Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ChiaraDede    08/08/2010    0 recensioni
Dopo due anni di attesa, finalmente ci siamo decise a pubblicare questo libro, nato durante una serata alquanto noiosa. Speriamo vi piaccia, commentate in tanti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non avrei voluto interrompere quel momento ma dovevo riportare l’ape al signor Antonio.

«Dede forse è meglio che porti il mio bolide al proprietario, non vorrei che si preoccupasse»

«Sì forse hai ragione, dai andiamo che ti sto dietro» raccolse le sue cose e mi prese per mano finchè non giungemmo l’ape.

«Ci vediamo fuori casa?» chiesi sperando una risposta positiva.

«Certo piccola, d’ora in poi ci vedremo tutte le volte che vorrai»

Partimmo, già mi mancava, cercai di andare il più veloce possibile in modo da poter stare con lui ancora un po’. Arrivati a destinazione trovai il signor Antonio fuori dalla porta che mi aspettava.

«Buonasera, ha visto? È sano e salvo»

«Non avevo dubbi Chiara, quando hai bisogno chiedi pure»

«Sì certo. Grazie mille» e andai verso la macchina di Dede che mi aspettava dall’altro lato della strada. Lo rividi finalmente, quella strana sensazione mi faceva un po’ paura ma era così piacevole.

«Spero che i miei non abbiano scoperto niente» tirai fuori il cellulare dalla borsa e vidi che c’erano otto chiamate senza risposta di mia madre «Ops ho parlato troppo presto»

«Perché» chiese lui.

«Ci sono otto chiamate e mia madre odia quando non gli rispondo»

«Sarà tanto arrabbiata?»

«Non saprei ma forse è meglio che vado» lo vidi fare una smorfia di disapprovazione, si avvicinò e mi diede prima un bacio sulla fronte e poi sfiorò le mie labbra. Prima di scendere ci scambiammo i numeri di telefono.

«Ci vediamo domani per la solita colazione al chiosco piccola?» ogni volta che mi chiamava piccola mi veniva voglia di baciarlo.

«Ok a domani» e questa volta fui io a baciarlo.

«Buona notte» 

«Sogni d’oro anche a te» e questa volta scesi andando in contro alla mia sorte

Entrai in casa e davanti a me trovai mia madre con uno sguardo che faceva paura.

«Dove sei stata?»

«Sono andata a fare un giro cosa c’è di male?»

«Ti ho chiamato mille volte perché non rispondevi?»

«Scusa mamma ma non l’ho sentito, c’era casino al chiosco»

«Al chiosco? E mi spieghi a cosa ti serviva l’ape se eri al chiosco?»

«Mamma l’ho riportato indietro intatto»

«Non cambiare discorso, e rispondimi»

«Dovevo andare in un’altra spiaggia, i miei amici facevano un falò e non sapevo come raggiungerli»

«Allora perché sei uscita di corsa senza salutare e sbattendo la porta?»

«Dai mamma non ho fatto niente di male, scusate se non ho salutato»cercavo di fare la gentile e di assecondarla

«Che non si ripeta più signorina, e non usare mai più quel coso»

«Ok mamma promesso ora posso andare a letto?» andai in camera mia, mi cambiai e mi sdraiai sul letto. Continuai a guardare il cellulare in attesa che arrivasse un messaggio ma niente, -perché non si fa sentire? Probabilmente sarà ancora in giro- sentii vibrare il cellulare, lo presi velocemente

Un messaggio ricevuto:

CIAO PICCOLA TUTTO BENE CON I TUOI?

Rispondi:

INSOMMA MIA MADRE ERA INKAZZATA NERA…Invio

Messaggio ricevuto:

VEDRAI CHE GLI PASSA…COSA STAI FACENDO?

Rispondi:

MI ANNOIO DA MORIRE…VORREI CHE FOSSI QUI CON ME.. Invio

Messaggio ricevuto:

MA IO SONO GIA QUI…LO SAI CHE SEI BELLISSIMA QUANDO GIOCHI CON I TUOI CAPELLI

Mi bloccai di colpo e mi guardai intorno. Ripresi il cellulare e risposi al messaggio confusa.

COME FAI A SAPERLO? DOVE SEI? Invio.

Messaggio ricevuto

TI HO GIA DETTO CHE SEI TU LA STELLA PIU BELLA…XKE NON VIENI AD ILLUMINARE LA MIA NOTTE?

Mi precipitai alla portafinestra della mia camera e l’aprii di colpo. Lui era lì, i suoi occhi mi guardavano e io lo strinsi forte.

«Cosa ci fai qui?» gli sussurrai all’orecchio

«Mi hai detto che ti annoiavi e sono venuto»

«Da quanto tempo sei qui?»

«Da un po’, vuoi che vada via?»

«No ti prego rimani» gli feci segno di entrare e corsi a chiudere la porta a chiave

«Carina la tua stanza»

«Grazie, adesso che ci sei tu è ancora più bella» si accomodò sul mio letto, io mi sdraiai accanto a lui con la testa sul suo petto e mi accarezzò i capelli.

«Rimani qui con me tutta la notte»

«Sì così se mi vede tuo padre mi taglia le gambe, sto qui un po’ se vuoi»

Parlammo a lungo fino a notte fonda, scoprii tante cose su di lui. Mi raccontò dell’amicizia con Cristian, un’amicizia iniziata all’asilo e delle sue storie passate il che m’infastidì un po’ ma restai incantata ad ascoltare i suoi racconti. Poi toccò a me parlare della mia vita, del mio rapporto speciale con Alice e del bene che volevo a Serena, della scuola e con una punta di vendetta anche delle mie vecchie storie. Lui mi ascoltava attento, a volte ridendo di episodi buffi, a volte imbronciandosi sulle mie malefatte.

«Piccola sei stanca?»

«No tranquillo»

«Sicura? I tuoi occhi lo sembrano»

«In effetti un po’ sì ma non voglio che vai via»

«Dai ci vediamo tra qualche ora»

«Ok» dissi a malincuore. Lo accompagnai fino alla porta finestra e gli diedi il bacio della buona notte « a che ora ci vediamo stamattina?»

«Per le dieci va bene?»

«Fai dieci e mezza ma non spaventarti se sembrerò uno zombie»

«Tranquilla massimo ti presto i miei occhiali da sole»

«Che scemo» lo ribaciai e lo seguii allontanarsi. Mi trascinai sul letto e ci misi un attimo ad addormentarmi.

Quando mi svegliai il sole era alto, allungai una mano alla ricerca del cellulare ma dovetti sporgermi per prenderlo. La luce forte mi dava fastidio, guardai l’ora erano le undici e quarantacinque.-Cazzo!-e saltai giù dal letto come una cavalletta. Presi al volo il telefono e composi il suo numero -niente non risponde-. Riprovai -ancora niente, mi sa che si è incazzato davvero questa volta- sbuffai e andai rassegnata a farmi una doccia. Dopo essermi cambiata riprovai a chiamare ma non rispose. -perché fa così? Magari è successo qualcosa- provai a chiamarlo per tutto il pomeriggio ma senza grandi risultati finchè ad un tratto sentii la sua voce dall’altra parte del telefono.

«Pronto»

«Ciao Dede»

«Ciao»

«Sei arrabbiato?»

«Sì»

«Scusa sono rimasta a letto»

«E io più di un ora ad aspettarti»

«Può capitare, non ho fatto apposta»

«Ci mancherebbe altro, odio più di ogni altra cosa i ritardatari»

«Ero stanca e mi sono addormentata senza mettere la sveglia»

«Evidentemente non avevi poi così tanta voglia di vedermi»

«Non è vero e lo sai»

«A questo punto non lo so»

«Dai se vuoi ci possiamo vedere adesso»

«No ho già detto a Cristian che gioco con lui a calcetto, ora scusa ma non voglio arrivare in ritardo»

«Ah ok ciao»

«Sì ciao»E riattaccò.

Rimasi un po’ sul divano a pensare a ciò che era successo finchè non decisi di andare a fare un giro al chiosco.

Quando arrivai mi sedetti al mio tavolino, da sola e con la testa persa in quella telefonata. Andrea mi venne in contro

«Posso?»

«Si certo accomodati»risposi sorpresa

«Mi sembri triste»

«Sì, ho litigato con Dede, quel ragazzo non riesco ancora a capirlo, si è arrabbiato perché avevamo un appuntamento ma sono rimasta a letto»

«Capisco, lui sopporta tutti i difetti del mondo ma non i ritardi, io lo conosco bene»

«Ieri sera ho fatto tardi, non ho fatto apposta. Ho cercato di spiegarglielo ma niente, mi ha detto che andava a giocare a calcetto»

«Sì tipico, lui e Cristian ci giocano sempre al sabato»

«Davvero? Ed è lontano il campo da qui?»

«No, è praticamente dietro la chiesa, saranno cinque minuti a piedi»

«Grazie Andrea! Magari passo a fare un giro» mi alzai e lo salutai. Era proprio un ragazzo simpatico. Cercai di ricordare la strada ma mi bastò guardare il grande campanile per trovarla. Andrea ebbe proprio ragione, ci misi un attimo ad arrivarci. Mi sedetti sulle tribune a guardare la partita in attesa che finissero.

«Hey ciao bimba?» la voce di Cristian mi fece sobbalzare, feci un cenno con la mano per ricambiare il saluto. Dede si girò di scatto e mi guardò ma dopo un attimo spostò lo sguardo ignorandomi. Più in giù sulla gradinata un gruppo di ragazze faceva il tifo in maniera molto chiassosa, anche loro mi guardarono ma solo per qualche secondo. Mi sentii fuori luogo. I minuti passarono e su un assist di Cristian, Dede segnò un goal. Una delle ragazze saltò in piedi, era davvero carina, capelli sopra le spalle, più corti dietro che scendevano a punta davanti. Una minigonna di jeans e una canottierina scollata rossa.

«Bravo Dede, grande» urlò a squarcia gola, poi con voce più bassa disse a una delle ragazze con lei «Hai visto che bravo? Troppo bello il mio Dede».

Mi sentii raggelare di colpo. Una voglia sfrenata di piangere invase i miei occhi ma non potevo farlo, non davanti a tutta quella gente. La rabbia dentro di me aumentò incontrollabile, non seppi più cosa fare per qualche istante finchè ad un tratto quella voce urlò ancora

«Vai vai Dede, goal!» continuava a saltare, una voglia improvvisa di abbattere quella ragazza riempì ogni centimetro del mio corpo fino alla botta finale. La biondina guardando ancora l’amica disse «Dopo la partita io non ci sono, con una scusa gli scrocco un passaggio e ci provo di maledetto non mi dirà certo di no».

A quel punto ero completamente fuori di me, decisi di andarmene per non fare qualche sceneggiata. Mi alzai e mi allontanai nervosa. Presi il telefono e gli scrissi subito un messaggio. 

BELLA SCUSA QUELLA DEL CALCETTO PER FARTI QUELLA STRONZETTA…COMPLIMENTI…DIVERTITI!

Messaggio inviato

Ero troppo agitata per tornare a casa in quello stato, decisi di sedermi sulla panchina vicino alla scalinata che portava al chiosco, volevo vederlo mentre passava con lei o se almeno leggendo il messaggio si fosse fatto qualche scrupolo. Guardavo il cellulare ogni mezzo minuto, il tempo sembrava andare a rallentatore finchè da dietro la gelateria fermo allo stop notai la sua mini. Non doveva vedermi e scesi di qualche gradino gli scalini per cercare di spiarlo. Cattiva decisione. Nella macchina al posto che di solito occupava Cristian con i capelli che volavano per i finestrini abbassati c’era lei, la biondina del campo. Feci un altro passo indietro incredula. Il ragazzo dolcissimo che stava occupando il mio cuore in un attimo come era entrato lo distrusse in mille piccoli pezzettini. Non ebbi nemmeno la forza di piangere, ero totalmente pietrificata con lo sguardo perso in quella scena così orribile. Avrei dovuto aspettarmelo, ero stata io a togliere la mia armatura e ora l’avrei pagata cara.

 Svuotata m’incamminai verso casa, entrai, salutai i miei e mi chiusi in camera. Non riuscii a prendere sonno, l’immagine di quella ragazza nelle braccia di lui mi faceva impazzire. Non potevo pensare che per un ritardo avesse escogitato una vendetta cosi tremenda, ma in fondo cosa sapevo io veramente di quel ragazzo dagli occhi verdi e apparentemente angelici? Nulla. Pensai alla spiaggia, a lui sul mio letto la sera precedente e sentii una fitta lancinante al petto. Pensavo al suo profumo ancora sul mio cuscino e lo odiavo con tutta me stessa. Volevo solo scappare via. Via da quel posto, via dai suoi occhi, via da lui.

Mi sentivo stanca e distrutta, i miei occhi si stavano per chiudere ma qualcosa mi spaventò, il mio cellulare suonò e vidi che mi era arrivato un messaggio

CIAO PICCOLA…SCUSA SE NON TI HO SALUTATO PRIMA MA ERO ANCORA ARRABBIATO…MI PERDONI?

Rispondi:

ORA TI SEI CALMATO? ALLORA DEV’ESSERE STATA PROPRIO BRAVA LA TUA AMICHETTA

Invio 

AMICHETTA? SARA? MA GUARDA CHE TRA ME E SARA NON CE NIENTE TI STAI SBAGLIANDO

Rispondi:

A SI CERTO PER QUESTO L’HAI PORTATA VIA IN MACCHINA E MI HAI RISPOSTO ALLE DUE DI NOTTE…SPERO CHE ALMENO TI SIA PIACIUTO…MI FAI SCHIFO

Invio

MA COSA DICI? GLI HO SOLO DATO UN PASSAGGIO TUTTO QUI…AVEVO DIMENTICATO IL CEL A CASA ECCO XKE HO RISPOSTO ADESSO…

Rispondi:

NON SONO UNA CRETINA…L HO SENTITA MENTRE DICEVA IL MIO DEDE…STASERA CON UNA SCUSA GLI SCROCCO UN PASSAGGIO E CI PROVO…SPARISCI DALLA MIA VITA VERME E NON FARTI VEDERE…

La calma apparente che stavo per raggiungere prima di leggere il messaggio svanì. Mi ritrovai sul letto ancora più agitata di prima. Prendere sonno divenne un impresa al quanto complicata, continuai a girarmi e rigirarmi senza trovare mai una posizione decente.

Quando al mattino seguente aprii gli occhi ero completamente sudata, la testa mi girava, ma ero leggermente più calma. Non volevo stare a casa e farmi vedere in quello stato da mia madre allora mi lavai e una volta pronta decisi di andare a fare colazione da Andrea. Salutai mi madre e mio padre con un finto sorriso degno di un oscar e mi precipitai al chiosco. –è meglio per lui che non si fa vedere se non vuole farsi male. Se lo vedo devo ignorarlo. E se è con quella? No no meglio non pensarci a cosa potrebbe succedere-

Il mio solito tavolino era occupato allora mi sedetti in quello proprio davanti al bancone.

«Ciao Chiara. Ti porto qualcosa?» chiese direttamente da dietro il bancone

«Un tè al limone e una sfogliatina al cioccolato» notai di avere un po’ fame, tipico dopo una nottata dell’orrore.

«Arrivano subito» gli sorrisi.

«Chiara?» una voce familiare alle mie spalle spense subito quel sorriso. Mi voltai e lo vidi venire verso di me. La fitta che avevo sentito per tutta la notte si fece all’improvviso più forte ora che ce l’avevo davanti. Si sedette sulla sedia davanti alla mia.

«Chiara possiamo parlare?»

«No! Sparisci»

«Per favore dammi almeno il modo di spiegarti»

«Non c’è niente da spiegare non sono cieca ti ho visto»

«Non hai visto niente perché non è successo niente. Mi ha chiesto un passaggio e gliel’ho dato tutto qui»

«Credi così tanto che io sia una stupida? Ma per chi mi hai preso? Io ero venuta a cercarti e tu mi hai ignorato. Quando hai visto che ero andata via non ti sei nemmeno degnato di cercarmi. A te non t’importa niente di me, tu sei solo capace di fare quello perfetto ma sotto sotto sei solo uno stronzo»

«Non è così, tu mi piaci sul serio non ti sto prendendo in giro»

«Senti perché non torni dalla tua amichetta? Tanto con me hai chiuso» mi alzai di colpo, ma lui afferrò la mia mano. Cercai di andare ma lui strinse più forte. Avrei voluto urlare in quel momento ma una voce c’interruppe

«Ciao Dede. Sapevo che eri qui e sono venuta a farti compagnia. Ti fa ancora male la caviglia?» lui mollò la presa, la biondina non sprecò per me nemmeno uno sguardo, lui mi guardò, io dentro di me mi sentii morire, i miei occhi si riempirono di lacrime, le avevo trattenute fino a quel punto ma ora non riuscivo più. Lui se ne accorse ma non ebbe il tempo di dire niente. Me ne andai via camminando più veloce che potevo, non avevo il coraggio di sopportare altro. Quel ragazzo doveva sparire dalla mia vita, immediatamente.

«Chiara aspetta!»

«No!» si mise a correre finchè non mi raggiunse

«Chiara non m’importa niente di quella ma perché non mi vuoi credere?»

«Perché sei solo un bugiardo»

«Ascolta sono anni che ci prova e così gliela stai dando vinta»

«Mi vuoi lasciare in pace?» in quel momento non parlavo, ringhiavo.

Lui mi prese le mani, mi faceva male, le stringeva forte.

«Ti prego, per favore, ascoltami. C’è stato un malinteso davvero. Non voglio nessuna che non sia tu» non risposi, continuai a cercare di bloccare invano le mie lacrime. «Mi sono innamorato di te nel momento in cui hai sgridato Cri per la sabbia che ti ha tirato. Appena i miei occhi hanno incrociato i tuoi» la presa si fece meno stretta, io ero completamente immobile davanti a lui. Fece un passo verso di me, lo vedevo avvicinarsi sempre di più, ogni muscolo del mio corpo si rifiutava di muoversi, cercò di baciarmi ma mi voltai di scatto

«No!» urlai. Lui non si fermò, mi guardò negli occhi e si avvicinò ancora

«No!» ma la mia voce non uscì acuta come prima. Lui sorrise, come solo lui era in grado di fare e si avvicinò ancora e io mi persi nei suoi occhi verdi. Ero completamente, totalmente innamorata di lui e mi lasciai andare nel bacio più dolce dell’universo.


  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ChiaraDede