi credermi, Edward. Mi conosci e non sono una che mente per compiacere gli altri. Su una cosa del genere non potrei farlo, capisci? –

Le sue braccia si avvilupparono attorno a me con forza, attirandomi contro il suo torace e stringendomi in una presa ferrea. – Scusami Bella. Io volevo solo che anche per te fosse stato bello. Dio, per me è stato… non ci sono parole per descriverlo… sentirti attorno a me, preda del mio corpo… di quello che avrei potuto regalarti… non avrei mai pensato potesse essere così! –

Sorrisi maliziosamente. – E questo ancora è niente, mio amore. – ghignai con un’aria provocante.

Edward calò sulle mie labbra, lambendole con le sue. – Non vedo l’ora di far pratica, allora… - si bloccò un attimo, sfoggiando un sorriso bellissimo. – Ti amo anche io, mia piccola Bella. Non ti libererai mai di me, sappilo. –

Lo osservai con occhi pieni d’amore, stringendomi, ancora nuda, al suo corpo caldo. – Lo spero. Attento Cullen, potrei prenderla come una promessa solenne, la tua. -  

La sua risata calorosa si perse nella notte, trascinata dalla leggera brezza che soffiava. – Come ti senti? – chiesi poco dopo, sdraiata contro il suo petto e respirando l’odore delizioso della sua pelle.

- Mai stato meglio. – ammiccò dandomi un bacio sulla fronte. – Scusami davvero per prima. Avevi ragione, l’orgoglio maschile a volte non serve a niente. –

Sollevai un sopracciglio, chiaramente ironica. – Solo a volte? –

Edward mi fissò un attimo, scoppiando poi a ridere. – D’accordo, d’accordo! Diciamo il più delle volte! –

- Sai… - meditò più tardi, l’aria che si faceva più fredda a causa dell’avanzare della notte. – Se qualcuno me l’avesse detta una cosa del genere, non ci avrei mai creduto. Io e Bella Swan insieme! Incredibile, eh? –

Mi sollevai, depositando un bacio sulle sue labbra. – Da paura. Chi l’avrebbe mai detto che da una scommessa sarebbe nato qualcosa di così… -

- Unico e perfetto. – completò la frase Edward.

I nostri sguardi si incontrarono di nuovo, unendosi e non lasciandosi andare.

Lì, sdraiata con Edward su quella spiaggia fredda e deserta, con un bacio e uno sguardo carico di promesse, suggellai un patto d’amore che si sarebbe protratto per tanto e tanto tempo.

********************


** Note **
Mmm... Questo è stato di sicuro il capitolo più difficile di tutti e 27! Scrivere della prima volta di un ragazzo non è stato semplice, spero di non aver fatto una schifezza totale! Anche perchè non so, non mi convince molto! ç_ç
Io ho fatto del mio meglio, non era proprio il caso di andare in giro a intervistare amici & boyfriend circa la loro prima volta, sarebbe stato abbastanza imbarazzante... -.-
Vabbè, al massimo mi preparo a ricevere una vagonata di verdura marcia!
Info di servizio: molto propabilmente i tre epiloghi con salto temporale verranno postati a Settembre, la partenza si avvicina e ho notato che molti stanno partendo per le vacanze; Preferirei postare quando ci siete tutti, insomma... ^^
Saprete comunque come finisce, perchè l'epilogo generale lo posterò quanto prima!
Per chi se lo chiedesse, al contest mi sono classificata a parimerito SECONDA!! Togo, eh?? >____<

Ah, ho postato il prologo di una nuova ff Twilight:
Together Forever


fateci un salto e ditemi che ve ne pare, okay??
bacioni!
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Iscrivetevi, mi raccomando! ^_-


Avviso 2: ho fondato, in collaborazione con Mirya e Shinalia, un gruppo per urlare NO al plagio sul web!! La nostra è una protesta contro le persone che, prive di coscienza, plagiano e copiano palesemente tutte le storie che circolano sui siti! Iscrivetevi perchè è un iniziativa importante!!  
   
 
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