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Autore: Mio Akiyama    08/08/2010    4 recensioni
«In una situazione normale, mi saresti davvero simpatico. Ma questa NON è una situazione normale. Tu non sei un ragazzo normale. Lei lo sa bene. E ti odio per questo.» Esiste quell'odio che nasce da una brutta esperienza. Quello di chi si batte per un ideale. Quello di chi sfrutta tale sentimento come scudo. E poi c'è quello crudele dell'antagonismo: quello di chi ama e non è ricambiato; quello nei confronti di un altro che, invece, non si accorge di chi lo vorrebbe accanto a sé. E se non avete mai provato un sentimento simile, ritenetevi fortunati. Perché non è un male che dipende da voi. Non lo avete deciso. Il vostro unico, terribile peccato è quello di amare infinitamente la persona sbagliata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Matematica

Matematica


In una situazione normale, sarebbe stato tutto molto diverso. Credo che mi saresti stato simpatico.

Anzi, di più. Mi saresti proprio andato a genio.

Sei una persona solare, schietta, coraggiosa. Proprio come me. Saremmo potuti davvero essere amici.

Ma questa NON è una situazione normale.

Non sei un semplice compagno di classe, non un ragazzo come tanti altri in questa scuola.


Mi volto, guardo fuori dalla finestra. Il sole è coperto da nuvole pesanti, che però non alleggeriscono affatto l'afa che mi opprime. Mi sento incollato allo schienale della sedia. Il sudore non perdona neanche i cani.

È difficile riuscire a seguire una lezione con questo caldo, in quest'aula, con questi pensieri. Motivo per cui mi limito ad annuire quando lo sguardo del professore intercetta il mio. Come se capissi. Come se mi interessasse.

Mi interessa molto di più capire cos'hai tu che a me manca. Cos'hai tu che lei ama.

Me ne accorgo, sai? Come potrei non farlo. Passo ore, giorni, mesi interi accanto a lei, impassibile nei miei confronti. Come accanto ad una statua. Poi una tua occhiata, un tuo cenno, anche una singola parola al tuo riguardo, e tutto il suo mondo si mette in moto. Tutto di lei fiorisce. Tutto. Le guance rosee, gli occhi limpidi, le labbra piene.

E sto male.


Alla mia destra, una mano diafana scrive rapida ed elegante sul foglio a righe. Il capo leggermente chino, così che i lunghi capelli corvini ricadano ad un lato del volto, nascondendolo.

Adoro quando fa così. Adoro il suo nascondersi, il suo arrossire violento, la sua timidezza.

È la mia compagna di banco da quando frequentavamo tutti il primo superiore. Un po' per necessità, un po' per piacere. Lei aveva bisogno di un posto strategico da cui guardarti senza farsi notare, due banchi dietro di te. Ed io la amavo troppo per lasciarla da sola.


Capisci qual è il problema? Se lei non fosse così dannatamente innamorata di te, io non sentirei tutto questo. Le tue parole non mi brucerebbero nelle orecchie. Il tuo sorriso non mi farebbe digrignare i denti. Il tuo pensiero non mi farebbe venire voglia di correre via, lontano, lontano, fino a non ricordare più la sguaiataggine della tua risata.

Non perché siano sgradevoli, ma perché lei li ama. Perché vorrei che lei arrossisse anche quando sono io a sorriderle. Perché le muoio dietro e lei non se ne accorge. Perché tu sei il suo sole, io un misero satellite.



Sul banco, un astuccio vuoto, matite sparpagliate, una quaderno aperto. Ma della materia sbagliata. Pieno di scarabocchi, di vignette malfatte, ma che spesso attirano la sua attenzione. Le scappa un sorriso. Si copre la bocca con la mano. Poi torna a guardarti, arrossendo. Come se ti avesse in qualche modo tradito. Come se la sua fedeltà la aiutasse in quest'amore platonico senza alcun risultato, se non quello di farmi del male.

Mi dà fastidio la tua semplice esistenza.

Mi dà fastidio il tuo voltarti continuamente, sorriderci, scherzare. Il tuo perlustrare con gli occhi la classe, dal tuo posto in prima fila, cercando qualcuno disposto a perdere una lezione per i corridoi insieme a te.

Mi dà fastidio che mi parli con quella naturalezza sconvolgente, con quel sorriso sincero e spontaneo, con quell'interesse nei miei confronti che io non riesco ad avere.

Anzi. Di più. Quei tuoi atteggiamenti, li odio. Sì, li odio. Perché fingi di non capire.

Insomma, guardala! È perfetta! È buona, gentile, intelligente, elegante, bella, generosa... E ti ama! Dio, se ti ama!

Più la guardo, e più capisco che tutta questa bellezza non è per me, ma per qualcun' altro. Qualcun' altro che non capisce. Qualcun' altro che non la vede. Qualcun' altro che sei TU.

Se almeno ti accorgessi di lei! Me ne farei una ragione.

Mi sveglierei una mattina e, vedendovi insieme, realizzerei che posso vivere senza il suo profumo che mi impregna i vestiti. Che posso guardarvi senza sentire gli occhi bruciare. Che posso smettere di leccarmi le ferite.

E invece no. Invece tu sei distante. Lei ne soffre, la vedo. E soffro anch'io. Lei piange, io piango. Lei muore, io muoio. Non è la sola ad essere innamorata, tanto meno della persona sbagliata. Di una persona che non ricambia. Che muore dietro ad un altro. E più lei sta male, più il mio odio per te cresce.

È matematico. Al dolore della persona amata è direttamente proporzionale l'odio verso chi quel dolore lo ha provocato. Sì. Matematica.


Matematica. Come quella che non sto seguendo. Come quella di cui non mi frega niente. Come quella di cui non frega niente neanche a te, che mi guardi e ghigni.

In una situazione normale, mi saresti davvero simpatico.

***

Note dell'autrice :)

Aldilà della sconnessione dei pensieri (sia miei che di Kiba), sono orgogliosissima di pubblicare questa fic perchè è la prima con cui ho partecipato ad un contest ^^ Questo è il fattore essenziale che mi fa scrivere adesso con il sorriso, poi in secondo luogo c'è il fatto che sono arrivata seconda, e dico SECONDA! Un piazzamento inaspettato, assolutamente! Dunque, ecco qua, vi saluto e vi ringrazio, come sempre :)

Storia partecipante all’Hate Contest – L’odio tra i banchi di scuola di Miharu Ozukawa.
Seconda classificata –a pari merito- con “Il rosso della mia esaltazione” di 
_COCCODe_. (peraltro, COMPLIMENTI!)

2° CLASSIFICATA:




Autore: Mio Akiyama;
Titolo: Matematica;
Personaggi: Kiba Inuzuka, Hinata Hyuga, Naruto Uzumaki;
Pairing: Naru/Hina, Kiba/Hina;
Rating: Verde;
Avvertimenti: One-shot;


Grammatica ed ortografia (errori di battitura compresi): 9,5 punti
Grammatica ed ortografia praticamente perfette - a parte un errore ripetuto: apostrofo messo dove non andava, scrivendo “qualcun'altro”. Nessun errore di battitura :)
Stile e scorrevolezza: 5 punti
Stile curato, semplice e piacevole, diretto e d'impatto, ben adatto al contesto.
Il testo scorre bene, con frasi brevi ed incisive che arrivano al punto.
Ho apprezzato molto il modo in cui hai utilizzato la punteggiatura, sfruttando di continuo il punto fermo per dare l'idea di tanti pensieri, un po' confusi e molto amareggiati.
Mi sono piaciuti anche i vari riferimenti “animaleschi” tra i pensieri di Kiba, che hanno dato quel lieve tocco d'ironia che ha migliorato ulteriormente il tutto. :)
Originalità: 4 punti
Si sa che Hinata ama Naruto, come si sa che lui non se ne accorge... ma l'idea di un Kiba dilaniato dall'amore per la ragazza a tal punto da odiare Naruto è bella, direi quasi struggente.
Mi ero aspettata che qualche partecipante sfruttasse gelosie ed amori non corrisposti come fulcro dell'odio, ma... non me l'ero aspettata così ;)
Attinenza al tema: 8,5 punti
Niente da dire: qua l'odio c'è, parecchio, e si sente. Permea quasi tutti i pensieri del povero Kiba, filtrando attraverso le parole e giungendo chiaramente al lettore.
Giudizio personale: 5 punti
Questa Fanfiction mi è piaciuta davvero, davvero tanto.
In parte sarà perché molte volte anche io mi sono sentita come Kiba, e non credo di essere l'unica, in parte perché lo stile utilizzato è quello che preferisco...
Non lo so. So che mi hai colpita, molto. E' una storia che ho apprezzato parecchio, e scommetto che piacerà anche ad un sacco di lettori ;)
Complimenti, di nuovo :D

Totale: 32/35

  
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