Ci sono dei momenti, strani, particolari, speciali, rari, durante i quali l'unica cosa che vuoi sentire è il suono del tuo respiro. Ma ti infili le cuffie, per scacciare via la malinconia e per non sentirti solo, mentre guardi la pioggia.
O, almeno, così la pensava Katie.
Era una ragazza particolare, introversa, filosofica e contraddittoria.
Usava soltanto colori lavabili e decorazioni rimovibili, per dipingere, perché aveva una sola tela. Sé stessa.
Infilava parrucche, applicava lenti, dipingeva le unghie, gli occhi, le labbra. Tingeva i vestiti, li cuciva, li stirava e li stropicciava; creava dal nulla magliette usando dei fazzoletti. Era indecisa se fare un tatuaggio o no, una volta. Ma poi aveva deciso che no, non lo avrebbe fatto. Per due semplici motivi. Per prima cosa, non si sarebbe mai perdonata di aver rovinato per sempre la tela per un capriccio momentaneo. E poi, motivo ultimo ma il più importante: nessuno, nessuno, nessun’altro avrebbe mai potuto dipingere sulla sua tela.