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Autore: BlueBreath    08/08/2010    1 recensioni
"...Lanciai a Voldemort l’antico incantesimo Gemino Animam che, nel caso non ne conoscessi le conseguenze, è in grado di sdoppiare un’anima, ma non come un Horcrux, che la divide in maniera brutale, bensì scindendo l’anima in due parti che coesistono fino a quando una delle due non soccombe. Nel momento in cui tutte e due le anime esistono insieme e quindi nello stesso corpo, prevale tra le due, che hanno caratteristiche diametralmente opposte, la più forte, che di solito è quella preesistente. Riferendoci al caso specifico dell’incantesimo da me scagliato, l’anima di Voldemort è stata quindi divisa nella parte prevalente dalle caratteristiche notoriamente disumane e una parte, che speravo fosse ancora viva, dall’essenza invece, se non più buona, più umana. In seguito alla morte dell’anima prevalente e quindi, mi auguro, di Voldemort, dovrebbe quindi verificarsi lo scisma definitivo, che darà origine ad un nuovo uomo, Tom Riddle, veramente umano..."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata definitivamente nel mondo delle FanFiction.

Ho ricominciato lentamente a scrivere, già da un po’ di tempo.

Ma per ora, in questo sito, non pubblicavo un Long Fic da chissà quanto tempo.

Sentivo però troppo la mancanza dei vostri commenti, del formicolio allo stomaco quando ero sul punto di pubblicare un capitolo e di tutte le altre cose che mi hanno fatta innamorare di EFP.

 

Dunque, ripeto, eccomi tornata.

Nuovo fandom, nuovo stile.

Licht è una storia che mi fluttuava in testa da molto tempo e che si svolge in un ipotetico Ottavo Anno ad Hogwarts.

Vari capitoli sono già pronti, ma ci sono ancora alcuni tratti della trama che devo definire, quindi sono ben accetti i consigli, così come le critiche, se costruttive.

 

 

Questo prologo è, per l’appunto, una premessa all’intera storia e, come capirete anche leggendo, si svolge alla fine della Battaglia Finale tra Voldemort ed Harry.

Non mi resta che augurarvi buona lettura e pregarvi di farmi sapere cosa ne pensate.

 

Lily.

Licht

 

 

 

PROLOGO

 

Luci. Rumori. Lampi.

Poi un’abbagliante raggio verde e la sconcertante certezza che fosse tutto finito. Finito per sempre.

Sempre. Sempre. Sempre.

Gli avevano insegnato che “sempre” voleva dire un tempo lunghissimo, infinito.

Gli avevano anche spiegato che nulla era per sempre.

Tranne la morte.

Ma aspettare la morte è come aspettare il natale ad Agosto.

Sembra così lontano che ci si dimentica perfino che esiste.

Per una persona come lui, poi, pensare alla morte è inconcepibile.

Morire è da persone comuni.

E lui non era una persona comune.

 

E fu proprio nel momento in cui tutto avrebbe dovuto spegnersi, che per lui tutto sembrò accendersi.

Un tonfo sordo accompagnò la caduta del suo corpo, ma lui non vi cadde insieme.

No.

Lui si staccò, apparentemente invisibile eppure così vividamente vero.

La folla si ammassò attorno al suo vecchio, vuoto e inutile corpo e lo calpestò senza alcun riguardo.

Non ricordava chi fosse, ricordava solo che quel corpo a terra era suo e ricordava anche di aver provato, per un tempo paurosamente lungo, un sentimento in particolare.

Rabbia. Incontenibile e bruciante rabbia.

Ma in quel momento sia il senso di appartenenza a quel corpo, sia la furia parevano così lontani e così poco importanti da chiedersi se veramente fosse la stessa persona che (non) rimembrava di essere.

Ricordi lontani di distruzione e crudeltà gli attraversarono la mente e un lancinante dolore diffuso lo attraversò.

Comprese di non essere puramente umano. Non ancora.

Comprese anche che quel dolore che lo opprimeva era il segno di una sua imminente “solidificazione”.

Come se ossa, muscoli e pelle si stessero formando in quel momento, quando invece avrebbe dovuto abbandonarli.

Ma era dunque quella una morte o una nascita?

Stava venendo al mondo, come se fosse la prima volta, ma sentiva che non era così.

Sentiva di essere stato morto per molto tempo e di rinascere in quell’istante.

 

La folla continuava a premere e tirare, mentre un fragore assordante lo stordiva ancora di più.

Nessuno si accorgeva di cosa gli stesse accadendo, nessuno lo vedeva.

Erano tutti raggruppati attorno ad un giovane ragazzo dai capelli neri, che però sembrava fissare il vuoto con aria tesa, come se, da un momento all’altro, aspettasse un pericolo.

Poi si accorse che non stava fissando il vuoto, bensì l’esatto punto ove lui si trovava.

Che riuscisse a vederlo? Impossibile.

Le altre centinaia di persone continuavano a passargli accanto senza nemmeno notarlo.

Ma allora perché fissava proprio nella sua direzione?

Doveva scappare. Il dolore cominciava a farsi insopportabile. Nulla era più definito nella sua mente.

Nulla aveva contorni, nulla aveva importanza.

Corse verso un corridoio, fino ad una scala a chiocciola.

Ormai aveva acquistato corporeità, ma si sentiva nudo, malato, schiacciato da una fatica disumana.

Non sapeva come, ma era come se nella sua testa vi fosse disegnato un percorso che avrebbe dovuto seguire, come se fosse rinato per quel percorso.

Ed era un cammino che prevedeva precise tappe, come una mappa disegnata da chissà chi e poi inserita direttamente nella sua testa, che ora sentiva pulsare.

Prima tra tutte le tappe, raggiungere il luogo verso il quale stava correndo, ma del quale ignorava la natura.

 

Finì di salire la rampa di scale e ciò che si trovò davanti fu una stanza a semisfera arredata in una buffa maniera e con le pareti tempestate di quadri come pietre preziose su un antico arazzo.

Decine di voci infuriate lo assalirono.

Ruggirono tutti contro di lui.

 

“Cosa ci fai qui, mostro?”

“Essere immondo, fuori da questa scuola!”

“Ah, se l’avessi capito prima!”

“Non azzardarti a fare un altro passo!”

 

Ebbe paura e si bloccò esattamente dov’era, rannicchiato a terra con le ginocchia nude e bianche strette al petto.

Pianse di un pianto antico. Lacrime calde e salate gli scivolarono sugli zigomi.

Poi il dolore si acuì ancora di più e sentì che stava per cedere.

L’ultima cosa che vide prima che tutto diventasse buio fu una donna segnata dall’età, con dei lunghi capelli grigi sciolti sulle spalle e sul viso un’espressione severa.

Sentì un’automatica sensazione di fiducia e poi, finalmente, si abbandonò all’oblio.

 

 

Luci. Rumori. Lampi.

Poi un’abbagliante raggio verde e la dolce certezza che fosse tutto finito. Finito per sempre.

Fu quasi patetico il modo in cui il bianco e deforme corpo del Signore Oscuro si abbatté al suolo.

Come una banalissima foglia secca spazzata via dal vento.

Nessuno fece in tempo a realizzare cosa fosse realmente accaduto, che già si ritrovò ad urlare, piangere, gioire come mai prima di allora nella propria vita.

Minerva McGranitt non si fece da parte ed una risata colma di pura e intensa felicità le squarciò il petto.

Corse ad abbracciare quell’esile ma forte ragazzo che li aveva salvati tutti, ma venne preceduta dal almeno cento paia di braccia esultanti.

Non si accontentò e abbracciò gente a caso, chiunque le si parasse davanti aveva diritto di ricevere un po’ della sua gioia, infondo lei ne aveva abbastanza da viverci per anni.

Rise, pianse, saltò.

Si sentì tornare a quando era più giovane, si sentì di nuovo una fresca ragazza di vent’anni che non aveva nulla da perdere, ma un oceano di possibilità ed occasioni davanti.

Si sentì libera di correre per chilometri senza provare alcun affanno. Ogni problema della sua vita era scomparso, cancellato da un’enorme gomma babbana.

 

Poi ad un tratto si sentì afferrare il polso destro da una mano bitorzoluta e con uno strappo all’ombelico capì che si stava smaterializzando.

Ritrovata la lucidità e con tutti i sensi all’erta, una volta atterrata nel corridoio che conduceva all’ufficio del preside, si voltò verso il proprietario di quella mano, che ormai aveva abbandonato il suo polso.

Un concitato elfo domestico le si parò davanti con gli occhi grossi come piattini.

 

“E’ il momento, professoressa McGranitt.”

“Di cosa diamine stai parlando?” esclamò indignata per l’atteggiamento misterioso della creatura,

“E’ tutto scritto da Albus Silente. La parte umana del mostro doveva rinascere. Tutto scritto. E ora è giunto il momento.”

“Albus? Cosa centra Albus con questo? Spiegati meglio, dannazione!”

Ma l’elfo non si spiegò, al contrario, sparì con un sonoro ‘crac’ sotto gli occhi ancora confusi della donna.

Nell’esatto punto dove un secondo prima si trovava l’elfo, giaceva una busta giallognola, evidentemente indirizzata a lei.

La raccolse con emozione e non attese nemmeno un momento per aprirla e gettarsi a capofitto sul contenuto della lettera.

 

Cara Minerva,

nel caso in cui tu stia leggendo questa lettera, significherà che non ho fallito in almeno uno dei miei obiettivi.

Tuttavia se non sarò lì a spiegarti di persona la natura di questo mio ultimo obiettivo, vorrà anche dire che, ahimè, ti ho lasciata.

Indirizzo queste mie ultime parole proprio ed esclusivamente a te, amica e compagna di una vita.

A te che hai allietato la mia esistenza, sostenendomi e rallegrandomi, e che ora, spero, vorrai aiutarmi anche oltre.

Prima di chiarificarti ogni cosa, vorrei pregarti di ragionare sulle prossime mie parole con l’intelligenza che ti ha sempre contraddistinto, in modo da non coglierne solo il significato più superficiale e riuscire a passare oltre i pregiudizi, anche se giustificati.

Dunque, suppongo che tu ricordi ancora il duello che vide coinvolti me e Voldemort al Ministero della Magia la sera della morte di Sirius Black.

Ebbene, fu proprio in quella occasione che, con un enorme dispendio di magia e un impegno oltre la mia possibile concezione, scagliai un particolare incantesimo non verbale a Voldemort. Ho motivo di credere che nemmeno il destinatario stesso sia a conoscenza di ciò che sono riuscito a realizzare.

Lo confiderò, quindi, una volta per tutte a te.

Lanciai a Voldemort l’antico incantesimo Gemino Animam che, nel caso non ne conoscessi le conseguenze, è in grado di sdoppiare un’anima, ma non come un Horcrux, che la divide in maniera brutale, bensì scindendo l’anima in due parti che coesistono fino a quando una delle due non soccombe.

Nel momento in cui tutte e due le anime esistono insieme e quindi nello stesso corpo, prevale tra le due, che hanno caratteristiche diametralmente opposte, la più forte, che di solito è quella preesistente.

Riferendoci al caso specifico dell’incantesimo da me scagliato, l’anima di Voldemort è stata quindi divisa nella parte prevalente dalle caratteristiche notoriamente disumane e una parte, che speravo fosse ancora viva, dall’essenza invece, se non più buona, più umana.

In seguito alla morte dell’anima prevalente e quindi, mi auguro, di Voldemort, dovrebbe quindi verificarsi lo scisma definitivo, che darà origine ad un nuovo uomo, Tom Riddle, veramente umano.

Ti chiederai il perché di questo mio gesto.

Chiamalo spirito della seconda possibilità, chiamalo desiderio di sperimentare, chiamala anche follia. Ma ormai non posso più tornare indietro e non mi posso pentire di aver regalato un’ altra occasione ad una persona che ho conosciuto parecchi anni fa con il volto di un ragazzino abbandonato dal mondo.

 

Con tutto il mio affetto,

Albus.

 

Nessuno vide quella solitaria ma gravosa goccia di sudore freddo scendere giù dalla tempia di Minerva McGranitt. Nessuno sentì la donna mentre deglutiva con fare terrorizzato.

Nessuno la sorresse quando dovette aggrapparsi ad una sporgenza della parete per non scivolare a terra, oppressa dalla pesantezza delle rivelazioni appena ricevute.

Albus…

Una sola parola sfuggì dalle labbra della donna, prima di perdersi anch’essa nella paura cieca.

Non aveva mai dubitato di Albus, mai aveva temuto per le sue decisioni.

Ma quella sua azione, proprio nel momento in cui aveva gioito per la convinzione di essersi sbarazzata della piaga del Mondo Magico, non poteva non lasciarla turbata.

E iniziò a correre.

Corse quanto più veloce le sue stanche gambe le permettessero.

E immaginò di trovarsi davanti da un momento all’altro un secondo Voldemort.

Ricordò le parole scritte nella lettera, “… una parte, che speravo fosse ancora viva, dall’essenza invece, se non più buona, più umana…

Era davvero stato capace di recuperare l’umanità perduta di Tom Riddle? O era stato solo smodatamente presuntuoso?

Non era un rischio da correre, in ogni caso.

Raggiunse la cima della rampa di scale e, già al di fuori dell’ufficio del preside, sentì un baccano poco rassicurante.

Erano voci. Le voci dei quadri dell’ufficio che gridavano contro qualcuno.

Poi, tra le decine di schiamazzi da parte degli antichi presidi, riuscì ad udire un suono ben distinto.

Un pianto. Così forte e profondo da far pensare al pianto di un neonato appena venuto al mondo, ma la voce era decisamente più profonda, pareva quella di un adolescente.

Poi all’improvviso smise di piangere.

Fu allora che si decise ad entrare nella stanza e ciò che vide la lasciò pietrificata.

Un giovane ragazzo, all’incirca di diciotto anni, era rannicchiato al centro dell’ufficio e la fissava con sguardo vacuo,totalmente nudo, come sul punto di perdere i sensi.

Ma fu proprio il suo volto ciò che le mozzò il fiato.

Lo riconobbe all’istante.

“Tom Riddle…” sussurrò.

 

Immediatamente il ragazzo perse i sensi e, non seppe mai con quale lucidità, Minerva evocò una tunica, che andò a coprire il corpo nudo, giovane e marmoreo di Tom Riddle.

La donna mosse una decina di passi meccanici in modo da vanificare la distanza tra lei e la versione diciottenne di Lord Voldemort.

Osservò il suo volto svenuto, circondato da una massa di capelli mossi e corvini.

Non poté provare avversione verso quel giovane. Nonostante sapesse ciò che poteva diventare.

Ebbe però una certezza, nessun’altro sarebbe stato pronto ad accettarlo o a dargli una possibilità di dimostrare chi fosse.

Nessuno doveva vederlo, non con quell’aspetto. Doveva fare qualcosa.

 

Il ragazzo mugugnò, ma rimase privo di sensi.

 

Doveva trovare un modo per permettergli di vivere una vita comune.

E doveva trovarlo in fretta.

 

 

 

  
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