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Autore: missteacakes    13/08/2010    1 recensioni
Quando Patroclo uccide accidentalmente un amico in un litigio, lui e suo padre sono costretti a fuggire a Ftia, la cui regina si dice essere una dea. Al ragazzo viene chiesto di prendersi cura del suo figlioletto, non immaginando le conseguenze di quella serie di eventi destinata a cambiare il mondo per sempre. {Patroclo/Achille}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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«In All but Blood»

Libertà
- Capitolo 26° -


Era davvero una situazione imbarazzante. Odisseo era lì in incognito solo per riuscire ad andare in giro senza creare scompiglio. Non era poi così difficile trovare Achille. Anche se era propriamente agghindato, coi capelli a posto e magari anche con un po' di trucco, era una donna brutta; solo perchè un ragazzo è bello non lo rende automaticamente tale anche nella versione femminile. Ed ora che se ne stava in piedi miseramente in un angolino, nascondendo per metà il suo volto, Odisseo poteva solo provare pena per lui.

Si mosse verso uno dei suoi servi—ne aveva portati con sè solo due; era solo un mercante, dopotutto—e quando si avvicinò, gli disse di portare la sua "merce". Si trattava soprattutto di vestiti e gioielli, dato che li voleva mostrare alle signorine della corte, ma nascose sotto quelle cose anche un paio di armi. Non troppo in profondità, dovevano essere trovate, ma abbastanza da non sembrare ovvio per chiunque.

Si posizionò dietro la bancarella, e aspettò. Le ragazze stavano ridacchiando e indicando la merce, ma Achille non si mosse. Ovviamente, era completamente disinteressato. Dopo un momento di riflessione, Odisseo si avvicinò e chiamò una delle ragazze.

"Mi scusi, signorina," disse. "Forse la tua amica laggiù vorrebbe dare un'occhiata."

Lei e un paio di altre ragazze si guardarono intorno. Poi si voltarono indietro, sorridendo compiaciute.

"Oh, è solo Pirra," disse una di loro. "Lei è sempre così. Impacciata e insipida. Sa essere davvero una guastafeste."

"Non essere così crudele, Ianta," disse un'altra. Si voltò verso 'Pirra'. "Vieni qui e dai un'occhiata a queste cose."

La ragazza di prima la schernì. "Ifis," disse, stizzita. "Perchè devi parlare con lei?"

Ifis guardò in cagnesco la sua amica, poi si voltò nuovamente quando Achille aveva iniziato a muoversi esitante verso di loro. Quando finalmente le raggiunse, la ragazza mise il braccio sotto il suo, e improvvisamente si fermò a guardarlo, sorpresa. Se n'era accorta. Achille la stava guardando supplichevole, lei sorrise e si voltò verso il tavolo. Achille fece scorrere lentamente la mano in mezzo a quella roba. Si fermò quando raggiunse la stoffa; aveva trovato le armi. Ispezionando per bene il tessuto aveva trovato lo scudo, e vi passò la mano sopra in modo nostalgico.

"È una cosa ben strana che una giovane donna sia interessata a questo," commentò Odisseo. Gli occhi si spalancarono, Achille cercò di sfilare via la mano. Odisseo lo prese per il polso, e lo strinse forte quando provò a tirarlo via.

"Signore, cosa significa tutto questo?" Licomede, che era rimasto a guardare, si avvicinò. "Hai intenzione di ferire uno dei miei ospiti?"

"Non fa male," disse Odisseo. "Non è vero, Achille?"

Achille rimase di pietra e lo fissò. "Come mi hai chiamato?" sussurrò.

Ci fu un momento di silenzio, poi la stanza fu invasa da un mormorio generale. Achille era diventato tutto rosso, ma continuava a guardare dritto neglio occhi di Odisseo con aria di sfida. Ora era il turno di Licomede di rimanere di sasso, le sue labbra si serrarono per la rabbia.

"Chi sei tu?" chiese.

"Il mio nome è Odisseo. Sono il re di una piccola isola di poco ad ovest della terraferma." Si girò verso Achille. "Scusa se ho dovuto usare questi modi, ma era l'unico modo per esserne certo. Dimmi, sei stanco di andare avanti così?"

"Sì."

"Vuoi andare a casa?"

"Sì."

"No!" Tutti si girarono per guardare una delle ragazze. Aveva più o meno l'età di Achille, ed era abbastanza carina, con i capelli di un rosso scuro. Se una persona potesse respirare fuoco, Odisseo era sicuro che lei lo avrebbe fatto. "Non puoi andartene adesso!"

"Perchè no? È la mia vita!"

"Perchè sono incinta!"

Ci fu un altro lungo silenzio. "Scusa?" disse finalmente Achille.

"Cosa?" gridò Licomede. "Deidamia--"

"È colpa sua." disse, indicando Achille. "Si è aprofittato di me--"

"Tu piccola puttana," disse Achille, gli occhi della ragazza si spalancarono. "Tu l'hai voluto, e lo sai."

Licomede si buttò addosso ad Achille e afferrò il ragazzo per la gola. Ci fu un disordine improvviso mentre Odisseo e molti uomini tentavano di dividerli. Licomede stava imprecando e dimenandosi per liberarsi mentre Achille tirava occhiatacce a lui e a Deidamia a turno. Alla fine, si liberò e corse fuori.


 

~*~

"Non l'ho fatto!"

"Non l'hai messa incinta?" chiese Odisseo.

"Bè," disse Achille, poi fece una pausa. "Se è incinta, allora è attraverso di me, ma non l'ho violentata. Lei ne è responsabile quanto me."

Si trovavano nelle stanze che erano state date ad Achille. Si era messo un chitone, infuriato ma si rifiutava di guardare gli altri due uomini nella stanza. Licomede si era calmato ad un certo punto ed era appoggiato alla porta. Odisseo era seduto sul letto, e Fenice su uno sgabello dalla finestra. L'uomo anziano sospirò e passò una mano tra i capelli sottili.

"Cos'hai intenzione di fare?" chiese.

"Andare a casa," replicò Achille. "Sono stufo di tutto questo. Questa famiglia è un caos, Deidamia, Licomede, tutti loro."

"Non ti prenderai la responsabilità di tuo figlio?" chiese Odisseo, accigliato. "È davvero giusto per il bambino?"

"La colpa è sua."

"Achille." Licomede parlò per la prima volta. "Deidamia non è una ragazzina di qualche piccolo villaggio. Lei è nata in una classe elevata. Anche se non la vuoi sposare, almeno portala con te. Falla diventare la tua amante, se vuoi. Ma voglio che sia lei sia il bambino possano guardare le persone in faccia senza vergognarsi."

Achille guardò Licomede per qualche minuto. Odisseo era felice del fatto che almeno stesse considerando l'idea. Non gli importava cosa dicesse la gente riguardo la sua simpatia per le donne, nessun uomo avrebbe dovuto trattare una donna in quel modo. Alla fine, Achille sospirò e annuì.

"Bene," disse. "La porterò con me."

"Ho un altro favore da chiederti," disse Licomede. "Se vorrai accettare o no dipende da te. È solo per un amico."

"Cosa?"

"Vorresti portare con te un paggio?"

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Nota della traduttrice: Grazie al cielo finalmente Achille torna a casa <3

Devo informarvi che domani parto e starò via due settimane >w< è anche un bene per la fanfiction, perchè sto aggiornando troppo velocemente XD quindi non aggiornerò per minimo due settimane ^^;
@cry_chan: Io invece detesto Paride .___. Lo trovo veramente insopportabile, e secondo me la colpa è molto più sua che di Elena, anche perchè Elena è stata "stregata" da Afrodite, mentre Paride è un pomposo che si crede di poter fare tutto quello che gli pare ._.
Riguardo alle due parti che non avevi capito bene; Deidamia e Achille erano arrabbiati perchè l'hanno fatto ma si sono pentiti, e avevano ragione, è venuto fuori un disastro XD
Licomede invece era arrabbiato con Achille perchè fondamentalmente aveva voglia di sottometterlo, gli dava fastidio che potesse fare quello che voleva, e da padrone di casa voleva che facesse quello che lui gli ordinava..
Al prossimo capitolo =* 

   
 
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