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Autore: congy    06/08/2010    9 recensioni
Cosa succede quando una studentessa di lettere classiche prende una sbandata per un ragazzo in biblioteca?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avventure universitarie'
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biblioteca lecce


Sbandata universitaria



Per tutta la settimana erano andate avanti così. Per tutta la settimana, prima di iniziare la lezione e appena finita la lezione, Clarissa, Federica e Claudia non avevano fatto altro che andare su e giù per tutto l’ateneo.
 Obbiettivo?
Il dipartimento di Letteratura e Filologia, meglio conosciuto come biblioteca universitaria interfacoltà e  sala studio.
Ma ciò che le smuoveva verso quel luogo quasi abbandonato da Dio non era l’amore per il sapere, ma l’amore per un ragazzo, seduto nell’ angolo estremo della biblioteca a studiare come un forsennato. Le ragazze avevano analizzato il ragazzo dal nome sconosciuto –ribattezzato da Federica “Edward Cullen” per l’abbigliamento a dir poco scopiazzato dall’omonimo personaggio del grande schermo – da ogni angolazione possibile e immaginabile.
Avevano esaminato  il  suo aspetto. Dopo la prima supposizione su una sua possibile claudicazione - supposizione nata da una delle solite idee strampalate di Claudia - le ragazze erano giunte alla conclusione che era davvero un bellissimo ragazzo. Biondo, occhi verde chiaro, statura media. Quest’ultimo dato aveva mandato in bestia Clarissa e il suo metro e settantacinque che faceva sentire Claudia e Federica delle nane al confronto.
C’erano state poi notevoli speculazioni sulla facoltà di appartenenza.
“Secondo me è di Lettere” suppose Claudia.
“Sei matta!” esclamarono all’unisono le altre due.
Clarissa, la più attratta delle tre da quel misterioso ragazzo specificò meglio la precedente esclamazione: “Cla, ma ti pare che uno così possa frequentare Lettere? Quelli di lettere sono tutti dei cessi con tanto di occhiali. Topi da biblioteca: ecco cosa sono”
“Ti ricordo che anche noi frequentiamo Lettere… e per di più lettere Classiche. Peggio di così si muore” ecco Claudia, con la solita scarsa fiducia in sé stessa.
“Piccola e Ingenua Claudia, alle donne la cultura dona, le rende più affascinanti e attraenti. Mentre per quanto riguarda gli uomini, beh, hai presente Vito?” Claudia dovette reprimere un conato al pensiero di quel  povero sfigato che dormiva avendo sul comodino il ritratto di Vittorio Alfieri. Annuì e basta, incapace di discordare da Federica.
Le tre avevano anche imparato i libri che leggeva: lo “Zibaldone” di Leopardi, “Novelle per un anno” di Pirandello e il libro di un filosofo dal nome impronunciabile e avevano constatato che era uno studente di Lettere. Impossibile, ma vero!
“L’eccezione che conferma la regola” così aveva borbottato Clarissa.
 Edward Cullen – ovviamente ragazzo non della stessa bellezza sovrumana del vampiro protagonista del romanzo – annotava tutti i suoi appunti con una penna nera ai margini delle pagine su cui leggeva scatenando l’odio di Federica secondo la quale i libri devono assolutamente essere candidi e immacolati, al massimo con qualche sottolineatura o annotazione a matita. Vedere quei libri martoriati  con una penna a punta grossa aveva fatto perdere qualsiasi interesse a Federica nei confronti dello Sconosciuto. Chi maltratta le cose maltratta anche le persone, questo era il suo credo.
Per tutta la settimana erano andate avanti così. Clarissa aveva addirittura memorizzato il colore della sua giacca, un verde acido con dei profili grigi, e la sua borsa, una tracolla grigio scuro.
Clarissa e lo Sconosciuto stavano intrattenendo una guerra di sguardi. La ragazza sosteneva che lui la stava mangiando con gli occhi e che le aveva perfino sorriso. Per questo era cominciato il periodo degli appostamenti in sala lettura al fine di capire qualcosa di più del misterioso ragazzo.
Il venerdì mattina era toccato a Federica, la meno entusiasta delle tre, controllarlo.
Approfittando dell’ora a diposizione prima dell’inizio della  lezione, si era seduta di fronte a lui nella biblioteca. La sua analisi accurata aveva avuto inizio. Osservò i capelli tagliati molto corti, quasi a zero, controllò le orecchie – abitudine bizzarra inculcatale da una compagna di scuole superiori – e poi le mani. Fu attratta da una anello con un serpente che spiccava sul dito medio della mano destra. E poi, la sua attenzione fu attirata da una sottile fascia d’oro che brillava invece sull’anulare sinistro. Cavolo!
Il giorno dopo Federica arrivò in ritardo sul luogo dell’appostamento e trovò le due compagne prese in un fitto chiacchiericcio.
“Posso sapere di cosa state confabulando?”
“Andrò dallo Sconosciuto e mi presenterò. Non gli sono indifferente ed è necessario che mi faccia avanti. Non si può mica aspettare che il frutto sia maturo, no?” Clarissa spostò la sedia pronta per la sua missione suicida. Perché non c’erano altri aggettivi per descrivere il suo intento.
“Clari, aspetta, ti devo dire una cosa..” Federica cercò di bloccarla. Invano.
“Me la dirai dopo” e senza guardarla più in faccia, si avviò verso il lato opposto della biblioteca con passo spedito .
“Ciao..ehm –il colore della pelle della ragazza aveva raggiunto tonalità indescrivibili – ti..sì, ti andrebbe, ecco, di…parlare un po’?”
Lui, guardandola con disprezzo, si voltò verso di lei e, mettendole il libro sotto il naso, disse: “Devo studiare”. Poi chinò subito il capo. Clarissa si ammutolì. Il che era strano data la sua prorompente vitalità tendente all’egocentrismo.
Dovette soltanto ritornare da loro con la coda tra le gambe.
“Evidentemente non mi meritava” subito il sorriso ricomparve sul suo volto. Le altre due  la seguirono a ruota: era davvero incredibile, si era ripresa subito.
“Allora, che mi dovevi dire?” finalmente si dedicò all’amica.
“Se mi avessi dato retta, non saresti andata da lui. È fidanzato”
La bocca di Clarissa era quasi del tutto spalancata.
“E tu come faresti a saperlo?” guardò Federica con sguardo inquisitore, pronta a rinfacciarle il fatto di essere riuscita a parlare con lui.
“Semplice: ho guardato le sue mani”
“Le mani?”
“Certo: se tu fossi stata attenta alle sue mani piuttosto che al suo culo, avresti capito che è fidanzato. Ha la fedina” sottolineò la cosa mostrando la propria fedina brillare sul suo anulare sinistro.
Oh, cazzo!

 

Ciao a tutti!
E’ la prima volta che scrivo nelle originali e forse anche l’ultima visto che, dopo aver letto questo mio sclero,  mi manderete via a calci.
Questa one-shot è nata in un momento di depressione e ho usato la scrittura come rimedio curativo riprendendo un episodio realmente accaduto ad una mia collega d'università.
Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia fatto, almeno un po’, sorridere.
Un bacione
Federica

   
 
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