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Autore: KatNbdwife    05/08/2010    2 recensioni
In "Dopo di te" Lea e Bill si sono conosciuti, amati, lasciati. Ora come vivranno il resto della loro vita lontani?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Preso dal panico, tentò subito di ricomporre il numero della ragazza, ma il cellulare di Lea risultava spento. Riprovò nuovamente, ma nulla. Imprecando, lo scaraventò sul letto e raggiunse il bagno, intenzionato a farsi una doccia che, sperava, risultasse chiarificatrice.

Dopo aver passato quindici minuti sotto al getto caldo della doccia, avvolto solo dal profumo del suo sapone preferito, decise di uscire. Si avvolse un asciugamano in vita e prese a tergersi i capelli corvini, per poi spazzolarli con cura e passare all’asciugatura. Teneva in modo maniacale alla sua chioma, specie nei momenti di nervosismo, quando pensava che prendersi cura dei proprio capelli, lo avrebbe distratto dal pensare a quello che non andava per il verso giusto.
Decise quindi di impegnarsi e lisciarli alla perfezione, per poi vestirsi di tutto punto e completare l’opera con un velo di mascara e un deciso tratto di eyeliner.
Quando uscì dalla stanza, seguito da una scia di profumo, si imbatté in Tom, appena sveglio.

“Ma dove vai?” domandò il rasta, sbadigliando.
“A fare due passi”
“Ma è la mattina di Natale”
“Quindi?”
“Quindi, dove cazzo vai? Se aspetti cinque minuti, mi cambio e vengo con te”

Bill sbuffò, ma decise di aspettare il gemello.
Tom, dal canto suo, aveva perfettamente capito che qualcosa turbava l’animo del gemello e, colto da quell’istintivo senso di protezione che si impossessava sempre di lui, quando si trattava di Bill, aveva deciso di non lasciarlo solo.

Per strada, diretti verso il bar più vicino a casa della madre, Bill raccontò al fratello dell’incontro con Zicky la sera prima e della telefonata fatta a Lea, con conseguente reazione della ragazza.

“Cosa ti aspettavi?” domandò Tom, giocherellando con il piercing.
“Scusa?”
“Ho detto, cosa ti aspettavi? Le hai mentito, non ti sei fatto sentire per un giorno intero, hai fatto il cretino con Zicky, voglio dire… qualsiasi ragazza alla quale importi qualcosa di te, si sarebbe infuriata” raggiunsero il bar e si accomodarono ad un tavolino appartato, ordinando due cappuccini caldi con due brioche alla crema.
“Sbaglio o una volta Lea non ti piaceva?” domandò Bill, spiazzato dalla risposta del fratello.
“Lea non è di certo la mia migliore amica e continuo ad avercela con lei per certi suoi atteggiamenti duri e severi, eppure questa volta sto dalla sua. Sono certo che lei ti ami più di qualsiasi altra cosa al mondo e non chiedermi come faccio a saperlo, perché non saprei risponderti. So che è così e basta” poi rise sommessamente.
“Che c’è?” domandò Bill.
“Non è da me parlare in questo modo, lascia stare” scosse la testa e fece un gesto di diniego con la mano. Un cameriere visibilmente annoiato, portò loro i cappuccini e le brioche e si allontanò velocemente.

“Cosa dovrei fare?”
“Dalle tempo, adesso sarà furiosa”
“E se non dovesse tornare più?”
“Non lo so,Bill. Non lo so… non sono mai stato innamorato, non so cosa si prova quando la persona che desideri più di ogni cosa, ti lascia. Suppongo non sia nulla di piacevole”
“No, non lo è per niente” sbuffò il ragazzo, portandosi la tazza alle labbra e bevendo un sorso di cappuccino caldo “Deve tornare, deve tornare per forza Tom, falla tornare” mormorò.

**

Lea era uscita di casa, lasciando Marie e Phil alle prese con la preparazione della tavola. Di lì a un’ora, sua madre ed Edward li avrebbero raggiunti per festeggiare il Natale insieme. Marie era un fascio di nervi, ma per amore del figlio aveva accettato di invitare i nonni.
Roma era allegra, scoppiettante. Visi sorridenti, grida festose di bambini, una melodia natalizia. Lea passeggiava con la testa bassa, le mani nelle tasche del giubbotto e una pesante sciarpa avvolta intorno al collo, che le lasciava scoperti solo gli occhi.

Are you sure you’re there alone?

L’i-pod nelle orecchie, che continuava a suonare sempre la solita canzone, non la distraeva dai pensieri che si affollavano nella sua testa. Il cuore le scoppiava in petto, gonfio di lacrime che i suoi occhi si ostinavano a non voler versare. Aveva già pianto troppe volte per quella storia, era ora di cedere il passo ai sorrisi.
Ma l’impresa non era di certo delle più semplici.

Hello.
Do you miss me?
I hear you say you do
But not the way I'm missing you


E chi l’avrebbe mai detto che una ragazza si sarebbe messa tra loro? Beh sì, Bill aveva quotidianamente a che fare con migliaia di ragazze, ma una volta Lea aveva davvero creduto di essere l’unica. Chissà perché? Del resto lui era un uomo come tutti gli altri. Bellissimo, simpatico, carismatico e intelligente, ma pur sempre un uomo. Eppure aveva sperato che fosse diverso, che non si comportasse come gli uomini della sua famiglia, che avevano abbandonato la baracca lasciando le loro compagne sole. Pensò a sua madre, pensò a Marie. Edward era tornato, è vero. Ma dopo quanti anni e dopo quanti pianti?
Pensò anche che, in questo caso, era stata lei a lasciarlo e non viceversa, ma la sua era stata una scelta obbligata. Preferiva vivere senza di lui piuttosto che sapere di doverlo dividere con un’altra e fingere di non saperlo.

Sentì di nuovo la voce di Bill che cercava di spiegarsi e cercò di immaginarsi il suo viso. Era triste, era arrabbiato, dispiaciuto o semplicemente sollevato? Si accorse, con orrore, di non riuscire ad immaginarsi la sua espressione. Solitamente, sapeva associare il viso di Bill con relativo movimento ad ogni sensazione, ma questa volta no. Questa volta, Lea scoprì di non sapere cosa realmente provasse il ragazzo. Si fermò sul ciglio della strada, estrasse il pacchetto di sigarette dalla tasca e ne accese una.

Dall’i-pod, Courtney Love cantava “Never gonna be the same” e la ragazza si trovò pienamente d’accordo con la cantante.
Nulla sarebbe più stato lo stesso, senza di lui. Non sarebbe stato più lo stesso fare tardi chiacchierando, prendersi a cuscinate in camera da letto, dare un bacio per la voglia, anzi no, per l’impellente BISOGNO di sentire le sue labbra sulle proprie, non sarebbe più stato lo stesso perché ognuna di queste cose avevano uno scopo solo se fatte con lui.

Do you know?
Can you feel it?
Do you feel me?


Si ritrovò a parlottare da sola, rivolgendosi ad un Bill che non era davanti a lei, mentre i pochi passanti che le camminavano accanto, la guardavano perplessa.

Un flashback la riportò all’aeroporto, solo qualche settimana prima e alla gioia che aveva provato vedendolo arrivare, nascosto dietro agli occhiali da sole. Non ci sarebbero più stati aeroporti affollati, abbracci in mezzo alla gente, saluti davanti ai check-in, telefonate nel cuore della notte per via dei fusi orari. Semplicemente, non ci sarebbe stato più Bill. Non per lei, almeno.

Quando rincasò, l’allegra famiglia era già seduta intorno al tavolo e aspettava solo lei. Marie era alla finestra, preoccupata, mentre Phil sedeva accanto al nonno e gli mostrava tutti i giochi ricevuti.

“Dove diamine sei stata?” sbottò Marie “Mi ha fatta preoccupare! E il telefono, dove cazzo ce l’hai?” il tono perentorio e scontroso di Marie, fece rabbuiare i presenti. Lea invece non se la prese: sapeva che la sorella aveva i nervi a fior di pelle a causa della presenza di Edward, così si limitò a scusarsi sottovoce, per poi sedersi a tavola.

Per tutta la durata del pranzo parlò poco e di malavoglia. Phil monopolizzava la conversazione ed Edward gli stava dietro, felice di dialogare con il nipote ritrovato. Solo al termine del pranzo, quando le tre donne rimasero sole, Marta prese la parola.

“Adesso che tuo padre e Philip non ci sono, posso anche chiedertelo” esordì, rivolgendosi a Lea “Quel tuo ragazzo famoso” e nel dirlo, gesticolò come se fosse alla ricerca del nome “di cui non ricordo il nome, che fine ha fatto?”

Lea si pentì in un istante di averle raccontato di Parigi. Soprattutto perché non l’aveva poi più aggiornata. La madre non sapeva del loro riavvicinamento, non sapeva della visita romana di Bill e non sapeva nulla di quello che era successo solo poche ore prima.

“Vive la sua vita, come faccio io” rispose, evasiva.
“So che sei stata a Berlino, il mese scorso” asserì Marta, mentre caricava la lavastoviglie.
“Lo so che lo sai. Sono anche tornata per colpa di Edward”
“Sei tornata perché hai voluto tornare”
“Lasciamo perdere questo discorso, mamma. Non voglio litigare con te proprio oggi” la ammonì Lea “Ad ogni modo, è finita così come è iniziata”
“Ovvero?” chiese Marta, mentre Marie strabuzzava gli occhi.
“In un lampo” poi bevve il caffè tutto d’un sorso e sparì dalla cucina.

**

Bill e Tom avevano pranzato con la famiglia, ancora riunita al gran completo a casa di Simone e Gordon. Mancavano solo Zicky e la sua famiglia, ripartita la sera prima proprio dopo l’incontro tra la ragazza e Bill in bagno.
Bill non aveva proferito parola, tirando in ballo la stanchezza e i bagordi della serata precedente, credendo fossero una scusa plausibile.
Il rito dello scambio dei regali era l’unico momento della giornata che lo aveva galvanizzato: vedere la gioia negli occhi della madre e del fratello, quando aveva consegnato loro i doni che aveva scelto per loro, era una gioia che lo ripagava, seppur in minima parte, della sofferenza causatagli dalla discussione avuta con Lea.
A Simone, aveva deciso di regalare un prezioso gioiello di Damiani, comprato mesi e mesi prima, in occasione della data italiana, proprio il giorno in cui aveva conosciuto Lea.
Per Tom, invece, aveva comprato una felpa di Karl Kani, la marca che il suo gemello indossava quasi quotidianamente, fatta fare su misura e in esclusiva per lui. Questo era uno dei vantaggi dell’essere pieno zeppo di soldi.
In ultimo, aveva regalato l’intera collezione di dischi dei Led Zeppelin a Gordon che, nonostante li possedesse già tutti, ammise di averne persi la metà durante il trasloco e di essersi scaricato la discografia da Internet. Tutto sommato, avere quelli originali lo riempì di gioia e ringraziò il figliastro con un lungo abbraccio.

“Sapevo che li avevi smarriti” ridacchiò Bill “Qualcuno me ne aveva parlato” concluse, sorridendo in direzione di Simone.

Per il resto dei parenti, qualche pensierino e tanti abbracci. Ma, fatta eccezione per questo breve interludio, null’altro lo mise di buonumore.

Quando lui e Tom rimasero soli, fuori sulla veranda, Bill espresse la sua decisione al gemello: “Domani mattina vado a Roma”
“Tu sei fuori di testa” rispose Tom.
“Lei non verrà mai a Berlino, ne sono certo. Forse avrà già anche stracciato il biglietto, per non cadere in tentazione. So dove abita, so come fare per raggiungerla e non ho intenzione di restarmene qui con le mani in mano, mentre la cosa più bella che mi sia capitata si allontana da me”
“Mi sa tanto di romanzo d’amore di bassa lega, Bill” ridacchiò Tom.
“Non mi interessa, anche se questa faccenda ha preso una piega inaspettata, sono deciso a risolverla. Voglio che mi dica in faccia che fra noi è tutto finito”
“Se tu vai a Roma, ci vengo anche io”
“Cosa?”
“Sono moralmente costretto ad accompagnarti”
“Dobbiamo avvisare David e Saki. Il 27 dobbiamo presentarci in studio e dubito che riusciremo a farlo”
“Cazzo è vero, me l’ero scordato” sbottò Tom “No Bill, allora non possiamo. Non ho intenzione di mandare a puttane il lavoro, abbiamo sempre detto che la band viene prima di tutto”
“L’ho sempre pensato, ma quando lo dicevo non sapevo dell’esistenza di Lea”

**

“Tu, lasciatelo dire, sei deficiente!”

Mandy, seduta al tavolo di un bar con Lea e Sue, parlava gesticolando vistosamente. I suoi occhi, di solito splendenti e sorridenti, erano chiusi a formare una fessura e, a completare l’opera, mancava solo la fuoriuscita di fumo da naso e orecchie.
Sue annuiva con la testa, senza osare ad interrompere Mandy, mentre Lea teneva lo sguardo fisso sulla tovaglia rossa e stringeva le mani attorno ad una tazza di the al limone.

“Io non so più che cavolo fare con te, Lea! Dico io, hai avuto la fortuna di conoscere un ragazzo che ti ama come nessun altro al mondo, per la prima volta nella tua vita ti sei resa conto che c’è dell’altro al di fuori della tua solita esistenza, lui non esita a sfidare orde di fan urlanti solo per raggiungerti e tu che cazzo fai? Lo lasci!” si portò una mano alla fronte, chiuse gli occhi e scosse la testa “Dimmi cosa ti ha detto il cervello! Lo devo sapere!”
“Mi ha tradita” mormorò Lea.
“Non lo sai! Tu non lo sai perché non lo hai lasciato parlare!”
“Mi ha mentito, questo lo so”
“Non è abbastanza, Lea. Non doveva dirti una cazzata, su questo siamo pienamente d’accordo. Poteva evitare di inventarsi una bugia così grossolana, ma da qui a dire che ti ha tradito, ne passa…”
“… di acqua sotto i ponti” concluse Lea “Lo so, lo so”
“Se lo sai, mi spieghi perché cavolo l’hai lasciato?”
“Sono stanca di tutta questa storia. Non credevo fosse così complicato stare con lui, o forse lo sapevo ma speravo di sbagliarmi”
“E’ complicato come tutte le cose, Lea. Ogni cosa è difficile, se non la si prende per il verso giusto”
“Così” disse Lea, dopo aver sorseggiato del the “Non avrei preso Bill per il verso giusto?”
“Non hai preso per il verso giusto l’intera vicenda, oltre che Bill. Tu sei partita con quella sciocca idea in testa” Lea, udendo quelle parole, corrucciò la fronte, così Mandy si affrettò a spiegare “Inutile che fai quella faccia! Lo sai bene a cosa mi riferisco. Tu sei sempre stata convinta che sarebbe stato impossibile stare insieme, perché lui era famoso e tu no, perché lui era sempre in viaggio e tu a Roma. Così facendo, non hai mai lasciato spazio ad altre riflessioni. Hai fatto una cazzata, amica mia. Fossi in te, correrei da lui”
“Non ci penso proprio”
“Non venire a piangere da noi quando scoprirai di aver perso una persona, no anzi, LA persona più importante della tua vita” disse Mandy, decisa.
“Non è LA persona più importante della mia vita. Ce ne sono altre, oltre a lui”
“Ti sbagli. Lui ti ha cambiato la vita come nessuno era mai riuscito a fare. Ci sono altre persone importanti, lo so, ma nessuna ha fatto per te quello che è stato in grado di fare lui. Pensaci bene”

**

Innanzitutto, grazie anche ad Edda per essersi aggiunta alle commentatrici!
Ci terrei, inoltre, a precisare che le canzoni citate in questo capitolo sono "Kiss the rain" di Billie Myers e "Never gonna be the same again" di Courtney Love.
Come sempre, grazie a tutti! *_*
Kate
   
 
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