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Autore: Lover    16/08/2010    2 recensioni
Leggendo alcune fanfiction su Carlisle, mi sono resa conto di come si sia sempre tentato di fare delle ipotesi sul suo passato. Ho notato anche che sono poche nella nostra amata lingua, perciò ho deciso di approfittare. Questa fanfiction tratta la storia di Carlisle prima e dopo Edward, piccoli problemi di cuore compresi! Prevalentemente yaoi, shounenai, slash, insomma omosessuale!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corrompere un'anima

 

Aro correva davanti agli altri, la testa piena di pensieri che minacciavano di ucciderlo. Gli altri capivano quando non era in vena di parlare, quindi erano soliti lasciarlo da solo a riflettere. Solo, si sentiva sempre più solo. C’era stato un tempo in cui aveva creduto che i suoi fratelli di sangue fossero la sua parte complementare, tutto ciò di cui aveva bisogno nella vita. Era stato un tempo bello ed infinito, o almeno così aveva sperato che fosse, e lui era arrivato a credere di essere un vampiro sopra le righe, sopra le regole.

Non sopra a sé stesso.

Era lontano, ormai, quel tempo spensierato e verde della gioventù. Ricordò il giorno in cui aveva dovuto ammettere a sé stesso che non era così tanto felice come voleva far credere. Aveva continuato a mentire agli altri, ma non era riuscito a mettere in piedi la stessa tragica farsa per la sua coscienza. Ammesso che ne possedesse ancora una. Si era allontanato da tutto,  dalle sue abitudini di libri e sangue, e da tutti, facendosi distante. Nemmeno la sua biblioteca era più capace di dargli la serenità di un tempo. Niente l’appagava più come una volta e sapeva bene su chi puntare l’indice accusatore.

L’amore. L’amore l’aveva tormentato quando era un umano, l’amore da cui era scappato diventando quello che era, l’amore che l’aveva cercato e strappato al suo angolo tenebroso di sanguinosa serenità. L’amore a cui nessuno può sfuggire, nemmeno un demone come lui poteva evitare di pagare il suo prezzo. Maledetto sentimento che lo faceva sentire sempre incompleto.

Il peggio di tutta quella situazione era che nessuno sembrava comprendere la sua sofferenza. Caius non riusciva a vedere ad un palmo dal suo smisurato ego e si umiliava di fronte agli altri soltanto per poterli pugnalare alle spalle; Marcus aveva la testa chissà dove per la maggior parte del giorno e parlare con lui significava conversare amabilmente con sé stessi. E poi c’erano le loro guardie, le loro sentinelle dell’esterno, che tolleravano la loro presenza solo perché erano capaci di fornire un’alta protezione. Tutti gli altri vampiri non li considerava nemmeno, sanguisughe animali capaci soltanto di nutrirsi e di litigare fra loro. Nessuno di loro era mai riuscito a pensare a qualcosa che non fosse il sangue, nessuno era mai riuscito a gettare lo sguardo oltre il proprio stomaco.

Tranne Carlisle.

Il calore della sua anima era ancora impresso nella sua pelle. Sfiorò con le dita il palmo della mano e sospirò, angosciato. Esaminare la mente del vampiro dagli occhi d’ambra gli era costato molto più di quanto aveva previsto, aveva visto cose che l’avevano affascinato e al tempo stesso turbato profondamente. Aveva visto come l’uomo dai capelli di sole era diventato una creatura della notte, regalando il suo calore e la sua luce alla luna. Aveva visto chi era prima di essere morso, chi stava inseguendo e chi l’aveva arditamente affrontato e trasformato per sbaglio. Aveva visto le decisioni che aveva preso, le scelte che aveva fatto. Si era sempre vantato di poter descrivere in tre parole qualsiasi persona, vampira o umana che fosse, dopo cinque minuti che parlavano insieme. Quella sera aveva dovuto ricredersi sulle sue capacità.

Per chi ha vissuto la bellezza di circa un millennio nell’indolenza, perché questo effettivamente era, non può che rimanere estasiato di fronte alla prospettiva di una distrazione. Di qualsiasi tipo essa fosse. Aro invece si sentiva spaventato, perché quella distrazione più giovane e più ingenua di lui lo intimidiva. Si sentiva vulnerabile come mai era stato, nemmeno da umano, davanti ai suoi grandi occhi casti e sinceri.

Aveva paura, come ha paura un’ombra davanti ad una luce capace di accecarla e di distruggerla.

Quel vampiro aveva gettato al vento tutte le certezze della sua misera esistenza in pochi istanti. Poche parole, uno sguardo timido che in realtà celava una volontà di ferro. E poi il suo viso, il suo unico viso! Quale meravigliosa bellezza, poi, nel suo corpo dorato!  L’aveva toccato nel profondo, con la purezza di un bambino, ed aveva esercitato su di lui il potere del divino.

Non avrebbe più potuto dimenticarlo. Tale debolezza, quell’arrendevole impotenza, era dolce come il primo goccio di sangue che aveva bevuto.

Dentro gli occhi della sua prima vittima aveva visto il potere. Dentro gli occhi del suo secondo predatore aveva scorto la sua fine.

Tutti quei pensieri gli attraversarono la mente come un lampo nel cielo sereno, gli rubarono pochi secondi di vita che avrebbero riecheggiato nella sua esistenza per sempre. Confuso e frustrato, smise di pensare e si lasciò guidare dalle sensazioni, sempre più veloce, sempre più distante. Il respiro dei suoi compagni si fece lontano, fino a svanire nell’immobilità dei campi congelati, ma quando i suoi passi lo portarono a percorrere come un’ombra le pietre di una Volterra addormentata essi ritornarono al suo fianco e lo presero sottobraccio. Non commentò quella loro iniziativa, in quanto vide nei loro pensieri la preoccupazione di una sua fuga, ma un ringhio gli percorse il petto e la gola come un brivido. Non aveva motivo di arrabbiarsi, in fondo. Si trova di fronte all’ennesima conferma dell’incapacità degli altri di capire.

Arrivati nella loro casa, spalancò la porta ed entrò in silenzio. La cameriera andò loro incontro ma la ignorò. Sentì Caius che la congedava in modo brusco e Marcus che si scusava, un tocco di nervosismo nel suo tono. Si chiese che cosa riuscisse a turbarlo al punto da costringerlo a separarsi dal suo mondo per qualche istante.

Alcuni vampiri a loro sconosciuti stavano discutendo animatamente davanti alle scale. Aro fece un cenno alla sua guardia, Ramira, perché si occupasse della questione. Questa avanzò, con sguardo letale, ed impose il silenzio senza troppe buone maniere. Ridotti all’obbedienza, gli stranieri chiesero udienza e si sedettero in un angolo ad attendere di essere ascoltati. Insofferente, il bruno giudice si avviò verso le scale per cercare cinque minuti di pace prima di immergersi nel caos che proveniva dal seminterrato, nel tribunale.

Si sentì afferrare per un braccio e, istintivamente, si girò. Il suo volto era a pochi centimetri da quello di Caius, furibondo ed arrabbiato. La sua mano era piegata sulla stoffa, in modo che non potesse leggere ciò che stava pensando. Si ritrasse, cercando di mantenere la calma di fronte a quell’affronto intollerabile e pubblico.

-Dove pensi di andare?- gli sibilò il vampiro biondo, senza farsi udire da altre orecchie che non fossero le sue.

-Sto andando nella mia stanza a cercare un po’ di quella pace che qui non posso avere.- gli comunicò, freddamente.  Marcus avanzò di qualche passo e si fermò ad un metro da loro.

-Penso che tu ci debba delle spiegazioni, se non è pretendere troppo.-

Aro disse addio silenziosamente ai suoi desiderati minuti di calma e salutò con altrettanto dolore e più rabbia i minuti che avrebbero percorso l’indesiderato confronto che gli veniva richiesto.

-Io non devo niente a nessuno. Adesso lasciami andare, Caius.-

-Siamo preoccupati per te. Non essere così sgarbato, ti prego, spiegaci che cosa sta succedendo.- intervenne Marcus.

-Non sta succedendo nulla, non vedo perché vi preoccupiate per me. Non vi ho dato nessuna ragione per dubitare della mia lealtà a voi.-

-Lasciamo da parte questi discorsi sulla lealtà.- li interruppe il biondo. –Raccontaci chi è quel vampiro che hai invitato qui senza consultarci.-

-È solo un altro vampiro, come quelli che vediamo tutti i giorni dentro casa nostra. Non abbiamo mai bisogno di consultarci, mi pare.-

-Quello non è come tutti gli altri. Lo sappiamo bene, anche se non abbiamo letto nella sua mente e nella sua vita come te. Lui è diverso da tutti gli altri, e non sono solo i dettagli fisici a renderlo  differente. È tutto quell’insieme di abitudini e di progetti che ha sviluppato ad elevarlo dalla massa, ad innalzarlo ad un livello superiore che mici terrorizza.- spaventa,

Marcus si limitò ad annuire, tenendo le braccia conserte.

-Carlisle non è una minaccia, non per voi almeno.- assicurò Aro, con un tocco di malinconia dovuta al suo nuovo  ruolo di rassegnato.

-Che cosa significa?-

-Significa che è un pericolo, si, ma solo per me.-

Aro chinò la testa e disegnò sulla sua bocca un sorriso d’amaro compiacimento. Si sentiva come il condannato a morte, che dopo aver nascosto per tanto tempo segreti inconfessabili alla fine si confida con chi ha l’onere di ascoltarlo per lavarsi malamente la coscienza in attesa del giudizio. Quei segreti gli avevano vestito il volto di una maschera di pena e silenzio che non gli si addiceva. Levarla fu come liberarsi di un peso insostenibile, anche se non gli soddisfò l’animo come aveva sperato. In fondo, quando si parla dei propri problemi è solo per alleviare i pensieri e non per trovare una soluzione definitiva. Non quando i compagni con cui ti sfoghi ti fissano come se fossi una creatura sconosciuta e si schermano la mente di giudizi prima ancora che tu inizi a parlare.

-Voi non avete idea, non potete nemmeno immaginare!- sbottò, incapace di fermarsi ora che aveva abbattuto ogni barriera di contenimento dei propri dolori. –Io mi sentivo così solo, così isolato. Nessuno di voi riusciva a capire come mi sentivo, perché secondo la vostra opinione avevo più di quanto potessi chiedere, più di quanto meritassi. Ma io non la vedevo in questo modo, io mi sentivo come se qualcosa di importante che avevo sempre sottovalutato od ignorato mi mancasse!-

-Che cosa vuoi dire, che non eravamo abbastanza per te? Che tu ti sei evoluto a tal punto da diventare troppo superiore?- domandò Marcus, stringendosi sempre più le braccia al corpo. Sembrava quasi avesse timore che gli sfuggisse.

-Non sto dicendo questo, lo vedi che non…- cercò di spiegare Aro.

-No, Marcus ha ragione.- intervenne Caius. –Hai passato decenni a convincerci che ciò ci era successo era la cosa migliore al mondo. Ci hai detto che per noi la vita sarebbe stato un infinito corso di gioie e felicità. Adesso te ne esci dicendoci che non ti abbiamo mai capito. Come avremmo potuto, Aro?-

-Quando ero giovane, pensavo che le cose stessero esattamente così come hai detto. Vi insegnai io ogni singola parola che ora tu mi hai ripetuto, ma le cose sono cambiate. Per me, hanno preso a scorrere in maniera diversa da come facevano un tempo, quasi il tempo fosse un oceano di onde che avesse preso a soffocarmi invece di cullarmi con dolcezza.-

-Noi vampiri non possiamo soffocare, non possiamo annegare, siamo già morti.- mormorò Marcus.

-Da quando sarebbe iniziata questa mutazione?- chiese Caius.

Aro scosse la testa e rispose:-Non lo so. So solo che un giorno ho aperto gli occhi sulla realtà e l’ho trovata manchevole.-

-Pazzesco!- fu l’unico commento di Caius.

-In tutto ciò che ci hai detto non trovo il nesso con Carlisle.- fece loro notare il paziente Marcus.

-L’hai detto tu: noi vampiri siamo morti. Non c’è vita per quelli il cui cuore ha smesso di battere da tanto tempo da non ricordare come fosse esistere. Ma l’amore?-

Il sorriso di Aro, sempre più grande e sempre più dolce, si scontrò con l’espressione di agghiacciato sconvolgimento di Marcus.

-Se soltanto aveste potuto vedere quanto è speciale, potreste capire quello che vi sto dicendo.- proseguì il bruno volture, inorgogliendosi ad ogni singola parola quasi fosse impegnato a parlare di un figlio. –Sapete quanti anni ha? Ha passato da un paio di decenni il secolo, eppure è in grado di avvicinarsi alle persone e studiare i loro corpi senza desiderare di nutrirsi del loro sangue! Ha sviluppato un autocontrollo eccezionale che nemmeno noi abbiamo, che neppure Caius può vantare nonostante sia quello che sta più a contatto con gli esseri umani di tutti noi.-

-Solo perché non ho voglia di controllarmi, non significa che non sia capace di farlo.- brontolò il biondo vampiro, incrociando le braccia al petto. Era sulla difensiva, mentiva, e per questo Aro scelse di lasciar correre.

-Per questo ha gli occhi di quel particolare colore, per questo è così diverso da tutti quelli che ho conosciuto fino a questo momento. Così diverso persino da come siamo noi.-

-Cosa intendi per diverso?- domandò Marcus.

-Intende dire migliore.-

-No, non migliore. Penso che il termine giusto sia superiore. Lui è superiore ai suoi istinti, superiore ai suoi bisogni, superiore alla sua razza. Ha dei progetti, dei desideri che vanno oltre la sete che prova, o la sopravvivenza. Crede persino in Dio.-

Rise, portandosi le mani al volto. Si ravviò i capelli mentre l’altro vampiro che li aveva così simili ai suoi concludeva:-Per questo è speciale. Per questo tu lo…-

Non aveva il coraggio di proseguire. Caius gli lanciò un’occhiata di disprezzo e sbottò:-Se non hai il fegato di terminare le tue frasi, non dovresti cominciarle nemmeno. Tanto è così evidente che il nostro glaciale Aro è stato trafitto da una freccia di cupido, così speciale da fargli perdere la bussola.-

-Che cosa dici, Caius?- chiese Aro, irritato. –Io sono presente di fronte a voi e a me stesso.-

-Certo, certo.- fu l’arrendevole reazione di Marcus.

Quella di Caius fu più intensa e concitata.

-Cerca di essere sincero, Aro, per la prima volta dopo tanto tempo.- prese a rimproverarlo. –Anche se non so leggere nella mente come fai tu, ho ancora una buona vista e quello che vedo nei tuoi occhi è fin troppo chiaro perché tu possa continuare a nascondercelo.-

Circondato da tante voci che lo accerchiavano cercando di spingerlo a tradirsi, Aro non trovò altra via che quella della verità. Gli occhi che brillavano di fantasie nascoste ed il petto scosso da rantoli di passioni a lungo represse, ammise:-Penso di sentire qualcosa per Carlisle.-

-Pensi?- ripeté Marcus, speranzoso.

-Lo sa per certo, solo cerca ancora di mascherare la sua pietosa situazione con bugie che non coprono nemmeno una fiamma di quelle che ardono nelle sue iridi.- disse Caius.

-Non devo rendere conto a voi delle mie problematiche sentimentali.- si difese Aro, stanco di essere osservato e giudicato persino dagli stranieri che seguivano il litigio con curiosità. Probabilmente non capivano una sola parola di quello che si dicevano, visto che la loro madrelingua era il croato, ma avevano una comprensione abbastanza buona da capire che erano in due contro uno e che quello che se la cavava peggio era lui. Ciò lo infastidiva.

Così come lo infastidiva dover esprimere i propri sentimenti di fronte a chi non aveva diritto o ragione di ascoltarli e conoscerli. Davanti alle guardie che sorridevano nell’oscurità della sala.

-Le menzogne sono come legna secca che nutra un falò.-

-Volete sapere la verità?- esplose, alla fine, il vampiro dagli occhi di brace. Fissò ad uno ad uno tutti i presenti, quasi sfidandoli, poi si soffermò a lungo su Caius e gli gettò in faccia tutto ciò che dava mostra di desiderare sapere.

-Si, io desidero Carlisle. L’ho pedinato per mesi, ho seguito ogni sua mossa, sono stato sotto casa sua per ogni notte a guardarlo studiare e l’ho accompagnato ogni mattina fino a che non entrava in aula. Si, io desidero Carlisle. Sono arrivato a volermi esporre alla luce del sole, non mi andava più di continuare a spiarlo nel buio e vi ho portati con me, perché speravo poteste aiutarmi. Perché sono uno sciocco, uno scemo, un illuso. Credevo che avreste potuto capirmi, invece vi limitate a fare domande ed a giudicarmi dalle risposte e forse prima di averle udite. Io desidero Carlisle, lo desidero con tutto me stesso, e non avrei mai voluto avvicinarmi a lui per paura di corrompere la sua anima perfetta ma lo voglio talmente tanto che a volte non riesco nemmeno a respirare.-

Si bloccò, ansante. Si sorprese di aver detto tutte quelle cose che sino a qualche momento prima non aveva avuto il coraggio di pensare.

-Dovremo farcene una ragione.- sospirò Marcus, tremante e pallido come non lo aveva mai visto.

Le conseguenze di quello che era accaduto erano più chiare a lui che ad Aro stesso, investito dal suo stesso reflusso.

-Che tu possa godere della felicità che tanto cerchi, Aro, fra le cosce di un uomo.- rise il biondo vampiro, mentre il compagno scivolava per terra. Chiunque avrebbe avuto tatto, in quella situazione, ma non lui. Non lui.

Non dopo che gli era appena stato spezzato il cuore.

 

Note

Salve a tutte! Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia tanto quanto gli altri! Ci stiamo avvicinando alla prima relazione di Carlisle, ma per Edward si deve aspettare ancora un poco!

CondroitinSolfato -_- Sembra che riusciate sempre ad anticipare ogni mia mossa! Ebbene, eccovi un pò di gelosia in stile Caius, frustrazione in stile Marcus ed ardente passione firmata Aro volture! Spero che vi piaccia!

Gattino Bianco -_- Bello il tuo nick! Ad ogni modo, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il mio capitolo! Si, continuerò a scrivere in narratore terza persona esterno ma sarà focalizzato sul vampiro biondo dagli occhi creme caramel, tranne per alcuni passaggi (come questo capitolo particolare) in cui vedrò le cose da un altro tipo di prospettiva per spiegare meglio cosa sta accadendo attorno al personaggio! Spero continuerai a seguire la mia storia, grazie per gli auguri e spero tu abbia passato un buon ferragosto!

Grazie a coloro che seguono, mi aggiungono alle loro preferite, mi fanno accedere alle loro ricordate e mi considerano la loro autrice preferita!

Alla prossima!

 



  
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