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Autore: MatteoMongy94    06/08/2010    1 recensioni
Quando i propri sentimenti si scontrano con la gelosia, allora non c'è nulla che possa fermare i terribili pensieri dell'animo umano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui l'ultimo capitolo. Spero di non avervi annoiato. Ringrazio Alice che ha seguito e commentato tutti i capitoli. Alla prossima :D

CAPITOLO 18:DELITTO RISOLTO

Genot origliava fuori dalla porta della casa. Era sorpreso dalle ricostruzioni perfette di Blissard, che descriveva tutto ciò che era successo nel minimo particolare.
-Le domande che bisogna porsi sono: -ripreneva Blissard -come l’assassino si è creato l’alibi per il primo omicidio, come è avvenuto il secondo, come è stato sfiorato il terzo. E il movente. Che tutti avevate. Ma soprattutto il nostro Mr X, vero signor Vetri?-
Silenzio. Assoluto. Dopo qualche secondo, Vetri parlò: - E inutile. Non potrei smentire, vista l’accurata descrizione dell’omicidio dell’anno scorso. Sapevo e non avevo fatto nulla per fermarlo. Sapevo che Beatrice sarebbe stata la prossima. Non potevo. Per tre mesi ho sofferto nel vederla accanto ad un bastardo che ora se ne voleva liberare. Doveva crepare.-
-Geffri l’anno scorso l’aveva presa nel suo gruppo. Il vero motivo per cui ha cambiato scuola è il sapere che era stato commesso un delitto, e non un suicidio, vero?-
-Vero, detective.-
-E ora, mi dica se la mia ricostruzione è esatta. Partiamo dal primo omicidio. Genot pensava ad un mutamento degli orologi per costruirsi un alibi perfetto. E così è stato. Lei non ha mai fatto sport tutte le mattine. Ma per ammazzare Geffri doveva avere la camera con la finestra ad est. E la corsa sarebbe servita per disfarsi dei guanti.-
Genot entrò, proprio nel momento stabilito.
-Li abbiamo detective. Erano sul fondo del lago, entrambi con una pietra dentro per farli affondare. Sono un paio di guanti da dottore.-
-Benissimo Genot. E ora, si sieda pure lei. Stavo dicendo, lei doveva avere la camera con la finestra ad est. Motivo: sfruttare l’alba a suo vantaggio. E l’alba, quel giorno, è avvenuta alle 4.20. Un’ora dopo la presunta ora del delitto. I fatti: prima di piazzare le cassette nelle telecamere, sposta l’ora dell’orologio della vittima e gli dice a voce che alle 3.20 circa deve parlargli. In corridoio. In realtà sono le 4.22. Il suo orologio è invece spostato sulle 6, e per renderlo realistico apre la finestra, che, dando ad est, dove sorge il sole, ne lascia entrare i raggi.
Lei in realtà raggiunse il corridoio e, sorprendendo Geffri, lo pugnala. Trentatrè volte. Con la mano sinistra, la destra,  per dare moltissimi dubbi alla polizia sulla profondità delle ferite. Poi, non contento, gli spacca un portacenere in testa, sperando che la colpa possa ricadere sulla Bossi. La vittima ha urlato? Credo di sì. Lei aveva detto a Benedetta Corsi che avrebbe spento televisore e condizionatore, ma non lo fece, per fare giungere un black-out durante la preparazione della cena: doveva mescere del sonnifero nei bicchieri degli altri tre. La mattina, finite le cassette di registrazione, risistema gli orologi-
-Complimenti detective. Tutto corretto, e il secondo delitto?- incalzò Vetri.
-Una genialata. La Bossi sa che lei sa la vera fine di Lucrezia. Vi convoca. Lei sente Maria Carla e Benedetta parlare di una lettera che verrà consegnata alle due. Deve sbrigarsi. Alle due meno dieci, circa, raggiunge la camera della Bossi. La apre con una chiave da fuori, facendo cadere quella all’interno, le disattiva la sveglia e la affoga.-
-Affoga?- domandarono all’unisono Benedetta, Beatrice, Genot e i poliziotti
-Il libro di psicologia sul comodino di Vetri mi ha illuminato. Nella psicologia e nella psichiatria viene usata l’ipnosi. Durante il sonno il cervello recepisce di più le parole dall’esterno. E lui, che stava leggendo un libro di  quel genere, lo impara. E lo usa.Per liberarsi di chi sa che lui ha ammazzato l‘amante. Le fa credere di non saper nuotare, di andare sotto, di non respirare. La donna si porta le mani al collo, ma muore. Inesorabilmente-
-Giusto Detective. Tranne in un punto. Lei non aveva scritto il mio nome - disse tirando fuori dalla tasca una lettera e spiegandola di fronte a tutti -lei aveva scritto quello di Beatrice. Se ne voleva liberare. Non potevo permetterlo.-
La Cartoli si mise a piangere.
-Ed ora, il terzo atto. Il finto tentato omicidio. Le colpe non possono ricadere su di lei, né sulla Cartoli. Deve assolutamente fare qualcosa. Mentre le due sono girate, mette della corteccia di glicine nel suo bicchiere, in quantità elevate, ma non ancora mortali. Beve, e sviene. Il referto sarà chiaro.
Solo lei, nella sua corsa mattutina, avrebbe potuto procurarselo. Tenere un veleno per più di tre giorni non è cosa facile. E lei lo ha fatto solo per uno. Mi stava sviando dalle indagini, ma per fortuna sono tornato suoi miei passi.Benedetta sarebbe stata l’assassino ideale una volta saputa la sua serata al night, ma il suo genio è stato eccellente. La sua pecca è stata dimenticare il libro di psicologia sul comodino-
-Dovevo buttarlo insieme ai guanti nel lago. Mi sono dimenticato.-
-Portatelo via-
I poliziotti presero il ragazzo, lo ammanettarono e lo condussero in macchina.
-Come ha potuto … lo amavo anch’io … Leo … - Beatrice piangeva.
-Signorina, talvolta l’amore fa fare pazzie. Diceva William Shakespeare “Se non ricordi che Amore ti abbia fatto commettere una follia, allora non hai mai amato”- sentenziò Blissard, uscendo dalla porta.
  
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