Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Kioto    04/08/2010    5 recensioni
Odiava quel ragazzo con tutto il cuore. Lo odiava perché si vestiva esattamente come lui, ascoltava la stessa musica che ascoltava lui e perché gli rispondeva a tono. Lo odiava perché era tremendamente fragile da colpire, cascava sempre al suolo. Lo odiava soprattutto perché non era un ragazzo e perché lo faceva sentire in colpa di tutto quello che gli aveva fatto in quei mesi.
Avvisi: OOC, AU, lemon, language, no-slash
A/N: I personaggi della storia non mi appartengono e non interpretano i loro reali ruoli. Tutto ciò che è scritto è puramente inventato ed è mio. Perciò non copiate e avvisatemi qualora prendeste la storia per postarla in altri posti.
Point of view: estraneo alla storia
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non andò da un medico. Non andò nemmeno in infermeria quella mattina. Non gliene fregava niente di farsi vedere, era meglio se fosse morta.
Poi però si ricordò di una cosa per cui valeva la pena combattere, la pena di andare avanti ancora un po’, finché tutto quello schifo sarebbe finito. Perché sarebbe finito, per forza.
Così quella sera si armò di coraggio e, nonostante non fosse nelle condizioni migliori fece lo stesso il suo ingresso in sala.
Alex ballava. Lo faceva da quando era piccola, da quando sua madre l’aveva portata con sé nella sua scuola di ballo. E le ricordava tremendamente lei.
Ogni passo le faceva credere di essere sempre più vicina alla figura che le mancava da morire.
Sì, perché Alex sarebbe voluta morire quando aveva saputo che la madre sarebbe morta nel giro di qualche giorno.
Ballava per sfogarsi, per lasciarsi alle spalle il mondo che odiava, per provare ad indossare un paio d’ali e volare via, lontano. Almeno per quell’ora.
E così sembrava accadere ogni volta che la musica partiva.
Era solita legarsi i capelli in una coda di cavallo per non essere disturbata e indossava quasi sempre una tuta nera.
Non tagliava i capelli perché alla madre piacevano così.
Ma li nascondeva. Li nascondeva sempre.
La verità era che Alex aveva una fottuta paura del mondo che la circondava. Da quando suo padre era andato via le cose erano sempre peggiorate. I debiti, la perdita della casa, il trasferimento in un appartamento angusto nella periferia più periferica di Berlino, la chiusura della scuola della madre, con sua immensa tristezza e infine la malattia con conseguente morte della sua vita, che l’aveva costretta a trasferirsi ad Amburgo.
La danza era tutto quello che le era rimasto, era l’unico ricordo che avesse ancora un valore, visto che tutto il resto era andato perduto a causa di quello stronzo di suo padre.
Scaricò tutto il nervosismo di quei pensieri sulle mosse della coreografia, ma la sua pancia le ricordò che non era nelle situazioni migliori per strafare.
Quando tornò a casa era a pezzi e nel frigo aveva solo una misera pizza surgelata.
Si infilò in doccia e notò dei lividi sui fianchi.
Quello stronzo di Kaulitz!

 Un altro colpo le arrivò dritto in faccia e sentì qualcosa di caldo colarle lungo il labbro, mentre quel cretino mingherlino che aveva alle spalle la teneva su con forza.
Tom Kaulitz le aveva appena sferrato una manata che l’aveva fatta entrare in coma per qualche secondo buono.
Quel ragazzo ce l’aveva a morte con lei e la cosa non sarebbe finita. Alex lo sapeva. Sapeva come si comportavano i bulli, sapeva che quella situazione non le piaceva ma che lui ci trovava gusto a vederla in quelle condizioni. Pardon, a vederlo.
« Lascialo stare. »
Il frocio alle sue spalle mollò la presa e cadde con la faccia attaccata al pavimento.
Perché diamine non urlava?! Perché non gli diceva che era un imbecille e che era una RAGAZZA?!
Perché le sue corde vocali erano occupate a fare qualcosa di più impegnativo, tipo bruciare dannatamente. Ecco perché.
Perché quel coglione di Tom Kaulitz accompagnato dal suo fratellino gay aveva deciso che doveva sputare sangue e pure qualche dente, molto probabilmente.
« Ti sei fatto male?! » mormorò imitando una voce da poppante.
Alex sollevò lo sguardo e lo trafisse mentalmente prima che girasse di nuovo i tacchi e si allontanasse, sparendo nello stesso modo con la quale era comparso poco prima.
Quale forza d’animo la teneva ancora in vita? Quale assurdo e stupido motivo non la lasciava morire in un angolo mentre quel Kaulitz si divertiva con le sue carni? Solo perché si vestiva come lui.
 

Una volta arrivata a casa si poggiò un enorme pezzo di ghiaccio sul labbro dolente, mentre ragionava sul da farsi.
Era un mese che quel pirla le stava dietro. Non vedeva che non aveva voglia di giocare? Non vedeva che la annoiava, che non voleva essere pestata a sangue ogni volta che la incrociava nel corridoio?
Tom Kaulitz le faceva dannatamente schifo. Era la persona più lurida e schifosa che avesse mai conosciuto e probabilmente se avesse avuto un po’ più di palle visto che, anche se l’apparenza ingannava, ne era sprovvista, l’avrebbe già denunciato per aggressione. E probabilmente pure per tentato omicidio, visto come si erano messe le cose nell’ultimo scontro.

« Siamo gracili, eh. »
Aveva commentato sferrandole un altro pugno sullo stomaco, il quinto di quella serie. Si divertiva, sì.
Era pura malattia quella che gli passava per quel fottuto cervello bacato.
Alex non lo venerava, non lo considerava, non lo riteneva un gran figo, non gli prestava tutte le attenzioni che lui pensava di meritarsi, non lo degnava minimamente d’uno sguardo. Eppure lui se l’era presa proprio con lei per quella sua superficialità della minchia.
Se non fosse stato per il fatto che ogni notte aveva una ragazza diversa a fargli compagnia, l’avrebbe definito gay. Così come si diceva del fratello, Bill. Una coppia insolita, due gemelli che si capivano solo con uno sguardo, due figure che incutevano terrore.
Bill aveva il suo look trasgressivo, ben lontano dai canoni stilistici del fratello. Ma sembrava fatto della stessa pasta cinica.
Fumavano le stesse sigarette, facevano gli stessi gesti, avevano lo stesso sguardo e l’unica differenza che avevano era il trucco pesante sulla faccia del gemello gay che quasi ogni mese aveva un piercing o un tatuaggio nuovo.
Alex provava decisamente schifo per quelle due persone che le stavano rendendo la vita ancora più difficile.
Avevano tutto, cosa cazzo volevano da una come lei?!
Continuò a chiederselo anche mentre, come ogni Sabato sera, si dirigeva al Davis, una discoteca nei sobborghi di Amburgo tutta luci e alcool.
Era il terzo lavoro nel giro di due mesi e se l’aveva trovato non poteva rifiutarlo: i soldi le servivano.
Ballava, faceva l’intrattenitrice in quel locale da ubriaconi e sfegatati di sesso.
L’aria non le piaceva, non vedeva l’ora che il suo contratto scadesse ma era l’ultima spiaggia se non voleva finire sul lastrico.
Entrò dal retro, nei camerini e tolse fuori la sua roba, richiudendosi dentro uno di essi mentre le sue colleghe iniziavano a vociferare tra di loro.
Alex non aveva amici, era chiaro. Ma là dentro sembravano tutte un po’ disperate, così qualcuna ogni tanto le rivolgeva qualche parola. Ma no, non aveva una migliore amica e non l’aveva mai avuta. L’unica persona di cui si era mai fidata, era morta. 

La ragazza al suo fianco sussultò quando lui le passò una mano sulla coscia, mentre la musica intratteneva il resto dei presenti e loro si mettevano di impegno per le loro zozzerie.
Tom ci sapeva fare, quasi affogava la ragazza con quanta foga aveva iniziato a baciarla.
Poi si allontanò, portandole un braccio sulle spalle e lei ne approfittò per alzarsi ulteriormente la minigonna, sperando disperatamente di mandarlo definitivamente in tilt.
Ma Tom sapeva come era fatto l’interno coscia di una ragazza, forse era peggio di un ginecologo a riguardo!
Perciò non si scompose più di tanto, anche se qualcosa laggiù lo avvertì di una certa impazienza.
Tom amava fare sesso, su questo non c’era alcun dubbio. Era una delle sue poche priorità. Le altre comportavano il mangiare, bere, dormire, fumare, essere figo e avere sempre con sé un preservativo. Nel caso servisse, no?
Ed era quello che attirava di più. Il fatto che la maggior parte delle ragazzine sognasse di essere sverginata o addirittura violentata da Tom Kaulitz, perché era un figo, era quasi normale.
Rimorchiava facilmente, perché era un bel tipo.
Ma i suoi genitori non avevano mai provveduto seriamente ad inculcargli un’educazione. Un po’ di rispetto. Mai.
Erano sempre stati troppo presi dai loro affari di borsa per occuparsi dei due pargoletti che, lentamente, si trasformavano in due belve.
Ma a Bill e Tom, la loro vita piaceva. Ovviamente Bill restava più sulle sue, ma se il fratello gli chiedeva un aiuto di certo non si tirava indietro. Era egocentrico, presuntuoso ed egoista.
Al contrario di Tom lui non aveva una ragazza diversa ogni notte, anzi. Sembrava più attento alle sue prede, e di solito aveva relazioni abbastanza lunghe. Tutte cose che a Tom davano noia perché lui voleva sentirsi libero. Free come citava la maglietta extralarge che indossava in quel momento.
Le luci si spensero qualche istante, per poi riaccendersi e passare dal viola all’azzurro e sul fondo della sala sbucarono 5 ragazze vestite con corpetti e minigonne rosse e nere che si strusciavano su 5 pali diversi.
Tom le guardò una ad una, sfiorandosi con la lingua il piercing senza accorgersi che la biondina al suo fianco stava andando in catalessi a furia di mangiarselo con gli occhi.
Ma lui non se la cagava.
Era impegnato a segnare il tempo con tutto il corpo, preso forse un po’ troppo dal quelle 5 ballerine.
Due avevano i capelli corti, le altre tre più o meno lunghi.
Le guardò attentamente, una ad una, immaginando di sbatterle violentemente al muro e di farsele.
Sì, Tom era solito farsi questi filmini mentali. Era normale, già.
Era già arrivato alla terza con un filmatino porno degno del premio Oscar quando vide la quinta e ultima strusciarsi terribilmente sul palo.
Aveva lunghi capelli mossi che le ricadevano sulle spalle, il suo corpo era completamente coperto di brillantini e muoveva i fianchi in modo sensuale, facendolo quasi impazzire.
Continuò a torturarsi quello stramaledetto piercing finché l’esibizione finì e dovette abbandonare i suoi pensieri erotici per quella sera e ridedicarsi alla ragazza che aveva al suo fianco.
Pensandoci bene, non si ricordava nemmeno il suo nome. 

Alex era più stanca del solito quella sera. Si avvolse nella sua felpona e si mise la solita cuffietta in testa, ma lasciando i capelli caderle giù per la schiena.
Salutò le sue colleghe e poi uscì, tornando a casa. Faceva freddo, sembrava che un temporale volesse abbattersi sulla città e lei non aveva alcun ombrello.
Ma non importava, si disse. Dopotutto non mancava poi molto al suo appartamento.
Fece in tempo a svoltare l’angolo per poi fermarsi improvvisamente nel mezzo del marciapiede e guardare davanti a sé.
Uno strano senso di panico e nervosismo le afferrò lo stomaco e iniziò a strapparglielo a morsi.
Lui. Tom. Kaulitz.
Era là. Davanti a lei.
Stava uscendo dal locale, lo stesso dove lei aveva appena ballato e dietro di lui vide una biondina tutta tette e culo fargli da ombra, per poi salire su una Audi A1 nera.
Si nascose di nuovo nell’angolo, sperando di non essere vista. Perché, poi? Aveva davvero paura di lui?
La risposta arrivò fulminea quando lui si voltò a guardarsi alle spalle, prima di risalire in macchina.
Sì. Quel ragazzo la terrorizzata a tal punto da costringerla a nascondersi dietro un tubo di scarico.
Il finto rapper fece spallucce e salì in macchina, per poi mettere in moto e partire.
Solo allora Alex si accorse di aver tenuto il respiro per tutta la durata di quella patetica scena.
Che diamine stava facendo?! Probabilmente lui non l’avrebbe nemmeno riconosciuta.
Svoltò di nuovo e camminò a passo svelto verso casa sua.
Poi, iniziò terribilmente a piovere.
E maledisse di non essersi portata dietro quel cazzo di ombrello.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Kioto