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Autore: Mary00    15/08/2010    1 recensioni
Il mio nome è Alessandra. Vivevo con mio nonno, fino a che non è morto d'infarto, sono stata costretta a trasferirmi in un college, che non è per niente normale: Spiriti, angeli neri bianchi e grigi, gemelli innamorati, professori matti, compagni di classe anormali, stanze nascoste e molto, molto altro. "Il Green College è un collegio che accetta solo studenti d'un certo calibro, non accettiamo feccia o barboni. Vedi di non comportarti come tale se vuoi rimanere qui ancora al lungo!"
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Green college

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

Matters

 

 

 

 

L'ora d'educazione fisica non prese parte fra le mie preferite quel giorno. Appena terminata l'ora d'inglese, e uscita la professoressa, tutti cominciarono a parlare, discutere, passarsi i compiti di altre materie e anche solo chiaccherare, cosa che non fece molto piacere al professore d'educazione fisica quando entrò.

<< Ma insomma!! Dove siamo?! Al mercato del pesce?! Basta strillare!! Possibile che ogni singola volta che metto piede in questa classe mi devo sorbire le vostre voci stridule che gridano in coro?? Come se non bastassero quelli del sesto anno a spaccarmi i timpani!! Quelli non si calmano neanche col gas soporifero, volete diventare come loro e passare il resto delle vostre ore d'educazione fisica a fare teoria?! E' una vostra scelta libera!! >> Strillò facendoci rabbrividire e azzittire all'istante, poi si sedette e prese il suo registro personale, cominciando a scrivere. Cominciarono i sussurri, e il professore ovviamente se ne accorse.

<< Bhe? Chi vuole aiutare la bidella a pulire i bagni? Ah, pensavo che ci fossero meno volontari!! Uno per volta, non capisco bene! Sentite, il prossimo che apre bocca finisce ad usarla per pulire le schifezze lasciate da quelli del sesto nei bagni usati da tutti, capito? >> Ogni sussurro cessò, e tutti si sistemarono diritti sulle sedie, mentre il professore ricominciò a scrivere. "Se questo parla così in classe non oso immaginare cosa ci farà fare come esercizi..." Pensai sospirando silenziosamente e rassegnandomi. 

<< Andiamo, tutti in fila per due. >> Tutti gli alunni si alzarono correndo verso la porta dell'aula.

<< Senza fare gli animali!! >> Strillò il professore facendoli rallentare. Io fui una delle ultime ad uscire, assieme a Marina e altre due ragazze che mi sembrarono abbastanza timide, o forse erano solo spaventate dal professore.

Scendemmo per molti piani che non riconobbi e non riuscii a classificare, solo uno prima della palestra mi parve la mensa. Arrivammo nel giardino che avevo visto la notte prima vuoto, adesso invece c'erano vari gruppi di ragazzi a giocare a basket, pallavolo, tennis, e altri che si scaldavano correndo per tutto il perimetro. Il professore si sedette su una panchina, vicino ad altri docenti, poi ci parlò con un tono che non avrebbe ammesso repliche:

<< Quindici giri di corsa, poi fate gli ostacoli UNO PER VOLTA e alla fine prendete i palloni e dividetevi come sempre: Maschi calcio, femmine pallavolo. Forza, veloci!! Avete solo un'ora! >> Dal gruppo si levarono dei sospiri e dei lamenti, poi cominciarono a correre in gruppo ed io e Marina li seguimmo a ruota, tentando di non essere fra i primi, altrimenti ci saremmo stancate subito. Dopo appena tre giri di corsa ero esausta, ma mi feci forza e ricordai a me stessa che mi mancavano SOLO dodici giri. Arrivai al decimo che stavo per cadere, infatti inciampai, fortunatamente ero l'ultima del gruppo, quindi nessuno mi calpestò, ma non mi riuscii più ad alzare, avevo preso una storta che mi doleva molto alla caviglia destra, poggiai la fronte sull'erba fresca e mi godetti quel momento di pausa, avevo crampi dappertutto. Poi udii una voce vicino a me:

<< Ehi, ti senti bene? >> Era una voce maschile, ma non adulta. Alzai piano la testa da terra e mi sedetti sull'erba fissando il volto che mi si presentava davanti:

Era un ragazzo, non sembrava avere più di quattordici anni, aveva dei capelli arruffati e biondi scuro che gli accarezzavano la fronte e il collo, aveva addosso una tuta da ginnastica, come quella che mi avevano imposto d'indossare poco prima, solo che lui aveva la versione maschile. E i suoi occhi erano verdi, ma verdi accesissimi, sulle labbra aveva stampato un sorriso smagliante, e mi stava porgendo una mano per aiutarmi ad alzarmi, l'afferrai e sorrisi timidamente, però non appena mi rimisi in piedi persi l'equilibrio e mi appoggiai al petto caldo di quel ragazzo, vergognandomi terribilmente, ma non riuscendo più a spostarmi, i crampi alle gambe erano incontrollabili e mi doleva tutto, poi non ricordo nulla, tranne d'essere svenuta e di essermi poi svegliata in quella che capii era l'infermeria.

Mi svegliai sdraiata su un letto bianco, in una stanza che puzzava di disinfettante e medicine, era tutto bianco, letto, lenzuola, muro, piastrelle, tende, flaconi, mobili e persino la mia tuta da ginnastica, solo che quella aveva preso un colorito grigiastro dopo la lezione. Mi accorsi d'essere osservata e mi voltai alla mia sinistra, c'era il ragazzo di poco (o molto) prima, seduto su una sedia che mi parve abbastanza scomoda. Manteneva il sorriso di prima intatto, e mi fissava con una leggera ansia negli occhi verdi.

<< Ehm... Ciao. >> Gli dissi io mettendomi lentamente a sedere e portandomi una mano alla fronte, constatando che avevo un cerotto proprio al centro.

<< Ciao. Dimmi, ti senti un po' meglio? >> La sua voce era tranquilla e rilassata.

<< Sì, più o meno. Come sono arrivata qui...? >> Formulai una delle tante domande che mi gironzolavano in testa in quel momento. 

<< Ti ci ho portata io un'ora fa, verso le 10:45. >>

<< Come hai fatto? Ero svenuta... >>

<< In braccio, no? >> A quelle parole avvampai e rimasi con la bocca lievemente aperta, appena mi accorsi dell'aspetto che dovevo avere mi ricomposi velocemente, assumendo l'espressione più tranquilla che potei, ma non lo convinsi e incominciò a ridere, sì ridere, di me, e me lo meritavo, dovevo essere davvero ridicola. Abbassai lo sguardo e mi sedetti sul bordo del letto, ma dall'altra parte, mi infilai le scarpe e mi misi in piedi, sentendo che i crampi erano spariti, e che riuscivo perfettamente a reggermi in piedi da sola. Chissà quanti studenti e studentesse mi avevano vista in braccio a quel ragazzo... E chissà cosa avevano pensato di me! Perfetto, il mio soprannome sarebbe cambiato da "ammaccatrice" a "tr**a"!! Accidenti...

Cominciai ad incamminarmi verso la porta della stanza, quell'odore acre cominciava a stordirmi. Quando poggiai la mano sulla maniglia però ebbi un violento capogiro, e sentii di star precipitando verso il gelido pavimento dell'infermeria, ma poi avvertii due braccia caldi e forti sorreggermi, e vidi un viso bellissimo sopra di me. Mi ritrovai rasoterra, ma sempre tra le braccia di quel ragazzo.

<< Non alzarti, non sei ancora in grado di farlo. Scusami, eri davvero molto carina intimidita sai? >> Mi regalò un sorriso malizioso che mi fece avvampare di nuovo, mi voltai a fissare il disegno luccicante sulle piastrelle e tentai di liberarmi dalla presa ferrea ma non stritolante che quelle braccia calde e accoglienti avevano su di me, ma senza risultati.

<< Senti, è stato solo un capogiro. Sono in grado di tornare in giardino adesso. >> Gli dissi provando ad essere convincente. >>

<< Non credo proprio, hai una voce... >>

<< Uffa!! Dovrei passare con te altri tre giorni in attesa che mi passi tutto questo NULLA?!? Neanche so come ti chiami!! >> Gli strillai riuscendo a liberarmi dalla presa e correndo fuori dall'infermeria il più veloce possibile. Corsi e corsi salendo e scendendo per rampe lunghe e corte di scalini grandi e piccoli, finendo poi per perdermi. Mi accovacciai in un angolo di un corridoio molto ampio con delle grandi finestre che davano su un bosco, quindi intuii che ero dalla parte opposta dei dormitori del secondo anno ed anche dalla parte opposta a dov'erano la mia aula e il giardino, con tutti i miei compagni di classe. Poco dopo, ragionando sugli ultimi eventi capii d'essere stata davvero una stupida, e d'aver peggiorato la mia situazione, e di molto anche... 

Sentii dei passi arrivare da dove ero venuta e cercai con lo sguardo un posto dove nascondermi, trovai solo un armadietto di metallo per le scope, e mi ci infilai dentro. Si stava stretti, vero, ma si riusciva bene a vedere tutto (o quasi) il corridoio. A passare fu il preside, che si fermò davanti al muro dov'ero appoggiata poco prima, mise una mano sul muro e improvvisamente si materializzò una porta nera e lucida, dove entrò e sparì assieme alla porta in meno d'un secondo. Non uscii dall'armadietto, ma continuai ad osservare il punto dov'era sparito il preside, con mille domande per la testa e i crampi che lentamente tornavano a farsi sentire. Vidi poi un accumulo di luce sempre da dove ero venuta io, una luce bianca e candida, poi si materializzò una figura con due ali bianche e un completo che sembrava appartenere ad un tempo passato, capelli lisci, che parevano fatti di luce e occhi color grigio perlato. Si guardò attorno e poi anche lui materializzò la porta nera e v'entrò, facendola sparire come poco prima il preside. Decisi che ne avevo abbastanza ed uscii dall'armadietto, correndo verso dov'ero arrivata, ripercorsi tutte le scale e ritornai davanti all'infermeria, dove il ragazzo biondo intuii mi stava cercando con lo sguardo, appena mi vide mi corse incontro, stavolta serio, e bloccandomi con le spalle al muro mi fissò negli occhi.

<< Ehi!! Ma sei anche un maniaco?! >> Gli sussurrai sostenendo il suo sguardo.

<< No, ma è l'unico modo per farmi ascoltare. Va bene, non posso costringerti a stare in un letto e in un posto dove non vuoi stare, ma posso almeno avere la tua attenzione per qualche minuto? >>

<< Come ti pare... >> Gli risposi io fissando il pavimento.

<< Bene. Senti, il professore d'educazione fisica ha avvertito tutti che il preside è sparito, e adesso, visto che devono cercarlo in tutta la scuola ci hanno detto di ritornare nelle camere, in attesa di nuove istruzioni, tutte le lezioni sono sospese sino a nuovo ordine. E poi sappi che mi chiamo Giovanni, tu sei? >>

<< Alessandra. >> In realtà sapevo dove si trovava il preside, ma preferii non dire nulla a Giovanni, lo conoscevo appena, ed anche se lui già si prendeva molta confidenza io preferivo aspettare un po' prima di socializzare.

Mi lasciò e si allontanò dalla la parte opposta a dov'ero andata io prima. 

<< Giovanni!! >> Lui si voltò e tornò indietro.

<< Tu di che anno sei? >>

<< Secondo. >> Mi sembrava più grande però.

<< Anche io. Ehm, sono arrivata ieri, e devo ancora studiare bene la piantina della scuola, potresti accompagnarmi al dormitorio visto che devi andarci anche tu...? >> Lo fissai negli occhi verdi. 

<< Vieni. >> Mi prese per mano ed insieme, in pochi minuti, raggiungemmo il dormitorio femminile. 

<< Okay, ora vai e resta in stanza. >>

<< Grazie Giovanni. Di tutto, della pazienza, dell'altruismo e... Della tenacia. >> Gli sorrisi sincera e lui ricambiò, lasciandomi poi un bacio sulla guancia e allontanandosi correndo verso il dormitorio maschile. 

Trovai la camera di me e Marina al primo colpo, ricordavo dalla sera prima che era la sesta a partire da destra, la terzultima del corridoio. Entrai e Marina mi gettò le braccia al collo. 

<< Sandra!!! Stai bene?! Ti ho vista tra le braccia di quel bonazzo e mi sono preoccupata, che cosa avevi?? >>

<< Nulla, qualche capogiro, mi spiace per averti fatta preoccupare. >> Le sorrisi rassicurante e lei sospirò.

<< Lo hai baciato?? >> Io arrossii.

<< NO!! >> Gli risposi paonazza.

<< Hihihi!!! Okay okay, scusa. >> Si sdraiò sul suo letto e prese tra le mani un libro che mi parve di antologia. 

<< Ina? >> 

<< Dimmi. >>

<< Mi parli un po' dei gemelli e di Giovanni? Mi sembra che tu li conosca bene. >>

<< I gemelli sì, ma chi è Giovanni? Il bonazzo?? No, mi dispiace, lui non lo conosco, ma mi piacerebbe molto, credimi!! Che culo che hai avuto Sandra!! Uffaaa!! >> Si rizzò a sedere e mi fece cenno di venirle vicino. 

<< Però posso parlarti dei gemelli! Dunque, per prima cosa devo avvertirti di una voce che gira per la scuola, si dice che loro due stiano insieme!! Sì, anche se sono fratelli gemelli si dice che si amino e che segretamente stiano insieme, contro tutti i principi scolastici!! >>

<< Perché, c'è qualche principio scolastico che vieta d'amarsi? Non mi sembra scritto nelle regole. >> Indicai il quadro sulla porta. 

<< Quelle sono le regole basilari! Ma ce ne sono moltissime altre, credimi!! Comunque io non credo sia vero, sai? Sono una di quelle a cui servono prove concrete per poter credere a qualcosa. >>

<< Capisco. >>

<< Comunque si dice anche che il bonazzo sia stato l'unico che ha avuto il coraggio di mettersi in camera con Emanuele e Valerio. Ma secondo me quello sta in una suite dedicata ai capogruppo, credimi. >>

<< Okay, grazie per le informazioni. Ora credo che leggerò un poco il mio libro. >> Lo tirai fuori dalla valigia in cui era sotterrato e ripresi a leggere dal capitolo lasciato a metà. 

Passarono tre ore, poi dovemmo scendere a pranzo...

 

 

 

***

 

 

 

Bhe, ma ciao!! Sono contenta che questa storia piaccia, sìsì, anche perché io mi diverto a scriverla e penso che questo sia importante, o no?? Grazie a tutti/e quelli/e che recensiscono, davvero GRAZIEEE!!!! Sorry mi è uscito naturale ^^''' Ma vabbé... Grazie anche a quelli che hanno (e a quelli che continuano) ad inserire la storia fra le preferite e/o seguite, siete in tanti =P 

Thank you, Thank you

Ora scappo... =S

Baci Baci (sono ripetitiva lo so xD)

Mary00




  
  
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