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Autore: Phoenix    28/09/2005    1 recensioni
Lo sapevo che l'avrei fatto! =.= E x la gioia dei fans di Baby Furia (perchè, esistono? O.o NDtutti), ecco il SEQUEL DI BABY FURIA!! ^0^ Non potevo finirla così, ma secondo voi?? ^^" Che dire.. Questa volta i nstr protagonisti si troveranno ad avere a che fare con cose + grandi di loro, per loro.. sensi di colpa, tristezza, sentimenti innati terribili e non.. e sprattutto, si troveranno a che fare con la vita e con tutto ciò che essa può portare.. di sbagliato e non..come un dannato e orribile avvenimento.. Ma a cosa porterà tutto ciò? E' stato tutto inutile? Buona lettura e commy pleasee! ^^ THX! PS negli ultimi chappy c'è anche del sovrannaturale.. beh non proprio però.. è + religioso.. va beh insomma! Leggete! ^^" Nn sono brava nei commenti iniziali! ^^"
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva capito bene, gli aveva appena detto di andarsene, di lasciarlo solo

IS IT FOR ME?

 

Uh la la, qua qualcuno mi pikkierààà ^__^””

Va bene lo so, odiatemi, torturatemi, non leggete + la mia fic, perché tanto so di essere nel torto marcio e vi darei ragione =.=”” Cristola, ma come si può aspettare mesi e mesi prima di aggiornare?? >0< Non si può, è fuori natura di autrice V.V”” Eppure io sono la prova vivente che si può fare ç__ç E va bene, nonostante questo, vi siederò umilmente perdono… Non abbandonatemiiii, bhuaaaa ç0ç Che scena pietosa, ma è la verità ç__ç Che ci volete fare? Vi capita mai che vi manchi l’ispirazione? A me si =.=”” E vi capita mai di avere il così detto morbo del “oh che bello non fare niente da mattina a sera”?? A me è capitato quest’estate, quindi mi assumo tutte le colpe ^_^”” Ora sembra quasi che abbia ritrovato la mia creatività, come vogliono dimostrare altre due ficcy che tra poco pubblicherò, ovviamente senza lasciare indietro questa ^__^””

Piccola premessa: come noterete, ho cambiato il modo di impostare i dialoghi: infatti non metto più il nome alla fine di ogni discorso del personaggio, e così mi trovo molto meglio..

Che dire? Perdonatemi ancora, anche se so che sono uno schifo =__=

Spero commenterete anche questo capitolo, se no vado in panico ç__ç (cos’è, una supplica?? >.> Ndlettori) (maah?? °__° Ndme)

Grazie mille a tutti quanti! E scusatemi se la vicenda sembrerà svolgersi lentamente, ma sapete come sono fatta io no? ^__^””

Un bacione a tutti quanti!! E buona lettura, ovviamente! ^_^

)o( Phoenix )o(

 

 

Aveva capito bene, gli aveva appena detto di andarsene, di lasciarlo solo. Probabilmente non tanto perché volesse rimanere solo per struggersi dal dolore, ma più semplicemente perché non voleva vederlo. Lo considerava tanto spregevole da essere riluttante alla vista; l’odio che nutriva nei suoi confronti poteva allora dirsi spropositato. Forse, aveva più semplicemente paura di lui, a tal punto da non sentirsi tranquillo con lui vicino.

Yuriy non lo sapeva.. ma non poteva andarsene, in qualche modo doveva pur rompere quel muro.. In qualche modo sarebbe riuscito ad avvicinarlo, per fargli capire tutto, per far si che quel ragazzino lo ascoltasse una volta per tutte. Ma si rese conto che non sarebbe stata un’impresa facile.

Rabbia.. si, ora poteva sentire anche rabbia dentro di lui. Sapeva che non avrebbe retto a lungo: lui non era mai stato conosciuto per la sua pazienza.

-No, non me ne andrò-sussurrò il rosso in un sibilo profondamente scosso.

No, non se ne sarebbe andato, per nessuna ragione al mondo. Lo avrebbe costretto a parlare, o quanto meno ad ascoltare quello che aveva da dirgli.

Ma in realtà, pensandoci, lui.. che aveva da dire a quel ragazzino? Troppe cose, un discorso che sarebbe andato avanti un’ora, senza un filo logico. Frasi magari buttate a caso, corte e fredde. Come poteva esprimere tutto ciò che si portava appresso da una vita nei suoi confronti? Come.. in certe circostanze?

A pensarci bene, dunque, non sarebbe riuscito a parlare per molto.

Olivier scosse il capo, lasciandosi sfuggire una lieve risata amara. Non sapeva nemmeno lui cosa desiderasse fare: se rimanere lì, a sentire il mare di idiozie che quasi sicuramente quel bastardo gli avrebbe detto, o se andarsene, cercando di sfuggirgli. Ma se avesse optato per la seconda, avrebbe solamente scampato uno dei tanti tentativi di quel rosso di voler farsi sentire. E poi, in fondo, non se la sarebbe sentita di tornare in quella stanza, a vedere sua sorella.. non così presto, non ancora. Non ancora sotto quegli sguardi pesanti, tutti messi insieme. Se fosse rimasto, almeno lo sguardo da sopportare sarebbe stato solamente uno, quello più odiato, ma sempre uno.

Che pensieri stupidi.. che cazzate!

Senza rendersene conto, si voltò verso il russo, ancora ritto in piedi, dietro la sua schiena. Sapeva che lo stava fissando, ancora lo sentiva, ma non voleva guardarlo in volto, non voleva dargli quella soddisfazione.

-Alzati, che ci fai ancora lì?-

Senza fiatare, Olivier si alzò, ubbidendo alla frase pronunciata da Yuriy che, grazie al suo tono secco e distaccato, sembrava suonare un ordine impartito da un generale ad un umile soldato.

Si sollevò barcollando, tenendo sempre il capo chino. Ora si trovavano uno di fronte all’altro, come due statue di pietra.

Yuriy non poté fare a meno di guardarlo fisso in volto, per quanto gli riuscisse. La rabbia che era rapidamente nata dentro di lui, dopo il rifiuto di quel ragazzino, era cresciuta in maniera spropositata. Eppure lui non voleva trattarlo con freddezza; non sapeva perché le sue frasi uscissero in modo così pietrificante, nonostante i nervi altamente tesi.

Doveva calmarsi o avrebbe solo peggiorato la situazione. D’altronde, come poteva aspettarsi che Olivier capisse che quel suo tono duro e rauco era dovuto semplicemente alla tensione e non alla sua naturale freddezza d’animo? Lui non lo conosceva, non lo conosceva affatto, e andando avanti di quel passo Olivier sarebbe subito giunto a conclusione precipitose e soprattutto false sul suo conto, mentre il motivo per cui lui era lì era soltanto quello di aprirgli gli occhi su quella che era sempre stata la loro realtà.

Ma.. come? Si stava presentando tutto in maniera così difficile..

Yuriy aprì la bocca, emettendo qualche sibilo confuso, prima di prendere fiato per cercare di calmarsi e cominciare finalmente a parlare.

-Io.. è da tempo che spero di incontrarti..-

La sua voce era cambiata, era tornata quella di pochi minuti prima, quando era arrivato nel luogo in cui Olivier stava piangendo. Ora stava tremando, come poco prima… e il ragazzino dai capelli verdi lo intuì al volo; questo lo aiutò a distendere i nervi.

Sorrise, o almeno così sembrò al russo, in un’espressione che poteva quasi dirsi di scherno.

-Tu, speravi di incontrarmi?-

-Si.-fu la sola risposta secca di Yuriy.

L’altro sorrise ironicamente, cominciando solo in quegli istanti a trovare il coraggio di affrontarlo faccia a faccia. Non sarebbe servito fare il timido bambino impaurito; volevo dimostrare a sé stesso che lui non era come probabilmente il rosso si aspettava che fosse: solo un povero bambino indifeso, senza la sorella al suo fianco. Era giunto il momento di smentire tutto e di mostrare a quel traditore la parte di lui che mai si sarebbe aspettato.

-Per quale motivo? Ne hai una ragione valida? Cosa vuoi da me?-

Yuriy non rispose; troppe erano le cose che voleva da lui.

-Niente Yuriy… Tu non puoi volere niente da me. Puoi anche smettere ora con questa recita. Non voglio stare qua ad ascoltare solo un mare di baggianate.-

Non sapeva dove avesse trovato il coraggio di dire quelle parole: erano uscite così, spontanee. Ma ora, chissà come mai, aveva una grande paura di una reazione contorta del russo. Era pazzo, questo lo sapeva bene, ormai ne era convinto, e sapeva anche che si sarebbe dovuto aspettare qualsiasi cosa da lui.

Olivier fece per andarsene dal bagno vuoto, lo stesso in cui poco prima si era rifugiato Boris, ma il ragazzo dagli occhi celesti allungò un braccio furtivo e lo bloccò per il ventre, in un gesto quasi automatico.

A quel contatto fisico, il francesino rabbrividì.

Si irrigidì, strizzò gli occhi, e non li riaprì fino a che Yuriy non mollò la presa, allontanandolo con un lieve strattone da lui, con l’intenzione di farlo tornare nella stessa posizione di prima.

-Guardami in faccia.-sbottò Yuriy, con tono seccato. Gli dava enormemente fastidio che non lo degnasse nemmeno di uno sguardo.

Olivier, per la seconda volta, ubbidì, con grande fatica.

Ancora quello sguardo glaciale sembrò colpirlo, trafiggerlo, ma strinse i pugni, cercando di resistere a quella sensazione. Doveva smetterla di sentirsi così dannatamente soggiogato a lui.. Colui che sicuramente aveva provocato così tanto male alla sorella. Ella aveva sempre difeso il suo fratellino, ma ora toccava a lui ricambiarla, vincendo la tristezza.

Spazientito e terribilmente innervosito da quell’attesa estenuante, nel più assoluto silenzio, composta solamente da quello sguardo agghiacciante e insopportabile, sibilò tra i denti:

-Vuoi passare il resto della giornata a fissarmi?-

Yuriy, per tutta risposta, lo fissò ancora. Inutile, non riusciva a comportarsi diversamente: la terribile situazione in cui si trovavano gli aveva fatto perdere ogni cosa, ogni emozione nei suoi modi di fare e nel suo sguardo. Essa gravava tremendamente su di lui, come un macigno che l’opprimeva, che gli schiacciava il petto, le spalle.. i sentimenti. Quella visione orrenda, fatta di sangue e dolore, non voleva lasciare i suoi occhi, il suo subconscio, e riappariva in ogni istante, quasi impedendogli di vedere altro e facendo crescere un freddo in lui mai sentito prima di allora.

-Da tempo desideravo di poterti parlare, ma.. se questo che hai appena visto era il prezzo da pagare per poterti vedere, avrei preferito non sapere mai chi tu fossi.-

Il francesino lo guardò torvo, non capendo le sue parole.

Yuriy sorrise, per quanto gli fu possibile, cercando di ripetere la frase con parole più semplici, ma sempre distaccate:

-Avrei preferito non incontrarti, se per farlo fosse stata necessaria una situazione del genere. Mai avrei immaginato di doverti incontrare proprio qui, in queste circostanze.-

Olivier rimase ancora zitto, non sapendo che rispondere. Non fece una piega, il che incitò il rosso ad andare avanti:

-La verità è che.. avrei tante cose da dirti.. ma in questo momento non riesco a pensare a niente, il dolore mi offusca la mente… io, non saprei..-

Fu in quell’istante che al francesino scappò un ghigno divertito, che gli fece alzare le spalle e socchiudere gli occhi. Inutile, ad una certa fesseria proprio non aveva saputo resistere!

-Dolore Yuriy? Stai parlando di dolore?-

Yuriy lo stette a fissare incredulo.

-Oh ti prego, non usare termini di cui non conosci il significato. Potresti fare brutta figura..-

Rise ancora, in una risata ancora più sonora, senza però riuscire a fermare i fremori che gli percorrevano l’intero corpo, dopo aver visto la realtà.

-La verità sai qual è? E’ che tu non hai niente da dirmi, tu stai solo inscenando qualcosa che speri possa migliorare la situazione! Questa è la verità! Io e te non abbiamo niente da dirci! Sai bene quello che penso di te, e sai bene che sono io ad essere nel giusto! L’avere visto quelle tue lacrime non servirà a rimediare.-

Si bloccò, giusto il tempo per riprendere fiato.. giusto il tempo per vedere gli occhi di Yuriy caricarsi di ira. Ma ormai era fatta..

Olivier sentì ancora qualche lacrima scendergli dagli occhi azzurro-lilla; non sapeva se era per la paura di quello sguardo o ancora per l’enorme tristezza.

-Non vedi come sto male? Ti sembra il caso di star qua a farmi perdere tempo e a torturami con queste tue fesserie?? Lasciami stare Yuriy!! Tu non capisci queste cose, e lo stai chiaramente dimostrando!! Ti prego, lasciami andare!!-

Lo scatto di Olivier fu tremendamente veloce e soprattutto imprevisto; Yuriy non riuscì a bloccarlo, mentre egli passava correndo per la seconda volta di fianco a lui. Lo sentì sbattere la porta con violenza, tra i singhiozzi, e non poté fare altro che rimanere pietrificato davanti a quella sua reazione.

Ma ora… ora ne aveva abbastanza di quelle parole! Era troppo… Lui non aveva sentimenti?? Lui non capiva cosa fosse il dolore?? Chi era quel mocciosetto per giudicarlo?

Sentì i suoi passi allontanarsi verso l’uscita del corridoio, il che lo fece svegliare dal suoi pensieri.

Uscì furente dal bagno e lo vide, che correva come un disperato verso la sala d’aspetto alla sua destra.

Non ci pensò su nemmeno un secondo: cominciò a correre, inseguendolo, senza nemmeno rendersi conto che erano diventati lo spettacolo principale sui cui tutti gli occhi si stavano posando.

Non ci mise molto a recuperarlo: le sue gambe erano parecchio più lunghe e più agili, grazie ai numerosi allenamenti che era sempre stato costretto a sostenere al monastero.

Afferrò il piccolo francese per il braccio destro e lo fece voltare. Il suo volto era completamente rigato dalle lacrime e la sua espressione poteva dirsi paurosa quanto terrorizzata.

Yuriy si rese conto di averlo solamente spaventato con quella sua reazione, e subito cercò di calmarsi.

Allentò la presa e ricominciò a parlare quasi sottovoce:

-Non diamo spettacolo all’intero reparto. Vieni da qualche parte e facciamo due chiacchiere in maniera tranquilla, per favore.-

Pazienti ed infermiere guardavano sbalorditi la scena, ma nessuno osò intromettersi.

Olivier si guardò un attimo intorno, sentendo quegli sguardi pesanti su di loro, e poi, ancora singhiozzando annuì. Sì, l’avrebbe seguito: ormai non poteva fare altrimenti.

 

 

-Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare?- chiese il rosso, col fare più cordiale che potesse avere.

Olivier tremò un poco, ma subito dopo negò col capo.

-Io un po’ sì… sicuro che non vuoi niente?- tentò nuovamente Yuriy.

Ma niente da fare; il ragazzino sembrava non avere seriamente fame. Nonostante tutto, il ragazzo dagli occhi di ghiaccio non si arrese.

-Ti prendo qualcosa in ogni caso. Tra il viaggio e tutto il resto, penso avrai lo stomaco vuoto.-

Si diresse così al bancone del bar dell’ospedale, dove lo aveva appena portato. Aveva pensato che in un luogo simile, seduto ad un tavolino, lui potesse sentirsi più tranquillo. In mezzo alla gente, ma allo stesso tempo in un luogo abbastanza riservato da poter parlare; un luogo dove, pensava, si sarebbero potuti distrarre almeno per qualche istante, tra i borbottii delle persone, senza pensare più a quella scena disastrosa, sebbene non la si potesse cancellare. Ed in effetti, la sua idea aveva fruttato: ora Olivier sembrava essersi leggermente calmato, rispetto a prima, anche se non si poteva dire del tutto tranquillo; e anche lui pareva di sentirsi diverso, pur sapendo che nell’angolo più remoto della sua mente i pensieri lo avrebbero tormentato e straziato di continuo.

Dal bancone Yuriy guardò furtivamente ancora il francesino, nell’attesa che qualcuno venisse a servirlo.

Era pallido, sedeva immobile in quell’angolo, con lo sguardo fisso sul posacenere. Respirava pesantemente, visibilmente sconvolto. Sicuramente si stava ancora chiedendo cosa volesse da lui. E non sbagliava.

Dopo alcuni istanti, quando tornò a sedersi con due tramezzini al tavolo, Olivier alzò lo sguardo nella sua direzione.

-Tieni, mangia che ti fa bene.-

Il ragazzo dai capelli verdi esitò un istante, per poi afferrare il tramezzino dalle mani del russo in fronte a lui.

-Gr..grazie…- fu tutto quello che seppe dire.

Yuriy lo osservò fissare stordito quella specie di panino triangolare, come se non sapesse cosa fosse e cosa farsene, prima di cominciare a mangiare voracemente.

Il rosso rise ironicamente.

-Fortuna che non avevi fame, piccoletto! Solo Sergey e tua sorella divorano le cose in quella maniera!-

Sua sorella…

Olivier si ingozzò sentendo le ultime parole, il che gli fece sorbire qualche pacca pesante sulla schiena da parte di Yuriy.

-Hey, vacci piano!-

Il francese tossì un po’, con le lacrime agli occhi. Dopo qualche istante si affrettò a finire quello che era rimasto del suo tramezzino, ricadendo poi in un silenzio tombale.

Il rosso lo osservò ancora, senza dire niente.

Posò il suo tramezzino, che aveva mordicchiato lentamente, sul tavolino. Il fatto che entrambi fossero riusciti a mandare giù qualcosa era già un buon passo avanti, ma ora aveva toccato un tasto dolente, lo sapeva, ma anche necessario per il loro discorso.

Sospirò, mentre una lacrima scorreva ora anche sulle sue gote chiarissime. Olivier lo stava a guardare.

-Vuoi… vuoi altro?- gli chiese gentilmente Yuriy

Il ragazzino negò ancora col capo, al che Yuriy sorrise, non senza far scendere una seconda lacrima dai suoi occhi.

-E’ un no.. come quello di.. di prima?-

Olivier, per la prima volta in quella giornata, abbozzò un mezzo sorriso sincero.

-Grazie Yuriy…- gli disse, quasi dolcemente.

Il rosso si stupì di quella improvvisa reazione, ma si limitò a sorridere anch’egli. Che strana atmosfera…

-Mi dispiace, Olivier… Mi dispiace davvero tanto… Se tua sorella non fosse mai più tornata al monastero… O se addirittura non ci fosse mai stata… Tutto questo non sarebbe accaduto… E’ solo colpa mia, odiami, perché fai bene…-

Olivier fece per aprire la bocca, ma non fece in tempo a farne uscire alcun suono: Yuriy scoppiò nuovamente in un pianto dirotto, attirando l’attenzione dei presenti su di sé.

-Se lei non fosse mai tornata, la prima volta che mi aveva lasciato per venire da te, lei ora starebbe bene!! Avrebbe vissuto felice con te, si sarebbe fatta una vita migliore di quella che gli ho dato io! Io avrei sofferto, ma che importa?? Ormai non m’importa più niente di me stesso!! Lei sarebbe stata felice e tutto questo bastava!! Io… Io sono solo un idiota, un codardo, non sono stato capace di difenderla, di darle dei giorni degni di essere suoi!! Hai messo in gioco la sua vita per me… Lei, che non ne aveva nessuna colpa… Sta rischiando di morire per coprire le mie, di colpe, per pagare i miei fottutissimi errori!! Su quel maledetto letto dovrei esserci io!! Io mi meriterei di rischiare di morire, per tutto!! Per averla delusa, per non aver fatto niente, per non essermi ribellato quando ancora ero in tempo… Ma no, c’è lei!! Proprio lei!! L’unica che si sarebbe meritata un vita migliore, che sarebbe dovuta rimanere totalmente fuori da questa storia!! Dio Olivier, perché non te la sei portata via quando eri ancora in tempo??-
Abbassò il capo e lo poggiò sul palmo delle sue mani, con i gomiti appoggiati al tavolo. Si strinse i pazzi capelli tra le mani, tirandoli tremendamente. Stava gridando come un disperato, piangendo come un povero disgraziato, consapevole di essere al centro dell’attenzione di tutti… Ma che importava??

Il ragazzino dai capelli verdi di guardò intorno, totalmente disorientato e sgomentato da quelle parole: che significavano?

Avrebbe dovuto prendere Yuriy e portarlo via da lì, tornare in un luogo completamente appartato, per distogliere quegli sguardi perplessi su di loro, ma i muscoli del suo corpo non volevano recepire quegli ordini. Erano pietrificati, rigidi… tremavano ancora spaventati.

Si ritrovò in uno stato di completo disagio, incapace di reagire. Avrebbe solo voluto sprofondare.

Non poteva vedere gli occhi di Yuriy, poiché erano chiusi nel pianto, eppure si sentiva di credere alle sue parole disperate. No, non stava fingendo, non quella volta. Nonostante questo, pensava che dirgli che gli credeva sarebbe stato esagerato… come lo sarebbe stata qualsiasi parola di conforto. Ancora non se la sentiva di spingersi così in avanti.

-Se mi fossi ribellato… Se solo lo avessi fatto prima, molto prima…-

Il rosso aveva ricominciato a parlare, quasi sottovoce. Olivier sembrò risvegliarsi al suono di quella voce cupa.

Ora quegli occhi azzurri erano socchiusi, eppure sembrava volessero uscire dalle orbite. Gli facevano paura, lo pietrificavano ancor di più.

-Se solo avessi avuto il coraggio di tirarmi fuori..! Ma no, io avevo paura! Tremavo al solo pensiero di quello che quei bastardi avrebbero potuto farmi, dopo aver sentito il mio rifiuto! E questa dannata paura… questa paura è stata quella che ha quasi ucciso Mailiya! Questa mia paura l’ha fatta soffrire, ma io… io ero troppo codardo per combatterla, e continuavo a guardarla soffrire, inerme, sapendo che non avrei mai trovato il coraggio per oppormi.. E ora… ora sta pagando lei per la mia codardia…  Lei ha deciso di soffrire per salvare qualcuno che si sarebbe meritato solo di morire!!-

Ormai ci era ricascato. La disperazione stava nuovamente prendendo il sopravvento su di lui, e non riusciva a fermarla. Non gli importava di dove si trovasse in quel momento, non gli interessava sentire tutta quella gente bisbigliare intorno a loro… Niente e nessuno sarebbe stato in grado di calmarlo in quell’istante, il dolore stava ridiventando troppo forte per poterlo bloccare.

-Basta Yuriy!!-

No, forse qualcuno c’era…

Di botto i singhiozzi cessarono; gli occhi si spalancarono; il capo si alzò.

Fissò il francesino, sorpreso, e vide che anche egli lo stava fissando altrettanto sbigottito.

-Basta Yuriy… Non devi…-

Olivier non fu più in grado di andare avanti. Aveva detto quelle poche parole per farlo smettere, ma non sapeva se lo avesse voluto per far sì che gli sguardi della gente si spostassero da loro due, oppure se realmente lo avesse voluto perché non riusciva a sopportare quella scena. Forse, in fondo, quella disperazione cominciava a fargli provare compassione nei confronti di quel pazzo.

Socchiuse gli occhi, lasciandosi cogliere da un fremito. Voltò da un lato il capo, in un gesto frettoloso.

-Andiamo via da qua, ci stanno guardando tutti…-la sua voce tremava ancora di più del suo fragile corpo.

Detto questo, si alzò e cominciò a camminare velocemente; solo in un secondo tempo anche Yuriy si alzò e lo seguì, senza chiedere altre spiegazioni. Avrebbe voluto sapere perché aveva reagito così; perché aveva usato quel tono quasi isterico per dirgli di smetterla.

Avrebbe tanto voluto sapere se quella lacrima che aveva solcato velocemente il suo piccolo viso, nel fissarlo incessantemente piangere, e che aveva cercato di nascondere, fosse dedicata a lui..

  
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