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Autore: Ginsecure    06/08/2010    1 recensioni
La mia prima FanFiction. Una folle idea nata mentre rileggevo "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" e pensavo a come sarebbe cambiata la vita di una babbana allo scoprire che esiste un altro mondo. La domanda che mi sono posta é: Se Voldemort non avesse scelto Draco? Se la sua vittima da sacrificare non fosse stata il giovane Malfoy, ma qualcun altro?
Dedicate un pò del vostro tempo a questa storia e RECENSITE. Spero vi piacerà.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Voldemort | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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4. Vacanze di Natale

Harry era entusiasta di non trascorrere le vacanze natalizie al castello. Sia perché non sarebbe voluto rimanere senza Ron ed Hermione, sia per lasciarsi abbandonare dall’ossessione per Jude.
Il rosso era felice di ospitare i suoi due migliori amici alla Tana e il terzo membro del trio aveva colto al volo l’occasione per non andare con i genitori a sciare. Quando entri a far parte del mondo magico, quella che hai sempre considerato la normalità si trasforma nell’assurdo. Per Hermione era ovvio che si potesse volare con delle scope sopra un giardino innevato, ma diventava buffo scivolare lungo i pendii delle montagne con due stecche sotto ai piedi.
Harry considerava quella catapecchia la sua seconda casa. Prima c’era Hogwarts ovviamente. Dalla prima volta, al suo secondo anno, che aveva messo piede nell'abitazione di Ron vi respirava quell’aria di familiarità che gli era stata negata. Se non fosse stato per la protezione di sua madre avrebbe seguito le orme di Sirius, abbandonando gli zii e trasferendosi dai Weasley. Sirius... era impossibile non pensare al suo padrino. Non finiva mai di rimproverarsi del suo carattere di merda, della sua impulsività, del suo poco sangue freddo. Avrebbe potuto salvare l’unica persona che lo collegava con i suoi genitori, l’unico che lo capiva. Se solo avesse riflettuto, se solo avesse dato retta ad Hermione. No, non voleva più pensarci. Attribuirsi la colpa non serviva a niente. Non avrebbe riportato in vita Sirius. Anche lui se ne era andato, come i suoi genitori, nel tentativo di salvarlo.
Appena arrivati, dopo una viaggio molto movimentato dovuto alle misure di sicurezza in crescente aumento, la signora Weasley corse ad abbracciarlo.
- Mamma, lascialo respirare – era Ron, in evidente imbarazzo. Non sapeva quanto fosse fortunato. Molly era una mamma meravigliosa. Ma ad Harry sarebbe apparsa tale anche con tutti i difetti di questo mondo. Lui avrebbe voluto abbracciare Lily, avrebbe almeno voluto ricordare come ci si sente tra le braccia della propria madre. Era sicuro che le emozioni non sarebbero state le stesse. Però non poteva non essere grato alla signora Weasley.


Draco si lasciava alle spalle il castello accompagnato dalla madre e da un sentimento di odio profondo verso quella sconosciuta. Il vento pungente gli accarezzava il viso. L’inverno era come lui. L’inverno era lui. Prima di andarsene si voltò a guardare quel posto. Improvvisamente si trovò ad invidiare Harry Potter. Lui era qualcuno. Prima aveva come scusa il fatto che quella popolarità non se la fosse guadagnata, ma, dopo gli avvenimenti dell’anno precedente all’interno del Ministero, non poteva più nascondersi dietro quei muri che si era innalzato per non sentirsi un fallito. Muri di orgoglio. Perché chi era Draco Malfoy? Un Purosangue certo, ma con il padre in prigione, una madre disperata e le tenebre nel cuore. Ma lui iniziava a capire qualcosa. Lord Voldemort non l’aveva scelto e non aveva modo di riscattarsi, di essere per un attimo come Harry. Che pensiero odioso, indegno! Come aveva potuto anche solo paragonarsi a quello squattrinato. Draco improvvisamente tornava a sentirsi superiore. Tornava a volere Jude.


Harry era uscito fuori a prendere una boccata d’aria. Nell’atmosfera Natalizia carica di entusiasmo e di emozione per essere lì, tutti insieme, non aveva potuto fare a meno di pensare a lei. Quella maledetta ragazza gli aveva incasinato la vita. Non gli importava più niente del Principe Mezzosangue, della strategia di Voldemort volta a seminare panico e terrore. Non gli importava dell’inevitabile scontro, della profezia. “Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”. Non gli importava nemmeno di questo. Si ritrovò a scrutare l’orizzonte. A fissare delle banali colline e un lenzuolo di stelle che non sarebbe mai riuscito a coprirle. Una simile meraviglia, carica di luci in grado di regalare emozioni intense, non si sarebbe mai abbassata al livello di quei rilievi, ancora più banali nell’oscurità. Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un dolore lancinante, come non ne riprovava da tempo. Impiegò davvero poco a capire che la colpa era della sua cicatrice. Era vicino. Con uno sforzo immenso estrasse la sua bacchetta. La puntò in avanti. “Expelliarmus”. Un guizzo nell’oscurità. Il dolore che si placa. Jude.
- Tu? Tu cosa ci fai qui? Tu... chi sei Jude?
- L’hai detto, Jude
- Non scherzare. Cosa vuoi veramente? – con un passo felpato la ragazza uscì dalle siepi e si diresse verso di lui. I capelli biondi ondeggiavano al vento. Gli occhi ancora più ghiaccio in sintonia con l’ambiente.
- Te – lo voleva e lo prese. Mise una mano tra i suoi capelli corvini, l’altra utile ad accarezzare le guance di quel ragazzo che, dopo un momento di esitazione, si lasciò trasportare. Portò le sue dita sulla schiena di lei, la strinse forte contro il suo corpo. Voleva sentirla quell’anima gelida, ma passionale. Poi la lingua di Jude si fece strada nella sua bocca. Harry si trovò coinvolto in un gioco che non avrebbe voluto iniziare e di cui si pentiva mentre ancora lo stava compiendo. Poi un tonfo lo fece ritornare alla realtà. Si staccò da lei e vide l’altra. I capelli rosso fuoco di Ginny erano sollevati dal vento che si era alzato improvvisamente. I suoi occhi era diventati più scuri. La rabbia, le delusione, l’odio le trapelavano da ogni poro. Era immobile fuori dalla porta della Tana, a terra la causa di quel tonfo: un vassoio con quelle che dovevano essere due tazze di cioccolata calda. Harry rimase solo. Jude fuggita chissà dove e Ginny scappata probabilmente in camera sua.


Era sdraiata sul letto, gli occhi fissi sul soffitto, uno spiffero gelido entrava dalle fessure della finestra. Pensava a quel maledetto bastardo. Si era innamorata di lui dal primo giorno in cui l’aveva visto, quando, al binario 9 e 3/4, si era unito alla sua famiglia con quell’aria da imbranato, da pesce fuor d’acqua. Non l’aveva mai dimenticato in quegli anni. Seguendo il consiglio di Hermione si era buttata tra le braccia di altri ragazzi. Nessuno l’aveva fatta innamorare perché nessuno era Harry Potter. Aveva finto di non sentire quando lui parlava di Cho, aveva chiuso gli occhi per non vederlo durante le lezioni dell’esercito di Silente mentre ci provava con lei. E ora? Ora se lo ritrovava davanti avvinghiato come un polipo a una bionda. A una sconosciuta. A una ragazza che non era lei. Ginny voleva morire, moriva dentro. Ma l’unica debolezza che si concesse fu scappare in camera e riflettere. Ginevra Molly Weasley non piangeva. La più piccola di sette fratelli non versava una lacrima. Poteva morire dentro, ma gli altri non l’avrebbero capito. Mai.

Harry si sentiva un verme. Sapeva cosa provava Ginny nei suoi confronti, ma aveva chiaramente proibito al suo cuore di innamorarsi di lei, di quel visino dolce, ma determinato, coraggioso, attraente. Perché lei era la sorella del suo migliore amico. Non pensò a dove potesse essere andata Jude, correndo raggiunse la camera della piccola Weasley.


Lui era davanti a me. Con una mano alzata, pronto a bussare. Non era entrato nella mia stanza, ma un odore dolciastro che non gli apparteneva aveva preceduto il suo ingresso. Mi stampo in faccia il migliore dei miei sorrisi più falsi.

 Me la trovo davanti. Bella e sorridente. Con un sorriso che mi uccide. Mi trafigge il cuore per due motivi. Se sta fingendo muoio per il dolore che le ho provocato. Se invece la sua faccia non mente sto malissimo perché sento di non contare nulla per lei.

 Il mio metodo funziona. I dubbi lo assalgono.

 Il suo metodo funziona. I dubbi mi assalgono. Decido di togliermi quell’aria imbambolata e fare qualcosa. Qualsiasi cosa pur di smorzare la tensione e ottenere una risposta al mio dilemma.

- Ginny io...
- Harry, non mi devi nessuna spiegazione.
- Invece sì. Io sento di doverti parlare di lei, di Jude.
- Ti prego, non farlo. Sono brava a fingere, ma odio piangere. Non farmi ancora più male

 Il mio muro è crollato, non ho retto.

 Sono pietrificato. Quella ragazza mi ha stupito. Sono stato un egoista, un cretino. Come mi è potuto saltare in testa che a lei potesse non importare più niente di me. Sento il profumo di Jude, sento la sua voce, sento le sue mani, le sue labbra, sento il suo sapore. Odio tutto questo, ma non posso farne a meno. Jude è diventata la mia droga. Credo di aver perso Ginny per sempre.

 
La neve aveva ripreso a cadere. Jude ne fu felice. Le sue tracce si sarebbero cancellate sa sole.
Harry era in un bel casino. Dipendeva da lei ed era stato colto in flagrante dalla piccoletta lentigginosa. Strano come i sentimenti che il maghetto non sapeva nemmeno di provare fossero evidenti, ovvi a quella sconosciuta.

Spazio dell'autrice.

Grazie a Tony Porky. La prima ed unica ad aver recensito e che mi ha aggiunto tra le seguite. Nel capitolo 4 è avvenuta la rivelazione a Ginny che avevi predetto. Questa volta mi sono dilungata un pò e ho cercato di aggiungere alcune descrizioni. Ben poche in realtà. Grazie per i complimenti e... che dire? Io adoro questo Malfoy e mi fa piacere che ti abbia attratto la figura di Jude. Ne vedremo delle belle. 

Ora sono in vacanza. Appena torno a casa posto il capitolo V. Ci sarà una strana alleanza xD

Bacioni
GiorgiaG 95

  
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