Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: berlinene    11/08/2010    2 recensioni
Uno spin off-what if delle vicende del "Diario"... o, come dice il titolo, un'altra possibilità: per i protagonisti, in un momento in cui ormai nessuno di loro ci sperava più, e per voi. E per me. Enjoy. [Munemasa Katagiri; Personaggio originale femminile]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Diario di Irene Price genera storie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dichiarazioni

Il giorno dopo, il volo era previsto per il pomeriggio. Nonostante gli avvenimenti della sera prima, Yasu aveva dormito profondamente, ma dover riaffiorare allo stato cosciente era doloroso. Quando dischiuse faticosamente le palpebre, vide la propria mano posata sul cuscino, a pochi centimetri dal naso. Naturalmente, le dita di Katagiri non vi avevano lasciato nessun segno visibile, in fondo si era trattato solo di un lieve buffetto, eppure aveva la sensazione che bruciasse come una ferita aperta.
Era stata stupida, presuntuosa e affrettata, come sempre. Aveva sin da subito percepito l’aura di dolore che Katagiri emanava e proprio quando lui le aveva spiegato tutto, aprendogli il suo cuore in modo tanto sincero, lei, con la sua solita delicatezza, aveva tentato di forzare le sue difese.
Una ragazzina, una stupida ragazzina, ecco cosa sei, Yasuko Wakabayashi, disse una voce ben nota dentro di lei. Quando inizierai ad accorgerti anche degli altri? Il mondo non gira attorno a te, riecheggiarono nella sua testa le parole di Ken.
Ancora una volta era stata cieca di fronte ai sentimenti degli altri e ancora una volta aveva fatto soffrire qualcuno.
Come allora sentì il bisogno dell’unica persona con cui invece l’intesa era sempre stata naturale e perfetta.
Accese il pc e sorrise vedendo che Genzo era online. Quella storia dei gemelli funzionava maledettamente bene.
Niente allenamenti? gli scrisse.
Vado fra poco… per un po’ sono tutto tuo…
Pensa che culo…
Spiritosa… tanto lo so che se mi contatti è perché hai da lamentarti di qualcosa…
Non è vero!:( Hai davvero una pessima concezione di tua sorella…
Rispose lei, seccata che ancora una volta Genzo avesse colpito nel segno. Accettò il suo invito alla videochiamata.
L’immagine sgranata di suo fratello fece un mezzo sorriso e un saluto con la mano, che lei ricambiò. Poi vide le sopracciglia del ragazzo corrucciarsi: “Dove cavolo sei?” le chiese.
“In un albergo a Parigi…”
“Da sola?”
“Sì, vuoi controllare? Posso puntare la webcam nell’armadio o nel bagno…”
“Non cambiare discorso… cosa cavolo ci fai a Parigi?”
“Ho accompagnato Katagiri a un meeting…”
“Katagiri? Munemasa Katagiri?”
“Sì, ci siamo incontrati a Londra e mi ha chiesto di accompagnarlo qua per fargli da interprete” spiegò con un’alzata di spalle.
“Mmmm… non mi sembra bello che tu viaggi da sola con lui…”
Yasu spalancò gli occhi. “Genzo, ma sei fuori? Munemasa è una persona rispettosissima…”
“Lo devi conoscere bene se lo chiami per nome…”
La posa da fratello geloso presa da Genzo, sprofondato nella sedia, braccia incrociate e sopracciglio inarcato, l’avrebbe fatta sbellicare dal ridere, se la sua ennesima intuizione non l’avesse fatta sudare freddo.
“Smettila, sei assurdo… per non dire …obsoleto” lo rimbrottò.
“E mamma non ha detto nulla?”
“No”.
“Appunto, quella già vede il buon matrimonio…”
“Genzo, finiscila, hai delle idee medievali”.
“È troppo grande”
“Ha solo una decina di anni più di noi… e comunque non è successo niente”
“Ma…?”
“Ma niente.”
“… ti piace. Andiamo, Yasu, non è la persona adatta a te.. pensa che scandalo in federazione e poi è vecchio, dai! Torna un po’ qua da me, ti presento…”
“Pensa a trovartela per te la fidanzata e lasciami in pace…”
“Voglio solo che tu non soffra ancora… non sopporterei di vederti di nuovo…”.
“Non succederà, sono forte, ora”
“Sei la mia sorellina…”
“Tornerò un po’ in Germania da te, ok?”
“Posso dirlo a Kalz?”
Yasu rise, mettendosi una mano sul viso. “Sì, ma avvertilo fin da subito che non ho cambiato idea… hihihi… ciao!”
“Ciao, Ya-chan. Non fare le tue solite cazzate”.

Yasu chiuse il pc, ridacchiando. Se non altro Genzo sapeva metterla di buon umore. L’idea di tornare in Germania non le dispiaceva: adesso che era più serena si sarebbe divertita ancora di più! La nuova prospettiva le mise voglia di alzarsi e sistemare le valigie, ma di lì a poco bussarono alla porta.
Munemasa.
“Non ti ho vista a colazione… stai bene?” chiese, non appena Yasu gli aprì.
“Sì, solo… mi sono appena svegliata, devo fare la valigia…” rispose lei, brusca.
“Mi sono permesso di portarti qualcosa…” disse, scostandosi per mostrarle un carrello colmo di cibo. Yasu spalancò la porta per consentirgli di entrare.
Lo stomaco della ragazza brontolò, tradendo il fatto che, effettivamente, aveva fame: si sedette sul letto avvicinandosi il carrellino. Quando fece per prendere qualcosa si rese conto di non sapere da dove iniziare: di fronte a lei c’era l’assortimento completo di tutto quello che le piaceva di più, come se lui avesse scrupolosamente preso appunti di tutto, durante ognuno dei tanti pasti consumati assieme.
Sentì una stretta al cuore. Suo fratello non era l’unico a leggerle dentro, quindi i casi erano due: o lei era troppo cristallina o era l’unica assolutamente negata in quella cosa.
“Non ti piace?” chiese lui, in leggera apprensione.
“No” si schernì lei, agitando le mani. “È tutto così… perfetto… che non so da cosa iniziare… come fai?”.
“A fare cosa?”
“A… sapere quello che voglio. Ken in cinque anni sotto lo stesso tetto non ha mai capito che io il tè lo prendo…”
“Con il latte?”
Yasu lo fissò con occhi sgranati e annuì sorridendo brevemente, ma le labbra presero presto una piega amara. “A sua discolpa va detto, che io in cinque anni non ho capito che a lui piacevano gli uomini. Se ci fosse Soda insinuerebbe che probabilmente neanche Ken si era reso conto che io ero una donna e…”
“Smettila di crogiolarti nel tuo cinismo” la rimproverò lui. Poi, come rendendosi conto di essere stato un po’ duro, proseguì con un tono più dolce. “Anche se invidio la tua capacità di scherzare sulla tua storia e su di te… e comunque Soda si sbaglierebbe…”
Yasu smise per un attimo di ingozzarsi e lo guardò con aria interrogativa.
“Sei una donna eccome, certo, forse un po’ diversa dai canoni giapponesi, perché sei forte, indipendente, decisa… e dici un sacco di parolacce” la rimbrottò scherzosamente. “Ma sei intelligente e affascinante e…” inspirò profondamente e le strinse una mano, la stessa che la sera prima aveva colpito, sfiorandola piano con la sua. “… e ieri sera avrei voluto… invece sono stato solo un villano”. Prese le dita di lei fra le sue, poi le baciò il dorso della mano. “Perdonami” sussurrò, inginocchiandosi.
Yasu arrossì confusa. “Munemasa ma che fai… tirati su…” balbettò. “La maleducata sono stata io…”
“No” sentenziò. “Mi sembra giusto voler guardare negli occhi qualcuno che…”.
“No, Munemasa, avevo fatto tanti bei discorsi sull’aspettare il momento giusto e poi…”
Katagiri si alzò di scatto in piedi, quasi in un moto di rabbia, allontanandosi di qualche passo: “Ma quello era il momento giusto, Kamisama, era uno dei momenti più giusti degli ultimi dieci anni. E invece ho avuto paura…”
“Munemasa…” Quel nome, che non gli era mai piaciuto, gli sembrò miele mentre lei lo sussurrava a fior di labbra, quelle labbra rosee, ben disegnate e… morbide, s’immaginò con un fremito. La guardò avvicinarsi e allungare una mano verso di lui. Il palmo si posò sul suo petto, laddove il cuore batteva forte.
“Munemasa” ripeté, “Credi davvero che vedere qualche centimetro in più del tuo viso cambierebbe quello che provo per te? Mi credi tanto superficiale?”
“Yasu, sei tanto giovane e bella e piena di vita, so che non sei superficiale ma non so cosa provi per me, non oso sperarlo. So solo che io, in questi ultimi giorni, mi sono sentito come non mi sentivo da anni, come se la mia vita fosse ricominciata da dove si era interrotta… come se l’incidente non fosse mai avvenuto… ma la cicatrice sta lì a ricordarmi che, invece, c’è stato e le cose non possono cambiare…”
Yasu ascoltò a bocca aperta quella dichiarazione, bellissima e profonda, a dispetto del tono  pratico e concreto, tipico di Katagiri, con cui era stata pronunciata. La risposta le sgorgò quasi automatica, direttamente dal cuore:
“Cancellare il passato non serve e comunque non si può. Ma si può prenderne atto, e costruirci sopra un presente… e magari un futuro. E lo stesso vale per le cicatrici: puoi nasconderle, ma sono sempre lì. E allora tanto vale mostrarle e farne un punto di forza, ricordando gli errori che ci hanno portato a ferirsi, perché, che ci piaccia o meno, sono la nostra storia…” s’interruppe, mordendosi le labbra. “Ma chi sono io per darti lezioni, come dici tu ‘sono così giovane’ e soprattutto… non sono migliore di te. Anche io sono scappata a nascondermi”.
“Se non altro… tu non hai esitato a mostrarmi le ferite profonde che segnano il tuo cuore…”
“E non ti hanno fatto paura…”
“Solo un po’ di gelosia” sussurrò lui, quasi si trattasse di un segreto.
Ormai erano vicinissimi, Katagiri posò le mani sui fianchi di Yasu, poi, con una, dolcemente, risalì lungo il busto, fino alla spalla e lungo il braccio, fino alla mano ancora appoggiata sul suo petto. Gliela strinse, e la guidò al volto. Lei portò anche l’altra mano sulla montatura e, guardandolo fisso in direzione degli occhi, lentamente, gli sfilò gli occhiali.
Gli occhi della ragazza fissarono per lunghi attimi quel viso paradossalmente nuovo. Le palpebre sbatterono più volte, l’espressione era indecifrabile.
Il ricordo della reazione di Hinata era vivo come non mai e Munemasa era terrorizzato dall’idea di leggere quel misto di pietà e ribrezzo anche nelle iridi color nocciola che aveva davanti.
Ma non accadde.
Lo sguardo di Yasu era serio, indagatore, curioso ma non c’erano né commiserazione né disgusto. Infine una luce vi balenò, ad annunciare il sorriso che di lì a poco si accese sul suo volto. Uno di quei sorrisi puri e solari che lo facevano impazzire.
“Che bello vederti” disse soltanto.

****************

Grazie a tutti i lettori e commentatori.

Grazie in particolare a Sandie Rose, spero che la ff continui a piacerti... ormai è quasi finita ma manca ancora *qualcosina*.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: berlinene