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Autore: Elendil    11/10/2005    5 recensioni
“ Non mi piace che le persone che uccido ritornino in vita”disse in un sussurro nel suo orecchio.
La sentì ridere piano.
“ Ma io non sono morta...Inuyasha”
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti

Ciao a tutti!

Scusate l’immenso ritardo ma questo capitolo, e soprattutto quello dopo(che posterò successivamente perché è abbastanza lungo…) sono stati veramente difficili da scrivere per una come me che di battaglie e duelli vari ne sa meno di niente.

Senza contare che, con l’inizio della scuola, il mio tempo si è pressoché dimezzato…scusate

Avrei preferito evitarli ma nella trama della storia sono necessari T_T.

Cmq sia, vorrei ringraziare tantissimo tutti coloro che hanno letto la mia fanfiction e che hanno commentato (in particolare un grazie immenso a tigereyes….sono contenta che ti piaccia!Spero di nono deluderti in futuro!!!(soprattutto con il prossimo capitolo e con gli errori di battitura che ne seguiranno….))e Chria che ha avuto la pazienza di leggere in anteprima questo capitolo pressoché disastroso.

Beh ora vi lascio alla storia e….ora mi ammazzerete….per favore commentate(anche in male, si intende)! ^////^

 

 

 

Un solitario soffio di vento sorvolava, leggero, una vasta distesa verde.

Una suggestiva e meravigliosa piana erbosa scampata al lento ed inarrestabile avanzare della foresta.

Leggero accarezzò le corolle ormai avvizzite degli ultimi fiori che ancora non si erano lasciati sopraffare dal gelo dell’autunno imminente.

Volteggiò su se stesso, sfiorando la lucente criniera di un cavallo sorpassando, invisibile, lo sguardo assente del cavaliere che stava sulla sua groppa.

Infine, con un ultimo guizzo di vita si nascose nei sottili fili argentei che, come candidi raggi di luna, ricadevano lucenti dietro le spalle di un mezzo demone.

Sapevano del profumo della notte.

Inuyasha socchiuse lievemente gli occhi, abbagliato dall’accecante fulgore di Naerl.

Il più piccolo fra gli astri dorati che ogni giorno solcavano il vasto cielo di Yarda ora tintosi di un abbacinante color porpora, brillava radioso nel pomeriggio ormai morente.

Senza fretta, apparentemente incurante di ciò che accadeva nel mondo  sul quale ogni giorno si affacciava, sfiorava ora con i suoi raggi infuocati l’aguzzo profilo di lontani monti dalle cime coperte di una candida neve.

Ogni cosa, dall’erba alle fronde degli alberi, alle lucenti armature dei soldati, investita da quella forte luce così incredibilmente simile al bruno colore del sangue, appariva stranamente vivida e reale.

Quasi minacciosa.

Mai prima di allora, le iridi color ambra del mezzo spettro avevano potuto colorarsi dei riflessi infuocati di un tramonto di tale bellezza.

Limpidi specchi di un cielo che, dall’ambra cristallina e pura sprigionata da Naerl, si tingeva di un ambra freddo e velato di oscurità.

Forse era un omaggio.

Un omaggio a tutti coloro per i quali, quel tramonto, sarebbe stato l’ultimo.

Ormai la notte era vicina.

Anche la battaglia lo era.

I capelli argentati del mezzo demone ora vagamente sfumati dal colore del tramonto, si mossero lievemente dietro la schiena fieramente dritta, protetta, come del resto tutto il corpo, solo dalla pesante e allo stesso tempo leggera stoffa dello yukata color rosso fuoco.

Davanti a lui, per più di un chilometro,si estendeva il grosso delle truppe dei Miyoshi: 10.000 fanti, 5.000 arcieri e balestrieri,1.000 soldati a cavallo, 500 orchi delle montagne, 200 draghi, 50.000 mostri, demoni non identificati e creatura che possedesse le qualità adatte alla battaglia, 30 catapulte corazzate, quasi un centinaio di scale per l’assalto ai muri, e in numero trascurabile Picchieri, Alabardieri e paladini.

Inuyasha fece scorrere lo sguardo sulla vasta schiera di demoni fermandosi poi su quelli che componevano la prima fila, quella che per prima sarebbe partita all’attacco.

Dalla postazione lievemente sopraelevata in cui si trovava,poteva a malapena scorgere la figura slanciata di Sesshoumaru spiccare fra quelle ingobbite dei comuni soldati di fanteria.

Da quella distanza pareva una fiamma bianca nel bel mezzo della marea rosso fiammante formata dalle corazze vermiglie dei demoni.

Anche lui indossava unicamente i suoi vestiti perché, come più volte gli aveva ricordato, prima di riuscire a ferirlo, bisognava avere abbastanza coraggio,agilità,velocità e prontezza, senza contare una buona dose di pazzia di avvicinarglisi.

E fino ad allora nessuno lo aveva mai ferito.

La sua figura fiera e nobile si intravedeva appena nell’oscurità incalzante e,molto più avanti,le sagome in nero dei soldati dell’esercito nemico, posti fuori dalle mura, erano a malapena distinguibili dal profilo scuro delle nera pietra.

Per un essere umano, quelle figure avrebbero potuto tranquillamente non esistere nemmeno.

E forse era stato proprio questo l’intento di colui che aveva scelto il colore con cui tingere le armature dei soldati.
Pezzenti.

Loro non avevano bisogno di nascondersi nell’oscurità per poter vincere una battaglia.

Li, davanti alle mura, vi erano fanti, lancieri e cavalieri a cavallo per un totale di 10.000 anime.

Relativamente poche se si prendevano in considerazione le voci che giravano in tutta Yarda sulla potenza e la grandezza militare della città.

Ma forse il grosso delle truppe aspettava all’interno delle mura.

Non si erano nemmeno scomodati ad uscire allo scoperto.

Idioti.

I casi erano due: o stavano sopravvalutando la loro forza offensiva e difensiva,o stavano sottovalutando la loro.

In entrambi i casi si stavano sbagliando.

Le armature e le vesti di un forte colore rosso, forse in onore dello Yukata che lui indossava e che, fin dall’inizio della guerra di conquista era sempre stato visto occhieggiare nelle prime file mentre lui, come una furia omicida, si divertiva a fare stragi dei nemici, macchiavano l’omogeneo verde della pianura come il vermiglio colore del sangue di una ferita appena aperta.

Se li stavano sottovalutando…allora erano o pazzo o idioti.

Ma si sa…entrambe le cose entravano nella lista delle qualità più ricorrenti nella razza umana.

Inuyasha ammiccò soddisfatto: da quella distanza, l’esercito dei Miyashi sembrava a tutti gli effetti una gigantesca marea color porpora.

Una mare perfettamente addestrata e votata ad un unico scopo:sterminare la razza umana.
Si rilassò sulla sella, inspirando l’umida fragranza della notte.

Un ghigno gelido increspò le sue labbra sottili e fredde.

Ora, attendevano solo il segnale.

Attendeva solo il segnale.

Il segnale dell’inizio della battaglia.

Anche se ormai sarebbe stato superfluo.

La battaglia stava già per iniziare.

Lo sentiva.

Era nell’aria.

Nell’odore pregnante del fiato dei cavalli, in quello malsano dei demoni rinchiusi nelle pesanti armature, in quello umido della nebbia che silenziosa si stava sollevando dai prati per avvolgere ogni cosa nel suo gelido mantello di rugiada.

La battaglia stava per iniziare.

Una battaglia finalmente degna di essere combattuta.

Il colore scarlatto del cielo ormai stava lasciando il posto a quello meno intenso e più scuro del viola tendente già a quello pregnante dell’indaco.

Una brezza improvvisamente gelida sorvolò il campo di battaglia ora avvolto in un irreale silenzio d’attesa.

Un silenzio che senza in realtà esprimere nulla, valeva più di mille parole, di mille canti, di mille poesie, di mille poemi.

Il silenzio dell’attesa.

Il silenzio della speranza.

Il silenzio del raccoglimento.

Il silenzio.

Unico.

Onnipresente.

O forse era solo la sua immaginazione.

La pianura non era in realtà silenziosa.

Ovunque i nitriti agitati dei cavalli, lo snervante sferragliare delle corazze, il febbrile confabulare degli uomini turbavanola gelida atmosfera d’immobilità.

Ma il fatto che per lui tutto quello non fosse nulla di più che silenzio, era comprensibile.

In fin dei conti, nonostante ormai avesse perso il conto delle battaglie in cui aveva combattuto, una parte di lui, quella più profonda, risentiva ancora vagamente delle emozioni comuni e allo stesso tempo profondamente diverse che tormentavano l’animo di ogni tutti prima di una battaglia.

Paure stupide, ricorrenti, morbose.

Spaventose.

Perché la guerra, quella vera, non è un gioco.

O si vince o si perde.

Non esistono vie di mezzo.
Si ha un'unica possibilità.

Ne una più, ne una meno.

Quella per lui più ricorrente era quella di essere sconfitto.

Non ucciso.

Sconfitto.

Essere sconfitto e rimanere poi in vita.

Per lui, un principe della prestigiosa casata dei Miyoshi, comandante delle più potenti truppe demoniache che mai avessero attraversato Yarda, l’essere sconfitto in battaglia e rimanere poi in vita per raccontarlo, era ciò che di peggio gli potesse accadere.

Peggio che morire sul campo.

Stava forse esagerando?

Al contrario.

quale soldato avrebbe mai voluto rischiare la vita per un re che sul campo di battaglia non era nemmeno capace di badare a se stesso?

Inuyasha godeva di grande fiducia e ammirazione fra le fila dell’esercito di certo non grazie al suo carattere o al suo aspetto fisico.

Lui uccideva.
Sempre.

Comunque.

Era per questo che lo ammiravano.

Oltre che certo, per la sua abilità nel formulare piani di guerra vincenti.

Nonostante la sua natura demoniaca, il mezzo spettro non era ancora del tutto insensibile alle sensazioni e alle paure che prima di una battaglia poteva scorgere negli occhi dei soldati e dei comandanti temprati da anni di guerre.

Probabilmente non lo sarebbe mai stato.
Ci sono cose che non si possono proprio cambiare.

E nel suo caso, una di quelle erano gli inconvenienti di essere per metà umano.
Fece nuovamente scorrere lo sguardo sulle figure in rosso dei componenti delle prime fila.

Sesshoumaru era li, proprio davanti alle imponenti mura nella posizione che solitamente sarebbe toccata a lui. Stranamente si erano scambiati di posto:il fratello moriva dalla voglia di assaggiare il sangue del re mentre lui non aspettava altro che misurarsi con le presunte truppe speciali incaricate del loro omicidio.

Contento lui….stare nelle retrovie nascosto nel folto della foresta insieme alla cavalleria pesante era un ruolo che per una volta poteva sopportare.

E poi non si sarebbe annoiato a lungo.

Il profilo infuocato di Naerl, continuava ad occhieggiare da dietro le aguzze creste dei monti senza accennare a voler tramontare.

Da dietro le imponenti mura di Zaccar proveniva ora un innaturale silenzio, come se in un secondo tutte le attività si fossero arrestate, in attesa di un unico preciso segnale.

Stavano aspettando.

Non si sapeva come, ma ormai era ben chiaro che la prima mossa sarebbe spettata a loro.

Agli aggressori, agli invasori, ai conquistatori.

Detestava il galateo guerriero.

Coloro ai quali era venuta la grandiosa idea di fissare delle regole civili in un contesto in cui la civiltà cadeva vergognosamente in frantumi dovevano essere dei geni…o qualcosa di simile.

Finalmente, con una lentezza che pareva sfiorare l’immobilità, il profilo dorato di Naerl si nascose dietro alle montagne imbiancate di neve.

La notte, silenziosa, iniziò ad a tendere i suoi tentacoli su Yarda.

Inuyasha vide Sesshoumaru voltarsi verso i suoi uomini, i capelli argentei che ricadevano eleganti alle sue spalle e lo sguardo fiero lo facevano assomigliare ad un leggendario spirito vendicativo la cui ira si sarebbe potuta placare solo con il sangue di innocenti ” SOLDATI!!”urlò ed improvvisamente la sua voce sicura e profonda vibrò nell’aria come uno squillante richiamo impossibile da ignorare per chiunque” Questo è il giorno che tutti voi stavate aspettando e temendo:il giorno della resa dei conti, il giorno in cui finalmente potrete dimostrare che non siete sopravvissuti invano a questi anni di lunghe e terribili battaglie!

E’ questa la battaglia che il destino vi ha dato la possibilità di affrontare:l’ultima battaglia, l’ultima roccaforte umana!

Dietro quelle mura vi aspettano più meraviglie di quanto ne abbiate mai viste o anche solo sognate in tutta la vostra vita!

Non vi resta altro che tendere la mano ed afferrarle perché esse sono li per voi, vi spettano di diritto da quando lasciaste le vostre famiglie e i vostri cari e nessuno, che sia demone, umano o creatura infernale potrà fermarvi perché siete ciò che di più immondo ed oscuro abbia partorito Yarda!

Siete i messaggeri della morte!

La stirpe che sola ha il diritto di dominare sul mondo!!”

Un urlo d’approvazione si levò dalla pianura.

Chissà se gli abitanti di Zaccar erano da considerarsi innocenti.

“CREATURE DELLA NOTTE!” tuonò Sesshoumaru “ DIMOSTRATE DI ESSERE DEGNE DEL SANGUE CHE FLUISCE NELLE VOSTRE VENE E PRENDETE CiO’ CHE VI SPETTA!!”

Un boato fece tremare la terra mentre all’unisono milioni di grida si disperdevano nell’aria come un’inarrestabile marea.

Un brivido di eccitazione scorse gelido lungo la schiena del mezzo demone mentre l’eco squillante delle terribile parole del fratello sembrava rimbombare in ogni dove intorno ai soldati seguita poi subito dopo da quello ruggente dei demoni che avevano risposto alla sua trionfante chiamata alle armi.

Dio quanto amava tutto questo.

Come se avesse potuto captare i suoi pensieri, il fratello, dopo essersi voltato verso di lui gli lanciò un’occhiata che, nonostante la lontananza, Inuyasha interpretò perfettamente.

Buona fortuna anche a te, fratello.

Sesshoumaru si girò nuovamente, il lunghi capelli color della luna ora scossi da un improvviso vento saturo delle grida dei soldati.

“Avanti!” il suo ultimo, deciso,ordine si disperse nel frastuono che sembrava far tremare l’aria e finalmente, dopo aver a lungo atteso, la battaglia iniziò.

  
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