Bandidas
Il caldo afoso del pomeriggio a Palmtown
era un buon pretesto per entrare in qualche locale a bere qualcosa di fresco e
proprio da uno di questi che Samantha, al braccio di Georg, stava
uscendo.
-ah…mi ci voleva proprio bel tè col
ghiaccio!-
-Sam? Lo sai che quel coso ti ucciderà prima
o poi?!- scherzò il ragazzo porgendo alla sua accompagnatrice un parasole di
pizzo bianco –a lasciar fare a te ne
berresti litri-
Come risposta la mora, i cui capelli
quel giorno erano stati lasciati sciolti in modo da riflettere i raggi del sole,
cacciò fuori la punta della lingua in una smorfia alquanto
buffa.
-lo sai che non è educato fare così?- la
riprese nuovamente il dottore dai capelli castani –ok, va bene… scusa- si affrettò a dire,
vedendo che la ragazza già portava la mano alla tasca del vestito bianco, dove
solitamente teneva un pugnale per le emergenze.
- attento señor sono
una bandida-
scherzò lei
- zitta!!! Vuoi farti
sentire?!-
- tranquillo Georg… credi
che mi prenderebbero seriamente con questi
abiti?!-
Effettivamente la giovane aveva ragione; in quel momento non
somigliava affatto alla bandida che qualche giorno prima aveva rapinato una
delle banche dei Kaulitz: quel giorno indossava un abito di cotone bianco che,
fermato in vita da una cintura di cuoio nero e turchesi, aveva la gonna a sbuffo
e il corpetto leggermente rigonfio e cadente sulle
spalle.
Era così diversa da quando l’aveva conosciuta anni fa, ora era
cresciuta e le fattezze di una giovane donna avevano preso il posto di quelle di
bambina, senza contare che anche il carattere era
migliorato.
-Georg tutto bene?-
chiese Samy distraendolo dai suoi pensieri
- Sam, hai riflettuto sulla mia
proposta?-
Il silenzio calò tra i due che passeggiavano l’una al braccio
dell’altro.
-lo prendo per un
no?-
- non è questo…- iniziò
la mora con voce insicura –è che, lo sai…
io ho una missione da portare a termine e in quella devo metterci tutta me
stessa-
- ma Samy, essere sposati
non ti sarà di intralcio… ne ho parlato anche con Allison e per lei è una buona
idea!-
La sua teoria effettivamente non faceva una piega, come i vari
discorsi della loro tutrice: “lui è un bravo ragazzo”, “potrebbe aiutarti
moltissimo”,”sarebbe capace di proteggerti e ti offre un futuro sicuro”, ma a
lei queste cose non interessavano; non voleva diventare una casalinga qualsiasi
con una vita monotona, lei voleva continuare a vivere un’avventura dietro a
l’altra e non rimanere legata da un matrimonio con nessuno, semplicemente voleva
rimanere indipendente e libere com’era adesso.
-ehi voi!- chiamò una
voce non molto lontana impedendo alla ragazza di dare una
risposta
- sì?- chiesero in coro
i due giovani voltandosi verso chi li aveva
chiamati.
Il loro sguardo si posò su un ragazzo interamente vestito di nero
con un cappello da cowboy calato sugli occhi.
“ è davvero un tipo
strano” commentò tra sé e sé Samantha mentre scrutava i capelli della figura
che li aveva fermati: erano lunghi oltre le spalle neri come la pece, ma con
delle strane ciocche color del grano.
-buenos dìas señor
Kaulitz- salutò cortesemente Georg togliendosi il cappello in segno di
rispetto; anche la mora conosceva il ragazzo, ma a prima vista non lo aveva
riconosciuto: era Bill uno dei gemelli di Jürge Kaulitz, il multi bancario che
aveva una villa da miliardi di pesos appena fuori le porte della
città.
-buenos dìas anche a voi e
alla splendida damigella che avete al braccio- rispose il ragazzo al saluto
del dottore e con un colpetto delle dita scostò il cappello dallo sguardo
rivelandogli occhi color del miele.
La ragazza fece un piccolo cenno col capo in segno di saluto, come
si conveniva ad una ragazza della sua età… non sapeva il perché ma quel Kaulitz
non le piaceva… aveva un ché di antipatico.
- posso chiederle,
signorina, che ci fa’ una bella ragazza come lei fuori al caldo e al braccio di
un semplice farmacista?-
Decisamente antipatico!
La mora dovette trattenersi: col caratterino che si ritrovava
sarebbe di certo finita nei guai.
-la prego di avvicinarsi
señorita così potrò vederla meglio-
Presa alla sprovvista Sam si voltò di scatto verso il suo
accompagnatore che le fece un cenno di assenso col capo prima di lasciarla
andare.
A passo incerto e lievemente in ansia la giovane salì i gradini
della veranda del Saloon e si avvicinò a Bill che era appoggiato con la schiena
al muro.
-eccomi
señor-
- la prego, mi chiami Bill…e
se non sono troppo scortese posso chiedere il
vostro?-
- Samantha
Evans-
A quel nome un fitta lancinante attraversò la testa del ragazzo che
cercava di ricordare dove avesse già sentito quel nome; purtroppo a causa di un
incidente non riusciva a ricordare molte cose della sua infanzia e ciò gli
provocava dolore, ma non lo diede a vedere.
-ehm…- si schiarì la
voce –lo sa che oggi la sua bellezza è
mal accompagnata?- chiese indicando con cenno Georg che la aspettava in
mezzo alla strada.
-vede señor, io non guardo
solo la bellezza… se fosse così dovrei rifiutare molti uomini valenti e
addirittura cambiare città-
- ci sarei sempre io-
concluse spavaldo il moro prendendole una ciocca dei lunghi capelli e, dopo
averne annusat ol’aroma di tè, baciandoli.
-credo che lei non sarebbe
alla mia altezza- lo respinse gentilmente
Samantha
-se però mi conoscesse
meglio, credo accetterebbe…-
- il punto è señor- lo interruppe la
ragazza – che i non vorrei mai
conoscerla; so quel tanto che basta per non volerla accanto a me- concluse
riprendersi la ciocca di capelli che era ancora in man al giovane
Kaulitz
-BIIIILL!- urlò un uomo
uscendo dal Saloon –andiamo-
A momenti Samy svenne: quell’uomo lo aveva già visto e la sua
immagine era legata alla sera in cui perse i suoi
genitori.
-arrivo
padre-
- io allora vi saluto-
si congedò la mora prima di fare un lieve inchino e ritornare da dottore che
l’aspettava ai piedi della veranda.
-tutto bene?- chiese
quest’ultimo una volta arrivata da lui.
-credo di non sentirmi
troppo bene… ti spiace se torniamo allo
studio?-
- certo che no-
acconsentì il farmacista della città porgendole il braccio e incamminandosi
verso la direzione da cui erano arrivati.
***
- che cosa ti
ha chiesto?-
-ti ha
praticamente offeso- sospirò Sam che giaceva al fianco di
Georg
-non lo
sopporti, vero?-
La mora preferì non rispondere, anzi si accoccolò
alla meglio, poggiando la testa sul petto nudo del ragazzo e chiudendo gli
occhi, stanca.
-posso sapere
una cosa, Samy?- chiese lui baciandole i capelli –perchè non mi sposi? Ormai andiamo a letto
da qualche settimana e...-
- zitto
Liesting, non vorrai rovinare il bel momento?!- lo ammonì lei baciandogli
lievemente il torace.
-almeno dimmi
perchè dopo la conversazione con il giovane Kaulitz, hai voluto venire
via-
Samantha sbattè qualche volta le palpebre cercando di
trovare le parole giuste per spiegare il suo
comportamento.
-quell’uomo,
il padre dei gemelli Kaulitz, ha a che fare con quella sera, ma è tutto sfuocato
e... confuso-
- tranquilla – la rassisurò Georg prondendola per i fianchi e tirandola a sè, così
che i loro visi fossero alla stessa altezza – se ne parlerai con Allisono e Miguela credo
che ti possano aiutare-
-lo
spero...-
Il ragazzo si alzò dal letto e iniziò a rivestirsi
indossando dei pantaloni marroni e una camicia
bianca.
-dove
vai?-
- a prendere
delle foglie di tè inglese... se non sbaglio è il tuo preferito- e dopo un
dolce sorriso sparì al piano inferiore dove c’era il
negozio.
Il giovane si diresse verso lo scaffale dietro il
bancone e dando le spalle all’entrata del negozio prese un barattolo color
creta.
-benvenuto- disse il farmacista sentendo
il campanello appeso alla porta d’ingresso
trillare.
-grazie
dottorino- rispose una voce a lui famigliare obbligandolo a voltarsi: si
ritrovò così faccia a faccia col nemico di poche ore prima che aveva sul volto
il tipico ghigno di sfida.
-in cosa posso
servirla?-
- vorrei delle
foglia di alicanto e alcune bacche di
ginepro...-
Subito Georg si porò al lato del banconeper prendere
ciò richiesto, ma prima che potesse tornare al prioprio posto, il moro gli fece
un’altra richiesta, forse la più strana e inusuale che gli fosse mai
capitata.
-ah...
dimenticavo... voglio anche la ragazza!-
Paziente Liesting inizò a mettere in un sacchetto di
tela le foglie violacee dell’alicanto e le bacche scure di
ginepro.
-mi spiace, ma
non la comprendo-
-sì che
comprendi, caro il mio farmacista- soffiò sprezzante Bill sporgendosi un
poco verso il bancone –so che siete
amanti e non mi sta bene! La Evans deve essere mia!- disse sottolineando le
parole “deve” e “mia” prima di prendere il sacchetto e uscire seccato dalla
porta a vetri.
e anche questo capitolo è fatto!!!
Chiediamo scusa ai lettori per l’enorme ritardo ma mewmina_91 non
trovava più i fogli dove’erano scritti tutti i capitoli e così abbiamo passato
mesi a cercarli...
Ringraziamo Sbadata93 e niky94 per aver recensito il secondo capitolo, i
vostri commenti ci rendono sempre felici!
Ci vediamo presto al prossimo capitolo
Un bacio
_Sarettola_ & mewmina_91
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