Chiacchierando
«Elio,
eccoti il pezzo
sulla statistica americana: è corretto e formattato come
avevamo deciso in
riunione.» proferì Monica al grafico, porgendogli
una cartellina rossa.
«Perfetto!
Allora,
adesso aspetto l’editoriale di Maya e Rosa e
l’articolo di Lea e, poi, posso,
finalmente, chiudere il numero.» annunciò
trionfante Elio, in risposta alla
direttrice.
«Ottimo!
Ragazze, dato
che siamo a buon punto, vi dispiace se vi lascio?»
domandò Monica, rivolta alle
colleghe.
«Qualche
problema,
Monica?» chiese Laura, avvicinandosi all’amica.
«No,
no no…Semplicemente
volevo andare a vedere come stava il mio amore: sta mettendo i denti
... Ma se
avete bisogno di una mano…» replicò con
tranquillità Monica.
«No,
nessun
problema.» le rispose Lea, senza distogliere lo sguardo dalle
bozze che stava
correggendo.
«Tanto
qui abbiamo
quasi finito.» seguì Maya, mordicchiando una
matita.
«Sì,
sì, va pure.
Appena abbiamo finito chiudiamo noi.» la
rassicurò Rosa, rivolgendole uno sguardo totalmente sereno,
nonostante l’entità
di confusione che regnasse sulla sua scrivania.
«Grazie
infinite, allora
vado! A domani...» li salutò lei, mandandogli un
bacio al vento da lontano, mentre
si avvicinava alla porta per uscire.
«E’
andata?» chiese
Lea che, sporgendosi dalla sua postazione, constatò che la
porta si era
realmente chiusa.
In
pochi istanti,
si scatenò l’inferno: scorribande distratte di
post-it, appunti, articoli,
foto, sedie e, niente meno, persone si inseguivano a creare un caos
inimmaginabile.
Si
ritrovarono
tutti e cinque, in meno d’una manciata di secondi, intorno
alla spaziosa
scrivania di Laura, con volti, a dir poco, sconvolti.
«Oddio!
Sembra
quasi di aver istituito un tribunale…»
constatò Laura, osservando cosa la
curiosità li avesse portati a fare.
«Ma,
infatti, non
sembra, è un tribunale! Per quanto improvvisata sia,
può ritenersi un consiglio
d’inquisizione.» continuò Lea, con
cipiglio più che mai determinato.
«Se...Dichiaro
aperta la seduta!» scimmiottò Elio, credendo di
risultare ironico, ma, in
risposta, ottenne solo occhiate torve, in segno che, probabilmente,
avrebbe
fatto meglio a tacere.
«Si,
ma, in fondo,
Monica che avrà mai fatto di male, scusate?»
chiese Laura retoricamente,
sperando che le altre fossero del suo stesso avviso.
«Ti
pare ‘niente di
male’ tenerci all’oscuro?! D’altronde, in
nome della vera amicizia, è giusto
dirsi tutto, fare partecipi gli altri dei propri problemi, come abbiamo
sempre
fatto o sbaglio?» -espose le sue ragioni Rosa
–«Non vedo perché debba
nasconderci qualcosa…»
«Qualcuno, vorrai dire!» -la
corresse
maliziosa Maya, dando particolar peso alla parola - «Ci
nasconde qualcuno!»
«Ancora
con questa
storia che Monica ha un uomo?!...» controbatté
Laura diffidente.
«Beh...
In effetti,
se lo avesse sul serio, non trovo perché non dovrebbe
dirlo?! Proprio tra di
voi che vi siete sempre raccontate tutto: non potete di certo dire che,
qui
dentro, regni la riservatezza, anzi, soprattutto per quanto riguarda il
sentimentale, non vi siete mai risparmiate. Infatti, è
proprio per tutte quelle
chiacchiere e quei ci-ci-ci, bla-bla-bla… che sono diventato
un astruso ibrido
in perenne crisi d’identità! » si
commiserò il poverino.
«Elio,
non è
affatto il caso di procedere con le rivendicazioni riguardo la tua
identità
sessuale...» commentò fredda Lea.
«E
poi, semmai,
devi ringraziare di essere diventato quello che sei perché
ti abbiamo
sollevato, seppur leggermente, dalla condizione squallida di partenza,
ovvero
di maschio…Sempre se...» soggiunse Rosa,
continuando ad infierire.
«Ma
vi sembra il
caso?!» -tuonò Lea infastidita- «Stiamo
qui a perderci in quisquiglie quando ci
sono questioni ben più importanti di cui
discutere!»
«Ma
c’è poco da
dire: qui, c’è un uomo!»
-continuò con le sue ragioni Maya,entusiasta di avere
argomentazioni a favore della propria tesi- «E poi, basta con
tutti questi
sentimentalismi! Magari, Monica si è
convertita al mio ex-partito: potrebbe trattarsi soltanto di
un’avventura, una
storiella, una botta e via!»
«Un
po’ squallida
questa cosa, no?» -notò retoricamente Laura-
«Ma, poi, Monica non è il
tipo…»
«No,
no: è escluso
che abbia un uomo!» incalzò Lea secca.
«E
cosa ti spinge
ad esserne così convinta?» chiese Rosa con aria di
sfida.
«Non
dirmi che non
l’hai notato!» -rispose
Lea con sufficienza
- «Monica è parecchio salita di peso, perdendo la
siluette più o meno decente
che aveva raggiunto per chissà quale concessione
divina… Solo che è stata
parecchio furba, ha tentato, per quanto impossibile fosse, di
mascherare con un
abbigliamento molto più morbido, tutto qui.»
«Sì,
ma con questo?»
chiese curiosa Laura
che non aveva colto
il nesso tra le parole di Lea ed i fatti.
«Monica
tende a
sopperire alle carenze affettive con i dolci e, quindi, ad ingrassare
quando è
single, mentre, quando trova la stabilità sentimentale con
un uomo, tende a
perdere peso: lo trovo elementare.» esplicò
esaurientemente e con la solita
mancanza di modestia la bionda.
«Non
l’aveva notato…»
confessò Maya, incupendosi in volto, per poi rasserenarsi
nel sospirare
sognante, rivolta ad Elio- «Sarà
l’amore…»
«Ecco
cos’era!
Avevo notato qualcosa di diverso...» ammise Rosa pensierosa,
ma illuminata da
quello sbocco parecchio plausibile.
«Però
non
dimentichiamoci dell’espressione che ha
ultimamente!» avanzò Elio.
«Ecco!Visto
che le
sai tutte : come me la spieghi l’espressione rivelatrice che
ha tutte le
mattine, io ribadisco che quella è...»
infierì Maya tanto infervorata da
tartagliare.
«Sì,
lo sappiamo
cosa vuol dire quella faccia!!» sbuffò scocciata
Rosa che, da un mese a quella
parte, si impegnava a interrompere l’amica per evitare che
proferisse
volgarità.
Lea
tacque.
«Lo
vedi che non riesci
a spiegarlo neanche tu?!» la punzecchiò Maya,
accompagnandovi un ghigno
soddisfatto.
«In
ogni caso, per
quanto io sia disinteressato…»-iniziò
Elio, fermatosi subito dopo al cogliere i
volti delle colleghe allibiti dall’assurdità
appena pronunciata- «Dicevo che,
in ogni caso, tutte ‘ste teorie non ci porteranno da nessuna
parte!’
«Elio
ha ragione.»-
constatò Laura realista- «In fondo, ragazze, le
abbiamo provate tutte: abbiamo
origliato alla porta, abbiamo tenuto sotto controllo il telefono,
abbiamo
passato a setaccio il suo ufficio e abbiamo, persino, pagato il tuo
amico corriere
perché le facesse il filo…
tutto questo,
per capire se aveva un uomo!»
«Beh…
In effetti,
detto così, sembra un tantino maniacale questa
cosa…» ammise Rosa perplessa.
«Giusto
un
tantinello...» commentò Elio, assorto a guardare
il soffitto.
«Rimane
un modo.»
buttò lì Laura con disinvoltura.
Gli
sguardi degli
altri, in quel momento, puntavano la bionda in modo tanto inquietante
da
provocare ansia.
«Beh...
Basta
metterla alle strette, chiederglielo palesemente.» concluse
Laura con
naturalezza.
«Eh…certo!
Figurati, se ce lo dice!» esclamò con tono denso
di scetticismo Rosa.
«Io
penso che sia
il modo più proficuo: forzarla eccessivamente non serve e
ingannarla tanto meno,
per di più è molto scorretto.» -fece
notare Laura molto analitica- «Se
veramente si fida di noi, vedendoci ben disposti, credo potrebbe
aprirsi.»
Seguirono
scambi di
sguardi molto perplessi.
«Tentar
non nuoce.»
rispose poco convinto Elio.
«Mmm...Io
propongo
l’ammutinamento!» dichiarò Maya.
Laura
si coprì il
volto con le mani dall’esasperazione, mentre Lea e Rosa le
rivolsero sguardi
molto interessati.
«E
in cosa consisterebbe
questo ammutinamento?» domandò Rosa curiosa e
stimolata.
«Beh...Rifiutiamoci
di lavorare, d’altronde, se lei non ha fiducia in noi, non
vedo perché dovremmo
continuare a ignorare la situazione e fingere
l’unità d’un tempo.»
spiegò Maya.
«Vuoi
indurla a parlare
con il senso di colpa, quindi?» dedusse Lea, guardando la
rossa con aria
maliziosa.
«Certo!»
civettò
Maya con sguardo furbo, facendo l’occhiolino.
«Questo
si chiama
‘ricatto’!» annotò Laura,
discorde.
«Mmm…sì,
forse è
più esplicito come termine, ma il fine giustifica i mezzi,
no?» ribadì Maya più
che mai convinta, con un sorrisetto.
~
(il
giorno dopo)
Laura
entrò in
redazione in consueto ritardo.
Per
cercare di
sminuirlo o per lo meno di farlo passare più inosservato
possibile, si mise a
correre sul parquet in legno, ma si fermò di stupore davanti
alla scena che le
si presentava dinnanzi.
Monica,
seduta sui
gradini della scala di legno, aspettava che il suo
‘processo’ iniziasse,
guardando la ‘controparte’, schieratasi per
l’occasione dinnanzi a lei,
appoggiandosi alla scrivania di Rosa.
«Non
ci posso
credere! Ti hanno imputata all’inquisizione?»
domandò Laura con tono carico di
cinismo.
«No,
si è
consegnata da sola: non ci ha neanche lasciato il gusto di prendere
l’iniziativa...» ammise Maya leggermente delusa.
«Ah…bene!
Vedete:
era giusto confidare nel senso dell’amicizia!»
avanzò retorica Laura, sorpresa,
ma sorridente.
«Sì,
va bene, va
bene, ma ora vogliamo sapere!» risposero i quattro in coro.
«Perché
ammetti: quello
sguardo è il solito tuo… quello
rivelatore!» l’accuso quasi Maya.
«Maya,
ti ho detto
di no! Come spieghi che è ingrassata!?»
ribatté Lea.
«Ma,
soprattutto, perché
non ce l’hai detto?» avanzò Rosa,
sovrastando le altre.
«Comunque,
a parte
tutto, tesoro, ti consiglio vivamente una dieta per rimediare per
quanto tu sia
un caso critico, forse si può tentare di
migliorare.» soggiunse Lea con il suo
solito cipiglio, mostrando superiorità.
«Beh…
temo che, per
i prossimi sei mesi, la dieta andrà
rimandata…»- buttò lì Monica
- «So che sarà
difficile capire cosa sto per dirvi, perché sembra assurdo
anche a me, però è
la verità…»
«Su,
non tenerci
sulle spine!» la invitò a parlare Elio.
«Sono
incinta:
aspetto un bambino, da tre mesi.» ammise, abbassando lo
sguardo.
«Cosa
sei tu?» si
assicurò d’aver sentito bene Lea.
«No,
aspetta un
attimo, tu sei incinta di tre mesi e non ce l’hai
detto?!» chiese Rosa.
«Ma…un
attimo:
scusate, sbaglio o mi manca un tassello?!» domandò
sbigottita Maya.
«Bene,
ecco… è
proprio quello il problema! Solo che a parole è un
po’ complicato…Vi dispiace, se
vado un attimo a… così capite?» disse
Monica, facendo cenno che sarebbe uscita.
Si
diresse
lentamente verso la porta, la aprì e vi si sporse per un
attimo.
Nel
frattempo, le
altre ed Elio farneticavano tra di loro, non prestando attenzione a
ciò che
stava facendo l’amica.
«Vieni…»
sussurrò
lei, tenendo la mano di Michele nella sua, percorrendo il corridoio,
finché non
arrivarono ad essere esposti agli sguardi degli altri, i quali si
voltarono
distrattamente, per, poi, rimanere allibiti e immobili, dinnanzi alla
vivida
immagine che si presentava ai loro occhi increduli.
Era lui.
Per
quanto fosse
impensabile, un angelo caduto dal cielo tornava, anche se era
impossibile,
quella presenza non profumava di sola illusione.
Stava
dietro
Monica, le cingeva i fianchi e manteneva il silenzio, capendo quanto
fosse
difficile accettare il suo ritorno.
«Ecco
il tassello… quello
mancante, insomma…» scherzò,
timidamente lei, abbozzando un sorriso.
«Elio,
devo essere
impazzita! L’amore mi fa venire allucinazioni, traveggole e
cose del genere:
pensa che sto vedendo Michele!» disse Maya, ridendo
nervosamente.
«Mi
dispiace
deluderti, tesoro, ma lo vediamo anche noi...» le rispose
Rosa allibita.
Lea
e Laura si
scambiavano, taciturne, sguardi sconvolti, mentre Elio si avvicinava.
«Michele.»
mormorò
lui, quando gli fu davanti per, poi, abbracciarlo.
Silenzio:
non
rimase altro.
Si
guardavano tutti
negli occhi, pensando di assistere a un sogno, una farsa, uno scherzo,
un’illusione ottica o, comunque, tutto ciò che
potesse dissociarsi nettamente
con la dimensione del reale; finché Michele non ruppe il
silenzio.
«Io
so che non mi capite,
ma vi assicuro che neanche per me è stato facile. Sono
pronto a spiegarvi
tutto, se lo vorrete... E, se non lo vorrete, vi capisco e accetto,
però
dovevate saperlo… Soprattutto perché Monica non
centra, sono io che le ho
chiesto di aspettare, di nasconderci…»
Monica
si sedette
sulle scale, fissando le espressioni degli altri che continuavano a non
proferire parole e abbassavano il volto per incredulità e
timidezza.
L’unica
a fare un
passo avanti fu Laura, anche lei, come Elio, gli si avvicinò
e lo abbracciò in
silenzio.
«Per
quanto mi
sembri un sogno, ci sei mancato tanto, sai? Paolo non è
più lo stesso senza di te…»
gli sussurrò, sfidando l’incredulità,
guardando Michele negli occhi.
«Anche
voi mi siete
mancati, non sapete quanto.» ammise Michele, sorridendo al
coraggio di Laura
che, ancora, lo stringeva forte.
Le
altre imitarono
l’amica, quando lui si avvicinò loro, nonostante
fosse difficile dovettero
ammettere a sé la realtà delle cose.