Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady Lynx    04/08/2010    2 recensioni
Qualcosa sta crescendo in Narcissa, uno dei più grandi desideri che una donna possa avere. Lucius si oppone con forza alla volontà di sua moglie. L’orgoglio di entrambi li trasporta in una spirale di brucianti parole mai dette e riflessioni su se stessi, culminando infine nella rivelazione di Lucius e nella promessa di Narcissa.
Terza classificata al "Time of your song" contest indetto da vogue91.
Genere: Dark, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Figlio di una promessa
Personaggi:  Lucius Malfoy, Narcissa Black Malfoy
Pairing: Lucius/Narcissa
Genere: Dark, Sentimentale
Rating: Giallo

Avvertimenti: One-shot, Missing Moment
NdA:
Ambientato prima della saga di Harry Potter.

La scelta di un Lucius contrario alla nascita di un erede non dipende da esplicite informazioni date al riguardo da parte della Rowling, quindi le cose potrebbero anche non essere andate come le ho immaginate io. La sua riluttanza a voler diventare padre però potrebbe spiegare perché Draco sia rimasto figlio unico.

Gli occhi di Lucius Malfoy sono di colore grigio, secondo il Canon. Non riuscendo ad utilizzare la canzone assegnata se non attribuendola a Lucius, ho deciso di ignorare il particolare degli occhi – evitando di creare un contrasto tra il grigio degli occhi autentici di Lucius e il blu del “protagonista” della canzone.

Il POV nella maggior parte della fan fiction è quello di Narcissa, nelle ultime due parti passa a Lucius per facilitare la comprensione dei veri pensieri di quest’ultimo.


***

Era terribile il solo pensarci.
Era qualcosa che mi rendeva inquieta, qualcosa che si espandeva come veleno nel mio sangue, qualcosa di nefasto, qualcosa di sbagliato, il pensiero che girava per la mia mente.
Avevo litigato con Lucius.
Non gli ero stata vicina, non avevo rispettato il suo volere, avevo osato contraddirlo.
E avevamo litigato.
Litigio. Una parola che non dovrebbe neanche pensare di essere autorizzata ad intromettersi nel rapporto tra due sposi.
Ma era successo, era successo e faceva tanto male.
Ripetei nella mia mente le parole che erano state il preludio al canto del cigno.
Ripetei le sue parole, come una musica inquietante, il lamento funereo che annunciava la fine di tutto.

No one knows what it’s like

To be the bad man

To be the sad man

Behind blue eyes


“Tu non mi conosci, Narcissa. Nessuno mi conosce veramente, nessuno sa niente di me.”
Invece no, non era come diceva lui, non era la verità.
Io lo conoscevo, lo capivo, avevo sempre provato le stesse cose che aveva provato lui. Noi eravamo in simbiosi, era innegabile.
“Io ti amo, Lucius. Io voglio… vorrei che il nostro amore venisse reso eterno e…”
“No. Non si discute.”
Era severo nel tono e nei gesti. Era il padre intransigente che non voleva essere e io la bambina capricciosa che ero sempre stata.
“Ma perché no?”
I suoi occhi di gelido ferro si erano rivolti al cielo, come in cerca di una necessaria pazienza per affrontare la mia ostinata richiesta.
“Perché io sono cattivo, e i cattivi odiano i marmocchi urlanti.”
L’aveva detto, quello che temevo, con distaccata ironia ed un pizzico di spietata convinzione.
Aveva detto di essere cattivo, ma in quel momento mi sembrò solamente triste.


No one knows what it's like

To be hated

To be fated

To telling only lies

“Inoltre,” spezzò il silenzio, suscitando la mia sorpresa “ho già ucciso abbastanza persone e preferirei evitare di essere il responsabile della morte di un mocciosetto frignante.”
“Non sarebbe un mocciosetto frignante, sarebbe nostro figlio. E non vedo nessun motivo per cui tu debba essere il responsabile della sua morte quando ancora non lo sei stato della nascita.”
La mia replica suonò inadeguatamente irrispettosa e alquanto acida, ma volevo che lui capisse quanto dolore mi provocava il suo rifiuto, quanta tristezza mi aveva assalita a causa della sua cattiveria.
“Sono odiato, Narcissa. Odiato. A morte. Da decine di persone.”
Prese un respiro profondo, rivolse il suo sguardo su di me, strinse le labbra riducendole a sottilissime strisce di carne pallida, prima di sottolineare ancora il concetto.
“Odiato.”
“Non ti capisco.”
Davvero non riuscivo a comprendere le sue motivazioni. Era così terribile per lui l’idea di avere un piccolo erede? Era così insopportabile il pensiero di avere un simbolo concreto della nostra unione di anima e corpo?
“Odiato. Destinato alla morte, e con me i miei cari. I famigliari.” Fece una piccola pausa, come per soppesare le parole, sputandole poi fuori con esagerata enfasi. “Moglie. Figli. Uccisi, indiscriminatamente.”
“Non è vero.”
Mi spaventò, forse volontariamente, sfoderando un ghigno da pazzo e afferrando con forza il mio fragile polso destro.
“Hai ragione, potrebbe anche non essere vero. Ma in fondo, sappiamo entrambi che io dico solo bugie.”


But my dreams

They aren't as empty

As my conscience seems to be


“Non essere sciocco, Lucius, smettila” mormorai con le labbra tremanti al ritmo delle mie membra “Tu saresti un ottimo padre, saresti capace di difendere te stesso, noi e il nostro piccolo amore, io ne sono certa!”
Non mi rispose, lasciò scivolare lentamente la sua mano dal mio polso al mio fianco – dove la posò con la sua usuale sicurezza, la stessa sicurezza dettata dalla consapevolezza di essere il più forte tra noi due. La consapevolezza di potermi fare male, se fosse stato necessario, di poter chiudere la mia bocca impertinente, di potermi ripudiare.
Non fece nulla di tutto questo, anche se dentro di sé avrebbe avuto mille motivi per farlo.
“Sai, Cissy, io ho sempre sognato di avere un figlio. Un bambino somigliante a me, da poter educare a modo mio, da poter… coccolare. Una certezza per la vecchiaia, una piccola luce in tutti i giorni.”
Appoggiò la sua mano libera sulla mia guancia e spinse delicatamente il viso verso il suo. Leggere rughe increspavano la sua fronte, nonostante la giovane età di entrambi. Era combattuto, il mio povero Lucius, era preoccupato.
“Ma questo non è possibile. Come ben sai, un Deatheater non ha coscienza. Non può avere coscienza. Ne consegue che un Deatheater non può avere figli, a meno che non desideri mettere in pericolo la loro stessa vita.”
Ancora non riuscivo a capirlo, le sue parole mi sembravano solo parte di un artificioso discorso per evitare qualcosa che in fondo, lo aveva ammesso lui stesso, desiderava da sempre.
Lucius aveva una coscienza, da qualche parte.
Lucius aveva dei sogni, ma era l’unico al mondo a non volerli realizzare.


I have hours, only lonely

My love is vengeance

That's never free

Tolse le mani da me, prima di afferrare entrambi i lembi del suo mantello verde cupo e stringerlo attorno a sé – come in cerca di calore, di affetto, di protezione.
“Ora vorrei stare da solo. Puoi andare.”
Un freddo improvviso penetrò nelle mie ossa, attraverso il leggero abito che avevo indossato per lui.
Era inverno, enormi fiocchi di neve cadevano nella notte creando una coltre gelida nel nostro giardino, e io avevo indossato l’abito bianco, leggero ed impalpabile che piaceva a lui - nonostante l’umidità e gli spifferi.
Senza biancheria intima.
Fino a qual momento avevo tremato da capo a piedi, ma nulla mi aveva raggelata come quell’ordine.
Non ero la sua cameriera, né la sua cortigiana, né tantomeno la sua sgualdrina.
Ero sua moglie, e pretendevo rispetto.
“Lucius, no. Io voglio capire le ragioni del tuo rifiuto, non puoi cacciarmi via in questo modo.”
Mi ignorò per lunghi minuti, mentre si sedeva alla scrivania del suo studio e adagiava sul legno lucido i suoi piedi elegantemente calzati. Rimasi davanti alla porta, rigida come una scultura di ghiaccio, decisa per la prima volta ad ottenere il mio scopo.
“Narcissa. Dammi un solo buon motivo per cui io dovrei rinunciare alle mie ore di gradita solitudine. Per fare forse un piacere… a te?
La sua voglia di ferirmi mi lasciò senza fiato, ma il desiderio di vittoria fu più forte della paura.
“Perché mi ami.”
Accadde ciò che mai avrei immaginato potesse accadere. Nel cupo silenzio della stanza si espanse una risata di scherno. Un’umiliante risata di scherno.
“Ti amo, Narcissa Black?” ripeté lentamente, gli occhi beffardi dritti su di me “Forse preferiresti il contrario. Il mio amore non è mai gratuito. Il mio amore è inestimabile, chi lo subisce deve pagare.”


No one knows what it's like

To feel these feelings

Like I do

And I blame you


Una lacrima lottò all’angolo del mio occhio, bruciante di rabbia e voglia di vendetta.
“Perché sei così spietato con me, Lucius, questa sera? Perché?”
“Tu non hai idea di cosa voglia dire sentire quello che sento io. Tu non sai cosa si provi a sentire dentro di sé uno strano rimorso e allo stesso tempo uno strano piacere per le azioni del passato. Tu non sai niente.”
La durezza nella sua voce suscitò un’altra lacrima che però prontamente asciugai.
“Non è colpa mia.”
“E’ colpa tua aver riportato a galla tutto questo.”


No one bites back as hard

On their anger

None of my pain and woe

Can show through


“Non sono stata io a creare il tuo passato!”
Sospirò, prima di spostare di nuovo i suoi piedi a terra e balzare con uno scatto felino davanti a me, facendomi indietreggiare.
“Vuoi forse dire che secondo te io ho sempre voluto essere un Deatheater? Vuoi forse insinuare che a me piace questa vita in decadenza, che ho desiderato essere il servo del Signore Oscuro? Credi forse che io mi delizi nel vedere la gente che muore straziata ai miei piedi?”
Trattenni per un attimo il respiro, cercando di capire se fosse suo desiderio una risposta affermativa o una risposta negativa. Temevo che, qualunque cosa avessi osato esprimere, la sua reazione sarebbe stata alquanto sgradevole.
“Sì, lo credo. L’hai affermato tu qualche giorno fa.”
Si passò lentamente una mano tra quei preziosi fili di platino, i suoi capelli, che rilucevano timidi sotto le fiamme crude delle candele. Sembrava essere calmo, ma io sapevo che si trattava di una mera illusione.
“Narcissa, stai mettendo a dura prova la mia pazienza.”
“Anche tu.”
Fu in quel momento che percepii palpabile la sua rabbia scorrere sulla sua pelle, come elettricità instabile, quasi fuori da ogni controllo. Il mio atteggiamento sembrava irritarlo, la mia sicurezza lo innervosiva, minava la sua voglia di essere sempre il più forte, quello che teneva le redini della situazione.
“Sono furioso, Narcissa, ma sto cercando di resistere alla mia rabbia. Per te. Ora vattene.”
Le parole si fecero strada tra i suoi denti stretti, quasi provasse dolore e non vera rabbia. Io non volevo cedere, no.
“Voglio tenerlo, Lucius, e lo farò.”
Lo mormorai con fare quasi sottomesso, prima di rendermi conto che non avrei mai dovuto dire una cosa simile.
Sentii la sua mano guantata abbattersi violenta sulla mia guancia, per punirmi di quella decisione presa con sconsideratezza.
Sentii  le lacrime sgorgare libere sul mio viso, infermiere pronte a dare sollievo al mio viso in fiamme, complici della mia disperazione.
Sentii la serratura della porta scattare, la presa di Lucius sul mio braccio, le mie gambe cedere sul pavimento umido del corridoio della nostra dimora, e poi la porta chiudersi davanti alla mia vista appannata.
Lucius non voleva quel bambino.
Allora neanche Narcissa aveva alcun diritto di volerlo.


But my dreams

They aren't as empty

As my conscience seems to be


I have hours, only lonely

My love is vengeance

That's never free


Restai a lungo accucciata sui sassi levigati del pavimento di Malfoy Manor, di una casa che ancora non mi apparteneva.
Resi ancora più umide quelle pietre innocenti, umiliata da me stessa, sentendomi come una carcerata condannata a morte.
Non mi importava della mia veste leggera, non più.
Non mi importava della mia bellezza sciupata dalla forza del mio consorte.
Mi rialzai solo quando pensai che c’era ancora qualcosa di cui mi importava. Il piccolo seme che giaceva nel mio grembo, l’orfano di affetto reso tale da suo padre.
Chissà cosa pensò Lucius durante quelle ore che io passai a vagare senza meta per i corridoi, malata di insonnia.
Forse pensò ai suoi sogni passati, contrastati a suo dire dall’assenza di coscienza.
Forse riuscì a godere della sua solitudine, forse pensò alla sua minaccia.
Il suo amore non mi veniva dato per bontà, ma per ottenere qualcosa in cambio.
Così aveva detto.


When my fist clenches, crack it open

Before I use it and lose my cool

Lo rividi la mattina seguente, a colazione.
Si trovava di fronte a me, e sorbiva il suo tè al gelsomino come se nulla fosse accaduto.
Era il ritratto della bellezza e della freschezza, calmo e gelido come la neve caduta poche ore prima in giardino.
Nonostante ciò, il nostro Elfo Domestico sembrò sospettare fosse successo qualcosa di strano poiché per ben due volte finse di sfiorare per errore la mia mano per provocare la solita reazione isterica in me – sorprendendosi non poco quando non ottenne neanche un’occhiata piccata e altezzosa.
Ebbi il coraggio di aprire di nuovo bocca solo quando lui mi passò di fianco, diretto di nuovo al suo cupo studio.
“Lucius…”
Mormorai di nuovo quella singola parola, con incertezza, ma bastò per farlo fermare. Non mi guardò, rimase rigidamente fermo al mio fianco, con lo sguardo ancora rivolto alla scalinata.
“Lucius, mi dispiace per ieri sera.”
“Quindi andrai al San Mungo per l’operazione?”
La domanda ebbe su di me l’effetto di una freccia lanciata senza esitazione nel mio cuore. Non potevo accettare che fosse così disinteressato.
“No, Lucius, no!
Lo urlai con disperazione, saltando in piedi e battendo uno dei miei eleganti stivaletti a terra per manifestare il mio disappunto.
Notai appena in tempo le sue dita stringersi in un pugno, afferrai quella maledetta mano stringendola tra le mie.
“Lucius… ti prego…”
Con dolcezza allontanai il pollice dall’indice, l’indice dal medio, il medio dall’anulare ingioiellato, quest’ultimo dal mignolo. Gli baciai la mano, chiedendo silenziosamente perdono per la mia ennesima ribellione, sperando di essere compresa.
La sua mano si allontanò dalle mie labbra e portò con sé il proprietario orgoglioso.
Senza dire una parola.


When I smile, tell me some bad news

Before I laugh and act like a fool

Ogni pasto, da quel giorno, fu un incubo.
Il silenzio regnava sovrano sulle nostre teste: Lucius non parlava per rabbia ed orgoglio, io non parlavo per paura ed orgoglio a mia volta.
Una settimana più tardi, decisi infine di cedere e andai a farmi visitare al San Mungo per tentare di riappacificarmi con Lucius. Non gli dissi niente, fino a quando i nostri sguardi non si incontrarono casualmente durante il pranzo.
“Lucius… oggi sono andata all’ospedale.”
Colsi un lampo di improvviso interesse misto ad una sete di vittoria in quei suoi occhi grigi. Un lampo fulmineo e per questo di significato incerto.
“Ebbene?”
“Il dottore ha detto che se continuerò così, potrebbe anche verificarsi un… aborto spontaneo.”
Un leggero sorriso si dipinse sulle sua labbra. Un sorriso così inappropriato alla situazione, alla notizia, mi ferì più di mille parole. Volevo strapparlo via dal suo viso perfetto, cancellarlo attraverso il dolore.
“Da oggi smetterò di mangiare, se è l’unico modo per sfuggire all’aborto magico. Voglio che tu sia felice, Lucius,lo voglio più di qualsiasi altra cosa. Smetterò di mangiare, se proprio non desideri la nostra creatura.”
‘Ti farò sentire in colpa. Non riuscirai a fermarmi’, continuava a dire il mio sguardo.
Il suo sorriso cadde a terra, andando in frantumi come se fosse stato di fragile cristallo. Era stato semplice, smorzare il suo entusiasmo. Non sarebbe stato altrettanto facile riuscire a ricostruire un rapporto umano con Lucius dopo la mia ennesima sfida alla sua autorità.
Prevedevo già una sfuriata violenta, un altro ceffone dritto sul mio viso orgoglioso, e invece mi sbagliai. Fu il forte Malfoy ad abbassare lo sguardo, per la prima volta.
“Tu… lo desideri così tanto?”
Sapevo che si riferiva alla nostra creatura, non ebbi alcuna esitazione nel replicare.
“Sì,” risposi semplicemente, sorpresa dal suo atteggiamento “tu no, invece?”
“Non fare queste domande inutili, Narcissa, sai benissimo che io non lo voglio. Dato che questa situazione sta diventando alquanto irritante, però, ho riflettuto e ho deciso che è giunto il momento di sentire le tue ragioni. Avrai modo di spiegarmi cosa ti spinge a volere un marmocchio in giro per casa.”
Mi morsi le labbra, cercando allo stesso tempo di condensare in un breve e conciso discorso tutto quello che sosteneva il mio desiderio di maternità. Raccolsi tutto il mio coraggio, prima di aprire bocca.
“Essere madre è una delle emozioni più belle della vita, si dice. Un bambino potrebbe essere simbolo di un legame più forte tra noi due, potrebbe rallegrare le nostre giornate passate sempre in triste solitudine. Ho già questa piccola vita in grembo, e ucciderla ora significherebbe uccidere un innocente privo di difese. Inoltre, un erede è necessario per il mantenimento di una stirpe Purosangue. Io vorrei che…”
“Per tutte queste motivazioni è sufficiente un solo bambino, giusto?” mi interruppe lui, con fare terribilmente pratico.
Mi trovai costretta ad annuire, senza riuscire a capire dove volesse arrivare.
“Bene, Narcissa, allora faremo un patto. Tu avrai il tuo bambino e la sua nascita sarà supportata da tutti questi motivi ragionevoli.”
Troncai sul nascere la profonda gioia che aveva iniziato ad espandersi nel mio corpo, quando notai che Lucius non aveva finito il suo discorso.
“Ma uno solo, non di più. Ricordatelo.”
“Perché?”
Lucius si prese tutto il tempo per rispondere, prima di degnarsi di darmi una risposta assaporò con calma il vino rimasto nel suo calice.
“I bambini spengono il desiderio sessuale, Narcissa. I bambini abbruttiscono i genitori, li stremano, li rendono vecchi e insipidi l’uno per l’altro. Questo tra noi non deve accadere.”
Un terribile presentimento colpì la mia mente. Il pensiero che io per Lucius fossi solo un grazioso ornamento da usare nelle notti di noia e di desiderio.
“Se io non fossi bella, tu non mi ameresti? E’ questo che vuoi dire?”
Di nuovo sorseggiò il dannato vino, forse per prendere tempo, forse per spazientirmi.
“Sì. Sì, probabilmente è questo che voglio dire.”
“Sei… sei crudele!” sbottai involontariamente, con le labbra tremanti di indignazione e delusione.
“La lussuria conduce alla lascivia, la lascivia alla crudeltà, mia bella Narcissa. Sapevi di dover diventare la sposa di un uomo dalle accese passioni, avresti dovuto aspettarti un simile atteggiamento.”
Il suo sorriso lupesco mi fece rabbrividire, ma resistetti. Non potevo farlo arrabbiare di nuovo, dovevo essere una buona e sottomessa consorte. Almeno fino alla nascita del piccolo.
“Hai ragione, Lucius. Ti ringrazio per avermi concesso di tenere nostro figlio, nonostante la tua… crudeltà.”
Non c’era alcun accenno di sarcasmo nella mia voce, non potevo permettermelo. Lucius si alzò in piedi, andò verso il camino, prese in mano il bastone appoggiato sopra la piccola mensola di pietra, si voltò verso di me.
“La lussuria chiama, Narcissa. Aspettami nella nostra stanza, arriverò tra poco.”
Senza emettere suono, mi alzai e mi diressi verso la porta per obbedire. Sentivo che sarebbero stati nove lunghi mesi di dolci soprusi, quelli che avrei dovuto trascorrere con Lucius.
Solo l’amore per il pargolo dentro di me mi avrebbe potuto dare la forza per acquietare, giorno per giorno, la belva furiosa e assetata di passione che avevo risvegliato in Lucius con il mio illegittimo desiderio di tenerezza.
Un illegittimo desiderio da donna, avrebbe detto lui.



If I swallow anything evil

Put your finger down my throat

If I shiver, please give me a blanket

Keep me warm, let me wear your coat


Narcissa uscì dal salone con le mani tremanti di paura, paura per quella che presagiva sarebbe stata la mia vendetta.
Credeva davvero che io fossi crudele, intransigente, un porco assetato solo di sesso e carni giovani.
Eravamo sposati da anni e non aveva ancora capito niente di me. Assolutamente niente.
Non avevo alcuna voglia di entrare nel letto con lei e strapazzarla, non avevo alcuna voglia di farle del male.
Non c’era alcuna ragione per cui io volessi vendicarmi.
Minacciando di mettere in pericolo seriamente la sua salute, mi aveva fatto riflettere. Mi aveva fatto comprendere che uccidere nostro figlio sarebbe stato qualcosa di cui entrambi ci saremmo pentiti.
Forse avrebbe rischiato la vita una volta adulto, il bambino, a causa dei miei nemici.
Ma io l’avrei protetto, l’avrei fatto a costo della mia vita.
Salii le scale che portavano al piano superiore con lentezza, per darmi il tempo di riflettere sul modo giusto per far capire alla mia Cissy quale fosse la vera ragione del mio rifiuto.
La trovai sul letto, priva di indumenti, tremante di freddo e di paura. Scossi leggermente la testa, intenerito, e lasciai il bastone sul comodino. Mi tolsi con sollecitudine il mantello, per poi gettarglielo delicatamente sulle spalle.
“Cosa… cosa stai facendo?”
Le appoggiai un dito sulle labbra vermiglie, con uno slancio di umiltà mi costrinsi a parlare.
“Si chiama gelosia, Cissy, ciò che mi impedisce di accettare che tu possa amare qualcuno oltre a me. Quando lui nascerà, sarà al primo posto per te. Se entrambi ci strozzeremo, tu soccorrerai prima lui. Se entrambi tremeremo dal freddo di notte, tu scalderai il suo letto e non più il mio. Lo so, sono crudele, ma non posso accettare che questo accada.”


No one knows what it's like

To be the bad man

To be the sad man

Behind blue eyes

Nessuno sa cosa voglia dire essere cattivo, anche con chi ami e con chi amerai.
Nessuno sa cosa si cela dietro ai miei occhi.
Narcissa non sapeva, ma capì. Con il suo dolce silenzio da futura madre e fedele sposa, capì tutto e promise.
Promise di non mettere mai il piccolo davanti a me, anche a costo di mettere in gioco la vita di quel piccolo.
Mantenne la promessa.


Note dell'autrice

Questa storia è nata grazie al concorso "Time of your song" indetto da Vogue91 sul forum di EFP.
I prompts assegnati erano Narcissa e Lucius (corrispondente al numero 15) e la canzone "Behind Blue Eyes" degli Who (corrispondente alla lettera Y).
La frase scelta era "La lussuria conduce alla lascivia, la  lascivia alla crudeltà" di Dostoevskij.

Nonostante i personaggi non fossero tra i miei preferiti, mi sono davvero divertita a scrivere questa one-shot e ho iniziato ad apprezzare il pairing Lucius/Narcissa. Spero che vi sia piaciuta! ^.^

Pubblico qui di seguito il giudizio di vogue91 sulla  storia, potete trovarlo anche a questo link: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9270360&p=11

3°Classificata
Lady Lynx “Figlio di Una Promessa”


-Grammatica: 10/10
-Lessico: 10/10
-Stile: 10/10
-IC: 9/10
-Trama: 9.5/10
-Attinenza alla canzone: 15/15
-Utilizzo della frase scelta: 10/10
-Giudizio personale: 5/5

Totale: 78.5/80

Grammatica perfetta. Non ci sono errori, e la punteggiatura stessa è usata davvero bene. Ottime anche le scelte lessicali, utilizzi una terminologia che si adatta alla situazione da te descritta, in certi punti diventa addirittura altisonante, ma del resto il tema trattato non è da meno. Davvero piacevole lo stile, si legge scorrevolmente, senza bruschi balzi da un tono all’altro, dato che mantieni lungo tutta la fic una certa omogeneità. Quindi dal punto di vista formale non ho davvero niente da dire, se non complimenti.
Per quanto concerne i personaggi, devo dire che mi è piaciuto parecchio come hai delineato Lucius. La sua solita boria, il suo modo di essere, freddo e sprezzante, che in realtà sono alibi di un carattere meno forte di quello che vuole fare credere. E diciamo che anche Narcissa mi è piaciuta, hai sottolineato bene il suo profondo desiderio di essere madre (e del resto poi sappiamo quanto fosse attaccata a Draco). Solo che mi sarei aspettata che lottasse un po’ di più per quello che voleva, ossia di trovarla un po’ più battagliera, e meno remissiva. Ma al di là di questo, la sua introspezione è davvero interessante. Un po’ meglio poteva essere analizzato Lucius, in quanto la seconda parte se da un lato offre dei piacevoli spunti di riflessione, non li amplia del tutto, lasciando dei punti alla pura immaginazione.
Perfetta l’attinenza alla canzone. Non era un testo facile da rendere, in quanto ha parecchie sfaccettature e modi d’interpretazione, e tu sicuramente le hai reso giustizia. Del resto si sposava bene con Lucius, e con una sorta d’incomprensione di cui lui sente d’essere vittima. Meraviglioso l’inserimento della frase, devo dire che mi ha fatto sorridere immaginarlo dire una cosa del genere a Narcissa, che lo pensasse o meno, che fosse o meno lascivo e dunque crudele. Sicuramente anche questa frase era degna del suo personaggio.
La tua storia mi è piaciuta. Al di là del fatto che apprezzo particolarmente Narcissa, sei riuscita a farmi piacere Lucius, che normalmente trovo abbastanza vuoto, superficiale. Hai trattato un tema che sicuramente dà da pensare, e i pensieri della stessa Narcissa sono quasi disarmanti per quanto sono intensi, per il dolore che prova nel vedere che il marito non desidera le medesime cose che desidera lei. Davvero un’ottima storia, di certo non allegra, ma perfetta per l’introspezione e per la tematica che hai scelto. Brava.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lady Lynx