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Autore: Haemoglobin    10/08/2010    1 recensioni
Capitolo 14
- Allora.
Disse Jack qualche ora dopo, mentre sedevamo in un bar, aspettando il pranzo
- Qualche commento a caldo?
- Che sono impazzito.
- Oh, grazie.
Disse con un sorriso stupito dipinto in viso. Scossi la testa
- No, non intendevo in quel senso. Intendevo impazzito nel senso di “Cosa ho fatto, come l’ho fatto”…
- … “Finirò all’inferno”…
- No, quella fase l’ho superata già da un po’.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
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Protect me from what I want
Protect me protect me
Maybe we're victim to fate
Remember when we'd celebrate
We'd drink and get high until late
And now we're all alone

Proteggimi da cio' che voglio
Proteggimi, proteggimi
Forse siamo vittime del destino
Ricorda quando abbiamo festeggiato
Abbiamo bevuto e siamo rimasti svegli fino a tardi
E adesso siamo soli
(Placebo, Protect me from what I want)

----------------------

Quando aprii la porta per fare entrare Jack, lo trovai con un cane al guinzaglio.
- Cos’è?
Mi sfuggì. Lui entrò in casa tirandosi dietro il cucciolo, una specie di botolo grasso e rugoso con delle gambette corte e tozze.
- Lei è Patti.
Annunciò ¬
- E’ un incrocio tra un carlino e un alieno. Probabilmente un bastardino grasso quanto lei.
Chiusi la porta e guardai il cane che annusava curioso il tavolo della mia cucina.
- Chi te l’ha affidata?
- Cosa? Oh, no, Patti è mia, l’ho comprata mezz’ora fa.
- Cosa?
- Qui c’è solo il guinzaglio, a casa c’è tutto il resto… Cuccia, cibo, giochi, shampoo… quelle robe lì. Non ti dico che casino portare tutti in metropolitana.
- Ma tu… Tu non puoi permetterti un cane!
- Posso. E poi è già vaccinata.
- E’ piccola!
Esclamai.
- Ha tre mesi.
Mi corresse lui, prendendo il cane in braccio, che cominciò subito a lottare per arrivare a leccargli la faccia. Dopio qualche resistenza, lui la lasciò fare, continuando a parlarmi mentre il cane gli leccava mento, guance e naso.
- Rimarrà più o meno di queste dimensioni, mi dicono, ma ovviamente crescerà. Non può restare cucciola per sempre, vero?
Chiese rivolto al cane, che gli leccò prontamente le labbra. Lui fece una smorfia e la rimise a terra.
- Puah.
Commentò, andando a lavarsi il viso sul lavandino della cucina. Io rimasi in silenzio a guardare il cucciolo che correva avanti e indietro per il mio salotto. Quando fece una scivolata estesissima e finì di botto sotto il divano, guardai Jack, che si strinse nelle spalle.
- Magari diventerà pure più intelligente, sai mai.
- Tu dovresti prenderti uno psicologo. Non è normale! Avere voglia di un cane e prenderlo così, non…
- Uno psicologo? Uno psichiatra, casomai! E comunque non avevo voglia di un cane.
Scosse la testa per mandare via dagli occhi le ciocche di capelli - Stavo accompagnando Stephen a prendere da mangiare per il suo gatto. Ho preso Patti perché era la cucciola più brutta del negozio, ed avevo paura che nessun altro la comprasse.
Trattenni uno sbuffo e mi sedetti sul divano, proprio mentre Patti ne usciva. Mi poggiò le zampette tozze sulla gamba e scodinzolò con quel poco di coda che aveva, ansimando contenta. Io sospirai di sufficienza e le feci qualche carezza sul capino morbido.
- Visto? Le piaci.
Disse Jack contento, sedendosi sul divano accanto a me.
- Sfido.
Commentai
- Non credo che possa permettersi di farsi stare antipatico qualcuno.
Jack mi mollò una sberla sulla spalla
- Cattivo.
Mi rimproverò, facendo salire il cane sul divano. Io scossi la testa
- Giù dal divano.
Intimai. Lui si strinse nelle spalle e la mise giù. Appena toccato terra, Patti schizzò verso il corridoio, sparendo dalla nostra vista.
- Perché Patti?
Domandai. Jack sorrise
- Per Patti Smith, ovviamente.
- Ovviamente.
- Sarebbe contenta di sapere che il suo negativo canino vive a Londra.
Assicurò, stendendosi sul divano, appoggiandomi i piedi sul ventre ed accendendo la TV.
- Jack?
- Dimmi.
- Quando ho dormito da te…
- Vuoi rifarlo?
- No.
Dissi immediatamente, pentendomene. Mi ero rilassato ed avevo fatto un’intera nottata di sonno tranquillo, diversamente dal solito. Che fosse merito della presenza rassicurante, sebbene eccentrica, di Jack, che per tutta la notte mi aveva scaldato con il calore del suo corpo, senza mai toccarmi in modo malizioso?... O forse semplicemente il materasso era comodo.
Sì, certo.
- Che volevi dire?
- Niente.
Conclusi a malincuore. Jack si girò a guardare ostentatamente la TV e non disse niente. Mi trovai a provare irritazione verso di lui… Tempo prima mi aveva martoriato di domande quando non avevo voglia di rispondere, adesso che avevo voglia di parlare si chiudeva in una voluta ottusità.
- Forse sì.
Dissi con nochalance e a bassa voce, dopo qualche minuto. Jack si animò
- Forse sì cosa?
- … Forse si potrebbe rifare. Solo dormire.
- Sei stato bene?
Fremetti
- Sì.
Ammisi alla fine, chiudendo gli occhi. Jack si sollevò a sedere ed incrociò le gambe
- Perché ti devi vergognare, scusa?
- Non mi vergogno.
Dissi automaticamente, al che Jack mi lanciò un’occhiata significativa, con le labbra atteggiate ad un mezzo sorriso, sebbene non fosse per nulla contento.
- Per te è facile
Borbottai, allungando di più le gambe e stendendo di più la schiena sullo schienale. Patti arrvò di corsa e tentò di saltare entrambi i miei piedi, inciampando e rotolando a terra, prima di correre di nuovo verso qualche meta più interessante.
Jack la guardò allontanarsi con aria preoccupata, quindi si rivolse di nuovo a me.



- Non capisco.
Dissi semplicemente. Non capivo sul serio; cosa c’era di facile per me in quella situazione?
- Tu non devi dimostrare niente a nessuno.
- Neanche tu.
Gli ricordai, col tono più dolce che potevo. Lui si girò a guardarmi e mi accarezzò una guancia.
- Io ho molta gente a cui dare spiegazioni.
- E tutta questa gente merita delle spiegazioni?
Lui guardò in alto, esasperato
- Tu non capisci, o semplicemente non vuoi capire… Non è lo stesso che per te ritornare etero.
- Ritornare? Io non sono mai stato etero. Per cui è la stessa cosa.
Tyki mi agitò due dita davanti alla faccia. No no no.
- Per la società fa differenza, eccome. Anche se Londra è una città più aperta di altre, i cretini sono ovunque.
- E tu ignorali.
Dissi allegramente, ripensando al tizio in metropolitana qualche settimana prima.
- Scusami, adesso farò un po’ il… Il non modesto, ecco. Mettiamo che io ti piaccia.
Tyki mi accarezzò di nuovo la guancia
- Mettiamo? Ma tu mi piaci.
- Ecco. Ti giocheresti me perché hai paura di quello che potrebbe dire la gente? E’ come non sposarsi perché l’abito non è bianco, per inciso una cazzata. E so che non stiamo parlando del grande amore per tutta la vita ma di me… Però vale per qualunque cosa.
Tyki fece un’espressione scocciata
- Perchè fai sempre così?
Ricambiai il suo sguardo, quasi arrabbiato, con uno confuso
- Così come?
- “Non stiamo parlando del grande amore per tutta la vita ma di me”, “Mettiamo che io ti piaccia”… Puoi crederci un po’ di più, non ti pare? Ti ho baciato. Ho dormito a casa tua. Abbiamo quasi fatto sesso. Potresti essere un pò più sicuro di te stesso.
Rimasi interdetto
- Ma io sono insicuro.
Dissi alla fine, vedendo che Patti si era addormentata vicino al termosifone sotto la finestra.
- Adesso devo andare.
Annunciai, alzandomi. Tyki mi trattenne per un braccio, facendomi ricadere accanto a lui
- Non ti sarai mica offeso?
Mi chiese, stupito
- No, figurati. E’ solo che non vorrei che Patti si abituasse a casa tua prima che alla mia.
- Come farai col lavoro?
- Ho preso una settimana.
Mi stiracchiai.
- Me ne voglio andare da lì.
Annunciai. Tyki mi passò un braccio intorno alle spalle, ed io mi accomodai addosso a lui
- Come mai?
Domandò, tuttavia per nulla stupito
- Mi sono stancato. Vorrei un lavoro che mi lasciasse libero la sera. Posso vederti solo il giovedì e la domenica sera, ed è troppo poco.
- Però hai tutta la giornata libera.
Mi fece notare. Io annuii sulla sua spalla
- Ma tu no.
Gli dissi, chiudendo gli occhi.
Poco dopo mi alzai e rimisi il guinzaglio a Patti, trascinandola uggiolante verso la porta.
- Guarda un po’, mi cigola il cane.
Dissi a Tyki, che sorrise e mi diede un lieve bacio sulle labbra sulla porta di ingresso, poco prima di chiuderla.



Quando il campanellò suonò nuovamente alle nove di sera, mi aspettai di trovarmi davanti di nuovo Jack con il piccolo alieno… Cioè, Patti.
Invece, sorpresa sorpresa, era Lavi, con in mano una bottiglia di vino.
- Sei venuto a ficcanasare nella mia vita privata?
Domandai saccente, facendolo entrare. Lui si avviò verso la cucina
- Avevo questo vino in casa e mi sono chiesto “Perché non portarne un po’ a Tyki?”, e così… Sì, sono venuto a ficcanasare. Novità che sei disposto a raccontarmi?
- Molte.
Confermai, riempiendomi un bicchiere e cominciando a parlare. Lavi si era perso buona parte delle mie ultime uscite.
Parlai quasi ininterrottamente per una ventina di minuti, ed alla fine Lavi fischiò
- Però.
Disse ammirato. Io risi
- Però cosa?
- “Però” nel senso che… Ci sa fare il piccoletto. Cioè, quando gli ho parlato credevo che tempo due settimane e avrebbe gettato la spugna. E invece guarda.
Bevve dal suo bicchiere con un’espressione stupefatta.
- Non sottovalutare il potere di due occhioni a calamita.
Lo avvertii, riempiendomi di nuovo il bicchiere. Parlammo tranquillamente per una mezz’ora, quando suonò il campanello
- E’ il piccoletto?
Domandò Lavi. Io annuii
- Probabile. Ma se lo chiami piccoletto non credo che vivrai a lungo, quindi ti consiglio di chiamarlo per nome.
- Non mi ricordo il nome.
Piagnucolò Lavi, al che esclamai
- Jack!
Aprendo la porta e facendolo entrare. Lui entrò con il cane al seguito.
Sussultò quando vide Lavi, ma si riprese in fretta
- Ciao.
Lo salutò con un sorriso, togliendosi il cappotto. Patti corse più veloce che poteva verso il corridoio, con il guinzaglio al seguito; quando sparì, io strinsi le labbra e squadrai Jack, che mi restituì lo sguardo imbarazzato. Mi guardò disperato passando ad osservare Lavi.
- Lavi.
Gli suggerii a bassa voce, prendendogli il cappotto e conducendolo in cucina.
- Prenditi un bicchiere.
Gli indicai un ripiano, mentre lui guardava la bottiglia. Mentre stavo uscendo, lo udii chiedere a Lavi la cosa che più gli premeva
- Bianco o rosso?
- Bianco.
Fu la risposta. A cercare di sistemare il cappotto ci misi il tempo che ci misi, e quando tornai in cucina li trovai a discutere appassionatamente su un libro che non avevo mai sentito nominare.
- Per me i personaggi sono macchiette.
Sentenziò Jack, buttando giù il vino ed allungando la mano verso la bottiglia per riempirsi di nuovo il bicchiere. Gli bloccai la mano a metà strada
- Zeke cosa direbbe?
- Zeke è qui?
- Chi è Zeke?
Domandò Lavi. Jack mi scoccò un’occhiata
- Un mio amico, fissato col non farmi bere.
- E che non ha torto.
Aggiunsi, sedendomi vicino a Jack. Patti si infilò sotto il termosifone, si accucciò e chiuse gli occhi.
- Chiamala scema.
Disse Jack ammirato
- A casa mia i termosifoni non funzionano ancora.
Mi informò, allungando di nuovo la mano verso la bottiglia. Lo lasciai fare con un sospiro di sufficienza. Lavi posò lo sguardo su di lui, su di me, di nuovo su di lui e, quando si accorse che lo guardavo, mi sorrise.
Suonò di nuovo il campanello, ed io guardai Lavi. Era già capitato che invitasse gente a casa mia
- Io non ho chiamato nessuno.
Dichiarò, mentre mi alzavo per andare ad aprire.
- Ciao, Joyce.
Dissi con un sorriso, facendola entrare e notando che le spalle di Jack si erano irrigidite.



- Che hai?
Mi domandò Lavi, mentre Tyki e Joyce parlavano sulla soglia di casa.
- Niente.
Dissi, rilassando le spalle.
- Sei geloso?
- Hem. Nooo.
- Non ci posso credere.
Disse incredulo.
- Sei geloso di una femmina?
- Lo saresti al posto mio.
Sibilai, accennando con la testa alla ragazza. Lei mi riconobbe, sebbene le rivolgessi la schiena
- Quello della macchina!
Esclamò. Lavi mi squadrò
- Macchina?
- Non te l’ha detto Tyki?
Domandai, cercando di non arrossire.
- No.
Disse Lavi
- Ma dev’essere divertentissimo, visto quanto sei arrossito.
Io bevvi un altro sorso di vino e, mentre Tyki cercava di liberarsi di Joyce con una scusa (mi parve), raccontai a Lavi la storia dell’appostamento, con molta vergogna. Alla fine del racconto, lui scoppiò a ridere
- Ma tu sei perverso!
Esclamò, con gli occhi che luccicavano. Io mi strinsi nelle spalle
- Mi mancava.
Dissi, la stessa cosa che avevo detto a Tyki. La verità, in fin fine, per quanto patetica ed infantile potesse sembrare.
- Che dolce.
Disse Lavi; io socchiusi gli occhi
- Mi stai prendendo per il culo?
- Non oserei mai.
Assicurò lui, alzando il bicchiere per brindare. Alzai a mia volta il mio e li facemmo tintinnare, buttando giù il vino rimasto.



Verso le dieci e mezza Jack si alzò
- Vado.
Disse, rivolto a me
- Se perdo la metro di quest’ora mi tocca farmela a piedi.
Io lo trattenni per in braccio
- Dai, ti accompagno a casa io.
- Ma dai.
Fece lui, roteando gli occhi verso il soffitto. Lavi ci guardò di nuovo, fece un paio di conti e si alzò a sua volta.
- Io invece vado sul serio.
Disse con un sorriso, prendendosi il cappotto che aveva lasciato sul divano. Patti abbaiò nel sonno, e Jack le rivolse uno sguardo acido.
- Ci vediamo domani, Tyki.
Disse uscendo. Jack lo seguì con lo sguardo e fece un cenno con la testa poco prima che la porta si chiudesse. Non appena si voltò per parlarmi, lo attirai verso di me per baciarlo. Rimase sorpreso, tanto che si staccò dopo pochissimo
- Come mai questa felicità nel vedermi?
Domandò, lisciandosi i capelli
Gli passai le braccia attorno ai fianchi
- Volevo baciarti. Che c’è di male?
- Niente, anzi, sono contento. Immagino che fosse la compagnia ad impedirti di aggredirmi prima.
Sorrisi
- Dammi qualche tempo per abituarmi ad averti in compagnia. Poi passerò anche quello.
Lui annuì.
- Mi accompagni a casa?
Mi accigliai
- Come mai vuoi scappare in questo modo?
- E’ solo che sono stanco.
Sospirai e dissi quello che non avrei mai sospettato di poter dire
- E allora fammi almeno ricambiare.
Lui sbattè le palpebre
- Prego?
- Rimani qui. Solo a dormire.
Jack era rimasto interdetto, lo vedevo. Tentennò per qualche secondo, quindi annuì
- Certo, va bene. Se lo vuoi davvero, volentieri.
- Non sarò malvagio, e non ti farò dormire in mutande.
- Soprattutto perché non sono sicuro di portarle.
Disse lui, quasi con rammarico. Io annuii
- Giusto. Per cui se vai a guardare sul cassetto più in basso del mio armadio, lì dovrebbero esserci delle tute. Prenditi un paio di pantaloni ed una maglietta, se vuoi.
- Ci navigherò dentro.
Mi fece notare lui avviandosi.
- E vabbè.
Replicai.
Era fin troppo strano invitare qualcuno a casa tua a dormire senza intendere che ci farai anche sesso, conclusi mentre mettevo in lavastoviglie i bicchieri. Soprattutto se non era un qualcuno qualsiasi, ma un qualcuno che ti piaceva e con cui avevi una relazione. Relazione. Era la prima volta che la parola mi sbocciava in mente, e nonostante facesse un po’ paura, non suonava male. Jack arrivò con addosso una versione più larga del suo pigiama: la maglietta gli arrivava a metà coscia, ed i pantaloni gli stavano larghissimi
- Però sono comodi.
Disse a mò di scusa, tirando la maglietta
- Non mi avevi detto che ascolti i The Kinks.
- Mi era passato di mente.
- Male. Queste sono cose importanti.
Sorrisi e lui sbadigliò.
- Fila a dormire.
Gli intimai, e lui obbedì in un lampo, controllando che Patti fosse abbastanza lontana dal termosifone per non farsi male.
Quando, dieci minuti dopo, entrai nella mia camera, Jack dormiva già della grossa con il cane accucciata ai piedi del letto.
Mi stesi accanto a lui e spensi la luce.
Fu un’altra nottata di sonno rilassato; che fosse un caso?






Salve a tutti, lettori invisibili :)
Questo capitolo arriva con un ritardo indecente, lo so, ma tra vacanze, ripetizioni e compiti è un po’ un disastro trovare il tempo… Intanto, però, il tempo sono riuscita a trovarlo per scrivere un’altra fanfic, nella sezione degli originali. Non so come andrà avanti l’altra, visto che la mia creatività va a senso unico al momento (ovvero, è rivolta solo verso Jack), e al momento non me ne preoccupo nemmeno; avevo voglia di cominciarla e l’ho cominciata.
Spero che il capitolo vi garbi, a differenza del precedente che, a quando pare, non vi ha garbato per niente :) cercherò di migliorare, vecchi miei ;)
E grazie per aver letto fin qua :)
  
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