Allora... che
dire? beh... io in questa ff ci ho messo davvero tanto di me stessa, ma
questo ve lo dirò al momento giusto XD
*non sa più che dire* beh, vi lascio alla lettura ^^ grazie
di cuore a chi mi segue e un abbraccio grande a chi recensisce, senza
di voi non so come farei ad andare avanti con questa storiella **
*adesso smettila però! ndlettrici* *oh si scusate ndme* *se
ne va XD*
Quelle
sensazioni, cosa diavolo mi stava
accadendo?
Dopo che avevo portato a Reita i dolcetti che avevo comprato ci eravamo messi a parlare, finendo in un discorso sulla televisione Giapponese… Gli avevo detto che non ci capivo niente di Giapponese così lui insistette per illustrarmi un po’ la grammatica della sua lingua. Avevo acceso la TV e ci eravamo messi sul divano a discutere in un inglese un po’ titubante ma era divertente. Ero andato a prendere una lavagnetta magnetica dove potevamo scrivere e sbizzarirci, ma l’avevo presa principalmente per capire come scrivere i segni Kanji, sono i più difficili tra tutti gli altri.
Io cercavo di
scrivere il meglio possibile ma lui
continuava a fare segno di no con la testa e a ridere, così
dopo un po’ decise
di farmi una dimostrazione e di disegnarli lui i segni… io
non ero per niente
d’accordo, volevo riuscire a capire da solo… Ci
avrei scommesso che prima o poi
sarei riuscito a scrivere qualcosa in giapponese.
Lui
cercò di prendermi di mano la lavagnetta ma io
la nascosi dietro la schiena e nel tentativo di prenderla mi cadde
addosso
schiacciandomi tra il suo corpo e la pelle del divano.
La sua mano mi
percorreva il fianco destro mentre
il mio cuore cominciava a battere all’impazzata. Mi girava la
testa e mi
sentivo bollente.
Cercai di
riprendere il controllo ma non
desideravo altro che quella mano e quel corpo… e quelle
labbra. E… lui.
Non sapevo che
fare, ero nel panico ma ci pensò
lui…
Fece scivolare
la sua mano dietro la mia schiena e
mi strappò di mano la lavagna magnetica staccandosi da me
improvvisamente.
Sentii che mi stavo calmando, quel calore… quel corpo mi
aveva abbandonato… ma
quel poco tempo insieme, i nostri respiri insieme…
meraviglioso.
Si mise a
ridere e scrisse qualcosa sulla
tavoletta.
R: che
c’è scritto? Vediamo se hai imparato…
Lessi… non sapevo minimamente che ci fosse scritto su quella lavagna magnetica.
Ai…
e poi? Non avrei mai indovinato… mi arresi.
Si
avvicinò a me e mi sussurrò qualcosa in
giapponese nell’orecchio.
R: Aishite iru
kiro…
K: cosa? Oddio
non ho mai sentito questa parola…
Il suo soffio
sulla mia pelle… oddio. Volevo
sapere assolutamente cosa significava quello che mi aveva appena detto.
Si, ero
curioso.
Girarono delle
chiavi nella serratura, gli altri
erano arrivati. Reita si staccò da me di colpo e si
ricompose.
Entrarono in
casa.
Y:
ehy kiro! Non dirmi che
non hai fatto nien...
Vidi shin
immobile davanti alla porta d’entrata
con gli occhi luccicanti e risi fra me e me.
R: konnichiwa
S: oddio kiro,
che ci fa lui nel nostro divano?
Strify corse
verso di me con lo sguardo allucinato
e gli occhi sbarrati.
K: ehm, ci sta
seduto?
Reita rise
mentre gli altri erano troppo
imbambolati per farlo.
S: intendo
dire, come mai un bassista così famoso
sta a casa nostra? Lui, oddio…
K: beh,
ecco… oggi casualmente ci siamo incontrati
in giro un paio di volte e così abbiamo deciso di venire a
casa, là fuori si
gela. Perché, non vi va bene? Lui era qui perché
faceva visita ad Aoi che abita
con la sorella qua a fianco. E poi se Reita non mi avesse aperto il
portone qua
fuori sarei ancora là a congelarmi.
Sh:
wow
Shin
sospirò e si passò la mano destra nei
capelli. Era evidentemente accaldato.
Y: beh,
già che ci siamo… noi adesso facciamo
qualcosa da mangiare. Reita, vuoi unirti a noi?
Io lo guardai
pregandolo con gli occhi di restare
ma lui scosse la testa.
R: arigatou,
ma non posso rimanere. Sono stato
fuori già per fin troppo tempo. Ci sentiamo in giro e grazie
ancora a tutti,
piacere di avervi conosciuti.
Ero un
po’ triste, ero stato così bene con lui
quella mattinata…
Sentii la
porta di casa chiudersi alle sue spalle
e sospirai. Ci saremmo di sicuro rivisti presto.
Mi preparai al
terzo grado dei miei amici che
arrivò molto presto da dei cinema bizarre sconvolti.
Spiegai loro
tutta la storia e dopo un po’
decidemmo di mangiare dato che erano ormai le due e alla fine del
pranzo
mangiammo la torta fredda al cioccolato che avevo comprato, era
buonissima.
Mi rintanai in
camera mia dicendo che mi sentivo
poco bene, e in effetti era vero. Mi girava la testa e non riuscivo
nemmeno a
stare in piedi perché sentivo i crampi alla pancia,
cavoli… ci mancava anche
questa, il gelo di Tokyo non mi aveva fatto molto bene.
E che cavolo
mi aveva detto Reita? Dovevo
scoprirlo al più presto.
Cercai di non
pensarci e mi misi a guardare un
programma musicale nella mini-televisione che c’era nella mia
stanza. Mandarono
una canzone dei GazettE, vidi Reita nel video e sorrisi diventando
tutto rosso.
Che diavolo mi stava accadendo? Lo conoscevo da solo un giorno
dopotutto…
Cassis, la mia
preferita… che canzone
meravigliosa, è grazie a questa canzone che ho conosciuto
questo gruppo
giapponese. Ah, quando sono arrivato qua speravo di poterli incontrare
ma non
pensavo che sarebbe successo veramente. Poi Reita da vicino
è ancora più
perfetto, quella sua fascetta che non si toglie mai gli da un tocco
di… di…
originalità? No, lui è tutto
originale… non è per niente monotono, trova
sempre
qualcosa di strano da mettere.
Mi sedetti sul
letto per vedere meglio il video,
da distesi era difficile e mi girava la testa.
Sentii la
testa bollire, sembrava che
all’improvviso dentro la stanza ci fosse troppo caldo. Mi
alzai per aprire la
finestra ma mi dovetti risedere sul letto perché il mal di
testa era aumentato.
Forse era la musica troppo alta che mi faceva quest’effetto.
Presi il
telecomando per abbassare il volume ma
rimasi scioccato dalle parole che disse Ruki, non ne avevo mai fatto
caso, ho
ascoltato milioni di volte questa canzone.
“ashita
anata no kimochi ga hanarete mo
kitto kawarazu aishite iru
ashita anata ni boku ga mienakute mo
kitto kawarazu aishite iru.”
Aishite
iru… Reita mi ha detto la stessa identica
cosa.
Presi subito
il computer e dopo aver aspettato
un’eternità che si accendesse ho cercato la
traduzione del testo di Cassis dal
giapponese al tedesco.
Aishite
iru… Ich liebe
dich. O Mio Dio.
Mi sentii
mancare l’aria e riuscii a stare in
piedi per miracolo. Aprii la finestra per prendere un po’
d’aria fresca che mi
calmasse, feci respiri profondi… Non ci credevo. E
perché mi aveva detto
quello? Ci conoscevamo da neanche un giorno. Magari lo ha detto solo
per
scherzare.
Basta
paranoie, il fatto è che me lo ha detto
così… così… oddio.
Dopo un
po’ mi sedetti sul letto ancora
frastornato e non molto lucido e mi presi la testa in mano, constatando
che
avevo la febbre alta. Decisi di stendermi e dormire un po’.
Oddio.