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Autore: Marselyn    13/08/2010    2 recensioni
"Erano dunque arrivati a quel punto.
Non si spiegava perché, ma il pensiero di dover rompere i rapporti con Elyn lo rattristava. C’erano poi molte altre cose che non si spiegava: il come era stato possibile creare quella sintonia, averla cercata e non aver capito che era, forse, importante per tutti loro. Non si spiegava come nessuno di loro, fino ad allora, si fosse mai chiesto quanto quei pomeriggi passati insieme, tra persone che dovevano spontaneamente odiarsi, fossero strani e illogici nel loro scorrere veloci e così vivi. Non riusciva a spiegarsi come fossero arrivati al punto di cercarsi, di trovarsi e consumare ore intere insieme, come fossero arrivati anche solo al punto di parlarsi senza urlare, senza mai rendersi conto di quanto solo tutto questo fosse già pazzesco e contro ogni loro coerenza. Tutto indicava quanto irragionevole fosse stata quella vicinanza e Sirius proprio non si spiegava come fossero arrivati a quel punto senza mai domandarsi come mai tutto stesse andando in modo così strano, così trasparente, così autonomo, vivo e senza controllo." [cap. 17]
Dall'autrice: Con ogni probabilità, potreste avere l'impressione che i primi e gli ultimi capitoli siano stati scritti da persone totalmente diverse.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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10. Verità inaspettate

Il giorno dopo, però, fu una fatica immane sopportare i versi d'ingiuria e le derisioni dei Serpeverde durante l'ora di Trasfigurazione, e ancora più difficile si rivelò frenare le bacchette sotto lo sguardo vigile della professoressa McGranitt.
«Oggi tratteremo un nuovo argomento: gli incantesimi dimensionali...» iniziò a spiegare, con la sua voce acuta e stabile, in fondo alla classe.
«Cos'è quella cicatrice, Black?» aveva sussurrato Avery, qualche banco più in là. La maggior parte degli studenti indossava solo camicia e cravatta quella mattina, e sistematicamente un numero indefinito di mani svoltava le maniche, ogni cinque minuti, arrotolandole fino al gomito, lasciando nude le braccia. Sirius, James e Peter non erano da meno.
Il giorno prima, Madama Chips aveva richiuso perfettamente la ferita con un cenno di bacchetta, ma aveva avvertito Sirius che la cicatrice sarebbe rimasta ancora per qualche settimana.
«La stessa che ti ritroverai in faccia se non freni quella fogna, Avery»
«Uh, uh, uh... come siamo aggressivi questa mattina... la cicatrice ti rende audace? Ti sei montato la testa, Black?»
«Sai, proprio non riesco a non montarmi la testa con un'idiota come te nella stessa stanza, proprio non ci riesco, Avery» Avery non sembrò minimamente colpito, ma Sirius pensò che fosse perchè il concetto era troppo complesso perchè lo capisse.
«Ammettilo, Black» s'intromise la persona accanto al Serpeverde, con un tono di voce tranquillo, tanto calmo e pacato che non aveva bisogno di sussurrare per non farsi sentire: Severus Piton. «Stai facendo la prova per quando uscirai da qui e potrai fare tutto quello che in segreto stai macchinando tra queste mura, prendendo tutti per i fondelli, non è vero? Ti tagli il braccio per vedere come ti sta il Marchio Nero?» Sirius frenò il montante desiderio di afferrare la bacchetta.
«Potrebbe essere un’ipotesi affascinante, Mocciosus, tuttavia ho proprio capito che a me il Marchio Nero non rende molto, immagino che a te invece stia benissimo. Sai, Mocciosus, dovresti provare a farlo anche tu, tagliati il braccio e corri da Madama Chips, forse per pietà ti da anche un pigiama pulito, così ci risparmia il tuo sudiciume»
Severus sorrise beffardo e proseguì: «Al contrario tuo, Black, io non ho bisogno di soddisfare il mio ego tramite conferme estetiche per scegliere la mia strada. D'altronde, nonostante sia convinto che il Marchio Nero non ti rende affascinante come tanto desideri essere, neanche tu puoi sfuggire al tuo destino, e la tua famiglia parla chiaro. Ce l'hai nel sangue, Black. Sei un Mangiamorte, come gran parte della tutta la tua sporca nobile famiglia, compreso quel vigliacco di tuo fratello... sai già che ha scelto la sua strada, vero?» Sirius sentì la rabbia montare.
«Non dargli retta» gli sussurrò James, ma Sirius lo ignorò.
«E sarai tu stesso, Black,» proseguì Severus, indisturbato nel suo monologo. «a tradire i tuoi amici, quando te ne renderai conto. Venderai la loro amicizia al diavolo, li venderai al Signore Oscuro. E per ottenere il suo prezioso volere li ammazzerai come i sudici maiali che sono,» A quel punto Sirius non lo sentiva più, «... e il Signore Oscuro non saprà mai di quanto tu lo abbia diffamato, insieme ai tuoi sporchi amici...» Sirius balzò in piedi e in un attimo gli fu davanti, la bacchetta puntata sul naso aquilino.
«Dì un'altra parola e ti spappolo il cervello senza che neanche te ne renda conto, verme viscido» sibilò, fissandolo con uno sguardo che saettava collera.
«SIGNOR BLACK!» tuonò la professoressa McGranitt, allibita, mentre si alzava un coro di sussurri e versi di stupore. Sirius abbassò la bacchetta, senza distogliere lo sguardo da Severus, che era impallidito più di quanto già non fosse. «Ritorni immediatamente al suo posto» ordinò la professoressa, con la voce instabile per la rabbia. «Trenta punti in meno a Grifondoro, venti a Serpeverde!» proseguì, trattenendosi dall’urlare. Sirius riprese posto vicino a James, soffocando l'istinto selvaggio di scagliarsi contro ogni singolo Serpeverde che ridacchiava nell'aula, e lo sguardo accusatore della professoressa McGranitt lo accompagnò per tutto il tragitto, tagliente e inflessibile come mille lame affilate.

Alla fine dell'ora nessuno fece parola di quanto era successo. Sirius ignorò gli sguardi curiosi e indiscreti dei compagni. Non voleva sapere se esprimevano condanna o comprensione. Tutto ciò che desiderava era sbollire la rabbia che a stento ancora riusciva a trattenere.
Per fortuna il professor Lumacorno, l'ora seguente, con il suo buon umore e la sua risaputa capacità di coinvolgimento, lo aiutò a obliare l'accaduto, nonostante Pozioni non fosse esattamente la sua materia preferita. Alla fine delle lezioni riprese a conversare normalmente, dimentico temporaneamente - ne era consapevole - della rabbia, benché un leggero malumore gli pesava sullo stomaco.
Il pomeriggio giunse, neanche con troppa fretta.
Entrato nell'ufficio, Sirius cercò di evitare lo sguardo della McGranitt, malgrado conoscesse bene - non fosse altro perchè l'aveva sperimentata più volte sulla sua pelle - la nota professionalità, che la spingeva ad essere impermeabile e a non nutrire rancori e pregiudizi verso gli alunni - e lui, Sirius Black, ne era la miracolosa prova vivente -. Inoltre, per fortuna, la professoressa non fece domande sulla sua presenza, nonostante il giorno prima gli avesse concesso la libertà di saltare quel pomeriggio di punizione.
Entrò insieme a James nella stanza dell'ufficio e, come al solito, Elyn non li salutò. Tuttavia, gli parve di vederla lanciare furtivamente un'occhiata al suo braccio. Premura? Lo escludeva, però gli faceva piacere. Qualunque cosa l'avesse spinta a farlo - probabilmente semplice curiosità - gli fece in parte tornare il buon umore.
Prendendo posto sulla sedia in un capo del tavolo, in quello che ormai era diventato suo territorio, non riuscì a trattenersi dal lanciare un'occhiata al tappeto sotto i suoi piedi: era perfettamente pulito e lucido. Dentro di sé, trasse un profondo sospiro di sollievo. La catasta di libri era ancora lì, sul tavolo, come pure il volumetto del quale non era riuscito a leggere le pagine.
Si mise a lavoro, adesso squadrando diffidente i libri prima di prenderli in mano. Il silenzio aleggiava sulle loro teste, adesso, però, era impossibile capire di che silenzio si trattasse. Pace e risentimento erano da escludere: il rancore sembrava ormai una fase sorpassata. E se era da escludere il risentimento, lo era anche la pace: più che altro, quella sembrava una tregua. Una tregua tranquilla e meritata, che sarebbe potuta durare per sempre, per quanto gli riguardava.
E neanche fosse durata tanto, James si prese l'ignobile incarico di distruggerla.
«Lo sai cos'ha fatto il tuo adorato Mocciosus oggi?» esordì in tono provocatorio, rompendo quel beato silenzio in mille piccoli pezzi di cristallo invisibile. Sirius s'immaginò il frastuono della distruzione, il raccapricciante suono che metteva fine alla tregua, e alzò la testa lentamente. Elyn guardò James, interrogativa. Poi Sirius. Poi di nuovo James. Non disse niente, e James lo considerò un via alle corse.
«Bene...» proseguì, in tono pratico. «Oggi, Serpeverde, avete perso venti punti perchè lui e quel beota di Avery sono dei grandissimi idioti. Ma la cosa più assurda è che, per la loro tremenda idiozia, noi abbiamo perso la bellezza di trenta punti, perchè il qui presente signor Black non ci stava a farsi sbattere in faccia stupidaggini, nonché a farsi dare dello schifoso Mangiamorte. Ora...» disse, fermandosi a meditare. «... continui a volerlo difendere?» proseguì, tranquillo, sfoggiando una serenità arrogante. Sirius capì che si stava divertendo da matti.
Elyn non disse nulla. Forse per non cedere alle provocazioni, forse perchè effettivamente non aveva nulla da dire. Sirius, comunque, la vide tacere, abbassare lo sguardo e ingoiare il boccone amaro in silenzio.
James sorrise. «E se lo avessi capito prima adesso non saresti qui, a pagare qualcosa che lui ha fatto. Francamente, ti biasimo perchè l'hai fatto» proseguì, improvvisamente serio. Sirius rimase a bocca asciutta. Il discorso, improvvisamente, si era tramutato in una difesa. Una netta presa di posizione da parte di James. Una presa di posizione, a favore di Elyn.
«Sei un'idiota Potter» rispose lei, francamente, ritornando a fissarlo con aria di sfida. Sirius fu colto dal dubbio di aver frainteso le parole di James. Lui le stava dicendo che stava dalla sua parte, e lei gli diceva serenamente che era un'idiota? A questo punto, qualcuno dei due aveva recepito qualcosa di sbagliato. O Sirius, o Elyn. «Vuoi davvero sapere perchè l'ho fatto?» continuò, gelidamente. James tacque. «Va bene» disse lei, decisa. La sfida era aperta. Sirius assisteva sbalordito al botta e risposta, sentendosi un'idiota, escluso come era. «Avrei potuto confermare la versione che la Signora del carrello aveva raccontato alla professoressa McGranitt, e attribuire la colpa a te, Black e Severus, uscendone assolutamente illesa - perchè la signora, gentilmente, non mi ha attribuito alcun riferimento all'accaduto -. Oppure, avrei potuto, come ho fatto, fingere che la signora del carrello si fosse sbagliata, addossarmi la colpa di Severus lasciandolo immune, e convincendolo così a non mettersi a rischio raccontando invece la versione veritiera. In definitiva, ho finto di avervi attacato per prima, e che la vostra fosse stata soltanto legittima difesa, evitando così di farvi espellere da Hogwarts» Sirius avvertì una fitta allo stomaco, e, dal balzo che fece sulla sedia, capì che a James era successa la medesima cosa.
«Espellere?» scandì James, sbalordito e terrorizzato allo stesso tempo. Elyn lo fissò con compassione.
«Ho sentito la professoressa McGranitt parlare con la Signora del carrello,» spiegò. «e chiederle insistentemente se fosse sicura di quello che aveva visto; ho sentito dirle che se così fosse stato, voi avreste dovuto essere espulsi da Hogwarts, perchè il vostro secondo incantesimo fuori dalla scuola.»
Improvvisamente Sirius si ricordò delle due biciclette babbane che avevano fatto volare nel giardino di James, quella stessa estate, e della lettera, arrivata a entrambi, che li avvertiva che se avessero compiuto altra magia fuori da Hogwarts ne avrebbero pagato il prezzo con l'espulsione. Da quel momento, avevano badato bene a farsi nascondere dalla madre di James le bacchette, per evitare qualunque tentazione. Sirius, però, era convinto che sull'Espresso fosse concesso fare magie: nessun babbano avrebbe mai potuto vederli.
«Tecnicamente l'Espresso non è ancora Hogwarts, per cui non è concesso compiervi magie, se non per legittima difesa, appunto» chiarì Elyn come se gli avesse letto nella mente, vedendo le espressioni inorridite dei due. «E' una stupida legge, lo so, ma è così» disse. «Per fortuna è in via di abolizione» chiarì subito dopo, ricordandolo più a se stessa che a loro.
Sirius rimase a bocca aperta. Non sapeva se stupirsi più del rischio che avevano corso, camminando sull'orlo dell'espulsione, o del fatto che Elyn li avesse salvati, a sue spese. Ci volle un attimo per chiarirsi le idee: la seconda lo disturbava decisamente di più. Tanto era confuso che non riuscì subito a capire di che natura fosse la sua sorpresa: piacevole, o, semplicemente, inaspettata. Col senno di poi, capì che era di tutte e due le nature.
«Ma perchè Mocciosus... voglio dire Severus» disse James, che, a quanto pareva, si sentiva riconoscente. «Non ha lasciato che ci espellessero? Dicendo la verità, voglio dire». Elyn lo guardò come se fosse una cosa ovvia.
«Perchè naturalmente non lo sapeva... se io sono venuta al corrente del fatto che avevate già compiuto magia fuori Hogwarts è stato solo per caso»
«E tu non gliel’hai detto...» constatò James. Elyn non rispose.

«Ci hai aiutato...» esordì finalmente Sirius, dopo un po’, mentre piano, piano prendeva coscienza. Le parole uscirono tangibili, certe, inoppugnabili come se fino ad adesso James e Elyn non avessero fatto altro che girarci attorno. Era così impensabile credere che aveva avuto l’opportunità di non vederli più, l’opportunità di spedirli a casa una volta per tutte, l’opportunità di fargliela pagare per tutto quello che avevano fatto, non a lei, ma a Severus, e che se l’era lasciata sfumare così, come fumo tra le dita. Aveva avuto l’occasione di evitare una convivenza forzata, che metteva a disagio e disturbava profondamente anche lei. Eppure, li aveva salvati. Li aveva salvati. A costo di vederli ogni giorno, di condividere una punizione insieme a loro, di sopportare la loro stessa presenza, che sembrava risultarle tanto fastidiosa, tanto intollerabile, li aveva salvati. Era così inconcepibile, così assurdo.
«Perchè?» Non si rese neanche conto di parlare ad alta voce, ma poi ringraziò la sua temporanea mancanza di lucidità che gliel'aveva fatto fare.
Elyn lo fulminò con lo sguardo. Infastidita, turbata, scosse la testa sospirando impaziente e si rituffò tra i libri.
Sirius guardò James con aria interrogativa e l'amico ricambiò con un'occhiata esasperata e, ignorandolo, riprese a dedicarsi al volume davanti a lui. E non c'è due senza tre, Sirius seguì il loro esempio, a differenza che, al contrario dagli altri due che sembravano seccati, lui proseguì nervoso: ancora una volta sembrava essere l'unico a non aver capito niente.

Tacquero per tutto il pomeriggio restante e una volta fuori dall'ufficio, durante il tragitto fino alla Sala Comune, Sirius attese e attese, James e la sua illuminante spiegazione. Ma James tacque tutto il tempo. Davanti la Signora Grassa, Sirius non riuscì più a frenarsi.
«Allora, perchè l'ha fatto?» sbottò. «Mi sembra di aver intuito che tu l'hai capito, dunque, perchè non ci ha lasciato sbattere fuori da Hogwarts?» James sorrise compiaciuto.
«Ero convinto che me l'avresti chiesto» disse, ridacchiando.
«E io ero convinto che per una volta avresti messo da parte l'orgoglio e mi avresti dato una spiegazione senza farmi avanzare esplicita richiesta, ma a quanto pare...» borbottò.
«Oh, suvvia! Non vorrai negare al mio ego codesti piccoli piaceri! E va bene, sai, mi stupisce il fatto che tu non riesca proprio ad arrivarci da solo... tu, Sirius. Bene, date le circostanze vedrò di darti qualche piccolo aiuto. Dunque, amico, - 'Bava di Tricheco' - che ricordi della giornata sull'espresso?» Sirius si fermò a meditare. La Signora Grassa, sonnecchiante, lasciò aperto il passaggio, ma rimasero entrambi immobili davanti l'ingresso.
«Per la barba di Merlino, esattamente quello che ricordi tu, James!»
«Lo escludo, altrimenti avresti ben chiaro il motivo del gesto di Elyn... Per tutti i troll, Felpato, ricordi quello che hai detto a Severus?»
«Gli ho detto che era un piacere vederlo» Sirius si irrigidì. «Non dirmi che ha pensato che dicessi sul serio!» esclamò, indignato.
«Non dire sciocchezze, anche un ciclope con un occhio orbo avrebbe visto con quale espressione glielo dicevi... andiamo, Sirius, sforzati, non ricordi altro?»
Sirius corrugò la fronte per lo sforzo. Non ricordava nient'altro, nient'altro... James sbuffò impaziente.
«E quando Elyn ti ha disarmato?» insistette, facendogli cenni incoraggianti.
Sirius cercò di ricordare... Elyn lo aveva disarmato, ma Severus non si era voltato a vederla, però, poi lei aveva detto i loro nomi, «Potter e Black», allora Severus si era voltato, l'aveva aggredita e... Improvvisamente tutto fu chiaro come la luce del sole in una mattina di giugno. James vide l'espressione Eureka di Sirius e annuì compiaciuto.
«Tu non ci hai visto più, caro Sirius, e hai preso le difese della donzella, e, siccome in fondo anche lei ha un minimo di umanità, ti ha ricambiato la gentilezza salvando la pellaccia a tutti e due, proprio quando eravamo già col sedere sulla brace. Te l'ho sempre detto, io, che sei un gentiluomo. D'altronde, con il maestro che ti ritrovi...» Con un sorriso in volto e pieno di sé come un pallone, James si addentrò nella Sala Comune, mentre con una mano si scompigliava i capelli.
Sirius rimase a bocca aperta e ringraziò il cielo per la sua pericolosa impulsività, che sembrava essergli costata una punizione da una parte, ma che, d’altro canto, l’aveva protetto dall’espulsione.
«Allora, giovane Grifone, hai intenzione di tenermi sospesa all’aria ancora per molto?» protestò con voce acuta la Signora Grassa. «Per lo sfacciato nome di Merlino, vedi di sbrigarti, comincio ad avere il mal di mare!»

*

La sera, Sirius non ebbe il tempo e la calma per soppesare i recenti eventi e riflettere su ciò che aveva saputo, perchè James parlò quasi ininterrottamente delle selezioni di Quidditch che si sarebbero tenute da lì a tre giorni, dalle quali a lui spettava il compito di estrapolare la nuova squadra.
«Per tutte le casate!», o «Per tutti i gargoyle!», e ancora «Per il rasoio di Merlino!» così cominciava, per poi procedere a fiotti di lamentele, preoccupazioni, incertezze, proteste e sbuffi irritati. In particolare, il sospetto che la punizione dovesse durare fino al pomeriggio delle selezioni lo inquietava parecchio.
«Lo dirò alla McGranitt, per l’amor del cielo, sono il capitano!» borbottò.
«Certo, Ramoso...» concordò distrattamente Sirius, mentre scriveva la conclusione del saggio di Storia della Magia, “La Chiesa babbana e l’assalto alle Arti Magiche”.
«Perchè non partecipi?»
«Va bene... vedrò di aiutarti a convincerla» mormorò, mentre una conclusione perfetta gli lampeggiava in testa.
«No, volevo dire, perchè non partecipi alle selezioni?»
Sirius cessò di scrivere e alzò lo sguardo scettico.
«Quidditch?» disse, poco convinto. «Io? Non credo proprio, sai bene che non brillo nel Quidditch» liquidò la questione, riprendendo a scrivere.
«Non dire sciocchezze, si presenteranno persone che non sanno neanche come usare una scopa per pulire il pavimento, andiamo! Non brilli, ma non sei neanche tanto male. Hai soltanto qualche difficoltà, niente che con una buona dose di impegno e dedizione non si possa sistemare... per giunta io potrei farti passare senza problemi, sono l’allenatore» proseguì, gongolando soddisfatto.
«Ci penserò» Anche se in realtà era poco probabile anche che ci avesse pensato. Però, James parve soddisfatto.
«Felpato, ci divertiremo. E pensa come ti sbaverebbe dietro Mary...» disse, ammaliato al pensiero del bene che, con l’autorità dell’allenatore, avrebbe potuto fare. «Cadrà letteralmente ai tuoi piedi» proseguì, in tono profetico.
Ma a Sirius balenò qualcos’altro in mente: e se impegnandosi nel Quidditch avrebbe ottenuto un minimo di consenso e rivalutazione da parte di Elyn? Vederlo coinvolto in un’attività che andava a beneficio dell’intera Casa avrebbe potuto porlo ai suoi occhi sotto una luce diversa. Quella storia del redimersi e riscattarsi stava cominciando a prendere piede sempre più prepotentemente nella sua vita. Dopotutto, era il passabile desiderio di una persona buona come lui, che non accettava di essere additato come un’inutilità della natura, pensò. Un innocente desiderio di riscatto e liberazione.
«Ci sto» disse d’un tratto, guardando deciso James.
«E andiamo! Felpato, ragazzo mio, non te ne pentirai!» esclamò esultante, alzando un pugno in aria.

«Scommetto che diventerete amici»
Senza neanche rendersene conto, stava facendo di tutto perchè la profezia di James si avverasse.



***

NdA: Dunque. Eccoci XD Devo fare delle precisazioni: In questa storia, si presuppone che ai tempi dei Malandrini non ci fosse l’obbligo di un’udienza, nella quale si stabilisca l’innocenza o no dello mago che ha compiuto magia per più di una volta, come invece accade ad Harry nell’Ordine della Fenice. Lo so, è una pecca, ma vi immaginate portare avanti un’udienza nella Fan Fiction? Non ci penso proprio XD così ho pensato che la questione poteva essere risolvibile tramite l’intervento del preside, il quale, garantendo la legittima difesa come causa della produzione dell’incantesimo, può scagionare i suddetti maghi. Non regge, okay, lo so... xD


Ringrazio come sempre chi passa a leggere e sprono a recensire ;)
Come sempre un ringraziamento particolare a Sall e gianno11. Giulia, - posso chiamarti così? ;D – grazie per aver recensito ‘La tessitrice di ricordi’. Io adoro il rapporto dei fratelli Black, amore e odio *-*
   
 
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