IS IT FOR ME?
Uh la la, qua qualcuno mi pikkierààà ^__^””
Va bene lo so, odiatemi, torturatemi, non leggete + la mia fic,
perché tanto so di essere nel torto marcio e vi darei ragione =.=”” Cristola,
ma come si può aspettare mesi e mesi prima di aggiornare?? >0< Non si
può, è fuori natura di autrice V.V”” Eppure io sono la prova vivente che si può
fare ç__ç E va bene, nonostante questo, vi siederò umilmente perdono… Non
abbandonatemiiii, bhuaaaa ç0ç Che scena pietosa, ma è la verità ç__ç Che ci volete
fare? Vi capita mai che vi manchi l’ispirazione? A me si =.=”” E vi capita mai
di avere il così detto morbo del “oh che bello non fare niente da mattina a
sera”?? A me è capitato quest’estate, quindi mi assumo tutte le colpe ^_^”” Ora
sembra quasi che abbia ritrovato la mia creatività, come vogliono dimostrare
altre due ficcy che tra poco pubblicherò, ovviamente senza lasciare indietro
questa ^__^””
Piccola premessa: come noterete, ho cambiato il modo di
impostare i dialoghi: infatti non metto più il nome alla fine di ogni discorso
del personaggio, e così mi trovo molto meglio..
Che dire? Perdonatemi ancora, anche se so che sono uno schifo
=__=
Spero commenterete anche questo capitolo, se no vado in panico
ç__ç (cos’è, una supplica?? >.> Ndlettori) (maah?? °__° Ndme)
Grazie mille a tutti quanti! E scusatemi se la vicenda sembrerà
svolgersi lentamente, ma sapete come sono fatta io no? ^__^””
Un bacione a tutti quanti!! E buona lettura, ovviamente! ^_^
)o( Phoenix )o(
Aveva capito bene, gli aveva appena detto di andarsene, di lasciarlo solo. Probabilmente non tanto perché volesse rimanere solo per struggersi dal dolore, ma più semplicemente perché non voleva vederlo. Lo considerava tanto spregevole da essere riluttante alla vista; l’odio che nutriva nei suoi confronti poteva allora dirsi spropositato. Forse, aveva più semplicemente paura di lui, a tal punto da non sentirsi tranquillo con lui vicino.
Yuriy non lo sapeva.. ma non poteva andarsene, in qualche
modo doveva pur rompere quel muro.. In qualche modo sarebbe riuscito ad
avvicinarlo, per fargli capire tutto, per far si che quel ragazzino lo
ascoltasse una volta per tutte. Ma si rese conto che non sarebbe stata
un’impresa facile.
Rabbia.. si, ora poteva sentire anche rabbia dentro di lui.
Sapeva che non avrebbe retto a lungo: lui non era mai stato conosciuto per la
sua pazienza.
-No, non me ne andrò-sussurrò il rosso in un sibilo
profondamente scosso.
No, non se ne sarebbe andato, per nessuna ragione al mondo.
Lo avrebbe costretto a parlare, o quanto meno ad ascoltare quello che aveva da
dirgli.
Ma in realtà, pensandoci, lui.. che aveva da dire a quel
ragazzino? Troppe cose, un discorso che sarebbe andato avanti un’ora, senza un
filo logico. Frasi magari buttate a caso, corte e fredde. Come poteva esprimere
tutto ciò che si portava appresso da una vita nei suoi confronti? Come.. in
certe circostanze?
A pensarci bene, dunque, non sarebbe riuscito a parlare per
molto.
Olivier scosse il capo, lasciandosi sfuggire una lieve
risata amara. Non sapeva nemmeno lui cosa desiderasse fare: se rimanere lì, a
sentire il mare di idiozie che quasi sicuramente quel bastardo gli avrebbe
detto, o se andarsene, cercando di sfuggirgli. Ma se avesse optato per la
seconda, avrebbe solamente scampato uno dei tanti tentativi di quel rosso di
voler farsi sentire. E poi, in fondo, non se la sarebbe sentita di tornare in
quella stanza, a vedere sua sorella.. non così presto, non ancora. Non ancora
sotto quegli sguardi pesanti, tutti messi insieme. Se fosse rimasto, almeno lo
sguardo da sopportare sarebbe stato solamente uno, quello più odiato, ma sempre
uno.
Che pensieri stupidi.. che cazzate!
Senza rendersene conto, si voltò verso il russo, ancora
ritto in piedi, dietro la sua schiena. Sapeva che lo stava fissando, ancora lo
sentiva, ma non voleva guardarlo in volto, non voleva dargli quella
soddisfazione.
-Alzati, che ci fai ancora lì?-
Senza fiatare, Olivier si alzò, ubbidendo alla frase
pronunciata da Yuriy che, grazie al suo tono secco e distaccato, sembrava
suonare un ordine impartito da un generale ad un umile soldato.
Si sollevò barcollando, tenendo sempre il capo chino. Ora
si trovavano uno di fronte all’altro, come due statue di pietra.
Yuriy non poté fare a meno di guardarlo fisso in volto, per
quanto gli riuscisse. La rabbia che era rapidamente nata dentro di lui, dopo il
rifiuto di quel ragazzino, era cresciuta in maniera spropositata. Eppure lui
non voleva trattarlo con freddezza; non sapeva perché le sue frasi uscissero in
modo così pietrificante, nonostante i nervi altamente tesi.
Doveva calmarsi o avrebbe solo peggiorato la situazione.
D’altronde, come poteva aspettarsi che Olivier capisse che quel suo tono duro e
rauco era dovuto semplicemente alla tensione e non alla sua naturale freddezza
d’animo? Lui non lo conosceva, non lo conosceva affatto, e andando avanti di
quel passo Olivier sarebbe subito giunto a conclusione precipitose e
soprattutto false sul suo conto, mentre il motivo per cui lui era lì era
soltanto quello di aprirgli gli occhi su quella che era sempre stata la loro
realtà.
Ma.. come? Si stava presentando tutto in maniera così
difficile..
Yuriy aprì la bocca, emettendo qualche sibilo confuso,
prima di prendere fiato per cercare di calmarsi e cominciare finalmente a
parlare.
-Io.. è da tempo che spero di incontrarti..-
La sua voce era cambiata, era tornata quella di pochi
minuti prima, quando era arrivato nel luogo in cui Olivier stava piangendo. Ora
stava tremando, come poco prima… e il ragazzino dai capelli verdi lo intuì al
volo; questo lo aiutò a distendere i nervi.
Sorrise, o almeno così sembrò al russo, in un’espressione
che poteva quasi dirsi di scherno.
-Tu, speravi di incontrarmi?-
-Si.-fu la sola risposta secca di Yuriy.
L’altro sorrise ironicamente, cominciando solo in quegli
istanti a trovare il coraggio di affrontarlo faccia a faccia. Non sarebbe
servito fare il timido bambino impaurito; volevo dimostrare a sé stesso che lui
non era come probabilmente il rosso si aspettava che fosse: solo un povero
bambino indifeso, senza la sorella al suo fianco. Era giunto il momento di
smentire tutto e di mostrare a quel traditore la parte di lui che mai si
sarebbe aspettato.
-Per quale motivo? Ne hai una ragione valida? Cosa vuoi da
me?-
Yuriy non rispose; troppe erano le cose che voleva da lui.
-Niente Yuriy… Tu non puoi volere niente da me. Puoi anche
smettere ora con questa recita. Non voglio stare qua ad ascoltare solo un mare
di baggianate.-
Non sapeva dove avesse trovato il coraggio di dire quelle
parole: erano uscite così, spontanee. Ma ora, chissà come mai, aveva una grande
paura di una reazione contorta del russo. Era pazzo, questo lo sapeva bene,
ormai ne era convinto, e sapeva anche che si sarebbe dovuto aspettare qualsiasi
cosa da lui.
Olivier fece per andarsene dal bagno vuoto, lo stesso in
cui poco prima si era rifugiato Boris, ma il ragazzo dagli occhi celesti
allungò un braccio furtivo e lo bloccò per il ventre, in un gesto quasi
automatico.
A quel contatto fisico, il francesino rabbrividì.
Si irrigidì, strizzò gli occhi, e non li riaprì fino a che
Yuriy non mollò la presa, allontanandolo con un lieve strattone da lui, con
l’intenzione di farlo tornare nella stessa posizione di prima.
-Guardami in faccia.-sbottò Yuriy, con tono seccato. Gli
dava enormemente fastidio che non lo degnasse nemmeno di uno sguardo.
Olivier, per la seconda volta, ubbidì, con grande fatica.
Ancora quello sguardo glaciale sembrò colpirlo,
trafiggerlo, ma strinse i pugni, cercando di resistere a quella sensazione.
Doveva smetterla di sentirsi così dannatamente soggiogato a lui.. Colui che
sicuramente aveva provocato così tanto male alla sorella. Ella aveva sempre
difeso il suo fratellino, ma ora toccava a lui ricambiarla, vincendo la
tristezza.
Spazientito e terribilmente innervosito da quell’attesa
estenuante, nel più assoluto silenzio, composta solamente da quello sguardo
agghiacciante e insopportabile, sibilò tra i denti:
-Vuoi passare il resto della giornata a fissarmi?-
Yuriy, per tutta risposta, lo fissò ancora. Inutile, non
riusciva a comportarsi diversamente: la terribile situazione in cui si
trovavano gli aveva fatto perdere ogni cosa, ogni emozione nei suoi modi di
fare e nel suo sguardo. Essa gravava tremendamente su di lui, come un macigno
che l’opprimeva, che gli schiacciava il petto, le spalle.. i sentimenti. Quella
visione orrenda, fatta di sangue e dolore, non voleva lasciare i suoi occhi, il
suo subconscio, e riappariva in ogni istante, quasi impedendogli di vedere
altro e facendo crescere un freddo in lui mai sentito prima di allora.
-Da tempo desideravo di poterti parlare, ma.. se questo che
hai appena visto era il prezzo da pagare per poterti vedere, avrei preferito
non sapere mai chi tu fossi.-
Il francesino lo guardò torvo, non capendo le sue parole.
Yuriy sorrise, per quanto gli fu possibile, cercando di
ripetere la frase con parole più semplici, ma sempre distaccate:
-Avrei preferito non incontrarti, se per farlo fosse stata
necessaria una situazione del genere. Mai avrei immaginato di doverti
incontrare proprio qui, in queste circostanze.-
Olivier rimase ancora zitto, non sapendo che rispondere.
Non fece una piega, il che incitò il rosso ad andare avanti:
-La verità è che.. avrei tante cose da dirti.. ma in questo
momento non riesco a pensare a niente, il dolore mi offusca la mente… io, non
saprei..-
Fu in quell’istante che al francesino scappò un ghigno
divertito, che gli fece alzare le spalle e socchiudere gli occhi. Inutile, ad
una certa fesseria proprio non aveva saputo resistere!
-Dolore Yuriy? Stai parlando di dolore?-
Yuriy lo stette a fissare incredulo.
-Oh ti prego, non usare termini di cui non conosci il
significato. Potresti fare brutta figura..-
Rise ancora, in una risata ancora più sonora, senza però
riuscire a fermare i fremori che gli percorrevano l’intero corpo, dopo aver
visto la realtà.
-La verità sai qual è? E’ che tu non hai niente da dirmi,
tu stai solo inscenando qualcosa che speri possa migliorare la situazione!
Questa è la verità! Io e te non abbiamo niente da dirci! Sai bene quello che
penso di te, e sai bene che sono io ad essere nel giusto! L’avere visto quelle
tue lacrime non servirà a rimediare.-
Si bloccò, giusto il tempo per riprendere fiato.. giusto il
tempo per vedere gli occhi di Yuriy caricarsi di ira. Ma ormai era fatta..
Olivier sentì ancora qualche lacrima scendergli dagli occhi
azzurro-lilla; non sapeva se era per la paura di quello sguardo o ancora per
l’enorme tristezza.
-Non vedi come sto male? Ti sembra il caso di star qua a
farmi perdere tempo e a torturami con queste tue fesserie?? Lasciami stare
Yuriy!! Tu non capisci queste cose, e lo stai chiaramente dimostrando!! Ti
prego, lasciami andare!!-
Lo scatto di Olivier fu tremendamente veloce e soprattutto
imprevisto; Yuriy non riuscì a bloccarlo, mentre egli passava correndo per la
seconda volta di fianco a lui. Lo sentì sbattere la porta con violenza, tra i
singhiozzi, e non poté fare altro che rimanere pietrificato davanti a quella
sua reazione.
Ma ora… ora ne aveva abbastanza di quelle parole! Era
troppo… Lui non aveva sentimenti?? Lui non capiva cosa fosse il dolore?? Chi era
quel mocciosetto per giudicarlo?
Sentì i suoi passi allontanarsi verso l’uscita del
corridoio, il che lo fece svegliare dal suoi pensieri.
Uscì furente dal bagno e lo vide, che correva come un
disperato verso la sala d’aspetto alla sua destra.
Non ci pensò su nemmeno un secondo: cominciò a correre,
inseguendolo, senza nemmeno rendersi conto che erano diventati lo spettacolo
principale sui cui tutti gli occhi si stavano posando.
Non ci mise molto a recuperarlo: le sue gambe erano
parecchio più lunghe e più agili, grazie ai numerosi allenamenti che era sempre
stato costretto a sostenere al monastero.
Afferrò il piccolo francese per il braccio destro e lo fece
voltare. Il suo volto era completamente rigato dalle lacrime e la sua
espressione poteva dirsi paurosa quanto terrorizzata.
Yuriy si rese conto di averlo solamente spaventato con
quella sua reazione, e subito cercò di calmarsi.
Allentò la presa e ricominciò a parlare quasi sottovoce:
-Non diamo spettacolo all’intero reparto. Vieni da qualche
parte e facciamo due chiacchiere in maniera tranquilla, per favore.-
Pazienti ed infermiere guardavano sbalorditi la scena, ma
nessuno osò intromettersi.
Olivier si guardò un attimo intorno, sentendo quegli
sguardi pesanti su di loro, e poi, ancora singhiozzando annuì. Sì, l’avrebbe
seguito: ormai non poteva fare altrimenti.
-Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare?- chiese il rosso, col
fare più cordiale che potesse avere.
Olivier tremò un poco, ma subito dopo negò col capo.
-Io un po’ sì… sicuro che non vuoi niente?- tentò
nuovamente Yuriy.
Ma niente da fare; il ragazzino sembrava non avere
seriamente fame. Nonostante tutto, il ragazzo dagli occhi di ghiaccio non si
arrese.
-Ti prendo qualcosa in ogni caso. Tra il viaggio e tutto il
resto, penso avrai lo stomaco vuoto.-
Si diresse così al bancone del bar dell’ospedale, dove lo
aveva appena portato. Aveva pensato che in un luogo simile, seduto ad un
tavolino, lui potesse sentirsi più tranquillo. In mezzo alla gente, ma allo
stesso tempo in un luogo abbastanza riservato da poter parlare; un luogo dove,
pensava, si sarebbero potuti distrarre almeno per qualche istante, tra i
borbottii delle persone, senza pensare più a quella scena disastrosa, sebbene
non la si potesse cancellare. Ed in effetti, la sua idea aveva fruttato: ora
Olivier sembrava essersi leggermente calmato, rispetto a prima, anche se non si
poteva dire del tutto tranquillo; e anche lui pareva di sentirsi diverso, pur
sapendo che nell’angolo più remoto della sua mente i pensieri lo avrebbero
tormentato e straziato di continuo.
Dal bancone Yuriy guardò furtivamente ancora il francesino,
nell’attesa che qualcuno venisse a servirlo.
Era pallido, sedeva immobile in quell’angolo, con lo
sguardo fisso sul posacenere. Respirava pesantemente, visibilmente sconvolto.
Sicuramente si stava ancora chiedendo cosa volesse da lui. E non sbagliava.
Dopo alcuni istanti, quando tornò a sedersi con due
tramezzini al tavolo, Olivier alzò lo sguardo nella sua direzione.
-Tieni, mangia che ti fa bene.-
Il ragazzo dai capelli verdi esitò un istante, per poi
afferrare il tramezzino dalle mani del russo in fronte a lui.
-Gr..grazie…- fu tutto quello che seppe dire.
Yuriy lo osservò fissare stordito quella specie di panino
triangolare, come se non sapesse cosa fosse e cosa farsene, prima di cominciare
a mangiare voracemente.
Il rosso rise ironicamente.
-Fortuna che non avevi fame, piccoletto! Solo Sergey e tua
sorella divorano le cose in quella maniera!-
Sua sorella…
Olivier si ingozzò sentendo le ultime parole, il che gli
fece sorbire qualche pacca pesante sulla schiena da parte di Yuriy.
-Hey, vacci piano!-
Il francese tossì un po’, con le lacrime agli occhi. Dopo
qualche istante si affrettò a finire quello che era rimasto del suo tramezzino,
ricadendo poi in un silenzio tombale.
Il rosso lo osservò ancora, senza dire niente.
Posò il suo tramezzino, che aveva mordicchiato lentamente,
sul tavolino. Il fatto che entrambi fossero riusciti a mandare giù qualcosa era
già un buon passo avanti, ma ora aveva toccato un tasto dolente, lo sapeva, ma
anche necessario per il loro discorso.
Sospirò, mentre una lacrima scorreva ora anche sulle sue
gote chiarissime. Olivier lo stava a guardare.
-Vuoi… vuoi altro?- gli chiese gentilmente Yuriy
Il ragazzino negò ancora col capo, al che Yuriy sorrise,
non senza far scendere una seconda lacrima dai suoi occhi.
-E’ un no.. come quello di.. di prima?-
Olivier, per la prima volta in quella giornata, abbozzò un
mezzo sorriso sincero.
-Grazie Yuriy…- gli disse, quasi dolcemente.
Il rosso si stupì di quella improvvisa reazione, ma si
limitò a sorridere anch’egli. Che strana atmosfera…
-Mi dispiace, Olivier… Mi dispiace davvero tanto… Se tua
sorella non fosse mai più tornata al monastero… O se addirittura non ci fosse
mai stata… Tutto questo non sarebbe accaduto… E’ solo colpa mia, odiami, perché
fai bene…-
Olivier fece per aprire la bocca, ma non fece in tempo a
farne uscire alcun suono: Yuriy scoppiò nuovamente in un pianto dirotto,
attirando l’attenzione dei presenti su di sé.
-Se lei non fosse mai tornata, la prima volta che mi aveva
lasciato per venire da te, lei ora starebbe bene!! Avrebbe vissuto felice con
te, si sarebbe fatta una vita migliore di quella che gli ho dato io! Io avrei
sofferto, ma che importa?? Ormai non m’importa più niente di me stesso!! Lei sarebbe
stata felice e tutto questo bastava!! Io… Io sono solo un idiota, un codardo,
non sono stato capace di difenderla, di darle dei giorni degni di essere suoi!!
Hai messo in gioco la sua vita per me… Lei, che non ne aveva nessuna colpa… Sta
rischiando di morire per coprire le mie, di colpe, per pagare i miei
fottutissimi errori!! Su quel maledetto letto dovrei esserci io!! Io mi
meriterei di rischiare di morire, per tutto!! Per averla delusa, per non aver
fatto niente, per non essermi ribellato quando ancora ero in tempo… Ma no, c’è
lei!! Proprio lei!! L’unica che si sarebbe meritata un vita migliore, che
sarebbe dovuta rimanere totalmente fuori da questa storia!! Dio Olivier, perché
non te la sei portata via quando eri ancora in tempo??-
Abbassò il capo e lo poggiò sul palmo delle sue mani, con i gomiti appoggiati
al tavolo. Si strinse i pazzi capelli tra le mani, tirandoli tremendamente.
Stava gridando come un disperato, piangendo come un povero disgraziato,
consapevole di essere al centro dell’attenzione di tutti… Ma che importava??
Il ragazzino dai capelli verdi di guardò intorno,
totalmente disorientato e sgomentato da quelle parole: che significavano?
Avrebbe dovuto prendere Yuriy e portarlo via da lì, tornare
in un luogo completamente appartato, per distogliere quegli sguardi perplessi
su di loro, ma i muscoli del suo corpo non volevano recepire quegli ordini.
Erano pietrificati, rigidi… tremavano ancora spaventati.
Si ritrovò in uno stato di completo disagio, incapace di
reagire. Avrebbe solo voluto sprofondare.
Non poteva vedere gli occhi di Yuriy, poiché erano chiusi
nel pianto, eppure si sentiva di credere alle sue parole disperate. No, non
stava fingendo, non quella volta. Nonostante questo, pensava che dirgli che gli
credeva sarebbe stato esagerato… come lo sarebbe stata qualsiasi parola di
conforto. Ancora non se la sentiva di spingersi così in avanti.
-Se mi fossi ribellato… Se solo lo avessi fatto prima,
molto prima…-
Il rosso aveva ricominciato a parlare, quasi sottovoce.
Olivier sembrò risvegliarsi al suono di quella voce cupa.
Ora quegli occhi azzurri erano socchiusi, eppure sembrava
volessero uscire dalle orbite. Gli facevano paura, lo pietrificavano ancor di
più.
-Se solo avessi avuto il coraggio di tirarmi fuori..! Ma
no, io avevo paura! Tremavo al solo pensiero di quello che quei bastardi
avrebbero potuto farmi, dopo aver sentito il mio rifiuto! E questa dannata
paura… questa paura è stata quella che ha quasi ucciso Mailiya! Questa mia
paura l’ha fatta soffrire, ma io… io ero troppo codardo per combatterla, e
continuavo a guardarla soffrire, inerme, sapendo che non avrei mai trovato il
coraggio per oppormi.. E ora… ora sta pagando lei per la mia codardia… Lei ha deciso di soffrire per salvare qualcuno
che si sarebbe meritato solo di morire!!-
Ormai ci era ricascato. La disperazione stava nuovamente
prendendo il sopravvento su di lui, e non riusciva a fermarla. Non gli
importava di dove si trovasse in quel momento, non gli interessava sentire
tutta quella gente bisbigliare intorno a loro… Niente e nessuno sarebbe stato
in grado di calmarlo in quell’istante, il dolore stava ridiventando troppo
forte per poterlo bloccare.
-Basta Yuriy!!-
No, forse qualcuno c’era…
Di botto i singhiozzi cessarono; gli occhi si spalancarono;
il capo si alzò.
Fissò il francesino, sorpreso, e vide che anche egli lo
stava fissando altrettanto sbigottito.
-Basta Yuriy… Non devi…-
Olivier non fu più in grado di andare avanti. Aveva detto
quelle poche parole per farlo smettere, ma non sapeva se lo avesse voluto per far
sì che gli sguardi della gente si spostassero da loro due, oppure se realmente
lo avesse voluto perché non riusciva a sopportare quella scena. Forse, in
fondo, quella disperazione cominciava a fargli provare compassione nei
confronti di quel pazzo.
Socchiuse gli occhi, lasciandosi cogliere da un fremito.
Voltò da un lato il capo, in un gesto frettoloso.
-Andiamo via da qua, ci stanno guardando tutti…-la sua voce
tremava ancora di più del suo fragile corpo.
Detto questo, si alzò e cominciò a camminare velocemente;
solo in un secondo tempo anche Yuriy si alzò e lo seguì, senza chiedere altre
spiegazioni. Avrebbe voluto sapere perché aveva reagito così; perché aveva
usato quel tono quasi isterico per dirgli di smetterla.
Avrebbe tanto voluto sapere se quella lacrima che aveva
solcato velocemente il suo piccolo viso, nel fissarlo incessantemente piangere,
e che aveva cercato di nascondere, fosse dedicata a lui..