Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: missteacakes    05/08/2010    1 recensioni
Quando Patroclo uccide accidentalmente un amico in un litigio, lui e suo padre sono costretti a fuggire a Ftia, la cui regina si dice essere una dea. Al ragazzo viene chiesto di prendersi cura del suo figlioletto, non immaginando le conseguenze di quella serie di eventi destinata a cambiare il mondo per sempre. {Patroclo/Achille}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«In All but Blood»

Verità e problemi
- Capitolo 25° -

"Sai, sono un padre adesso, anche io."

"Così dicono," disse Peleo. "Congratulazioni."

Odisseo sorrise ironicamente. "È una benedizione e una maledizione al tempo stesso. Ora devo lasciarlo per andare in guerra. Mi hanno detto che non tornerò prima di vent'anni."

"Ma tornerai," disse Peleo per incoraggiarlo.

"Grazie," disse Odisseo. Si sdraiò sul suo letto e posò il calice sul tavolino tra lui e Peleo. Sorrise. "Adesso, siamo entrambi padri. E personalmente, non vorrei che il mio unico figlio fosse portato chissà dove per un periodo di tempo indefinito, anche se a farlo fosse mia moglie. Io so che tu sai dov'è tuo figlio."

"Eravamo d'accordo sul fatto che se foste riusciti a trovare Achille io ne sarei rimasto fuori," disse Peleo, alzando le sopracciglia.

"Ma non ci hai detto come trovarlo."

Peleo rise. "Intelligente e bastardo."

"Tu sai dov'è Achille."

Peleo sospirò e chiuse gli occhi. Si sdraiò sulla schiena e si strofinò il visto con le mani. Odisseo lo guardava; Peleo stava davvero considerando l'idea di dirglielo.

"Ho fatto una promessa," disse, alla fine. "Dovevo farlo in modo da sapere tutto su di lui. Volevo essere in grado di prendermi cura di lui. È buffo come abbia funzionato. È stata una cosa stupida da fare, eh?"

Ridendo, Odisseo disse, "So tutto riguardo alle promesse stupide. Chi avrebbe immaginato che Elena finisse per essere una puttanella."

"Odisseo!" Peleo rise incredulo.

"...che rimanga tra noi due," disse, sporgendosi in avanti e sorridendo. "Non è qualcosa che si deve diffondere in giro."

"Hai fatto la scelta giusta, allora."

"Infinitamente giusta." Odisseo riflettè un momento. "Non c'è nessun tipo di scappatoia?"

Peleo voleva che ci fosse, e iniziò a pensare. Mentre il tempo scorreva, Odisseo lo guardava mentre si passava le mani tra i capelli, si rosicchiava un' unghia, e guardava fuori dalla finestra. Alla fine, si rivolse a un servo.

"Potresti andare a cercare Patroclo per me?" Poi si voltò verso l'ospite. "Non credo che Teti si sia dimenticata di sistemare anche lui, ma possiamo provare."

"Peleo?"

I due alzarono lo sguardo quando Patroclo entrò nella stanza. Odisseo sorrise.

"Gaudio e giubilo, Patroclo. Sei cresciuto," disse.

"...è un bene o un male?" chiese Patroclo, ma stava sorridendo.

"Ho poco interesse verso i ragazzi," replicò Odisseo. "Ma sì, è un bene."

"Ehy, voi due," disse Peleo, guardando entrambi. "Per quanto mi diletti questa discussione strana e inquietante, ti ho chiesto di venire qui per una ragione. Patroclo, mia moglie ti ha detto qualcosa riguardo Achille?"

Il viso di Patroclo si oscurò. "No," disse. "Praticamente sono l'unico a cui non è stato detto niente."

"Questo perchè gli saresti andato dietro." disse Peleo. "Non ti viene in mente niente?"

"Qualcosa," disse Patroclo. Si rivolse a Odisseo. "Sai, prima avevamo un vecchio tutore, Achille ed io. Fenice." Si girò verso Peleo, che sembrava sorpreso e compiaciuto. "Cosa gli è successo?"

Gli occhi di Peleo scivolarono sulla faccia di Odisseo quando iniziò a sogghignare. "Ha detto che doveva occuparsi di una cosa. Al momento si trova a Sciro, alla corte di Licomede. Comunque, se per caso trovassi Achille, dovresti sapere che attualmente si trova in una situazione un po' imbarazzante. Ci vorranno un po' di lusinghe per farglielo ammettere."

"Non ti preoccupare, Peleo. Si dà il caso che sia bravo in questo genere di cose."


 

~*~

Deidamia stava sdraiata a guardare il soffitto mentre cercava di trattenere le lacrime. Cos'era andato storto? Era così pronta questa mattina per concedersi ad Achille, ed ora che era finito si sentiva piena di rammarico. Il silenzio successivo fu imbarazzante, e finalmente lui si alzò. Ora era in piedi e guardava la finestra, ancora nudo.

"Non avremmo dovuto farlo," disse. "Mio padre sarà furioso."

"Avresti dovuto pensarci prima."

"Io?" disse lei, voltandosi per guardarlo. "E allora tu? Non mi hai mica fermato."

"L'avresti fatto?" Le chiese, guardando verso di lei. "Perchè devo essere io quello che deve mantere l'autocontrollo?"

"Questa è colpa tua," sibilò lei, sedendosi sul letto.

La aggredì, furioso, e lei si ritrasse. "Colpa mia? Per quanto ne so, tu hai avuto la tua parte quanto me. Se non fossi stata così insistente nel buttarti addosso a me--"

"Vai via." disse. "Non voglio più vederti. Via!"

Lui scosse la testa mentre tirava su i suoi vestiti e uscì dalla porta come una furia. Deidamia si sdraiò di nuovo e lasciò che le lacrime cadessero giù dal suo viso.

 

~*~


Licomede non riusciva a capire da dove fosse uscita quest'improvvisa invadenza. Quello che sapeva era che gli faceva venir voglia di costringere Achille a sottomettersi. Non ce l'avrebbe fatta, non con lui. Anche se non era terrificato dall'ira di Achille, Fenice teneva d'occhio il giovante attentamente. Era vecchio, ma non esausto; un paio di volte Licomede li aveva visti lavorare insieme, e aveva visto la forza che ancora risiedeva in quegli arti vetusti.

E mentre solitamente non gli dava fastidio se Achille non voleva uscire—era abituato a vederlo andare in giro come un'anima in pena—ora lo stava letteralmente facendo imbestialire.

"Alzati," gli urlò contro.

"Te l'ho detto, non ne ho voglia."

Licomede lo prese di forza e lo tirò giù dal letto. Incespicò e andò a sbattere contro il muro, ma poi guardò quell'uomo con un odio sconcertante. Licomede si accorse con sua sorpresa e un po' di paura che i suoi occhi solitamente blu avevano una sfumatura verde acqua.

"Vestiti," sibilò. "Tu uscirai, che tu lo voglia o no."

"Oppure? Mi fustigherai? Sono un ospite."

Licomede sollevò un sopracciglio. "Dopo quasi sei anni? Da quando avevi nove anni? Oh no, tu sei il mio subordinato, è un mio diritto. Ora vestiti e porta il culo fuori di qua, o userò le cattive maniere."

Achille guardò il vestito che il re stava brandendo davanti a lui, poi glielo rubò di mano.

"Bene," disse. "Ma è solo per non causare problemi a Fenice. Però se qualcuno è il mio guardiano, quello è lui, non tu."

---------------------------- 

Nota della traduttrice: Eheh, Achille è proprio un pollo .___. Ma non anticipo niente :3 

@cry_chan: Sull'espressione 'modernizzata' sono completamente d'accordo con te ;_; purtroppo però non faccio greco e non ho idea di quali insulti usassero.. e neanche l'autrice presuppongo, perchè io non faccio che tradurre.. Certo, se sapessi qualche insulto magari ce lo metterei, però ora come ora posso solo tradurre quello che scrive lei ^^;
Alla prossima :*

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: missteacakes