Ad personam:
Cara Scrlettheart, sono proprio contento di poter contare sulle tue puntualissime recensioni. Sisì, Elyon è distratta, ma povera, in fondo è stata svegliata pochi minuti prima nel pieno del sonno... Ora vedremo che proposte ha preparato Carol per il suo ritorno, per evitare di finire chiusa a chiave in una gabbia più o meno dorata. Dovranno essere ben convincenti. Cara Lux, grazie per il tuo graditissimo commento. Anche a me piace la dicotomia tra l'immagine pubblica di Elyon e la sua vita privata. Del resto, se si pensa a quante volte, e quanto profondamente, è cambiata la sua autoimmagine nei tre anni che separano questo capitolo dalla rivelazione della sua identità fattale da Cedric, ci si può quasi meravigliare che sia rimasta una persona abbastanza serena. Carol sembra finalmente impegnata a mettere in disparte il suo abituale ego un tantino ipertrofico per dare un contributo a far concludere bene la storia. Ma sarà sufficiente? Un grazie anche a Silen per la rilettura e i suoi utilissimi consigli. Qualche parola sul disegno: ho cercato di rendere al meglio l'idea dell'abbagliamento dovuto alla lampada durante l'interrogatorio. Pazienza se si vedono pochi dettagli dello sfondo e ei personaggi retrostanti, ma l'intenzione era proprio quella. Buona lettura
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PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua. La profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza. Sul palazzo scende un clima sempre più oppressivo in cui le congiurate utilizzano sia i poteri mentali che l'intimidazione per mantenere il controllo. Settimane dopo, vengono a sapere per caso la profezia infallibile che prevede che la tirannia durerà un anno. Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica e impopolare, screditandola, poi Vera, che ha comunque il rango di una principessa Escanor, la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e eventualmente le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian. Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane, sollevando le gocce dal compito, e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile. Dopodichè, una controfigura di Elyon presenta pubblicamente Vera come principessa al popolo e al Consiglio dei Veglianti; la nuova vice-regina incontra subito un'accoglienza favorevole, anche avendo ammesso di essere una creatura della Luce di Meridian. Nel frattempo Carol, perse le speranze di convincere le altre a desistere, si isola sempre più dal gruppo, finchè viene a lite aperta con le Nemesis e fugge a heatherfield, ma quando incontra Elyon, questa le consiglia di riunirsi al suo gruppo dandole spiegazioni sibilline. |
Cap.54
Ritorno
Meridian
Alle prime luci dell’alba la camera di Carol appare vuota
e triste: le coperte riverse sul pavimento rimarcano il vuoto lasciato
nel letto e la frustrazione di chi lo ha scoperto per primo.
Qualche voce nervosa dal pianerottolo lascia intuire
che sarà una giornata molto particolare.
Il caratteristico baluginio del teletrasporto anticipa
il ritorno di Carol.
Un attimo dopo essersi rimaterializzata accanto al letto,
la ragazza si guarda attorno costernata, accorgendosi di avere i piedi
sulla sua coperta.
Poi, d’improvviso, una mano forte le afferra un braccio
da dietro, e una puntura a sorpresa sul tricipite la fa sobbalzare. “Ahi!”.
Voltandosi, si trova davanti ad uno sguardo ostile fin
troppo familiare, dipinto su una faccia a motivi neri ugualmente ben conosciuta.
“Ora ci devi una spiegazione!”, le intima minacciosa
Nemesis Otto.
Ecco, l’incubo è appena iniziato. Carol lo ha
già vissuto nella sua immaginazione dieci volte, in tutte le possibili
varianti. “Cos’era?”, chiede quasi senza sorpresa.
“Un narcotico”, risponde l’altra, facendo sparire nella
mano una strana manopola coronata di aghetti, poi aggiunge serafica: “Casomai
ti venisse ancora voglia di scappare”.
“Sono tornata di mia volontà”, protesta debolmente
Carol, sentendosi rapidamente pervadere da una calma sempre più
innaturale. I passi concitati, l’aprirsi di colpo della porta… tutto comincia
a scorrerle davanti nella più completa indifferenza, mentre i muri
e le persone attorno le sembrano ondeggiare.
Meridian, sotterranei della torre sud
“Ripetilo ancora una volta!”, ordina, autoritaria, una
delle voci tutte uguali da dietro la luce abbagliante della lampada puntata
negli occhi di Carol.
La prigioniera, afflosciata con le palpebre socchiuse sulla scomoda sedia di ferro, risponde monotona: “Sono andata da Elyon. Lei mi ha detto di tornare indietro. Non ha voluto informazioni. Mi ha detto di tornare per restare unite… e…”, fa una breve pausa, cercando di scacciare la miriade di cerchi luminosi che le si formano negli occhi ogni volta che li muove, “… e calmare le teste calde… perché nessuno si faccia male quando lei tornerà”. “Certo, e magari ci ringrazierà anche! E’ davvero questo che ti ha detto?”, abbaia la figura dietro il fascio di luce, mentre i suoi passi nervosi vengono rimarcati dallo scalpiccio degli stivali. |
“Ha detto che non intende punire nessuno”, esala Carol
debolmente, sforzandosi di tenere su la testa che le vorrebbe cadere a
ciondoloni.
“Eppure lo hai ammesso!”, incalza la voce, “Ti ha rimandata
qui per confonderci! Per indebolire la nostra determinazione!”. La sagoma
imponente e scura si pianta di nuovo a braccia conserte davanti a lei.
“Forse ti ha perfino incaricata di tradirci!”, insinua a denti stretti.
“Basta, Wanda!”, scandisce la voce di Vera, da dietro
la sedia su cui la prigioniera è costretta. “Sta dicendo la verità.
Tutti i suoi ricordi concordano con le sue parole”.
Carol si sente sfilare dalla testa una coroncina carica
di pendenti. Non si era neanche resa conto che gliel’avessero posta.
La lampada viene smorzata, ma una nuvola di tondi verdi
e cremisi rutilanti continua a danzarle negli occhi.
Sente ancora Vera: “La reazione di Elyon l’ha spiazzata,
come ha spiazzato noi”.
Sulla destra, una voce uguale a quella di Wanda tuona:
“Non credi che possa aver rivelato i nostri piani, e poi fatto alterare
i suoi stessi ricordi solo per salvarsi il didietro?”.
“Se è andata così, ormai il latte è
già versato, ma Carol non ci sta nascondendo niente di quell’incontro”.
Poi il tono di Vera cambia: “Ma vi siete chieste come ha fatto a teletrasportarsi
ad Heatherfield e poi a tornare indietro?”.
Wanda si stringe nelle spalle con sufficienza. “Ovvio.
All’andata ha usato i poteri che le hai lasciato; al ritorno è stata
aiutata da Elyon. Ti avevo avvertito di toglierle…”.
“No”, taglia corto Vera, “Io le avevo già tolto
tutti i poteri fin da ieri pomeriggio”.
“Allora avrà ottenuto un sigillo di teletrasporto.
Pao Chai ne aveva tenuto uno, vero?”.
“Ipotesi errata, mia cara. Vuoi spiegarlo tu, Carol?”,
le dice, con il tono di chi sa già la risposta.
La prigioniera realizza lentamente che si stanno di nuovo
rivolgendo a lei, e alza gli occhi annebbiati. Ora l’abbagliamento si è
esaurito, e riesce a vedere i visi delle quattro interlocutrici di fronte,
anche se fuori fuoco. Risponde, con tono piatto: “Ho acquisito poteri tutti
miei”.
Le tre in uniforme fanno facce sorprese tutte uguali.
“E come hai fatto?”, chiedono in coro.
Carol si sforza di trovare le parole giuste: “Un po’
di mio…”.
“E poi?”, incalzano all’unisono.
“…Copiando le memorie dei dignitari…”.
“Ma soprattutto…”, sollecita Vera senza curiosità.
“…Leggendo i libri della biblioteca”.
La rivelazione viene accolta da un attimo di silenzio
stupito. Solo la Grande Sorella ha mantenuto l’espressione da ‘cosa vi
dicevo?’.
“Ma… E quando saresti andata in biblioteca?”, domanda
perplessa una delle Nemesis, “Ti abbiamo sempre tenuto d’occhio giorno
e notte…”.
“Viaggio astrale”, risponde Carol, mentre le palpebre
le pesano sempre più. “Extracorporeo”.
Vera si china, avvicinandosi minacciosamente con il viso.
“Sapevi che era vietatissimo! E ora, dammi un solo motivo per non rinchiuderti
in camera tua, sotto sedativi da adesso all’eternità!”.
La prigioniera fa spallucce: in fondo, dopo due mesi
di ansia e di frustrazione, quel farmaco le ha regalato un’ora di tranquillità
che neanche l’interrogatorio è riuscito a guastarle del tutto.
“Allora, Carol?”. Vera comincia a temere che non otterrà
risposta. “Avanti, dammi uno straccio di motivo… O vuoi trasformarti in
una reclusa drogata?”.
Una drogata… questa parola evoca nell’altra immagini
remote, fin troppo cupe. Da lontano, una briciola del suo amor proprio
torna a luccicare. Rialza lo sguardo. “Perché ti posso essere utile”.
“In che modo?”, chiede Vera. Sembra sollevata, come pronta
ad accettare qualunque sciocchezza, pur di non essere costretta a mettere
in atto la sua stessa minaccia.
Carol si sforza di recuperare un minimo di volontà,
e di ricordare le proposte che si era accuratamente preparata prima di
tornare. “Sono l’unica che conserva i poteri anche quando si trova lontana
da te”, risponde, parlando lentamente. “Posso andare sulla Terra, comprare
quanto vi serve, e portarlo a Meridian. Però, lasciami fuori dai
tuoi progetti di tirannia”.
Vera annuisce con espressione di sufficienza, ma gli
occhi le brillano. “Potrebbe essere utile. Wanda, falle l’antidoto!”.
L’altra non sembra convinta. “Ma… ti fidi ancora di lei?”.
“E’ tornata spontaneamente, no? E poi, ti assicuro che
non ci sta nascondendo più niente. Rimettila in piedi, intanto!”.
Wanda fa apparire nella mano una manopola simile alla
prima, ma di un colore diverso, e la preme nell’incavo del braccio di Carol.
Dopo aver percepito la puntura, lontana come un ricordo
sepolto, l’altra sente lentamente una vena di lucidità diffondersi
nei suoi pensieri. Scuote il capo, come per scrollarsi di dosso le nebbie
del narcotico.
“Carol”, riprende Vera quando lo sguardo dell’altra è
tornato quasi normale, “La tua proposta mi interessa. E se tu non vuoi
stare con noi contro Elyon, allora mi accontenterò che tu non sia
contro di noi”. La squadra un attimo, come indecisa. “Ma che garanzie puoi
darci che non ci tradirai?”.
Carol sa che la sua parola, ormai, non vale molto. “Potrai
esaminarmi la memoria quando vorrai; anche con narcotici, se lo riterrai
necessario”. Scuotendo le spalle, aggiunge rassegnata: “Tanto, ormai
sai già tutto di me”.
“Prometti anche di non contattare Elyon?”.
“D’accordo, non lo farò di nascosto; però,
potrei esserti utile anche come messaggera, non trovi?”.
“Messaggera? Non credo. Comunque ho capito l’idea che
ti sei fatta”.
“Ne sono sicura: è stata lei a volerci qui”.
Vera storce il viso. “E’ tutto un trucco per confonderci,
è chiaro, e tu le hai creduto. Del resto, ci ha pur sempre mentito:
o a te stanotte, o a me quando ha raccontato di Kandrakar”.
Con tono prudente, Carol azzarda: “A me, invece, ha detto
che quella storia te la sei inventata tu”. Aggiunge, con l’ombra di un
sorriso: “Ha aggiunto anche che sei stata geniale”.
“Bugiarda!”, si adombra Vera.
“Ce ne saremmo accorte tutte, se Vera ci avesse ingannate”,
interviene Wanda, “Non dimenticare che possiamo leggerle i pensieri anche
quando non sa che siamo presenti”.
Carol preferisce tacere. Questa sicurezza le sembra eccessiva:
allo stesso modo, pensa, anche lei si sarebbe accorta se Elyon avesse mentito…
e anche la stessa Vera, quella volta. Quindi, c’è qualcosa che non
torna!
Si rende conto che le altre hanno captato la sua riflessione.
Se pronunciata, forse sarebbe suonata come una polemica; essendo solo un
pensiero, invece, acquisisce più credibilità.
Wanda si volta verso Vera con una punta di sospetto.
L’altra lo nota e risponde, irritata, alla sua domanda
non posta: “Se vi avessi annebbiate per nascondere una bugia, perché
non avrebbe fatto effetto su Carol?”.
Lo sguardo sospettoso di Wanda non si attenua. “Vera,
perché quella volta non ti ricordavi più di Michael?”.
“E chi…”. Socchiude gli occhi, per ricordare, poi preferisce
leggere la risposta nel pensiero dell’altra. “Il mio… ragazzo?”. Si stringe
nelle spalle. “Forse avevo cose molto più importanti di un ragazzo,
non ti pare? Mi preoccupavo per voi!”.
Wanda alza un sopracciglio, scettica. Poi gira lo sguardo
verso le altre due Nemesis accanto a lei, vedendole confuse. “Beh, non
importa”.
Vera conclude con malumore: “L’interrogatorio è
finito. Voglio rifletterci, poi ne riparleremo dopo pranzo”. Ad un suo
cenno, la grande lampada a piantana posta davanti alla sedia dell’interrogata
inizia a strisciare velocemente verso l’angolo opposto della stanza. Non
le piacciono i metodi aggressivi di Wanda, ma almeno le permettono di fare
la parte della ‘buona’ in queste sgradevoli circostanze.
D’improvviso qualcosa arresta il movimento della piantana
a metà percorso, che rimbalza indietro e si rovescia. Quando la
sfera luminescente si frantuma sul pavimento di marmo, lo schianto e lo
scroscio di schegge lattescenti fanno sobbalzare tutte per la sorpresa.
Dopo un attimo di oscurità e di sbalordimento
si accende una luce sul soffitto, e realizzano che nella stanza c’è
Irenior, che si sta massaggiando la fronte masticando orrende imprecazioni
in quattro lingue diverse, compreso il meridiano antico.
Appena svaniscono le stelline, questa si rende conto
di essere l’oggetto di cinque sguardi attoniti. Fa un sorrisino ingenuo.
“Ehm… piccolo il mondo, vero, ragazze? Stavo solo cercando una lampada…”.
Prima che alcuna trovi le parole per rispondere, accanto
a lei si rivelano anche le figure variopinte di Paochaion e Theresion.
Terry si avvicina all’infortunata per esaminarle il bozzo
sulla fronte. “Roba da poco. Per fortuna hai dei bei respingenti,
se no a terra ci finivi tu, invece della lampada!”.
“Ma… dico!”, protesta Vera. “Ci stavate spiando?”.
“Ma no”, si scusa Pao con un sorrisino imbarazzato. “Non
volevamo disturbarvi…”.
“E poi, ci stavamo adeguando all’andazzo generale”, spiega
ironica Terry, “Non volevamo essere da meno di voialtre”.
“E’ facile scherzare, per voi”, brontola una delle Nemesis,
“Credete che ci piaccia quello che stiamo facendo?”.
Vera sente che dovrebbe interrompere quella polemica
prima che degeneri, ma Pao la precede.
“Allora, Carol è tornata con noi, vero?” chiede
ansiosa, “Non la punirai?”.
“Punirla?”. Vera si guarda attorno, incerta. “Nnnno…
Però dovremo prendere delle precauzioni”.
“E sarebbero?”, si acciglia Carol. “Più che farmi
leggere la memoria sotto narcosi…”.
Vera riflette prima di rispondere. “Allora… dunque… ah,
sì: primo, ogni conoscenza dei nostri piani verso Elyon e le Guardiane
ti sarà preclusa”.
Wanda aggiunge: “Ogni tuo tentativo di raccogliere informazioni
sul nostro sistema difensivo sarà punito! Non accetteremo scuse,
se sgarrerai!”.
“Non fraintenderci”, chiarisce Vera cercando di addolcire
la pillola, “Non ti stiamo accusando di tradimento. Ma, andando sulla Terra,
ti esporrai al rischio di essere catturata, o che ti leggano il pensiero.
E lo stesso vale anche per chi ti accompagnerà”.
“Senza il guinzaglio, voglio sperare”, osa ironizzare
Carol, ricambiata da tre occhiatacce delle Nemesis.
“Non uno per cani, tranquilla”, le risponde Vera; il
suo ghigno divertito lascia intuire che ha qualcos’altro in serbo per lei.
“Un’altra cosa: tu non copierai i ricordi di nessuna di noi, a meno che
non te lo abbia ordinato io”.
“E’ una raccomandazione superflua. Se non l’ho fatto
finora…”.
“Persona avvisata, mezza salvata”, taglia corto Wanda.
Vera si avvicina alla porta. “In breve: puoi capire da
sola le cose che non accetteremo”. Saluta tutte con un cenno e si volta
per uscire, seguita da Wanda. Poi ci ripensa. “Ah, Carol…La biblioteca
proibita è detta ‘proibita’ per un motivo molto importante”.
“Cioè?”.
“Perché è proibita!”.
Meridian, anticamera della sala del trono, nel pomeriggio
Sta funzionando alla grande, si compiace Paochaion: anche
lei è in grado di rendersi invisibile come le Nemesis. Le guardie
tarchiate, impettite accanto al portone serrato della sala del trono, non
l’hanno notata.
Quasi trattenendo il fiato, si avvicina al battente laccato
di celeste e oro. Neanche quello è un ostacolo, quando si ha il
potere di attraversare…
Inaspettatamente, una mano tesa emerge dalla superficie
del portone proprio davanti al suo viso.
“EEEEEK!”.
Allo strillo di Paochaion, le due guardie sobbalzano.
“Eh…”. “AH!”. Un elmetto metallico cade con clangore e rotola sul pavimento
lucido.
Subito dopo, la mano misteriosa viene ritirata attraverso
il battente.
Pao resta faccia a faccia con i due soldati, che portano
la mano all’elsa, perché il suo strillo l’ha rivelata alla loro
vista.
“Ehm… salve!”, saluta con un sorriso tirato.
“Lady Paochaion!” tuona uno dei due lasciando la spada,
“E’ uno scherzo, o stavate cercando di entrare di nascosto?”.
“Io…io volevo solo fare una sorpresa alle… alle mie amiche”.
L’altro soldato la guarda severo, riaggiustandosi l’elmetto
sulla testa. “Sua Altezza ci ha raccomandato di non disturbarla. Siamo
qui proprio per impedire qualsiasi sorpresa”.
“Quand’è così… ripasserò più
tardi”, si congeda con un sorriso imbarazzato, ed esce dirigendosi al vano
scale.
Che figura… E poi, a ripensarci, è certa che era
solo la mano di Carol. Magari stava dimostrando i suoi nuovi poteri a Vera.
Al diavolo! Nessuno guarda… è il momento di teletrasportarsi.
Quando la sala del trono si forma attorno a lei, subito
Pao nota Carol in piedi vicino alla porta, faccia a faccia con Vera;
vicino si trovano anche le guardiane Will e Cornelia,
e Elyon, che, dal cipiglio, sembra impersonata da una Nemesis.
Per un attimo, il suo spirito di ritrattista riemerge:
vedere la sua amica e la copia della guardiana della Terra fianco
a fianco permette un interessante paragone. A parte le ovvie differenze
del costume e dei capelli, il suo occhio critico individua anche la maggior
altezza di Carol, e differenze più sottili nella forma degli zigomi
e del mento.
“Facciamola breve”, dice Carol, sfilandosi una coroncina
con pendenti laccati a colori vivaci e porgendola a Vera. “Ho gli stessi
poteri di prima, ma sono tutti miei”.
“Non proprio gli stessi”, puntualizza Vera. “Neppure
io avrei saputo fare il salto dimensionale tra i mondi, senza usare il
Cuore di Kandrakar”.
“Che dici?”, si stupisce l’altra. “E’ stato un banale
teletrasporto, te l’ho detto. Ho letto le tappe intermedie toccando il
sigillo che avevi lasciato a Pao, e le ho semplicemente ricordate”.
“No, è qualcosa di più”, insiste caparbia
la principessa.
“Se lo dici tu…”, si arrende Carol, per niente convinta,
ma è meglio non contraddire la Grande Sorella in questo frangente.
“Abbiamo finito le prove?”.
“Vai pure”, la congeda Vera, ignorando lo scetticismo
mal nascosto. “Stasera, a cena, parleremo della tua missione di domani”.
Mentre Carol lascia la sala del trono, scortata dalla
guardiana Cornelia, uno dei soldati entra e saluta marzialmente
rivolto a Elyon. “Vostra Altezza, Vi informo che poco fa abbiamo
fermato lady Paochaion che stava cercando di introdursi furtivamente in
questa stanza”.
“Va bene”, sbotta la regina di malumore. “Meno
male che ci siete voi”. Li congeda con un gesto.
Per un attimo, Pao ha la sgradevole impressione che Sua
Altezza stia guardando proprio nella sua direzione, ma poi torna a
rivolgersi alla porta che si sta chiudendo dietro le guardie.
Cessato allarme. Può restare ancora qualche minuto
per sentire i commenti.
Vera si sfrega le mani per la soddisfazione. “Questi poteri
di Carol sono una fortuna insperata! Ci aprono nuove possibilità”.
“Speriamo”, sbotta scettica Wanda, nuovamente nei panni
di Will. “Però non ho capito una cosa: che differenza c’è
tra teletrasporto e salto dimensionale?”.
Incamminandosi piano verso un divano lungo il muro, Vera
cerca le parole più adatte: “Il teletrasporto… ecco, permette
solo di muoversi solo tra luoghi connessi anche nello spazio. Segue una
traiettoria, come un normale spostamento, anche se può attraversare
le barriere materiali”.
“E il salto dimensionale?”, incalza la regina,
che, assieme a Will, l’ha seguita vicino al divano.
Vera si accomoda. “Il salto dimensionale può anche
essere fatto tra universi paralleli non connessi”.
“Come Kandrakar?”, chiede Elyon, sedendosi accanto.
“Sì. E come il metamondo e la Terra. E’ per questo
che ci è servito il Cuore di Kandrakar per arrivare qui”.
I visi delle altre lasciano trasparire un po’ di costernazione.
“Ma allora, tu non sei in grado di fare il salto dimensionale, e Carol
sì?”, chiede ancora la regina.
“Beh, che ci vuole?”, ribatte Vera piccata. “Lo ha di
certo trovato scritto in qualche testo nella biblioteca proibita. Potrei
cercarlo anch’io, anzi, lo farò prima o poi. Ma non mi interessa,
ora”.
“E il portale naturale della leggenda?”, insiste Will.
“Ce ne avevi parlato in albergo a Midgale”.
Vera scuote il viso, facendo oscillare i capelli. “Solo
una leggenda, credetemi”.
In piedi immobile in un angolo, Paochaion decide che il
discorso non le interessa più. Andrà subito a congratularsi
con Carol: è stata riammessa nel gruppo, e le è già
stata affidata una missione che può svolgere solo lei. Anche il
fatto che sia scortata dalla ‘simil-Cornelia’ ha un significato: facendole
vedere insieme si vuole rimarcare ai meridiani che, nonostante la somiglianza
evidente, le due non sono la stessa persona.
Rallegrandosi per questo, Pao inizia la sequenza.
L’incantesimo dell’invisibilità copre i deboli
scintillii della sua dislocazione.
“Funzionano alla grande”, esclama Nemesis Quindici rivelando
la sua presenza, mentre si sfila un paio di occhiali dalle lenti iridate.
“Con questi occhiali anti-ipnotici riesco a vedervi tutte”, dice rivolta
verso un angolo della sala che sembra vuoto.
“Ne ero sicura!”, si compiace Vera, alzandosi per prenderli
dalla mano di Nemesis Quindici.
“Avete notato Pao che curiosava?”, chiede la Nemesis.
“Era qui, ma si credeva invisibile”.
“Sì”, annuisce Elyon ancora seduta. “La
vedevo, dopo che tu ci hai mandato il segnale telepatico della sua posizione”.
“E’ fastidioso” sbotta Will, “Pao è dei
nostri, sì o no? Perché è entrata di nascosto a spiarci?”.
“Non darci peso, era solo curiosa”, la giustifica Vera.
“Comunque, Dora, hai fatto bene a non rivelarti finché lei è
rimasta qui”, aggiunge rigirandosi tra le mani gli occhiali iridescenti.
“Questi equipaggiamenti nuovi sono segretissimi”.
“Katja, prego!”, la rimprovera Nemesis Quindici.
“Dora sono io!”, protesta Sua Altezza, ancora
sul divano.
“E prendi anche questo”, aggiunge la prima, sfilandosi
una coroncina fatta da due catenelle che tengono allineate piccole piastre,
decorate da iscrizioni arcane. L’argento luccica alla luce del sole che
lo investe attraverso il finestrone.
Vera resta a bocca aperta prima di prendere il talismano.
“La indossavi? Sai che non l’avevo notata?”.
“Adesso ti fai ingannare dai tuoi stessi incantesimi,
sorellona?”, la provoca Elyon.
“Significa che funzionano davvero bene”, ribatte Vera
un po’ stizzita. “Con questa coroncina addosso, nessuno può captare
i nostri pensieri se non li trasmettiamo intenzionalmente”.
“Non vedo l’ora che ce ne siano per tutte noi”, sospira
Will, infilandosi gli occhiali anti-ipnotici con delicatezza adorante
e guardandosi in giro soddisfatta.
“E’ questione di pochi giorni”, risponde Vera. Poi si
rivolge verso un angolo della sala che pare deserto: “Nemesis Dodici, fatti
vedere!”.
La Nemesis in divisa si rivela alla vista. “Mi chiamo
Diana, ricordi?”.
“Certo, Diana, ricordo benissimo”, le sorride. “Senti,
tu non dovevi chiedere scusa a Carol per averle messo le mani addosso?”.
“Non ne ho ancora avuto occasione”, risponde l’altra
con una scrollata di spalle un po’ stizzita.
“Te la darò io. Domani sarai tu ad accompagnarla
sulla Terra”.
L’altra resta interdetta. “I…io?! Perché proprio
io?”.
Con un sorriso sornione, le principessa le risponde:
“Te l’ho già detto: avrai un’occasione per chiederle scusa”.
L’altra stringe i denti rimuginando oscure maledizioni.
“Ma ti rendi conto che, senza i tuoi poteri, potrò fare molto poco,
se lei decide di scappare? Anche con questi occhiali e questa coroncina…”
Vera fa un ampio gesto di diniego. “Portarli sulla Terra?
Non se ne parla! Questa roba è top secret. Se dovesse finire nelle
mani sbagliate, saremmo perdute”.
Diana resta incredula a questo rifiuto. “Ma… come farò
a sorvegliare Carol, allora?”.
“Non credo che lei farà strani scherzi. Ciò
che temo di più è che le vere guardiane o l’Oracolo possano
catturarvi o leggervi il pensiero, visto che sarete da sole nel loro terreno.
Ci fideremo di lei, Dora… scusa Diana. Perciò dovrò ripulire
i tuoi ricordi da parecchie cose importanti, prima che partiate”.
“Ma che ci vado a fare, senza poteri?”, chiede Dodici
sempre più alterata. “A portarle la borsetta?!?”.
“Tu sarai la sua scorta”, risponde Vera con calma, “E
la testimone del suo comportamento”.
“Testimone?!?”, grida Diana, “Sarò in suo potere!!!”.
“Certo”, le sorride, “Così vedremo come lo userà”.