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Autore: mamogirl    11/08/2010    3 recensioni
"This Power is greater than the forces of nature."
Brian e Nick. Frick e Frack.
Una forte amicizia che, con il trascorrere del tempo, si é trasformata in un sentimento molto differente e molto più profondo.
Ma il loro rapporto potrà durare nonostante un ritorno di un passato doloroso e gli ostacoli che si presenteranno lungo la strada?
NOTA: Non ho abbandonato questa storia. Alcuni capitoli sono in fase di revisione e di riscrittura e saranno presto online. Ringrazio tutti coloro che stanno ancora aspettando. =)
NOTA: ONLINE IL CAPITOLO 24.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Brian Littrell, Kevin Richardson, Nick Carter
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Settimo Capitolo

  

Il primo dei tre occupanti nella stanza a svegliarsi fu il maggiore, non appena il sole fu alto abbastanza nel cielo per risplendere in tutta la sua maestosità.

Oltre a quello, anche la posizione non propriamente comoda in cui si era addormentato.

Uno scricchiolio ben udibile eruppe dalla sua schiena nel momento in cui incominciò a stiracchiarsi.

“Sto diventando vecchio.” Mormorò Kevin a bassa voce, mettendosi seduto ed osservando la coppia che ancora dormiva profondamente nel letto.

“Sei più vicino alla trentina che alla ventina.” La voce ancora assonnata di Nick gli disse che solo un mezzo della coppia stava ancora dormendo.

“Molto divertente!” commentò Kevin.

"Che cosa ci fai qui?” chiese Nick mentre cercava di sedersi senza che i suoi movimenti svegliassero Brian. Preferiva farlo dormire, pacificamente come lo era in quel momento, che sveglio ed intento a ricordare ciò che gli era accaduto.

“Mi sono addormentato.”

“Questo l’ho notato.”

“Volevo solo assicurarmi che stesse bene,”

Dopo quella risposta, entrambi rimasero in silenzio.

“Nick...” “Kevin...” dissero entrambi contemporaneamente. Nick abbassò lo sguardo e gli fece segno di continuare.

“Nick, so che non sono affari miei ma...”

“,, vuoi sapere che cosa è successo dopo che Aj ed Howie se ne sono andati?”

Kevin annuì.

“Abbiamo litigato.” Rispose Nick, la sua mano inconsciamente si era appoggiata sulla testa di Brian e ne accarezzava ritmicamente i capelli. “Lo so, non c’è bisogno che tu mi faccia la predica. Mi sono comportato da egoista, pensavo solamente al fatto che mi aveva ferito, non rendendomi conto che quello che stava più soffrendo era lui e non io. E, nonostante quello che stava passando, era lì lo stesso a chiedere scusa e a chiedere il mio aiuto.”

“Nick...”

“Lo so, Brian è fatto così.”

Un altro momento di silenzio, interrotto solamente dal suono tranquillizzante del sonno di Brian, “Doveva essere esausto.” Commentò Kevin, dando voce al filo dei suoi pensieri.

“Non l’ho mai visto piangere così tanto.” Rispose Nick. “Doveva aveva una qualche riserva idrica nascosta da qualche parte.” Cercò di scherzare.

“Nick!”

“Scusa ma pensavo che ci fosse un po’ troppo dramma in questa nostra conversazione!”

“Beh, non è una giornata come le altre.”

“Lo so.” Rispose Nick sbuffando. “Vorrei solo che non fosse successo.” In realtà, Nick non riusciva a spiegarsi come mai una parte di sé fosse felice che fosse accaduto... anche se detto così sembrava una frase delirante. Essere felice che il suo migliore amico fosse stato aggredito, quasi violentato; sì, era una cosa veramente brutta anche solo da pensare ma... Ma tutta quella serata aveva lacerato un velo e lasciato uscire pensieri e sensazioni che non avrebbe mai pensato di contenere dentro di sé. E tutti ruotavano attorno al ragazzo che teneva stretto tra le braccia.

Quel senso di protezione che provava, così atipico visto che solamente erano gli altri, anzi Brian, che si preoccupavano di proteggerlo. Anche ora che aveva vent'anni! 

Quella tristezza che aveva provato nel vederlo piangere mentre lottava per non soccombere alle sue fragilità.

“A chi lo dici.” Rispose Kevin, risvegliandolo dai suoi pensieri. Anche se quelle sue parole, per Kevin, sottintendevano ben altro.  

“Che cosa succede ora?” chiese Nick, cercando di scacciare via certi pensieri e focalizzando la sua attenzione su altre problematiche.

“In che senso?”

“Non sarebbe meglio farlo parlare con qualcuno?”

“Pensi che ne abbia bisogno?”

“Non lo so!” sbottò Nick ed il suo brusco movimento costrinse Brian ad aprire gli occhi ed affrontare la realtà.

“Perché state parlando di me come se io non avessi voce in capitolo?” domandò il ragazzo, alzando il volto e scoprendo che non era frutto della sua fervida immaginazione. Era davvero stretto tra le braccia di Nick, qualcosa che aveva solamente osato sognare nei momenti peggiori.

Si era svegliato quando aveva sentito Nick muoversi per il letto e, continuando a tenere chiusi gli occhi, Brian aveva ascoltato tutta la conversazione, sapendo alla perfezione come far finta di dormire per ingannare gli altri. Era quello l’unico modo per avere un momento per sé, senza sentire costantemente qualcuno chiederti se andava tutto bene o se aveva bisogno di parlare. Peggio era quando le domande incominciava a divergere sul suo stato di salute e se non fosse il caso di vedere un dottore. Andavano da un estremo all’altro: prima lo abbandonavano ed ora, per rifarsi, non lo lasciavano tranquillo nemmeno un momento.

Ma ovviamente preferiva questo secondo comportamento rispetto al primo.

L’unica cosa che non sopportava era quando i ragazzi, capitanati da Kevin, prendevano decisioni per conto suo. Capiva il concerno e l’affetto, e se fosse stato al loro posto si sarebbe comportato esattamente nello stesso modo, ma esserne il diretto soggetto di tutto non lo faceva stare meglio.

Essere trattato come un fragile vaso di cristallo era una delle cose che odiava di più.

“Bri! Pensavamo che stessi dormendo!” esclamò Nick, togliendo le mani dai suoi capelli. 

“Come posso dormire quando voi fate così tanto casino?” sbottò Brian, alzandosi e staccandosi, a malincuore, dalle braccia di Nick.

“Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato?” commentò Nick, infastidito da come l’amico si era allontanato da lui non appena sveglio.

L’unica risposta di Brian fu un’occhiataccia prima di rinchiudersi dentro in bagno.

Doveva fare assolutamente una doccia, sentiva ancora l’odore di quel ragazzo sulla sua pelle nonostante non indossasse più i vestiti dell’altra notte. Ricacciò indietro la bile che tentava di salire oltre il suo stomaco ed incominciò a far scendere l’acqua dalla doccia, aspettando che diventasse calda abbastanza per poter scrollarsi via i rimasugli di un incubo che purtroppo era realtà.

 

 

********

 

“Sei un’idiota, lo sai?” commentò acido Kevin; aveva previsto che si sarebbe svegliato in quel modo, arrabbiato e pieno di rancore. Ma come poteva Nick sapere quello a cui stava andando contro? Lui non c'era stato, lui non aveva visto lo stato in cui Brian era ridotto dopo...

Basta! Si rimproverò mentalmente. 

Era passato ed entrambi se lo erano lasciato alle spalle.

Nick voleva tirarsi uno schiaffo non appena le parole gli erano uscite dalla bocca.

“Per quale motivo...”

“Non lo so!” rispose Nick esasperato senza lasciare finire il maggiore.

Kevin si alzò dalla sedia e si avvicinò a Nick, fermo davanti alla porta del bagno da quando Brian l’aveva richiusa con un sonoro tonfo. “Non lasciarti condizionare dal suo umore, in questi giorni farà più alti e bassi che una montagna russa!”

“E’ un ipotesi la tua?”

“No.” Rispose secco Kevin, lasciando intendere che non avrebbe risposto a nessun’altra domanda. “Quindi, non prenderla troppo personalmente se lascia andare la sua rabbia su di te.” Brian era passato direttamente alla fase due e Kevin ne era quasi sollevato: meglio la rabbia che la totale apatia della fase uno.

Nick annuì, chiedendosi che cosa Kevin sapesse perché aveva proprio la sensazione che ci fosse come un segreto, una nube grigia sopra di lui ed avrebbe scommesso tutto quello che possedeva sul fatto che centrava con Brian.

Kevin, nel frattempo, aveva finalmente notato il piccolo frigo in un angolo e vi si era diretto senza dire una parola di spiegazione.

“Maledizione!” esclamò quando si rese conto che conteneva solamente bottigliette di ogni tipo ma non quello che cercava lui.

“Che cosa c’è?” chiese perplesso Nick.

“Speravo che ci fosse del ghiaccio da qualche parte.”

“Ghiaccio?”

“Sì.” Rispose Kevin. “Oh fantastico, deduco che non ti abbia detto niente della sua schiena?”

“Schiena?” domandò Nick. “Intendi Brian?”

“E chi altri se no?”

“Non ho ancora preso la mia razione di caffeina quindi devi darmi un po’ di spiegazioni altrimenti non capisco nulla!”

Kevin chiuse lo sportello del minibar più forte di quanto avrebbe voluto, tutta quella situazione lo rendeva più nervoso del solito.

“Credo che lo abbia spinto contro il muro e Brian ieri sera si lamentava di una botta alla schiena. Ma non mi ha lasciato controllare e, da quello che mi dici, nemmeno a te quindi posso concludere tranquillamente che la botta si sarà gonfiata.” Spiegò brevemente Kevin. “Ecco perché stavo cercando del ghiaccio.”

“Vuoi che vada giù al bar a chiedere se mi possono dare dei cubetti di ghiaccio?” propose Nick grattandosi la testa. Voleva rendersi utile e sapeva che ora era meglio se usciva altrimenti avrebbe semplicemente peggiorato la situazione.

“Ottima idea, Nick.” commentò entusiasta Kevin. Forse con un po’ troppo di entusiasmo ma quello derivava semplicemente dal fatto che voleva avere qualche minuto da solo con il cugino per parlare con lui. E non poteva di certo fare certe domande con Nick presente.

“Okay. Ne approfitto anche per prendermi una tazza di caffè.” Rispose Nick mentre recuperava un semplice paio di pantaloni della tuta ed una maglietta. Era sul punto di uscire quando si ricordò di recuperare almeno gli occhiali da sole, per evitare di mostrare al mondo quante poche ore di sonno avesse messo in conto quella notte.

Conoscendo la sua fortuna, non appena fosse uscito dall’ascensore, un fotografo sarebbe saltato fuori da un angolo pronto a fotografare l’ennesima nottata brava del biondino.

E quello non era certo il momento di attirare troppa attenzione su quello che era successo la notte precedente.

 

********


“Desidera solamente questo, mister Carter?” chiese la barista al ragazzo, mettendogli fra le mani un sacchetto colmo di cubetti di ghiaccio.

Nick rispose solamente con un cenno del capo e poi incominciò a ritornare da dove era giunto.

Camminare avrebbe fatto bene alla sua povera testa ed ai pensieri che continuavano a richiedere la sua attenzione.

Non era bravo a resistere quando c’era troppa pressione, troppa tensione e troppe domande senza risposta. E, a dire la verità, non era riuscito ancora a registrare bene che cosa era successo la sera precedente, specialmente tutto il suo discorso con Brian e…

E la sua attrazione verso il suo migliore amico.

Cercare di trovare un nesso logico nel turbinio di sentimenti che erano emersi era una missione quasi impossibile ma Nick sapeva che doveva almeno provarci. Aveva promesso a Brian che sarebbe stato al suo fianco, esattamente come lui aveva fatto un migliaio di volte prima.

Non era quello il momento per prendere tutto e scappare via solamente perché aveva paura di quello che lo aspettava in quella camera.

Il primo sentimento che provava era rabbia, cieca furia per colui che aveva deciso di divertirsi senza consenso con Brian. Oh sì, durante le poche ore di sonno, i suoi sogni erano stati un susseguirsi di differenti modi in cui lui picchiava o ammazzava quel figlio di puttana.

Il problema era che ogni sogno terminava con Brian che gli si gettava fra le braccia e lo baciava come ringraziamento.

Un bacio vero sulle labbra.

E questo portava al suo secondo sentimento preminente: l’attrazione per Brian.

Okay, per adesso era solamente attrazione.

Ma... lui sapeva la differenza tra attrazione pura e semplice, quella stessa che gli permetteva di saltare su una donna senza avere rimorsi se la mattina seguente non si ricordava come si chiamava o dove l’aveva conosciuta e l’attrazione che era solo l’antipasto per qualcosa di molto più profondo ed appagante.

Ed era quello che lo terrorizzava maggiormente.

Non voleva che accadesse ciò, non voleva la sua amicizia appena ritrovato con Brian distrutta per una semplice confusione.

Perché per lui ora era solo quella.

Semplice confusione dettata dalla paura di perdere Brian.

Nick inspirò a fondo e premette il pulsante per chiamare l’ascensore. Ora che aveva risolto il suo conflitto inferiore, poteva ritornare ad occuparsi di Brian come se niente fosse successo.


********


Brian uscì dalla doccia dopo quasi mezz’ora, il vapore dell’acqua bollente usata si librava attorno alla stanza in piccole nuvolette, rendendogli quasi impossibile riuscire ad asciugarsi.

In un angolo, vicino alla vasca, c’erano ancora i vestiti della sera precedente; con tutto il trambusto, si era dimenticato di portarli con sé in camera.

Stando attendo a non provocare altre fitte provenienti dalla sua schiena, Brian si abbassò quel tanto che bastava per poterli prendere in mano: per prima, gli capitò tra le mani la maglietta, quella di cui non voleva comunque staccarsi. A Kevin aveva raccontato che era stato un regalo ed in quella affermazione c’era un fondo di verità. Era stato un regalo ma in un’occasione speciale, anche se non di quelle convenzionali come poteva essere un compleanno o una festività. Nick gliela aveva mandata durante il suo ricovero in ospedale dopo l’operazione, con un biglietto di scuse per non essere stato presente come un migliore amico avrebbe dovuto.

Ciò che Nick e Kevin non sapevano era che aveva indossato quella maglietta per quasi tutto il periodo della riabilitazione e l’aveva portata con sé in camerino la prima sera dopo il suo ritorno.

Gli aveva dato forza e quel sostegno che Nick in persona non aveva voluto o potuto dargli.

Sospirando melanconicamente, Brian piegò la maglietta e l’appoggiò su un piccolo ripiano. Non aveva il coraggio di buttarla via ma sarebbe trascorso molto tempo prima di poterla indossare liberamente.

Dopo di che, prese la camicia bianca, notando che aveva degli strappi all’altezza del colletto ed alcuni bottoni, i primi, sembravano essere sul punto di staccarsi definitivamente...

... impotente mentre le dita del biondo furiosamente giocavano con i bottoni della camicia, cercando di slacciarli nel minor tempo possibile.

“Questa sera abbiamo deciso di vestirci a strati.” Sussurrò maliziosamente al suo orecchio. “Non preoccuparti, riuscirò a svestirti prima che tu possa anche solo accorgertene.” Concluse mordicchiandogli il lobo.

Brian lasciò cadere la camicia come se fosse improvvisamente diventata incandescente e fece appena in tempo a voltarsi e raggiungere il water, rilasciando quel poco che rimaneva nel suo stomaco. Quando anche gli ultimi conati si calmarono, lasciandolo tremante, Brian appoggiò la fronte sulla ceramica cercando di riprendere fiato.

Nonostante avesse cercato di bloccare qualsiasi ricordo, frammenti continuavano ad illuminarsi non appena qualcosa vi entrava in contatto.

Perché?

Era una semplice domanda ma non aveva una risposta. E sapeva che nemmeno Kevin, colui che sembrava essere in possesso di tutte le conoscenze del mondo, sarebbe riuscito a dargli una benché minima spiegazione. Non ci era riuscito dieci anni prima e, nonostante il suo bagaglio di esperienze si fosse moltiplicato con il passare del tempo, sapeva che nemmeno ora sarebbe stato in grado di alleviare la sua angoscia.

Brian strinse le ginocchia al petto, cullandosi lentamente, inspirando ed espirando lentamente prima di farsi venire un attacco d’ansia. Dopo averne sofferto per qualche anno, sapeva bene come prevenirle.

Non poteva crollare adesso, con tutta una serie di concerti quasi sold out in programma che poco probabilmente potevano essere cancellati senza ripercussioni sulla loro carriera.

Doveva solamente stringere i denti.

 

********

Kevin era ancora nella stanza quando Brian uscì dal bagno, i capelli ancora umidi e con indosso ancora i vestiti che Nick gli aveva recuperato la sera precedente.

Lì per lì, non si accorse che Nick era scomparso.

“Nick è andato a recuperare del ghiaccio.” Fu la spiegazione di Kevin, nemmeno richiesta, all’espressione perplessa del ragazzo quando finalmente si era accorto che Kevin era l'unica persona, oltre a lui, nella camera.

Brian scrollò semplicemente le spalle, non sapendo che cosa rispondergli.

“Nick mi ha detto di ieri sera.”

“Oh.”

“Già. Qualunque cosa fossa successa, potevi aspettare questa mattina per parlarne. Non eri nelle condizioni...”

“Kevin, non incominciare, per favore!” sbottò Brian. “Era qualcosa che dovevo fare altrimenti avrei sempre avuto paura di lui...”

“In che senso?”

Brian era davanti alla finestra, osservando il panorama sottostante risplendere grazie ai raggi del sole.

Dopo la tempesta, veniva sempre il sereno e quello era quello che voleva per la sua vita.

Ieri notte era stata la tempesta che con i suoi tuoni aveva sconvolto il pacifico caos ma ora Brian era ansioso di vedere il sole illuminarsi, facendo capolino da quelle grigi nubi che ancora rimanevano nei paraggi minacciosamente.

Nel riflesso del vetro notò che Kevin lo stava guardando con una strana espressione, forse preoccupazione o forse semplicemente confusione derivante dal suo comportamento. “Il motivo per cui ho dato di matto quando Nick ha cercato di confortarmi è perché lui... il mio aggressore... ne era la sua copia.”

Kevin si lasciò sfuggire solamente un borbottio. “Ora comprendo.” Ammise, quasi in colpa ad avergli urlato dietro per non essersi subito preso cura di sé stesso. Riflesso nel vetro, vide finalmente un sorriso spuntare sul viso ancora stanco del cugino.

“Bri...” incominciò a dire Kevin, non sapendo come iniziare il discorso. Mentre Brian stava nascosto in bagno, alla ricerca di anche un solo grammo di autocontrollo, e dopo che Nick lo aveva lasciato solo per recuperare del ghiaccio per la schiena di Brian, Kevin aveva riflettuto a lungo se parlare o meno del suo incubo. Non voleva far riaprire vecchie cicatrici, anche se aveva una mezz’idea su come quell’aggressione avrebbe potuto scatenare una reazione a catena, risvegliando in Brian ciò che aveva bloccato da anni. “... mi spiace.”

Brian si girò di scatto. “Perché ti stai scusando?”

Kevin si passò una mano fra i capelli, gesto che faceva solamente quando era nervoso. “Perché te lo avevo promesso. Ricordi?”

Brian per un attimo non sembrò comprendere di che cosa il cugino stesse parlando. Poi, un’immagine si formò nella sua mente.

“Bri, mi dispiace tanto...” il tone di voce del ragazzo maggiore era colma di disperazione e senso di colpa mentre stringeva la sua mano destra, l’unica senza aghi o ferite.

“Non è colpa tua.”

“Era il mio migliore amico... se solo non te l’avessi presentato, niente di tutto ciò sarebbe accaduto!” Brian non aveva mai visto Kevin scoppiare a piangere, né senza quella forza ed autocontrollo che lo aveva sempre contraddistinto. Si stava torturando per qualcosa che non aveva potuto prevedere.

Nessuno avrebbe potuto immaginare.

“Kevy... non è colpa tua.” Cercò di rincuorarlo, nonostante le parole uscirono in poco più di un semplice sussurro.

Osservò Kevin alzare finalmente lo sguardo per incontrare il suo e, sotto il lucido velo delle lacrime, poté vedere una luce diversa nei suoi occhi. “Te lo prometto, Bri.” Disse deciso. “Non permetterò che ti succeda un’altra volta.”

“In ospedale.” Mormorò Brian, ritornando con i sensi alla realtà. “Ti stavi tormentando...”

Kevin annuì.

“Ma Kevy – disse Brian, Kevin sorrise sentendo quel nomignolo a cui non era abituato da secoli ormai – l’hai mantenuta. Non è come la scorsa volta.”

“Se non fosse intervenuto Aj, forse...”

“Kevin, no! Con i se e con i ma non si va avanti, guardiamo il lato positivo, okay? Sto bene...”

Kevin accigliò il sopracciglio.

“Fisicamente sto bene!” si corresse allora Brian. “Meglio?” Kevin annuì, anche se era incerto. “E’ uno stupido livido, per l’amor del cielo!” sbottò Brian. Quando ci si metteva, Kevin sapeva come esasperare una persona con il suo protezionismo elevato all’infinito. “Starò più tranquillo quando ti farai vedere da un dottore.”

Brian si lasciò sfuggire un brontolio di insopportazione.

“Puoi fare tutte le espressioni che vuoi ma non cederò nemmeno di un millimetro.”

“Ti odio, lo sai?” sospirò Brian, ritornando velocemente in bagno e riapparendo con in mano dei vestiti.

“Anch’io ti voglio bene, cugino!” scherzò Kevin, ritornando però subito serio. “La proposta di Nick... forse non ha tutti i torti, lo sai?”

“Mh?” chiese Brian, continuando ad osservare gli indumenti che aveva in mano.

“Di parlare con qualcuno.”

“Sto parlando con te, non è abbastanza?” rispose Brian. “Ho parlato anche con Nick, se vuoi faccio una chiacchierata cuore a cuore con Howie ed Aj così sei più tranquillo.”

“Intendevo qualcuno che possa aiutarti.” Kevin non si mosse nemmeno di un millimetro, scegliendo con cautela le parole da usare. “Devo ancora avere il numero della tua terapista, posso fare una telefonata..”

“NO!” urlò Brian seccato.

“Brian...”

“Kevin, non ho bisogno di uno strizzacervelli questa volta!”

“Lo sai che non è una strizzacervelli.”

Brian sospirò. “Lo so ma... mi vorrà far ricordare quello che è già successo e questa è l’ultima cosa di cui ho bisogno. Guardami, dieci anni dopo sono forte abbastanza per uscire da questa storia.” Rispose poi. “E questa volta posso anche contare su altre tre persone, non solamente su di te.” Per quanto lui fosse stato quello ferito maggiormente, anche Kevin aveva avuto i suoi demoni da sconfiggere, in primis un senso di colpa che ancora adesso, ogni tanto, prendeva il sopravvento.

Kevin non rispose immediatamente ma si avvicinò al ragazzo, appoggiando le mani su entrambe le spalle. “Sono solo preoccupato, Brian. Ti ho già visto una volta completamente distrutto e non starò fermo a guardare che accada una seconda volta.” Gli disse con tono fermo, sperando che lui alzasse lo sguardo e lo fissasse ma Brian continuò a tenere gli occhi incollati sul paio di jeans che stringeva tra le mani.  

“Riesci a recuperarmi dell’alcool?” chiese Brian con nonchalance, dopo qualche secondo di silenzio.

Ed era come se il discorso di prima fosse definitivamente concluso.

“Ti vuoi ubriacare a quest’ora?” chiese Kevin, guardandolo stranito e non capendo che cosa centrasse in quel momento. “Non è nemmeno mezzogiorno!”

“Ma... Kevin, lo sai che l’alcool non è solamente qualcosa da bere?” rispose Brian mentre gettava il paio di jeans e la camicia in un angolo. “Aj avrà di sicuro un accendino, quindi mi manca solamente un po’ di alcool per il falò.” Aggiunse, indicando con il dito la pila dei vestiti.

Kevin ricordò immediatamente quello che gli aveva detto solamente la sera precendete.

“Scordati che ti faccio avvicinare a del fuoco! L’ultima volta hai quasi rischiato di diventare una torcia umana!”

“E’ successo tanto tempo fa!”

“Se non ricordo male, era solamente il mese scorso!”

“Dettagli insignificanti!” scherzò Brian.

Kevin si avvicinò al cugino e prese i vestiti. “Di questi me ne occupo io, tu rimettiti a riposare che stasera abbiamo un concerto.”

“Cosa? Mi lasci fare il concerto?” esclamò stupito Brian. Si era aspettato di doverci litigare, chiedere magari il supporto di Nick, Aj ed Howie.

“Cos’è, non ti va?”

“No ma... pensavo che...”

“Che non te lo avrei permesso?”

Brian annuì con un cenno del capo.

“Sarebbe stato solamente fiato sprecato.” Rispose Kevin. “E non ho nessuna voglia di farti litigare.”

“Quanto sei magnanimo.” Fu il commento ironico di Brian. “Avanti, quali sono le tue condizioni?”

“Perché dovrei avere delle condizioni?”

“Perché sei Kevin.”

“E questo dovrebbe spiegare tutto?”

“Esatto. Ah, e sei anche mio cugino, ciò significa che ti conosco da tutta la mia vita ormai!” continuò ironicamente Brian.

“Tu mi farai diventare pazzo prima del tempo!”

“Kevin, la verità è che tu sei già pazzo!” esclamò Nick, entrando nella stanza interrompendo così il dialogo incalzante dei due cugini. Ma, da una parte, era contento di vedere Brian nel suo normale umore, ovvero ironico e pronto alla battuta.

“Ah ah ah. Molto divertente.” Rispose sarcastico Kevin. “L’unica condizione che pongo è che tu ti riposa. Ciò significa niente partite a basket insieme a Nick.”

Brian utilizzò la sua carta preferita, l’espressione da cucciolo tenero, il labbro tremolante al punto giusto e gli occhioni intristiti.

“Non funziona.” Affermò deciso Kevin, voltando la schiena per non dover sostenere quell’espressione. Dannazione a suo cugino che conosceva così bene che pulsanti schiacciare per ottenere quello che voleva.

“Ah! E prima del concerto, ti farai controllare dal dottore.”

“Ma non è giusto! Hai detto solo una condizione!”

“Bleffavo.”

“Nick, salvami tu!”

Nick alzò le mani, in una delle quali teneva un sacchetto colmo di cubetti di ghiaccio, in segno di arresa. “Contro sergente Kevin non ho armi a disposizione. Mi spiace Frick.”

“Sono completamente solo.” Ammise Brian. “Hai vinto. Dormirò quanto vuoi e mi farò controllare.” Aggiunse poi in tono arrendevole.

La verità... non aveva la forza di litigare con Kevin, voleva semplicemente dimenticare il motivo per cui, improvvisamente, Kevin e Nick lo proteggevano come se fosse un fragile oggetto.

O una bomba pronta ad esplodere.

“Grazie Nick.” disse poi, notando come il ragazzo continuasse a tenere in mano il ghiaccio.

Kevin aveva abbandonato la stanza qualche secondo prima, mormorando un semplice “ho un impegno” e scambiando un’occhiata con Nick, della serie “mi fido di te, ora è il tuo turno.”, sguardo che Brian decise di ignorare completamente.

Si sdraiò sul letto a pancia in giù, l’unica posizione possibile per evitare il dolore, anche se ormai era un costante compagno e costante memore.

Nick si avvicinò e si sedette sul letto.

“Posso alzare la maglietta?” gli chiese Nick, non volendo spaventarlo più di quanto già lo fosse.

Brian annuì semplicemente.

Nick alzò la maglietta e non riuscì a trattenere un gemito non appena scoprì il brutto livido, dalle colorazioni tra il nero ed il violaceo e che sembrava davvero doloroso.

“Se prima Kevin voleva farti vedere da un dottore non avendolo visto, Brian, mi sa che appena vedrà questo livido ti porterà diretto in ospedale.” Cercò di scherzare su Nick.

“E’ così brutto?” chiese Brian, rabbrividendo non appena Nick appoggiò il ghiaccio sulla sua pelle.

“Diciamo che è perfettamente in tema con il nostro album, “Black&Blue”!”

“Fa un male della miseria.” Commentò Brian.

“Perché non hai detto niente?”

Brian rimase in silenzio per qualche secondo, cercando le parole esatte. “Non volevo farvi preoccupare. Ancora.” Disse poi. “E’ solo un livido.”

“Dopo averlo visto, non ne sarei così tanto sicuro.”

L’unica risposta di Brian fu un mugugno. Nick si alzò ed incominciò a frugare nella sua valigia. “Ahah! Sapevo di averne ancora da qualche parte!” esclamò prendendo fra le mani una bottiglietta bianca.

“Devo aver paura a sapere che cosa tu hai trovato nella tua valigia?” chiese Brian. Dalla sua posizione, riusciva solamente a vedere Nick inginocchiato per terra, rivolgendogli la schiena.

“Mi ringrazierai per questo.” Rispose Nick, alzandosi in piedi e, dopo essere ritornato al suo posto vicino a Brian, gli mostrò la sua sorpresa.

Antidolorifici.

“Sia ringraziato il cielo!” commentò Brian. “Ed anche Nick, ovviamente!”

“Quindi ora la smetterai di fare lo stoico martire?”

“Dammi subito quelle pillole!”

“Sembri un assatanato!”

“Nick!”

“Okay, scusa!” rispose Nick, passandogli un bicchiere d’acqua e due pillole.

“Grazie.” Lo ringraziò Brian. Nick sorrise.

“Nick, non c’è bisogno che tu rimanga qui con me.” Disse Brian, dopo qualche minuto di silenzio “Perché non vai fuori per un po’, scendi a fare colazione!”

La verità era che voleva rimanere da solo, possibilmente dormire fino a quando fosse possibile.

“Non ho molta fame.” Rispose Nick, prontamente però smentito dal brontolio del suo stomaco.

“Davvero?”

“Forse un po’ di fame.”

“Vai! Non voglio essere il responsabile del tuo deperimento!”

Nick lo guardò perplesso. “Depe...che?”

“Dimmi che stai scherzando!” esclamò Brian, trattenendo a stento le risate.

“Ovvio che sto scherzando! So che cosa significa!”

“Ah sì? E cosa significa?”

Nick rimase in silenzio, sperando in qualche modo che la soluzione gli saltasse in mente all’improvviso. Quando capì che aveva bisogno del dizionario, o almeno di un computer e google, decise che doveva bleffare.

Ed in quello, era un superbo maestro!

“Non devo per forza dimostrarti la mia conoscenza, mio caro Frick!” ribatté mentre si alzava dal letto. “Passo tra qualche ora con dell’altro ghiaccio, okay?”

“’Kay.” Rispose semplicemente Brian, pronto ad evadere dalla realtà per rintanarsi nei sogni.

“Vuoi che ti porto qualcosa?”

“No.”

“Sicuro?”

“Sì.”

“Sicuro che non vuoi qualcosa oppure sì, voglio qualcosa?”

“Nick!”

“Scusa! Mi stavo accertando di aver capito bene!”

Nick era già di fronte alla pronta, mano sulla maniglia per aprirla, quando Brian lo richiamò.

“Non dire niente a Kevin.” Gli chiese. “Probabilmente, incomincerà a pensare che possa entrare in qualche circolo vizioso quando in realtà ho semplicemente mancanza d’appetito!”

“Tranquillo, non glielo avrei detto comunque!” rispose Nick. “Tra di noi dobbiamo darci una mano e sappiamo quanto paranoico il sergente maggiore possa diventare.”

Nick uscì dalla stanza e Brian, prima di addormentarsi, pensò con tristezza che questa volta non c’era stato nessun bacio sulla fronte come augurio di un pacifico sonno.

Tutto tra loro era tornato come prima.

Sfortunatamente.

 

********


E dopo tanto penare, ecco il tanto sospirato settimo capitolo!

Ho avuto qualche problemino, la mia ispirazione sembrava essersi addormentata (in realtà, aveva deciso di occuparsi di altre idee) e non sapeva che cosa infilarsi in questo capitolo. Ed invece eccolo qua, quasi otto pagine! Certo che é proprio strana ^__^

Ad ogni modo, spero di non lasciarvi per troppo tempo con il prossimo capitolo. A differenza di questo, so già come elaborarlo quindi devo solo lasciare spazio all'ispirazione. E, grazie al cielo, sarò lontana km perché, piccolo indizio per il prossimo, Nick non si comporterà da angioletto! 

Ma ci stiamo avvicinando ad un punto importante quindi un po' di tensione é quello che ci vuole!

@Kia85: aspettati ben altro che una bolla che scoppia! Mwahahahahahahahah! Scherzi a parte, io so che cosa quel pazzo ha in mente e, ti assicuro, che questa é solamente la punta dell'iceberg! Già tremo un po' per quando finalmente si scoprirà che cosa é successo dieci anni prima...

Cinzia

   
 
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