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Autore: WorthTheWait    16/08/2010    3 recensioni
Perché a me? Perché? E' successo tutto così in fretta che non mi sembra vero. Com'è successo? Com'è potuto succedere? Beh... questo lo so. So com'è successo tutto, anche se forse - anzi, sicuramente - sarebbe meglio che non fosse successo niente, e invece ora mi ritrovo in questa posizione scomoda, senza una soluzione. Perché l'ho fatto? Perché? Beh... Ted. Perché sono innamorata di lui, ecco perché. Come diavolo faccio ora? Come faccio? Non pensavo di essere... beh, si, insomma... di essere... mi viene male solo a pensarci. Non so assolutamente come fare, non vedo nessuna soluzione e mi sa che non ne troverò neanche una. Mi sa che dovrò vuotare il sacco prima che tutto sia evidente, è l'unica cosa che posso fare: dire la verità a tutti, soprattutto a Ted.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Coming Home - 1st part

Devo ammettere che passare l’intero pomeriggio con Roxy mi ha fatto davvero bene. Parlare con un’altra persona che si trova nelle mie stesse situazioni mi ha spronato a tornare a casa, dove sicuramente papà non mi accoglierà a braccia aperte. Ne sono sicura. Assolutamente sicura. Mi alzo dalla stessa panchina dove mi sono seduta circa tre ore fa e mi materializzo a Grimmauld per un’ultima volta prima di tornare a casa. Devo prendere i vestiti che Ted era riuscito portare a Grimmauld Place senza che nessuno se ne accorgesse.

Lui vuole starti accanto, questa è la fortuna che io non avrò. Quando il mio bambino nascerà, io non avrò nessuno ad aspettarmi, mentre per te è diverso. Tu hai Ted, Lil. Il tuo Teddy. Lui ci sarà sempre per te, le parole di Roxy mi tornano alla mente, facendomi seder per un attimo su quello che è stato il mio letto per due settimane. Rifletto sulle sue parole e in cuor mio so che ha ragione. Ha assolutamente ragione, dovrei perdonare Teddy e permettergli di starci accanto, ma non ci riesco. Non ora, perlomeno. E' troppo presto... troppo presto per perdonarlo, troppo presto per convivere con il fatto che anche Vic stia aspettando un figlio da lui. E' semplicemente troppo presto. Ho bisogno di tempo, di nient'altro. E penso che anche Ted lo abbia capito.

Con un colpo di bacchetta, metto tutti i vestiti nella valigia con la quale Teddy li ha portati qui. Mi alzo dal letto e afferro la valigia, pronta a materializzarmi a casa mia. E’ un momento, quando vedo Ted passare davanti a quella che è stata camera mia e fermarsi, sorpreso, a guardarmi con sguardo triste. Rimango immobile e rigida, scordandomi quasi di respirare, mentre i miei occhi incontrano i suoi. Cerco di abbozzare un sorriso, prima di materializzarmi davanti a casa mia, senza neanche salutarlo. Mi fa male vederlo in quel modo, mi fa male vedere che lui soffra, ma è la stessa cosa che lui ha fatto a me: mi ha fatta soffrire per questi tre mesi e soffrirò minimo per altri sei; e poi forse per il resto della mia vita, dovendo crescere un bambino come ragazza madre.

Scuotendo la testa, lascio la valigia e mi avvicino alla porta di casa mia. Mi fermo un attimo, prima di suonare il campanello. Sto facendo la cosa giusta? Faccio bene a tornare a casa dai miei genitori?

“Cosa dici tu? Faccio bene a tornare dai nonni? Pensi che sia una giusta scelta?” sussurro dolcemente alla mia pancia, portandomi una mano su essa. Questo è l’unico modo che ho per calmarmi: parlare con il mio bambino. So che potrebbe sembrare stupido, ma parlare a lui o lei mi tranquillizza, mi fa stare bene. Poi non sto decidendo solo della mia vita, ma anche della sua. La sua vita è nelle mie mani. La vita del mio bambino è nelle mie mani, “d’accordo, andiamo”.

Sospiro, prima di suonare il campanello. Lascio la mia mano sulla pancia, come se cercassi di infondermi coraggio, come se volessi che il mio bambino mi stesse vicino. Devo assolutamente dedurre che la gravidanza mi sta dando alla testa, ne sono decisamente consapevole. Vedo la porta aprirsi, rivelando un Al sorpreso con la bocca aperta che forma una ‘O’ perfetta. Cerco di sorridergli, ma non me ne da tempo, visto che mi si avvicina e mi stringe a sé in un abbraccio sicuramente non benefico per il bambino. Rispondo all’abbraccio, sentendo le lacrime cadermi sulle guancie, rigandomi il volto.

“La mia sorellina e la mia nipotina preferita sono tornate” mi dice, sorridendomi e chinandosi sulla mia pancia al pronunciare le ultime parole. Lo sento parlare con il mio bambino che, a quanto dice lui, è una bambina.

“Chi ti dice che sia una femmina?” gli chiedo, sorridendo e asciugandomi le lacrime di commozione.

“Lo so. Lo sento...” mi risponde, ritornando alla mia altezza, facendomi entrare in casa e prendendo la mia valigia.

Inizio a camminare verso il salotto e vi trovo Jamie e mia mamma intenti a parlare su non so bene che cosa, so soltanto che si fermano, con la stessa reazione di Al sulla faccia, non appena mi vedono. Vedo James alzarsi dal divano dov’era seduto ed iniziare a camminare verso di me. Quando mi è vicino abbastanza mi stringe a sé in un abbraccio fraterno come quello di Albus. Lo abbraccio a mia volta, chiudendo gli occhi e sentendo altre lacrime cadermi sul volto.

“Lily, ci sei mancata molto” mi sussurra Jay in un orecchio, accarezzandomi i capelli rossi.

“Anche voi mi siete mancati” ammetto, rompendo l’abbraccio per guardare mio fratello maggiore negli occhi scuri, come quelli di mamma.

Vedo mia madre alzarsi a sua volta dal divano, con lo sguardo di una che ha appena visto un fantasma, e corrermi incontro, abbracciandomi a sua volta. Quanto mi è mancata la mia mamma. Spero che un giorno mio figlio mi vorrà bene quanto io ne voglio alla mia mamma, lo spero davvero. Inizio a piangere e a singhiozzare sulla spalla di mia madre.

Shh, non piangere, Lily” cerca di calmarmi, accarezzandomi a sua volta i capelli e stringendomi a sé.

“Ti voglio bene, mamma” le dico in un orecchio, tra i singhiozzi.

“Anche io ti voglio bene” mi risponde, rompendo l’abbraccio e asciugandomi le lacrime con una mano. Mi basta guardarla negli occhi per riuscire a calmarmi, per riuscire a smettere di piangere, “e penso che ne vorrò anche al mio nipotino, o nipotina” mi dice, chinandosi per guardare meglio la mia pancia, “ma... dov’è Ted?”.

“E dov’è papà?” cerco di cambiare discorso, non volendo dire della gravidanza di Vic. Mi asciugo le ultime lacrime che mi sono rimaste sul volto, guardandomi attorno.

“E’ a lavoro, dovrebbe tornare tra poco” mi risponde, con sguardo comprensivo e... semplicemente da mamma. Chissà se un giorno avrò anche io quello sguardo pieno d’amore e di comprensione verso il mio bambino, “comunque non cambiare discorso: dimmi cos’è successo”.

“Vic...” ecco che le lacrime ricominciano a cadere sulle mie guancie, al ricordo di quella maledetta lettera. Avrei fatto meglio a non leggerla, ma non sarebbe cambiato molto, dato che un paio di ore dopo Ted me l’avrebbe raccontato, “Vic... è... Ted... come...” prendo un profondo respiro e mi porto una mano alla pancia, “anche Victoire è incinta di Teddy...” dico, portandomi una mano sulla faccia, cercando di bloccare il flusso di lacrime.

“Cosa?” sento i miei fratelli chiedere all’unisono. ‘Cosa?’ era proprio la domanda che volevo, visto che significa dover ripetere la cosa nuovamente. Fantastico!, “cosa?” ripetono contemporaneamente di nuovo.

“Vic è incinta di Ted” ripeto, chiudendo gli occhi e respirando profondamente. Questa cosa mi ha fatto davvero male e penso che i miei fratelli e mia madre lo abbiano capito. Riapro gli occhi e vedo lo sguardo sorpreso di mia madre puntato sul mio volto. La sua espressione mi sembra più sorpresa ora di quando ha scoperto della mia gravidanza.

“E’ per questo che sei tornata a casa, tesoro?” mi chiede mamma, guardandomi con occhi tristi, come se riuscisse ad immedesimarsi nella mia situazione. Annuisco, tirando su col naso, prima di rispondere verbalmente.

“Si, mamma. Ora ho bisogno di tempo perché questo fatto mi ha turbata molto, ci sto davvero male. Forse perché non me l’aspettavo e pensavo che sarebbe andato tutto per il verso giusto, oppure perché...”.

“... non credevi che Vic si sarebbe messa tra te e Ted, dopo la notizia della tua gravidanza” mia madre conclude la frase, dicendo perfettamente quello che volevo dire, come se mi avesse letto nel pensiero, “beh, lo stesso turbamento che tu provi per questa cosa è lo stesso che tuo padre prova nei confronti della notizia della tua gravidanza. Negli ultimi giorni non ha parlato praticamente con nessuno e se gli chiedevi qualcosa, lui ti rispondeva a monosillabi. Come tu hai bisogno di tempo per perdonare Ted, lui ha bisogno di tempo per schiarirsi le idee su quello che sta succedendo”.

“Mi dispiace di aver provocato tutta questa confusione. Mi dispiace davvero tanto” dico a bassa voce, scusandomi nuovamente.

“A noi non più di tanto: diventeremo zii!” dicono ancora all’unisono James e Albus, con un sorriso a trentadue denti, cercando di sdrammatizzare. Beh, devo dire che ci riescono molto bene, visto che sono riusciti a strapparmi almeno un sorriso.

“Mi ricordate zio Fred e zio George!” esclama mamma, ridendo e facendomi ripensare ai miei zii, ovvero ai suoi fratelli gemelli, “riuscivano a ridere su qualsiasi cosa, anche su una cosa drammatica come questa”.

“E perché zio George ha smesso di sdrammatizzare e di rendere ridicola qualsiasi cosa, come quando era giovane?” le chiede James, probabilmente non ricordandosi di zio Fred.

“Per via di Fred, Jamie. Per via della sua morte” risponde mamma, con un po’ di tristezza nel tono di voce. Penso che ancora non sia riuscita a superarlo, penso che ancora la ferita riguardante mio zio sia ancora aperta nel suo cuore e non trovi la forza di guarire. Beh, lo stesso vale per zio Ron e per tutte le persone che hanno sofferto la sua morte, ma soprattutto zio George, “ma non parliamo di morte” mia madre cerca di sorridere, senza grandi risultati, “qui abbiamo una vita che sta per venire al mondo” dice, indicando la mia pancia, “Al e Jay, portate su la valigia di Lily”.

“Mamma, cosa dovrei fare con Ted?” le chiedo, una volta che i miei fratelli sono usciti, sbuffando, dal salotto, e lasciandoci sole.

“Secondo me, non dovresti rompere tutti i ponti con lui, ma dovresti prima perdonarlo e poi, se vuole, fargli vedere suo figlio” mi risponde, facendomi ricordare le parole di Roxy, molto simili alle sue, “poi è una tua scelta...”.

“Grazie, mamma” le dico, prima di scoccarle un bacio su una guancia e di salire al piano di sopra, con meta camera mia.

Mi sembra passata un’eternità da quando me ne sono andata ad abitare a Grimmauld. Entro nella mia stanza e mi butto sul letto, socchiudendo gli occhi e portandomi le mani alla pancia. Lo sguardo di Ted mi torna alla mente, facendomi stare davvero male. E’ stato per questo se sono ceduta quella sera: per il semplice fatto che non sono mai riuscita a resistere allo sguardo triste del mio Teddy Bear.

“Cosa fai? Dormi?” mi chiede Al, apparendo dalla porta e sedendosi su una sponda del letto, accanto a me.

“No, penso...” gli rispondo, rimanendo sdraiata e osservando i lineamenti di Al. Devo ammettere che assomiglia molto a papà quando aveva la sua età. Stessi capelli scuri, stessi occhi smeraldo. Solo due cose li rendono completamente diversi: gli occhiali e la casa d’appartenenza ad Hogwarts. Si, mio fratello è un Serpeverde, differentemente da me e James, entrambi Grifondoro.

“A cosa?” mi chiede dolcemente, guardandomi con il suo solito sguardo da Al. Mi chiedo come faccia a non avere una ragazza. Se io non fossi sua sorella, giuro che sarei pazza di lui. Beh, forse la penso così perché è mio fratello e quindi è molto più premuroso nei miei confronti che in quelli di altre ragazze.

“A Ted, al bambino, o bambina, come dici tu... a Vic e soprattutto a papà” gli rispondo, alzandomi a sedere e lasciandomi una mano sulla pancia. Ormai è diventata un’abitudine quella di appoggiare le mani sul mio ventre, è più forte di me, “tu, invece? Perché sei in camera della tua dolce sorellina con lo sguardo di uno che è cotto a puntino per una ragazza e vuole a tutti costi i consigli dalla sua sorellina incinta? Dico bene?” gli chiedo, ridendo alla sua espressione stupita. Penso di averci azzeccato.

“Come hai...?”.

“Ti conosco Al” gli rispondo semplicemente, “cosa c’è che non va?”.

“Sono innamorato”.

“Fino a qui c’ero arrivata anche io...”.

“Di Rose”.

“Rose?!” dico allarmata, non riuscendo a credere alle mie orecchie e alzandomi a sedere per lo stupore. Cosa è che ha appena detto? Cosa?!, “non starai mica parlando di nostra cugina Rosie, vero?”.

“Rose Weasley...”.

“Mi stai prendendo...” non riesco a terminare la frase perché sento provenire da piano terra una lite tra i miei genitori. Papà deve essere tornato, “Al, ne riparliamo più tardi” gli dico, uscendo da camera mia e scendendo le scale fino a ritrovarmi in salotto, dove mamma e papà stanno discutendo, “ciao, papà” gli dico, avvicinandomi a lui e vedendo il suo sguardo smeraldino e interrogativo puntato su di me, “e il tuo nipotino o nipotina ti saluta a sua volta” aggiungo, sentendo un colpo provenirmi dalla pancia.

“Beh, ma lo stesso non vale per il mio figlioccio”.

 

  
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