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Autore: Sten__Merry    09/08/2010    1 recensioni
Una lite tra Bones e Booth, un nuovo caso che li avvicinerà di nuovo o li dividerà definitivamente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan, Zack Addy
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il prossimo, questo è nuovissimo.
A me personalmente piace molto perché non vedevo l'ora di scrivere di questo incontro.
Ci tengo tantissimo a sapere che ne pensate.
Grazie mille in anticipo!



CAPITOLO 7

“Ne avevo letto in un vecchio libro sul Voodo: questi stregoni distribuivano le ossa in un certo modo, le cospargevano di un composto complesso fatto di erbe e residui di pesce palla, in seguito, con un complesso rituale, riuscivano a resuscitare i morti.” spiegai sommariamente a Booth durante il viaggio di ritorno verso il Jeffersonian
“riuscivano a resuscitare i morti?” chiese perplesso, alzando lievemente il sopracciglio destro
“in realtà la cosa non è assurda come sembra” spiegai “ La polvere che cospargevano sulle ossa è la stessa che somministravano alle vittime. Nella polvere era presente quello che gli stregoni Voodo chiamavano rospo marino, il Fogu giapponese e, come ti ho anticipato, il nostro pesce palla” sospirò
“Bones, la versione per principianti, ti prego” borbottò. Alzai le sopracciglia e sorrisi
“ok, ok. Insomma -continuai- il pesce palla ha nella pelle, nel fegato ed in altre parti un potentissimo veleno: la tetradotoxina il cui effetto è uno stato di paralisi totale e provoca quella che definiremmo una morte apparente”
“Shakespeariani questi stregoni però” ironizzò lui
“Sia santificata l’evoluzione!” esultai “sei passato da Sports Illusrated a Romeo e Giulietta?” scoppiò a ridere.
Restammo in silenzio per qualche istante poi:
“Sei incredibile!” disse con un sorriso quasi abbozzato ad illuminargli il volto, mi voltai impercettibilmente verso di lui
“pochi giorni fa mi hai cacciato da casa tua quando ho cercato di parlare di quello che stava succedendo, o meglio non stava succedendo, tra noi ed oggi riesci a scherzare come se nulla fosse successo” non capivo dove volesse arrivare, continuò “qualcosa è successo, per me qualcosa è cambiato. Io ho capito che non ce la faccio senza averti accanto” quasi un sussurro, sorrisi tranquillizzandomi e lo interruppi
“Sì, l’FBI non avrebbe potuto trovarti un’ altra partner capace come me” confermai annuendo “il mio quoziente intellettivo e il mio bell’aspetto non sono una combinazione così semplice da riscontrare” scoppiò a ridere, una risata condita con una punta d’amarezza che non riuscii a comprendere
“Bones, hai proprio ragione” esclamò “il tuo quoziente intellettivo è decisamente troppo alto”, gli tirai un leggero pugnetto a livello del bicipite destro e sprofondai il capo nell’ampio sedile del SUV scuro.
Pochi minuti più tardi avevo indossato il camice bluastro ed ero china sugli arti amputati, gli animali e il caldo crescente li avevano velocemente scheletrizzati eppure le ossa che mi accingevo ad analizzare erano completamente ricoperte di un qualche composto rispetto al quale già avevo formulato un’ ipotesi.
Estrassi il registratore, tolsi i guanti, registrai il mio nome, data e descrissi le ossa concentrandomi sulla maniera in cui erano state amputate. Poi passai a registrare le prime ipotesi che ero in grado di formulare rispetto all’appartenenza delle braccia e delle gambe riscontrate.
“Infine le ossa sono interamente cosparse di una sostanza grigiastra, chiaro segno di una continua esposizione a animali e calore per un periodo di circa due settimane prima che vi venisse applicato il composto, probabilmente per scopi rituali”.
Spensi il registratore, e chiamai Booth
“questo caso si fa sempre più complicato” esclamai “pare che abbiano ucciso gli occupanti della struttura in momenti diversi per poi conservarne gli arti in maniera minuziosa, fino al momento in cui non han deciso di estrarli e esporli al sole per ripulirli dai tessuti molli. Solo allora li han coperti di quel composto, a proposito, ne ho mandato un campione ad Hodgins per capire di cosa è fatto” sbuffò
“dovrei essere abituato alla follia della gente, eppure non smetto mai di sorprendermene. Pare proprio che i pazzi sanguinari si nascondano ovunque” smisi di ascoltare.
Stava forse facendo riferimento a Zack? Zack non aveva ancora ucciso nessuno, ma presto o tardi l’avrebbe fatto se non l’avessimo preso.
Scossi la testa, Booth aveva ragione: quel lavoro uccideva dentro, sterminava la fiducia verso gli altri anche verso le persone più vicine.
“Bones! Bones!” mi chiamò
“Scusa, mi ero distratta” mugugnai
“allora, ne parliamo a cena?”
“sì, alle 9 al Plume” dissi
“solo se offri tu”
“questa cosa si sta facendo imbarazzante, Booth” dissi ridendo “Ricordami di non scrivere più libri di successo se voglio che qualcuno provi ancora ad offrirmi la cena” guardai l’orologio “Booth, devo proprio andare. A più tardi!” appoggiai il telefono, agguantai la borsa e uscii in fretta e furia dal laboratorio.
Alzai una mano e fermai un taxi
“4228 Winsonsin Avenue, per piacere” ventitre minuti e nove chilometri dopo scesi.
Mi fermai qualche istante a fissare la scritta “Psychiatric Institute of Washington”, respirai a fondo ed entrai.
Pochi minuti dopo stavo lasciando ad un poliziotto tutto ciò che poteva essere usato per far del male a me o agli altri.
“mi segua, Dottoressa Brennan” mi disse una guardia vestita di bianco, annuii “si sieda qui” continuò aprendo una porta “lui arriva subito” mi sedetti sulla sedia d’acciaio che mi aveva indicato l’uomo, accavallai le gambe lisciando leggermente il pantalone beige all’altezza della coscia. Mi guardai intorno. La stanza era buia, odorava d’umido ed era spoglia di tutto se non del tavolo e le due sedie che lo circondavano. Mi alzai e mi avvicinai alla minuscola finestra alla mia destra, la vista del muro di cinta che circondava la costruzione non riuscii a distendermi i nervi
“dottoressa?” una voce incredula risuonò per la stanza, sorrisi prima ancora di girarci
“Zack!” esclamai sorridendo, feci cenno alla guardia di lasciarci soli
“dotteressa Brennan, che ci fa lei qui?” sorpreso, le labbra piegate leggermente in un sorriso
“pare che io sia l’unica che ancora non è passata a trovarti. Ho deciso che forse era arrivato il momento” annuì e si sedette
“sai” iniziai “non ho ancora trovato nessuno in grado di sostituirti”
“Dottoressa, non troverà molti assistenti in grado di mantenere i miei standard” rimase zitto pochi istanti, poi abbassando la voce “pensavo davvero di non sbagliare quando seguivo il Maestro” suonava come un tentativo di chiedere scusa, lo fissai intensamente negli occhi
“la nostra razionalità a volte ci gioca brutti scherzi, mi dispiace che tu abbia fatto un errore ma conosco la tua buona fede, Zack. Purtroppo quando hai ucciso quell’uomo hai oltrepassato il limite, ci hai impedito di salvarti da tutto questo” dissi facendo zampillare gli occhi da un lato all’altro della stanza, impallidì leggermente
“Che c’è, Zack?” scosse la testa “Zack!” lo rimproverai “non lavori più per me, ma abbiamo sempre avuto un rapporto molto diretto, manteniamolo tale”
“non ho accoltellato io quell’uomo” spalancai gli occhi, sorpresa
“ho solo detto a Gormogon dove trovarlo” mi strofinai la fronte con il palmo della mano
“oh, Zack!” imprecai.

   
 
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