UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE
Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: R
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni
creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Il comportamento di Nott era stato alquanto strano, ma anche le reazioni al fattaccio sono, per i Serpeverde, del tutto inaspettate. Draco si spinge un po’ troppo lontano, e Potter non lo ferma, ma niente dura per sempre. Tutto questo, tra il gioco dei pettegolezzi, discussioni, baci tra ragazzi, un’altra lettera anonima, una discussione tra le righe, una Pansy isterica e alcune novità agghiaccianti.
***
Capitolo 15: It Shines Not Forever
Draco era arrabbiatissimo con se stesso. Si sentiva sollevato perché Potter non era morto. C’erano parecchie cose che Draco aveva precedentemente provato quando Potter non ci aveva lasciato le penne, ma di certo il sollievo non era nella lista. Draco si disse che in realtà era sollevato perché gli doveva ancora la vita. Al campo di Quidditch l’aveva salvata a Smith, non a lui e quindi il suo debito non era stato ripagato. Se Potter fosse morto, avrebbe dovuto passare il resto della sua vita sapendo di avere un debito con il Grifondoro. Era ovvio che fosse sollevato di non dover rimanere così a lungo con quel maledetto debito sulla coscienza.
Potter non era venuto a Pozioni il lunedì, ma si era fatto vedere il giovedì a Cura delle Creature Magiche, parecchio pallido tra l’altro. I Grifondoro l’avevano immediatamente circondato, dandogli confortanti pacchette sulla schiena e chiedendogli se andava tutto bene. Era una cosa disgustosa da guardare. Potter continuava ad annuire e sorridere, ma il suo sguardo non smetteva di posarsi sui Serpeverde.
Potter era stato decisamente fortunato a non rimanerci secco. Era caduto da quasi sette metri quando Nott l’aveva schiantato e quando un mago cade da quell’altezza, bè, non è diverso da un babbano. Draco suggerì ad alta voce di cominciare a chiamare Potter Il Ragazzo Che Non Era Morto. E con sgomento aveva visto Potter ridere assieme agli altri Serpeverde.
I Serpeverde si erano aspettati di ricevere non pochi commentino acidi dopo la scoperta che c’era Nott dietro alla storia del secondo Boccino e delle foto, ma con loro grande scoperta, le altre Case erano più che altro compassionevoli. Un gruppo di Tassorosso si era addirittura preoccupato di salvare Liam Baddock dalle ire di Gazza dopo che il Cacciatore Serpeverde aveva sporcato di fango ben quattro corridoi.
Draco immaginò che, dal momento che i Serpeverde ci avevano rimesso in entrambe le occasioni, più o meno, fosse naturale una leggera inclinazione al perdono. Draco comunque s’era divertito parecchio nel raccontare a Rita Skeeter gli avvenimenti della domenica. Nott poteva andare dove gli pareva, ma era alquanto difficile che riuscisse a nascondersi, con tutto il mondo magico che sapeva di lui.
Il Sabato successivo, Blaise e Draco discutevano dell’articolo della Skeeter mentre lasciavano i libri di testo sui loro tavolini del dormitorio, quando un elfo domestico si materializzò d’improvviso davanti al comodino di Blaise.
“Signor Draco Malfoy, Signor Blaise Zabini, la vostra presenza è richiesta entro dieci minuti nella classe numero 11, al primo piano, grazie!” gracchiò, prima di smaterializzarsi.
Draco inarcò un sopracciglio. “Bè, almeno stavolta ci andiamo assieme. Magari con un po’ di fortuna riuscirò a vedere Potter ballare con Vincent”.
Blaise ridacchiò uscendo
in Sala Comune, dove Pansy,
“Invitati alla festicciola?” sorrise Pansy.
Draco annuì. “Allora andiamo dai”.
Vincent e Gregory li guardarono delusi.
“Non preoccupatevi, ragazzi, vi portiamo qualcosa” disse Draco, con un occhiolino. Vincent alzò gli occhi al cielo.
Lasciarono
Zacharias Smith entrò
pochi istanti più tardi, impegnato in una fitta conversazione con
I Grifondoro arrivarono in ritardo, con Potter e Weasley a capo del gruppo. Darla Nesbett pronunciò il discorso di benvenuto, completo delle solite cavolate e dell’invito a mangiare qualcosina prima della spiegazione del gioco della serata.
La tensione che aveva
caratterizzato le feste del mese di ottobre sembrava essere ora completamente
svanita: persone delle case più disparate chiacchieravano tra loro,
soprattutto spettegolando dei compagni che non erano presenti. La musica che
strimpellava dalla radio incantata, i chiacchiericci che riempivano
l’aria e il suono del vetro delle bottiglie che cozzavano tra loro fecero
ricordare a Draco le sue feste di compleanno a Malfoy Manor. Pansy e
Le uniche persone che se ne stavano in disparte erano Potter e Weasley. Stavano a pochi metri da loro con le bottiglie di burrobirra in mano e parlavano a voce così bassa che Draco, per quanto si sforzasse, non riusciva a cogliere l’argomento della conversazione.
Seamus Finnigan iniziò una specie di improvvisato gioco del Telefono senza Fili con altre sei persone: tutti in cerchio, si bisbigliavano all’orecchio ma le parole bisbigliate, si sa, sembrano in qualche modo prendere vita propria.
“Comodino!” asserì convinta Calì Patil e Maurelle Rivers iniziò a ridacchiare al suo fianco.
“Ho detto pappagallino!” rivelò e tutti scoppiarono in una fragorosa risata.
Liam richiamò l’attenzione e il silenzio si fece spazio tra i presenti.
“Ok, è bello vedere che avete già iniziato a divertirvi. Ma credo che il gioco di questa sera lo troverete davvero strepitoso” disse con un sorrisino convinto.
Negli occhi del Caposcuola c’era un brillio strano negli occhi del Serpeverde che faceva quasi paura. Si sfilò un sacchettino dalla tasca e lo lanciò in aria, riprendendolo al volo divertito. Trista Morgan si alzò in piedi e con un rapido movimento della bacchetta, fece apparire venti sedie nel centro della stanza.
“Se volete sedervi, cominciamo il gioco”.
Le Sorelle Stravagarie cantavano una cover di Celestina Warbeck, Puoi rubare il mio calderone ma non puoi avere il mio cuore, mentre tutti recuperavano una sedia su cui sedersi. Liam puntò la bacchetta sullo stereo e il volume improvvisamente si affievolì fino a scomparire.
“Il gioco di questa sera si chiama ‘Oh tesoro se mi ami’”
Draco ridacchiò così come fecero molti altri, mentre Liam faceva lo stesso, continuando.
“Ci sono esattamente venti biglie dentro questo sacchetto: diciotto bianche e due nere. Dovrete pescare una biglia con gli occhi chiusi e mostrarla a tutti gli altri. La prima persona a pescare quella nera sarà il cacciatore, la seconda sarà invece la preda”.
“La preda?” chiese Blaise.
“E questa è la parte divertente” disse Liam,
ridacchiando. “Colui che condurrà il gioco, deve alzarsi in piedi,
raggiungere la preda, sedersi sulle sue ginocchia e dire ‘Tesoro, se mi
ami, non potresti sorridere?’”
Pansy,
“E che scopo avrebbe tutto questo?” chiese Draco, con le
sopracciglia inarcate.
“Ovviamente di far ridere la preda, no!” rispose Liam.
“Il cacciatore può fare qualsiasi cosa voglia: solletico, carezze,
giocare con i capelli, bisbigliare all’orecchio… Insomma, tutto
quello che ha a che fare con l’amore. Per vincere e passare il turno, la
preda deve dire “Tesoro, io ti amo, ma non posso sorridere stasera”
senza ridere” disse agitando il sacchetto con enfasi. “Altrimenti
è fuori dal gioco, e così si va avanti finchè non
rimangono due persone. Chi resiste fino alla fine, è il vincitore!”
“E che cosa ne ricaviamo da tutto questo?” chiese Blaise.
“Parecchie
risate, immagino” concluse Liam.
Blaise era piuttosto dubbioso, mentre Draco alzò gli occhi al
cielo. Liam prese il silenzio come un assenso e lanciò il sacchetto a
Draco. Il ragazzo infilò la mano nel sacchetto e ne estrasse una biglia.
Nera.
“Perfetto. Tu sarai il cacciatore, Draco” disse
Liam.
Draco ghignò e passò il sacchettino a Blaise che ne
estrasse una sfera bianca. Le sfere ad una ad una fecero il giro del cerchio,
finchè non raggiunsero Potter che ne estrasse una nera. E la risata che
ne conseguì fu impossibile da definire. Anche Draco si unì alle
risate; l’unica persona che non sembrava divertirsi era proprio Potter,
mentre Weasley, notando l’espressione attonita del suo compagno di Casa
senza macchia e senza paura, smise di ridere subito dopo.
“Mi spiegate chi se n’è saltato fuori con sto
gioco?” chiese Potter petulante.
“Bè, questa è stata un’idea di Hanna”
soffiò Macmillan.
Hannah Abbot diventò improvvisamente bordeaux ma continuò a
sorridere. “Abbiamo estratto a sorte” disse, lanciando a Draco
un’occhiata veloce.
“Bè, credo sia un po’ stupido…” disse
Potter.
“Non fare il guastafeste, Potter” sbottò Draco.
“È un gioco. Semplicemente farò finta che tu sia
Pansy”.
A queste parole
“Tesoro, se mi ami, non potresti sorridere?” disse Draco con
un tono deliberatamente sussurrato, impressionato dalla situazione totalmente
improbabile: le possibilità che Draco potesse mai dire una cosa del
genere a Potter erano pressoché pari a nulla.
Alcune ragazze che Draco non riusciva a vedere stava ridendo
istericamente. Indietreggiò quel tanto che gli permise di vedere il viso
di Potter, assolutamente inespressivo: continuava a fissare il vuoto davanti a
sé, con le gambe completamente rigide. Non aveva decisamente
l’espressione di uno che sta combattendo per reprimere una risata. Draco
si trovò a combattere con la sensazione di sentirsi soddisfatto per aver
avuto un effetto semi-paralizzante sul Grifondoro e considerarsi arrabbiato per
il fatto di non poter probabilmente vincere lo scontro.
“Tesoro, io ti amo, ma non posso sorridere stasera”
gracchiò Potter, con un tono indescrivibile, mentre le guance gli si arrossavano
improvvisamente facendo si che gli occhi quasi sembrassero brillare alla scarsa
luce della stanza.
Seriamente, poteva essere
più ovvio? Draco si chiese come fosse possibile che il resto della
scuola non l’avesse già etichettato come omosessuale: qualsiasi
altro ragazzo etero con un po’ di sangue freddo avrebbe trovato la
situazione inopportuna ma divertente. Solo un gay non dichiarato o un animoso
omofonico si sarebbe comportato come Potter!
“Bello show, Potter” mormorò con la stessa voce sussurrata
di poco prima, prima di alzarsi dalle sue ginocchia e raggiungere Pansy,
schioccandole un bacio sulla guancia. “Non è veramente innamorato
di me, non devi preoccuparti tesoro” disse ad alta voce, così che
tutti, esclusi Potter e Weasley, ridacchiarono. Draco ghignò e
riprese il suo posto.
“Bella
scenetta, ma…” gli sussurrò Blaise. “Spero di pescare una biglia nera
assieme a te”.
“Perderesti” gli rispose di rimando, lanciando
un’occhiata a Potter. Il Grifondoro li fissava con le labbra tese e Draco
avrebbe dato un braccio per sapere cosa stesse pensando.
Il Serpeverde non riuscì a trattenersi dal ridere come una iena
quando Millicent gli sbottò direttamente in faccia la sua frasetta,
così fu eliminato velocemente dal gioco. Gli ultimi due rimasti furono
Susan Bones e Terry Boot, ma fu la ragazza a spuntarla concludendo tra applausi
e risate la festa. I ragazzi lasciarono al classe in gruppetti misti
chiacchierando contenti fino all’entrata principale.
Draco raggiunse Morag mentre camminavano lungo il corridoio. “Sempre
occupata?”
“Diciamo che
è così. La tua
ragazza è una specie di severissimo capo gruppo” rispose Morag.
“Un’aguzzina vorrai dire” continuò Draco
abbassando la voce. “Sono contento di non essere in nessun gruppo con
lei, o mi farebbe uscire di testa”.
“Oh, no non ti preoccupare Draco” intervenne Pansy
raggiungendoli e sorridendo divertita a Morag. “Solo non ti permetterei
di borbottare e commentare ogni cosa”.
“Che è l’unica cosa che gli riesce bene”
saltò fuori Weasley mentre lui e Potter li superavano.
“Sei solo geloso perché non hai potuto sederti in braccio a
Potter, vero, Weasley?” disse Pansy con un sorrisino beffardo.
Il viso di Weasley prese letteralmente fuoco mentre sia lui che Potter si
fermavano di botto. Draco mise un braccio sulle spalle di Pansy rivolgendosi ai
due.
“Hai cominciato tu, Re degli Sfigati. Per una volta sii un uomo e
ammetti che non dovresti iniziare battaglie che sai di non poter vincere”
sibilò. “Non è la tua
amichetta mezzosangue che se n’è saltata fuori con la storia
dell’Unità tra le Case? Bell’esempio che dai, importunando le
ragazze nei corridoi”.
“Ragazze? Parlava di te, furetto” sibilò
Potter tra i denti.
“Ma parlava con la mia ragazza, Sfregiato” lo derise Draco,
mentre ormai un gruppetto di persone aveva fatto capannello attorno a loro.
“Sapete una cosa? Voi tre vi state proprio rendendo ridicoli”
disse Susan Bones, intromettendosi.
Draco non aveva la minima intenzione di farsi come nemica la nipote del
Ministro. “Hai ragione. Andiamo Pansy. Morag, ci vediamo domani”.
Draco si godette il momento di silenzio subito dopo la loro dipartite e
schioccò un bacio sul capo di Pansy mentre camminavano.
“Te l’avevo detto che non avrebbe mai funzionato,
Parks” mormorò, ricordandole una conversazione
sull’Unità fra Case che avevano avuto all’inizio
dell’anno.
La ragazza appoggiò il capo al braccio del Serpeverde e non
rispose.
“Malfoy” chiamò una voce decisa alle loro spalle,
prima che intraprendessero la discesa delle scale che davano ai sotterranei.
Draco si voltò e vide Potter in piedi accanto alla scalinata di
marmo. Gli altri Grifondoro stavano assiepati sui gradini più in alto,
mentre Weasley occhieggiava Potter con l’espressione di un cagnolino
spaurito. Draco lasciò la presa su Pansy e lanciò
un’occhiata a Blaise. Il moro ghignò in maniera un po’
troppo lasciva per i gusti di Draco, ma si portò tutti i Serpeverde nei
sotterranei; Millicent fissò contrariata la scena prima di scendere le
scale con tutti gli altri. Quando se ne furono andati, Draco si rivolse a Potter,
che ora stava appoggiato al corrimano con l’espressione torva.
“Che vuoi, Potter?”
“Possiamo parlare?”
“A che
riguardo?”
“Devo farti
semplicemente una domanda. Non essere così spaventato”.
“Spaventato?Nei tuoi sogni, Potter. Seguimi”.
Raggiunsero in fretta la piccola stanza oltre
“Parla”
Potter gli scoccò un’occhiataccia. “Sei gay?”
Draco ghignò. “Non credo che siano le mie orientazione sessuali che dovremmo discutere, Potter”.
Il Grifondoro lo afferrò per la camicia e lo fece sbattere contro
il muro; Draco cercò di dibattersi, ma l’altro era più
forte.
“A che gioco stai giocando, Malfoy?” ringhiò Potter
con gli occhi ormai ridotti a due fessure.
“Sei proprio un santarellino, eh Potter? Scommetto che ti masturbi
pensando a Blaise e Smith che si cambiano negli spogliatoi del campo di
Quidditch, giusto? O al pensiero di Blaise che me lo mette nel culo nel
corridoio dei sotterranei? Scommetto che vorresti assistere, vero?”
bisbigliò Draco.
Potter aveva iniziato a respirare a fatica. “Allora è
vero?” cercò di riprendersi.
Erano così vicini che Draco poteva sentire il profumo della
cioccolata mischiato a quello della Burrobirra nel respiro dell’altro e
Draco adorava la cioccolata e
“Che ne dici se te lo facessi vedere?”
Fece lentamente scivolare la punta della sua
lingua sul labbro inferiore del ragazzo, assaggiandone il sapore di cioccolata,
mentre il respiro affannato di Potter gli trasmetteva un brivido di piacere
lungo la schiena. Affondò una mano tra i capelli dell’altro e, scendendo
sul collo e attirandolo ancora più vicino, fece scontrare le loro
lingue. Potter emise un suono indefinito, a metà strada tra un
singhiozzo e un sospiro, prima di appoggiarsi in avanti e premere le sue labbra
più a fondo in quelle dell’altro. Draco riversò in quel
bacio brutale e vizioso tutto il suo risentimento: il moro stava violando la
sua bocca con le lingua, mentre il Serpeverde scendeva a mordicchiargli per una
specie di vendetta il labbro inferiore. Potter mugugnò ancora e
pressò il suo corpo su quello di Draco, facendogli provare un qualcosa,
un desiderio, mai provato prima di allora: se prima aveva voluto umiliare
Potter, ora lo voleva avvelenare di sè. Voleva che Potter sussurrasse il
suo nome ogni volta che chiudeva gli occhi.
La sua mano destra era aggrappata ai capelli
del Grifondoro, mentre con la sinistra aveva iniziato a strattonare gli abiti
dell’altro. Potter si staccò, affannato.
“Cosa…”
Draco lo ignorò, sbottonandogli i
pantaloni, afferrando con entrambe le mani i boxer dell’altro e
spingendoli verso il basso. La sua schiena sfregò contro la parete
mentre si abbassava e sperò di non essersi rovinato la divisa. Fece
scivolare le sue mani sulle cosce dell’altro: la sue pelle era calda e
liscia e Draco dovette lottare per non andare a lambire con la lingua i punti
che aveva appena sfiorato. Risalì lentamente oltre il bacino, alzando la
camicia del Grifondoro mentre lo faceva. Ghignò sulla pelle delicata del
ragazzo, sperimentando il suo sapore mentre faceva scorrere la lingua dall’ombelico
al petto.
“F-fermati” ansimò Potter,
rabbrividendo. Draco si rimise in piedi, guardandolo dritto negli occhi.
“Non dirmi che non è esattamente
quello che vuoi, Potter”
“Ma tu e
Il Serpeverde non era interessato a spiegare
le intricate relazioni all’interno della sua Casa, ma era sbalordito
dalla capacità di Potter di pensare a certe cose con pantaloni e boxer
alle caviglie. Sfiorò con le dita l’erezione dell’altro e lo
prese in mano, ghignando al suono sommesso che ne seguì.
“Io e Pansy abbiamo un rapporto
particolare, Potter, ma non è affar tuo” disse, sottolineando le
sue parole con lunghe e lente carezze audaci.
Il moro ansimò stringendo la presa
sulle spalle dell’altro e nascondendo il viso nell’incavo del collo
della serpe.
“Ad ogni modo” continuò
Draco, sussurrando “è solo una sega, non una promessa di
matrimonio”.
Fece scorrere la lingua sul collo
dell’altro e rabbrividì al gemito che uscì dalle labbra del
ragazzo.
Potter non gridò il nome di Draco
quando venne; si limitò a gemere e a conficcargli forse un po’
troppo forte i denti nella spalla. Cosa che a Draco era addirittura quasi
piaciuta. Si ripulì la mano senza tanti complimenti sui vestiti
dell’altro, che indietreggiò leggermente scosso. Draco alzò
gli occhi al cielo quando l’altro gli si avvicinò per baciarlo di
nuovo.
Venti minuti più tardi, Draco
lasciò la stanza, ghignando. Quando entrò nella Sala Comune,
Blaise era steso sul divano.
“Non ti ci è voluto molto”
fece notare Blaise con un’espressione severa.
Draco inarcò un sopracciglio. “A
che stai pensando, Blaise?”
“Spero che questo significhi che
smetterai di chiamarlo Potter. Sai, alcune cose richiedono l’uso del
nome” continuò Blaise, imperterrito.
“Di che cosa stai parlando?”
chiese Draco, facendo del suo meglio per apparire perplesso.
Blaise si accigliò. “Che sta
succedendo tra te e Potter?
“Cosa dovrebbe succedere tra me e Potter?”
L’espressione di Blaise
s’incupì. “Bè, non è proprio che succeda spesso
di lasciarti ad una conversazione notturna di oltre mezzora con lui”.
“Ah, quello. A dire il vero non era
niente, solo l’ennesima idea del cervello malato di Potter che non poteva
aspettare per condividere con gli altri”. Draco si morse un labbro.
“Ad ogni modo, bè, è Potter,
e comunque non sapevo fosse gay…” strascicò, senza
aggiungere un “prima dell’inizio dell’anno”.
Blaise lo fissò a metà strada
tra il sospetto e la preoccupazione. “Sono sorpreso, Draco. Voglio dire,
avresti dovuto essere cieco per non notare il rigonfiamento nei pantaloni che
ha per te”.
“Cieco o etero” rispose Draco con
un ghigno.
“Allora
l’hai notato?”
“Certo
che si, non sono né cieco né etero! Ma questo non significa che io abbia
intenzione di lasciarmi scopare da lui”.
Blaise si alzò dal divano e lo
raggiunse. “Ma ti siedi sulle sue ginocchia bisbigliando lascivo. Sei
maledettamente bastardo a comportanti in maniera così provocante”.
Draco alzò lo sguardo su di lui,
inarcando un sopracciglio. “Vorresti esserci tu per caso al suo
posto?”
“Oh, cielo, certo che si”.
Blaise lo prese per le spalle, ma Draco si
allontanò. “Blaise, siamo in Sala Comune. E non pensare che io mi
lasci sfuggire un pettegolezzo così interessante”.
“Pettegolezzo?”
“Che cos’è questa storia
di Potter e il suo rigonfiamento nei pantaloni? Mi sono perso per caso una
delle nostre riunioni in cui è stato dato l’annuncio che è
gay?”
Blaise piegò la testa di lato.
“Bè, non ha detto nulla, ma il modo in cui reagisce in tua
presenza? E poi, l’ho visto squadrare Zacharias”.
Draco ghignò, decidendo di non
menzionare la scena ai Tre Manici di Scopa del mese precedente. “Puoi
sopportare un po’ di
“Uh uhu” ripose Blaise,
avvicinandosi. “Harry può avere Zacharias, lo sai. Basterebbe che
tu…”
“Fermati Blaise” rispose
l’altro, prima di spingerlo lontano e dirigersi al dormitorio.
“È tardi, vado a letto”.
“Ad avere il tuo
auto-controllo…” gemette Blaise e lo seguì.
Draco fu particolarmente felice di essere
davanti e poter così nascondere il suo sorrisino dall’amico.
***
Draco e Potter erano tornati ad quella specie
di “tregua” che avevano sfiorato all’inizio dell’anno:
nessuno dei due attaccava l’altro e già si mormorava parecchio
della cosa. Da parte sua, Draco si preoccupò di passare più tempo
possibile con Pansy, cosa che fece pensare a Blaise che effettivamente qualcosa stesse succedendo, ma il biondo
la buttava sul ridere e si prendeva gioco dell’amico per essere diventato
un sostenitore dei Tassorosso.
Durante gli incontri del lunedì
dell’ES, si allenarono alla controincantesimo per la maledizione
Sciogli-Cuore e Potter vagava per la stanza assicurandosi che il movimento
della bacchetta di ognuno fosse corretto. Si fermò alle spalle di Draco,
un po’ troppo vicino a dire il vero, e il Serpeverde abbassò la
bacchetta, voltando lentamente la testa verso di lui così che il respiro
di Potter si scontrasse con la pelle della sua guancia.
“Sei davvero indecente, lo sai questo,
vero?” mormorò, ma una parte di lui, etichettata come traditrice,
avrebbe voluto che Potter si facesse ancor più vicino.
“Ho bisogno di parlarti, Malfoy”
rispose l’altro, abbassando il tono di voce.
Draco storse il naso. “È
così che lo chiamiamo adesso?” e fece un passo indietro andando
quasi a sfiorare il petto del ragazzo alle sue spalle. Sentì il ragazzo
irrigidirsi per l’affronto, ma il respiro irregolare era inequivocabile.
“Nel cortile, giovedì dopo
cena”.
Draco pensò a Rita Skeeter e scosse il
capo. “Non nel cortile. Al campo e mercoledì. Pansy ha il gruppo di
studio dopo”.
“Bene.
Solo… evita di fare lo
stronzo”.
“Lo vedremo, Potter”.
Qualcuno richiamò Potter e il ragazzo
si allontanò, mentre Draco tornò ad allenarsi al suo
controincantesimo con un sorrisino dipinto sulle labbra.
***
Il mercoledì a cena, qualche gufo
ritardatario stava consegnando l’edizione serale della Gazzetta del Profeta, soprattutto ai
professori. Uno dei volatili si diresse verso Draco e lasciò cadere una
lettera sulle sue ginocchia; il ragazzo si diede un’occhiata veloce attorno,
ma nessuno sembrava aver notato qualcosa si strano, nemmeno Blaise che stava
gesticolando con una coscia di pollo in mano, esaltando la cucina Italiana
mentre chiacchierava con Millicent.
Draco srotolò la pergamena,
appoggiandosela sulle gambe.
Non lasciare
i sotterranei il 16 Marzo, per nessuna ragione.
Draco girò il foglio, ma non
c’era scritto altro. Il 16 marzo era la domenica successiva.
Perché non avrebbe dovuto lasciare i sotterranei? Pensieroso, mise da
parte il piatto e appoggiò la forchetta sul tavolo. Non gli piaceva
molto ricevere lettere anonime o firmate dalle sole iniziali: lo facevano
sempre preoccupare troppo. Borbottando una scusa, uscì velocemente dalla
Sala Grande e si diresse ai sotterranei.
Una volta arrivato nel suo dormitorio, Draco
estrasse la pergamena dalla tasca e vi puntò contro la bacchetta.
“Ostende Scriptorem”.
Sua madre.
Lo stomaco del ragazzo si contrasse mentre
Draco osservava la figura materializzarsi nell’aria: aveva lo stesso
aspetto di sempre, lo stesso che lui sognava di tanto in tanto. Al di là
del fatto, però, di sapere sua madre viva e vegeta, una preoccupazione
si faceva largo dentro di lui. Che stava succedendo? Perché sua madre
gli aveva scritto un ordine del genere? Scosse il capo. Alcune voci provennero
dalla Comune e intuì che la cena doveva essere terminata. Doveva
incontrarsi con Potter.
Draco afferrò la sua scopa e
uscì dai sotterranei, dirigendosi al campo di Quidditch. Il gelo
invernale e alcuni punti ancora coperti di neve lo circondavano, ma
l’aria non gli sembrava così fredda. Draco si era sempre chiesto
se non fossero più che altro i cambi nel calendario a far si che le
persone percepissero diversamente le stagioni… Dopotutto era marzo, il
che significava primavera. L’anno scolastico stava per finire,
così come molti dei progetti del Serpeverde.
Non era stato diverso dagli altri anni, in
effetti, pensò Draco, scendendo le scale di pietra che davano al campo.
L’erba ghiacciata sotto i suoi piedi si spezzava con uno strano rumore e
il ragazzo si fermò un attimo per mettersi il cappuccio del suo
mantello. Le sue dita sembravano essersi congelate sul manico di scopa…
Perché diavolo aveva suggerito il campo di Quidditch? Era tutta colpa di
Potter!
Stava già facendo buio e mentre
scendeva gli ultimi gradini, Draco si guardò in giro per capire se
Potter era già arrivato. Non riuscì a vedere nessuno e si
fermò ai piedi della scalinata. E se l’altro avesse voluto
giocargli un brutto tiro? Draco si abbassò ancor più il cappuccio
sul viso.
“Sono qui, Malfoy” gli giunse una
voce calma da dietro le spalle.
Il Serpeverde si voltò e vide Potter
appoggiato ad una grande roccia, accanto alla sua Firebolt. Si fece avanti,
appoggiando anche il suo manico di scopa alla parete scura, prima di affrontare
faccia a faccia il moro, preoccupandosi di assumere un’espressione
accigliata.
“Il motivo per cui siamo qui?”
Potter alzò lo sguardo. Quando
parlò, la sua voce apparve attentamente controllata. “Tu
ed io. Quidditch. Strani giochini. Sesso”.
Draco
ghignò, più che altro per l’incredulità. “Ti sei allenato parecchio per questo
discorso, Potter?”
“E anche se l’avessi
fatto?” rispose il Grifondoro, ghignando a sua volta.
“Lascia passare qualche anno, Potter, e
forse riusciresti per allora a convincere un Tassorosso”.
Il sorrisino dell’altro svanì.
“Non ho qualche anno, Malfoy”.
Draco inarcò un sopracciglio.
“Che vuoi dire?”
“Mi
hai sentito. Così stanno le cose, Malfoy. Il signore di tuo padre vuole uccidermi, e probabilmente ce la
farà anche, ma che io sia maledetto se non proverò a
fermarlo”. Potter si spinse gli occhiali più su sul naso.
“Così, dal momento che ho poco tempo, ho pensato sia il caso di
sfruttarlo”.
Draco lo fissò, sbattendo le palpebre.
“Mi stai proponendo di fare sesso…”
Potter sembrò shockato. “Non
parlavo direttamente di quello”.
“Sono bravo in queste cose”
Fu il turno di Potter di fissarlo.
“Queste cose?”
“A leggere tra le righe,
imbecille”.
Potter si staccò dalla parete,
facendosi più vicino. “Quindi il fatto che non hai provato a
lanciarmi una maledizione, vuol dire, leggendo tra le righe,
‘si’?”
“Dipende”
“Da cosa?”
“Se puoi riuscire a vivere bene sapendo
di scoparti una persona che ti odia”. Le parole crude sembrarono
perforare le orecchie di Draco, ma non importava.
Potter
arretrò. “Mi odi?”
“Cero
che ti odio. E tu, non provi lo
stesso?”
“Ehm, è un po’ troppo
forte. Riservo quel sentimento per persone tipo, bè sai, Piton,
Voldemort”.
Draco sbiancò al nome, ma alzò
gli occhi al cielo. Potter non riusciva nemmeno ad ammettere di odiarlo. I
Grifondoro avevano la maledetta abitudine di associare il sesso a ridicole
dimostrazioni di affetto e ai sentimenti.
“Perfetto, diciamo che non mi sopporti, allora. Probabilmente vorresti
che mi trasformassi in un furetto per l’eternità e venissi
divorato dai ragni giganti”.
“Io voglio te, Malfoy”. Potter si
avvicinò ulteriormente, sfilandogli il cappuccio con un movimento troppo
esperto che fece quasi desiderare a Draco di scappare. “Cosa te ne
pare?”
“Possiamo ricavarne qualcosa”
mormorò Draco, chiedendosi se avrebbe mai recuperato il respiro che gli
era mancato d’improvviso.
Il bacio non fu meno arrabbiato
dell’ultima volta, ma meno violento…
***
“Come ti sei fatto questa
cicatrice?”
“Grazie al tuo simpaticissimo amico
ippogrifo”
“Mi piace”
“Mi sembra il minimo”
***
Se qualcuno a settembre avesse detto a Draco
che durante l’anno avrebbe cominciato ad avere degli incontri clandestini
con Potter, probabilmente il Serpeverde avrebbe riso di gusto. Il che, oltre al
fatto stesso di doversi incontrare con Potter, già di per sé
assurdo, faceva si che Draco affrontasse la cosa divertendosi più che
passando il tempo a rimuginare su che cavolo stesse facendo o
sull’eventualità di essere scoperti. Ad ogni modo, almeno Nott non
era in giro a scattare fotografie e niente durante le lezioni o i gruppi di
studio era cambiato: Draco non aveva smesso di essere acido con Potter, anche
se non sfruttava tutte le occasioni che gli si presentavano.
Un venerdì, durante una lezione di
Erbologia, Preston Iven aveva accidentalmente fatto cadere dello sterco di
drago sui Tentacoli Velenosi di Pansy: la pianta si era improvvisamente
gonfiata, i suo tentacoli erano diventati flaccidi e avevano iniziato a
sputacchiare pus da tutte le parti. Il lavoro di mesi interi era rovinato e
Pansy fu di cattivo umore per tutto il giorno. Non potendo vendicarsi di
persona, dato che era il fratellino del Capocasa, la ragazza si rassegnò
ad aspettare che fosse Laurel a punirlo. Tecnicamente, Pansy avrebbe potuto
anche metterlo in punizione, ma i rapporti di famiglia era meglio non toccarli,
così
“Quella povera cosa si sta afflosciando
nel suo vaso adesso, e se qualcuno si avvicina riesce solo a sbuffare!”
singhiozzò. “Quante volte gliel’ho detto a quei cretini di
stare attenti! Ci vorranno mesi perché si riprenda! È una fortuna
che quel disgraziato sia venuto direttamente da me, o sarebbe morta!”
“Shhh, Parks, non è colpa tua,
non perderai punti per colpa di Preston” rispose Draco con un tono calmo
e rilassante, metendole un braccio attorno alle spalle.
Pansy però pianse più forte. “Tu
non capisci! Non centrano nulla
i punti! A me interessava della mia piantina, ci avevo speso un sacco di tempo
per curarla!”
Draco la strinse più forte e la
ragazza nascose il viso nella sua divisa, singhiozzando e tirando su col naso.
Draco si guardò attorno, e notò Weasley, Potter e
Si diede mentalmente un calcio per aver
permesso alla ragazza di crollare prima di aver raggiunto i sotterranei, poi
osservò il gruppetto.
Draco ghignò e accarezzò i
capelli della Serpeverde. “Andiamo tesoro, ti porto in Sala Comune”
disse a voce abbastanza alta perché i Grifondoro lo sentissero. Pansy
emise un leggero sbuffo e lo seguì aggrappandosi di più al corpo
del ragazzo. Non che fosse emozionalmente instabile, chiariamolo subito:
semplicemente, aveva bisogno di un po’ d’attenzione. E a Draco, in
quel caso, non era nemmeno dispiaciuto.
***
“Allora non dormi con lei?”
“Te l’ho detto Potter, la mia
relazione con Pansy non ti deve interessare. Dopotutto, io non ti ho chiesto
qualcosa della sorella di Weasley”
“Ginny? E lei che centra?”
“Credi che non ti abbia visto con lei
durante le selezioni per il Quidditch?”
“Quello non era niente, insomma,
stavamo solo…”
“Certo, certo, Potty, come vuoi
tu”
“Sei davvero noioso”
“E tu parli troppo”
***
Due settimane dopo la fuga di Nott, Draco si
stava dirigendo a cena assieme a Vincent e Gregory. Blaise si era visto con
Smith nel pomeriggio, mentre le ragazze erano nella serra a controllare la
pianta di Tentacoli Velenosi; il biondo era sceso piuttosto tardi dalla Comune
e si aspettava che molti avessero già cenato, ma non appena entrato in
Sala Grande, la voce di Pansy, prima fra tutte, lo raggiunse.
“Draco!
Hanno preso Theodore!”
urlò, gesticolando animosamente. Il ragazzo affrettò il passo e
raggiunse il tavolo delle Serpi, strappando l’edizione serale della Gazzetta dalle mani di Pansy. La ragazza
gli indicò un articolo a fondo della prima pagina e Draco lo scorse in
fretta.
Nott aveva in qualche modo raggiunto Diagon
Alley, probabilmente usando il camino di qualche casa di Hogsmeade e fino ad
allora aveva vissuto al Paiolo Magico sotto falso nome. Il proprietario
l’aveva riconosciuto a colazione dalla foto stampata dal Profeta la settimana precedente e aveva
subito allertato le autorità: l’accusa che pendeva su di lui, per
l’attacco a Blaise, Smith e Potter, era di tentato omicidio ed entro
pochi mesi avrebbe raggiunto l’età di diciassette anni, essendo
quindi condannato come mago adulto.
L’articolo continuava dicendo che Nott
era completamente impazzito quando un Mago Tiratore Scelto l’aveva
raggiunto, così che si trovava ora sotto osservazione al San Mungo prima
che si decida la sua sorte. Draco si chiese se Azkaban sarebbe stato un posto
sufficientemente brutto per Nott, ora che i Dissennatori se n’erano
andati e che suo padre era a piede libero. Fece per restituire il giornale a
Pansy quando notò il suo cognome nell’articolo centrale.
RITROVATO
L’AUROR SCOMPARSO
I lettori
della Gazzetta del Profeta di certo ricorderanno l’Auror
Kingsley Shacklebolt, dato per disperso il 3 settembre dopo l’evasione di
massa da Azkaban di un gruppo di convinti Mangiamorte. La scorsa notte,
Shacklebolt ha bussato all’abitazione di Cardiff della signorina Victoria
Archer, la quale ha definito l’aspetto dell’uomo “quello di
un fantasma” ma che ha successivamente aggiunto essersi presentato molto
cordialmente e chiesto la possibilità di usare il camino per raggiungere
il Ministero della Magia.
“Gli
ho dato un po’ di Polvere Volante e se n’è andato”
dice
Shaclebolt
si trova ora al San Mungo sotto cure intensive dopo una prolungata esposizione
alla maledizione Imperius e altri incantesimi oscuri, ci dice Healer Waler, 36
anni. Un delegato ufficiale del Ministro ha informato
Shacklebolt
stava per essere trasferito in qualche postazione da uno dei Mangiamorte
fuggiti lo scorso settembre, Lucius Malfoy; secondo fonti certe, probabilmente
un calcolo errato ha portato l’evaso a Materializzarsi sulla strada molto
trafficata che attraversa Cardiff e l’uomo è rimasto travolto da
un camion, rimanendo ucciso sul colpo. Shacklebolt si trovava senza dubbio
sotto la maledizione Imperius perché, apparso pochi metri più
lontano, si è ritrovato immediatamente libero dall’incatesimo.
Il
corpo di Lucius Malfoy, recuperato dai quattro maghi visti dalla signorina
Archer dalla finestra, è stato portato al San Mungo e definitivamente
dichiarato morto all’arrivo. Non hanno dato finora frutto i tentativi di
contattare la moglie Narcissa…
Draco sentì il sangue defluire dalla
sua testa e continuò a fissare l’articolo sulla morte del padre.
La sua mano tremava così tanto che non gli riusciva di continuare a
leggere, rimanendo semplicemente immobile a guardare senza sosta il foglio.
Dichiarato
morto. Dichiarato morto. Dichiaratomortodichiaratomortodichiaratomorto.
Alzò lo sguardo su Pansy che stava
chiacchierando con Blaise e cercò di mandar giù il nodo alla
gola. Si sentiva il petto svuotato e l’orrore gli stringeva lo stomaco;
le ginocchia cedettero e fu costretto ad aggrapparsi al tavolo per sostenersi,
rovesciando il succo di zucca di Pansy. La ragazza si voltò,
rimpiazzando in fretta l’espressione arrabbiata con una decisamente
più preoccupata.
“Draco! Oh mio dio, Draco, che
succede?”
Il Serpeverde vide le labbra della ragazza
muoversi, ma la sua voce sembrava provenire da molto lontano. Senza dubbio, non
sarebbe mai più riuscito a sbattere le palpebre.
Pansy gli strappò
Qualcosa salì nella gola di Draco da
un qualche luogo sconosciuto dentro di lui. “Io… vado… a letto”
gracchiò, e si rimise in piedi.
“Vengo con te” ripose Blaise e
gli mise un braccio attorno alle spalle, accompagnandolo fino alla porta. Draco
inciampava sui suoi piedi senza sentire minimamente il chiacchiericcio che si
levava attorno a loro. La mente del ragazzo era completamente vuota, tranne che
per una memoria di un pomeriggio d’Ottobre a Hogsmeade.
Diario
di Draco Malfoy, 9 Marzo 1997
…
Fine parte
15.
Allora….che mi
dite?^_^ Due in una sera per i problemi in EFP ovviamente!
Laura
Ps. povero il mio ciccino…