Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: NiNieL82    08/08/2010    3 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Volevo ringraziare Enris che mi ha scritto una meravigliosa recensione, centrando molti aspetti del carattere dei miei personaggi, specialmente di Edith. Ti ringrazio ancora e sappi che non mi hai infastidito. Piuttosto... Spero di non deluderla con questo nuovo blocco di capitoli... Ho riletto tutto... Non ho trovato errori.. Se ce ne sono mi sono davvero sfuggiti, sono una molto distratta io.. Quelli che vi apprestate a leggere sono i capitoli che vanno dal 9 al 13...

Vi chiederete perché scrivo così in fretta? Non scrivo in fretta.. Sono solo salvati già sul pc... Mi manca solo ed esclusivamente pubblicare.. Stasera rilleggo anche gli altri e domani ne pubblico qualcun altro..

Come ho detto l'altra volta ogni critica, ogni considerazione, come quelle della recensione di Enris, non solo mi fanno piacere -sarei ipocrita se non lo ammettessi- ma sono, per me personalmente costruttive.. Qualsiasi cosa che non va a genio a qualcuno, sempre senza offendere chi sta da questa parte, vi prego ^__^, sono più che ben accette...

spero che sia una buona lettura per tutti.

Un bacio. Niniel.


Capitolo 13: Cortesie di primo mattino, telefonate alla sera.


Il canto di un gallo. La luce leggera dell'alba. Orlando si svegliò lentamente, passando una mano sulla faccia. Con gli occhi gonfi di sonno, fece una smorfia di dolore. La schiena gli faceva male. Doveva alzarsi e prendere le pillole che portava sempre con se. Sospirando cercò di farlo, ma sentì come un peso nel petto. Aggrottando la fronte guardò nella direzione dove sentiva il peso e vide la testa di Edith.

Sorpreso, come prima reazione sorrise, beota. Poi, arrossendo, senza capire il perché gli stesse succedendo, lentamente e delicatamente, sollevò la testa della ragazza, poggiandola sul letto, dove, con una mano vicino alla bocca, sorridente, Edith continuò a dormire.

Si sollevò e guardò Edith per qualche secondo. Si sentiva tranquillo vedendola dormire, anche se non capiva il perché. Era strano vedere Edith così indifesa per la prima volta da quando la conosceva. Per un attimo provò una strana felicità pervaderlo. Per la prima volta da ventiquattro ore, aveva voglia di sorridere.

Lo distolse la fitta alla schiena da quel pensiero. E in un attimo si ricordò di Kate che rideva con le guance arrossate nel letto, mentre lui gli faceva il solletico. Kate che si vestiva. Lui che si lanciava nella vasca dove Kate si stava lavando, facendola ridere.

D'improvviso si rese conto che il vuoto lasciato da Kate era simile ad un baratro che difficilmente avrebbe aperto.

Tra noi non è finita per quel dannatissimo articolo, Orlando. È finita perché siamo stati per troppo tempo lontani. Abbiamo sprecato troppo tempo. Ci conosciamo, ma alle volte è come se fossimo due estranei. Io non posso e non voglio più stare così Orlando. Non posso...

Lo aveva lasciato. Il giorno prima.

Ed ora lui si perdeva tra le spire bionde dei capelli di Edith. Lui amava Kate, non poteva permettere alla debolezza di un momento di cedere alle lusinghe del sesso.

Fossi in te, se davvero ci tieni a quella ragazza e non è un capriccio, come invece credo, fai di tutto per farle capire che non è come pensa e che non sei una persona di merda."

John glielo disse in un momento di rabbia. Lo aveva contraddetto e Orlando, per ripicca, aveva messo in mezzo Rocio e la capacità di John di trovare un'altra donna, finendo così per litigare. E doveva solo ringraziare Dio perché John, quel giorno, non gli avesse rifilato un bel gancio destro sul muso. Naturalmente avevano fatto pace quasi subito, ma nonostante fosse passato del tempo, John continuava a pensare che Orlando fosse attratto da Edith e non più da Kate.

Sospirò. Entrò nel bagno e cacciò un gridò. Sul piccolo termosifone stava sdraiata Posh che appena lo vide soffiò arrabbiata.

Edith, allarmata si mise a sedere nel letto, guardandosi intorno. Nell'ordine vide uscire Posh dal bagno, spaventata, saltare nel letto e andare tra le sue braccia, cominciando a ronfare soddisfatta. Subito dopo la raggiunse Orlando che, spettinato, con improbabili boxer gialli e la t-shirt nera con su disegnato lo stemma della 'NIKE', indicando il gatto, disse:

Quel coso.. Quel.. Quel MOSTRO!”

Buongiorno Orlando” rispose sarcastica Edith tenendo Posh tra la mani, mentre la gattina, soddisfatta, la leccava e la riempiva di piccoli morsi che Edith evitava togliendo la mano.”Devo dire che è sempre bello essere svegliati all'alba dalle grida di qualcuno. Sarà una bellissima giornata. Grazie davvero!”

Orlando boccheggiò e paonazzo disse:

Mi ha terrorizzato quel gatto. Quello mi odia...”

Non essere ridicolo!” sorrise Edith, nonostante il tono infastidito. “E poi, quel coso, è una gattina. E ti dirò di più. Ha anche un nome. Vero Posh?” chiese Edith rivolta verso la gattina che miagolò felice, mentre la padrona le sfregava il naso contro il musetto.

Orlando allargò le braccia in segno di resa e si allontanò borbottando:

Questa è pazza. Completamente pazza!”

Edith ignorò Orlando e si voltò verso le tende, dove la luce rosa dell'alba filtrava lieve da alcuni spiragli, tingendo d'oro ciò che toccava. Lenta, con Posh sempre in braccio si avvicinò alla finestra e spostando lievemente una tenda guardò fuori.

Era un bel paesaggio tranquillo, ma lei non pensava a quello. Si chiedeva una cosa: perché Brian non aveva ancora chiamato? Conoscendo sua suocera, che lo teneva informato di tutti gli errori della nuora quando il figlio era in viaggio, Brian aveva, come minimo, ricevuto via fax l'articolo del Sun, con l'ingiunzione di tornare immediatamente in Gran Bretagna. Ma non era stato così.

In un lampo le ritornò in mente il sogno che aveva fatto. C'era Emma.

Mi ha detto che doveva partire da un'amica per le vacanze. La mamma c'è rimasta male. Sai quanto ha sofferto da quando sei andata via. Vorrebbe che io ed Emma rimanessimo a casa per le feste, non potendo avere te

Lo aveva detto Paul poco prima di Natale.

Ma dov'era andata Emma?

Scosse la testa cercando di scacciare il pensiero. Non ci riuscì. Quelle risate in quel sogno, quelle domande e tutte le risposte... Nei sogni è il subconscio a parlare. A lei che cosa le voleva dire? Che cosa le teneva nascosto Brian? Un tradimento? L'ennesimo, tra l'altro, nella loro storia? O qualcos'altro?

Posh miagolò ed Edith si voltò le sorrise e le sussurrò:

Ora ti porto a Londra. Là troverai delle cose che in questo posto dimenticato da Dio non hai mai visto. Lo sai che io abito in un bellissimo attico a Piccadilly? E tu starai lì con me. E sarai la reginetta della casa. E poi conoscerai Charlotte. Lei è piccola, mi raccomando, non graffiarla. Se ti fa qualche cosa di doloroso lo fa perché non capisce bene le cose..” sorrise e guardò il gattino addormentarsi.

Con passo lento, Edith si avvicinò al letto e si mise a sedere. Posh andò sotto le coperte e si mise a dormire. Edith l'accarezzò ancora un po', sdraiata, guardandola, ma persa nei suoi pensieri. E lentamente cadde di nuovo addormentata.

Quando Orlando uscì e la vide provò di nuovo quella strana sensazione. Guardò l'orologio. Erano le sette. Si vestì lentamente, sorridendo. Gli era venuta un'idea e non voleva che Edith si svegliasse. Aprì la porta prendendo la chiave e uscì. Scese e alla reception trovò la donna della sera prima. La guardò e chiese:

Quando inizia la colazione?”

La donna lo guardò estasiata e Orlando, temendo che non l'avesse capito, disse:
“Lei capisce la mia lingua, vero?”

La donna, come riprendendosi, sorrise e rispose:

Si. La colazione è appena cominciata..”

Orlando sorrise soddisfatto e disse:

Volevo chiederle un favore. La mia amica non sta tanto bene. E volevo prendere un vassoio per portarle la colazione in camera”

La donna lo guardò con al stessa aria con cui si guarda un bambino che ha compiuto una marachella e si cerca, con poca convinzione, di rimproverarlo. E aprendo un sorriso sui denti gialli, disse:

Veramente, il regolamento non permette che si porti del cibo in camera. Ma, visto che la sua amica non sta bene e che lei è... è...”

Stato così gentile?” chiese Orlando togliendo la donna dall'impaccio di dire che gli stava facendo il favore solo perché era un attore e lui, dal fastidio di sentirglielo dire.
La donna sorrise e rispose:

Appunto. Visto che lei è stato così gentile, credo che faremo uno strappo alla regola...”

Orlando sorrise e la donna aggiunse:

Può andare in cucina. Anzi! L'accompagno e dico a mia sorella di servirla!”

Orlando seguì la donna. Sorrideva.

Avrebbe fatto una bella sorpresa ad Edith Norton, l'antipatica giornalista stronca carriere dal cuore d'oro.



Edith si svegliò di nuovo qualche ora dopo. Era stanca, nonostante avesse dormito quasi dodici ore. Un po' spettinata guardò Posh, che sinuosa si strusciava facendo le fusa sulla sua gamba.

Sbadigliò e si rese conto che, ai piedi del letto, c'era un vassoio, con tanto di rosa, con su la colazione.

Sbarrando gli occhi si guardò intorno. Sentì il rumore dello sciacquone e aspettò che Orlando uscisse per chiedere spiegazioni:

Che diamine ci fa qua sul letto la colazione!”

Orlando, che quando la vide sveglia aveva sorriso soddisfatto, la guardò deluso, subito dopo l'affermazione, e rispose:

È un servizio della suite nuziale.... Tu dormi qua, si presume che tu lo faccia con il tuo uomo, amante, donna, compagna o che dir si voglia e ti mandando la colazione in camera. Sai. Così è tutto più romantico..”

Edith fece un'espressione del tipo 'caspita!', mentre Orlando, sospirando, cercò nel giubbino qualche cosa che si rivelò essere il pacco di sigarette.

Non mangi?” chiese Edith vedendolo avvicinarsi al comodino per prendere la chiave.

Orlando la guardò infastidito e rispose:

Ho già mangiato. Dovevo prendere la pillola per il mal di schiena e tu stavi ancora dormendo. Quindi ho spiluccato qualcosa.” e guardando l'orologio, aggiunse: “Sono le otto e mezza. Dobbiamo arrivare in paese e a quanto ho capito non è dietro l'angolo. Quindi dobbiamo trovare un passaggio e cercare il meccanico o chi per lui per vedere se la macchina è apposto e per poterla trainare fuori da quel pantano..”

Edith che addentava il toast, annuì lentamente e rispose:

Finisco di mangiare e scendo” poi, prima che l'attore uscisse, gli chiese: “Bloom?”

Uhm!”

Orlando si era voltato. Non c'era un sorriso nel suo volto. Edith aveva notato questo strano comportamento e disse:

Sei arrabbiato con me per caso?”

Orlando sospirò. E serio, continuando a non avere un espressione conciliante, rispose:

No! Non sono arrabbiato. Ho solo voglia di fumarmi una sigaretta...” e prendendo le chiavi uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

Edith fece spallucce. E prendendo il toast, mangiò serena, facendo assaggiare piccoli bocconi ad una affamata Posh.



Edith scese nell'ingresso.

Sistemò i capelli con una mano e avvicinandosi alla receptionist, chiese:

Dobbiamo andare in paese. Come le abbiamo detto ieri notte, la macchina si è bloccata in mezzo ad un pantano. E abbiamo bisogno di un meccanico per farla vedere se tutto è apposto. Volevamo sapere se c'è qualcuno che ci può accompagnare al paese.”

La receptionist sorrise e rispose:

Ouì. La vecchia Chantal deve scendere in paese oggi...”

Edith la guardò senza capire e la receptionist continuò:

Chantal ha una fattoria qua vicino. Ed usa una moto carrozzella per spostarsi. È l'unico modo per arrivare in paese. A meno che non vogliate farvi due chilometri a piedi, dato che qua la corriera, d'inverno non passa...”

Una.. Ma esistono ancora!?”

Si..” sorrise leziosa la donna. “Se volete la chiamo e le chiedo di passare”

Edith si voltò verso Orlando che, nervoso, sbuffava. E sarcastica disse:

Attore? Dobbiamo andare in paese con una moto carrozzella...”

Orlando fece un cenno e rispose:

Allora? Basta che ce ne andiamo. Ho voglia di andare e Londra. A casa mia..”

Edith sollevò un sopracciglio e, guardando prima male Orlando, poi voltandosi con un sorriso impostato la donna alla reception, disse:

Chiami la vecchia Chantal... Vogliamo tornare a casa...”

Orlando sbuffò infastidito e uscì. Edith si voltò senza capire e, riprendendo il discorso con la donna, chiese:

Un ultimo favore... Potete tenere la gattina fino a che non torniamo con la macchina?”

La donna prese la gattina che miagolò triste. Edith sorrise guardando Posh e stava per allontanarsi quando la receptionist le disse, con il sorriso:

Spero che stia meglio signorina Norton. Stamattina, il signor Bloom è sceso e mi ha chiesto se poteva mangiare in camera...”

Edith si voltò di scatto, sorpresa, cosa che non scappò alla receptionist che, fissandola con una strana aria di piacere, chiese, ancora:

Forse non voleva che si sapesse?”

Edith sorrise imbarazzata e rispose:

Si. Non volevo che nessuno si preoccupasse e credevo che Orlando avesse avuto la delicatezza di non andare a dirlo in giro...”

La donna la guardò sollevando un sopracciglio e rispose:

Forse lo ha fatto perché era preoccupato. Infondo a chi si vuole bene si fanno le cose che fanno piacere...”

Edith sollevò un sopracciglio e gelò la receptionist con uno sguardo per nulla amichevole. La donna lo colse e, prendendo la cornetta disse:

Chiamo la vecchia Chantal. Cinque minuti ed è qua..”



Arrivarono in paese in moto carrozzella. Edith montò davanti; Orlando, bestemmiando in silenzio, stava seduto dietro, infreddolito da capo a piedi e sentendo per giunta tornare i dolori alla schiena. A quanto pareva era davvero l'unico mezzo di locomozione per arrivare in paese.

Così, tra buche e vecchie storie raccontate da Chantal, Edith e Orlando, arrivarono in un caratteristico paese, dove la gente li guardava incuriosita, mentre loro, in fila indiana, Orlando in testa, Edith poco dietro, si dirigevano verso il meccanico, zitti e un po' imbronciati.

Fu Edith la prima a rompere il silenzio, dicendo:

Orlando. Tu sei arrabbiato, vero?”

Orlando non rispose ed Edith, aumentando il passo, chiese:

Tu sei arrabbiato, vero? E ti dico di più: tu sei arrabbiato con me!”

Orlando non rispose, non guardando Edith. Non arresa, la giornalista si mise davanti ad Orlando e disse:

Lo so per cosa sei arrabbiato!”

Orlando la guardò seccato e chiese:

Oh davvero? Ti sei resa conto che il mondo intorno a te gira anche se tu non te ne accorgi?”
“È per la colazione, vero?” chiese Edith bloccandosi.

Non è per la colazione Edith. È per il tuo modo di essere. Devi essere sempre una stronza. Con tutti... E questo mi da i nervi, terribilmente. E mi stupisce che tu, dopo questi due giorni insieme, non lo abbia capito..” rispose Orlando.

Edith corrugò la fronte e replicò:

Solo perché ti ho detto che diamine ci faceva la colazione nella nostra camera? Orlando ti rendi conto che mi stavo svegliando e non potevo immaginare che fosse stata una tua idea?”

Potevi eccome. Devi imparare rispettare chi hai davanti Norton, perché può avere dei sentimenti e tu potresti ferirli con il tuo fare così glaciale. E ti giuro. In questi giorni mi ha davvero dato alla nausea questo tuo modo di essere...”

Orlando le aveva risposto fissandola negli occhi. Edith rimase in silenzio, guardandolo storto, senza rispondere.

Aveva solo una frase in testa, che si ripeteva come un mantra.

-HO PROMESSO! HO PROMESSO!-

Orlando non replicò. Si mise di nuovo a camminare e voltò le spalle ad Edith che, sbuffando gli andò dietro e rispose:

Mi spiace, va bene! E sappi che non è da tutti sentirsi dire mi spiace da Edith Norton, quindi smettila di fare lo schizzinoso e comportati da adulto, se ti è possibile...”

Ora mi devo anche sentire lusingato dal fatto che la grande e immensa Edith Norton mi ha concesso le sue scuse. Beh! Scusa ma me le frego nel culo” e prima che lei potesse rispondere, aggiunse veloce, bloccando la battuta pungente sul nascere: “Eh si! Non sono un gentleman. E non lo sarò mai perché non seguo i tuoi canoni. Io non lecco la terra dove la donna che mi piace o che corteggio, cammina. Io la corteggio, la riempio di attenzioni. E mi hanno abituato a fare lo stesso con le altre donne. Mi spiace Norton! Ma a me, le cose piacciono così”

Edith non poté ribattere. Arrivarono dal meccanico e Orlando, a quanto pareva non aveva nessuna intenzione di starla a sentire un momento di più.

Non sapeva che quella sarebbe stata l'unica occasione che avrebbe avuto per farlo.



Guardarono la macchina venire trainata fuori dal pantano.

Furono costretti a partire senza airbag.

Salirono in macchina, con un nuovo passeggero e la nuova costante dell'ultima parte di viaggio fu il silenzio. Un silenzio imbarazzante, carico di tutte quelle cose che non si riuscirono a dire davanti al meccanico.

Posh, annoiata, alternava gli stati sonno/veglia, miagolando debolmente di tanto in tanto.

Orlando guardava il finestrino. Ed Edith fissava la strada, troppo nervosa per parlare.

Quando arrivarono a Londra e Orlando vide i palazzi della sua via, disse:

Volevo solo dirti che forse sono stato esagerato questa mattina, ma penso tutte le cose che ti ho detto... E che ho gradito le tue scuse. È solo che quando mi arrabbio e do di matto non riesco a contenermi...”

Edith annuì senza parlare. Orlando capì l'antifona e stringendo la sciarpa, disse:

Ci vediamo. Nel caso non dovesse succedere prima dell'ultimo, ti faccio i miei migliori auguri per un nuovo e felice anno nuovo. E se hai bisogno di una mano con Brian, chiama. Ti do una mano volentieri...”

Edith annuì senza rispondere. Al posto suo miagolò Posh che, seduta sulle zampe posteriori muoveva la coda.

Orlando scese e chiuse la portiera delicatamente, nemmeno il tempo di allontanarsi che Edith era già partita.

Quelle due giornate avevano distrutto, probabilmente quel poco che avevano creato precedentemente.

E questo lasciava Orlando terribilmente triste, senza capire il perché.



Edith si mise a sedere nel divano della sua casa.

Posh, appena arrivata, per nulla nostalgica del posto lasciato, cosa molto strana per un gatto, si mise a gironzolare per la casa, miagolando felice e saltando sui mobili per divertirsi.

Stanca, Edith sospirò e attese con il telefono in mano.

Aveva appena avvisato Rachel con un SMS che neanche quella sera le avrebbe portato la macchina, a meno che non si fosse presentata lei a prenderla.

Non dovette aspettare molto che il cellulare cominciò a trillare.

Come previsto era Rachel.

Norton! Ora mi spieghi come faccio a venire ora a casa tua, con una bambina di quattro anni appena uscita dalla vasca e un cielo che promette neve!”

Edith sorrise e propose:

Manda John!”

Ma sei scema. Va bene che stiamo assieme, ma non mi sembra il caso che mi metta a chiedergli cose di questo tipo...” rispose contrariata Rachel mentre Charlotte con la sua vocina chiedeva:

Mamma? Chi è? È la zia?”

Rachel sorrise e rispose dolce si, poi, con malizia disse:

Piuttosto... Sei stata due giorni interni con Orlando Bloom, che, tra l'altro aveva il cuore infranto per la fine della sua storia con Kate Bosworth. Quando me lo hai detto poco ci mancava che svenivo... Dimmi che ci hai fatto?”

Edith era sinceramente divertita dalla curiosità di Rachel e quasi si sentì in colpa quando rispose, sarcastica:

Oh! Abbiamo fatto sesso orale e scritto, teorico e parlato. E dato che non eravamo contenti, ci siamo messi spalle contro spalle e ci siamo chiamati per fare sesso telefonico...”

Non ci hai fatto nulla, vero?” chiese delusa Rachel.

Edith annuì con un piccolo verso divertito. E Rachel seria disse:

Dimmi che stai scherzando, Norton!”

No. Non sto scherzando. Anzi, ti dirò di più, abbiamo litigato per tutto il tempo!” rispose Edith.

Rachel rimase zitta qualche secondo, poi, seria, sbottò:

TU SEI SCEMA. MA DICO IO! CHE TI DICE LA TESTA. AVEVI ORLANDO BLOOM DAVANTI E NON CI HAI FATTO NULLA!”

Edith staccò il telefono dall'orecchio e rispose:

Però ho trovato un gatto...”

Un gatto?” chiese Rachel delusa.

Si una gattina. L'ho chiamata Posh!” ribatté Edith allegra.

Un gatto. Non fa sesso con Orlando Bloom ma trova importante avere un gatto. Anzi, una gattina. Quando ti lascerai con Brian e Orlando sarà con qualche super top model, super topa e super sexy, sarò la prima a sputarti dentro un occhio e dirti di consolarti con il gatto!” le disse Rachel.

Va bene!” rispose Edith fingendosi annoiata.

Quando posso portare Charlotte a vederla?” chiese Rachel.

Il gatto? Quando vuoi. Magari non ora che è appena uscita dalla vasca e le prende un accidente!”

Quella era Rachel. Un momento parlava di una cosa e poi passiva subito ad un altra, troppo curiosa per non sapere tutti i dettagli di tutto quello che era successo quando lei non era presente. Infondo, anche Rachel era una giornalista.


   
 
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