Torn.
TERZA
PARTE: Falling.1
“Kakashi-sensei,
vorrei
che parlasse con Naruto. Gli faccia forza. Gli dica che me la
caverò e di
pensare a se stesso e ai suoi sentimenti, perché
lì c’è la risposta anche a
quelli di Sasuke.”
Kakashi
non si era mosso, né aveva detto nulla. Avrebbe preferito
non intromettersi, ma
davanti agli occhi avevano preso a scorrergli immagini della vecchia
Sakura
innamorata di Sasuke e di quella nuova innamorata di Naruto. Doveva
aver pianto
molto. In modi diversi, entrambi l’avevano respinta in
passato, ma una parte di
lei continuava a sperare di trovare il modo di vedere il mondo dalla
loro
prospettiva, camminando accanto a loro, dimostrando di essere alla loro
altezza.
Ma
questa volta doveva essere diverso.
Se
non si era fatta avanti di persona, se era venuta da lui, forse era
perché
Sakura aveva capito il motivo per cui dalla sua prospettiva vedeva solo
schiene:
si trattava di fermarsi e chiudere gli occhi, iniziando a girare su se
stessa.
Poi, cadendo distesa sull’erba, riaprirli e trovare il cielo
azzurro che tanto
aveva cercato.
--
Kakashi
non si era subito recato da Naruto. Gli era capitato più di
una volta di
vederlo, ma distogliendo lo sguardo, si era allontanato prima di essere
notato.
Può darsi che una parte di sé non volesse
consegnargli quel messaggio che
sapeva tanto di qualcosa di definitivo. Forse, voleva in qualche modo
indicargli una strada diversa, proteggendolo dalla prospettiva di
passare tutta
la sua vita dietro a quel ragazzo, di legarsi a lui definitivamente.
Ma sapeva anche che per quello era troppo tardi. Per
cui, quando al termine di una missione lo scorse camminare per Konoha
tra la
folla, lo chiamò a sé, mettendo da parte quei
sentimenti che sapevano tanto di
egoismo.
“Ohi,
Kakashi-sensei! È un po’ che non ci si
vede!”
“Si…
Quella faccenda di Ame e Oto mi ha tenuto impegnato per un
po’”
Il
mondo post-Madara aveva tutti i numeri per diventare un luogo di
collaborazione
e di pace, ma paesi come quelli della Pioggia e del Suono, dopo aver
perso i
loro leader, erano caduti nel caos. Tsunade non aveva nessuna
intenzione di
lasciare nelle mani di Naruto un villaggio in guerra, per cui aveva
impegnato
tutti i suoi AMBU in missioni di livello S nel tentativo di sedare le
rivolte e
dare a quei paesi una stabilità politica che non fosse
basata sulla dittatura.
“Tsunade-baachan
esagera. Inoltre è folle si rifiuti di farmi dare una
mano”
Kakashi
sospirò.
“Vuole
proteggerti.”
“So che vuole che io sia il Rokudaime.
Ma anche se non sono più un Jinchuuriki” e qui si
toccò lo stomaco, quasi a
voler verificare una mancanza “—voglio dare una
mano. Con che coraggio mi
definirò Hokage, altrimenti?”
“Naruto,
non sei mai stato così vulnerabile. Come faremmo, se qualche
pazzoide volesse
vendicarsi su di te?” disse Kakashi con un sorriso, dandogli
una poderosa pacca
sulla spalla.
“Be’,
per quello penso di potermela cavare” sbottò,
mettendo il broncio.
Non
sarebbe nemmeno la
prima volta. E non è che non ne sia uscito vivo.
Ma
il ricordo di Sasuke gli fece storcere il volto e Kakashi decise di
approfittarne.
“Come
sta Sasuke? Progressi?”
Naruto
trasalì.
“—Non
lo so. È un mese che non lo vedo”
“Naruto—”
“Ma
è cosa da niente. Passerà, non si
preoccupi”
Kakashi
continuò a fissarlo in attesa.
“Non
è niente, sensei, glielo giuro!”
“Sakura
non sembra dello stesso parere”
Il
cuore di Naruto perse un battito.
“Ha…
ha parlato con Sakura-chan?! E come sta?”
“L’ho
vista poco prima che tu partissi per l’ultima
missione”
E
lo sguardo che il maestro gli rivolse, gli fece capire che sapeva
più di quanto
gli sarebbe piaciuto ammettere. Al che, una parte di Naruto si
sentì morire,
esattamente com’era successo quando l’amica aveva
visto quello.
“Io…
Mi dispiace, sensei”
“Naruto…?”
“Le
cose non dovevano andare così”
Kakashi
sospirò. Sakura aveva avuto ragione a insistere
perché gli parlasse.
“E
come pensi che sarebbero dovute andare, allora?”
Naruto
lo guardò interdetto.
“Credevi
forse che dopo aver riportato indietro Sasuke, avrebbero dovuto per
forza
vivere tutti felici e contenti? Che una volta Hokage, Sakura sarebbe
diventata
tua moglie e Sasuke capitano degli AMBU? E magari credevi pure che lui
sarebbe
rimasto scapolo per sempre?”
Naruto,
che lo fissava scioccato, distolse lo sguardo con rabbia.
“—sognavo
qualcosa del genere, si” ma la voce, strozzata in gola, al
posto di suonare
risentita uscì come un piccolo sussurro incerto.
“Naruto,
lui ti vuole bene. Allo stesso modo in cui gliene vuoi tu”
“Kakashi-sensei,
lei non sa che cosa—”
“No,
non lo so” lo interruppe “Ma mi ricordo bene tutto
quello che ha fatto allora,
Naruto”
“—Quello
non c’entra niente.”
Kakashi-sensei
sorrise lievemente, prima di scoprirsi il volto.
“Kakas—”
“Quest’occhio
e la cicatrice che scende sulla guancia, sono l’ultimo regalo
del mio migliore
amico. Eravamo rivali, eravamo amici e anche lui era un Uchiha. A volte
rabbrividisco se penso al fatto che se non fosse morto, avrebbe trovato
la
morte per mano di Itachi. Che Sasuke avrebbe scelto le tenebre per
vendicare
anche lui tra tutti i membri massacrati del clan. Che il mio fallimento
come
insegnante e come uomo fosse nell’aver perso entrambi senza
riuscire a far
nulla”
“Tu
non sei un fallimento, sensei”
“Si,
lo sono Naruto. Per questo non posso diventare Rokudaime.”
Per
questo lo diventerai
tu.
“Ma
io ho distrutto il nostro Team!”
“Non
dire sciocchezze! Stai sottovalutando Sakura” e dato che il
ragazzo lo guardava
ancora preoccupato, aggiunse “Lei voleva che ti dicessi che
la risposta che
cerchi ce l’hai già”
“Ce
l’ho… già?”
“Sei
tu che non ascolti”
“Io
non so cosa sia successo durante la vostra battaglia finale, quando
è
intervenuto Madara. Non so come vi siate chiariti, come tu abbia fatto
a
riportare a Konoha Sasuke. Ma dal mio punto di vista, Sasuke ha
rinunciato a
tutto per tornare qui; a tutto il suo odio, la sua vendetta, il suo
amore per
Itachi. E’ come se il suo cuore in qualche modo avesse scelto
te”
“Tu
mi ami?”
“Fai
sul serio, Naruto?”
“Ma
lui non mi ama.”
Kakashi
rise.
“Ma
quando mai il vostro rapporto ha riguardato l’amore,
Naruto?”
--
Tornando
a casa, Naruto sentì il bisogno di passare per il fiume,
là dove c’era il molo
presso cui tutto era iniziato. Dapprima stette sul sentiero, poi,
prendendo
coraggio, scese sul fiume, camminando sul legno scricchiolante. Si
fermò nel
punto dove era stato seduto Sasuke all’epoca e prese a
guardare il villaggio
dall’altra parte, il cielo scuro della sera, poi il suo
riflesso nell’acqua.
“Non
ti permetterò di
uscire di qui e non tornare mai più.”
“Tu
sei il mio… Tu sei
mio”
“Tu
non sei mio amico.
Non sei mio rivale. Non sei mio fratello. Cosa sei, Naruto?
“Ma
quando mai il vostro
rapporto ha riguardato l’amore, Naruto?”
Naruto
prese un sasso piatto e lo scagliò sulla superficie
dell’acqua. Guardandolo
rimbalzare, vide il suo riflesso dissolversi e poi riformarsi, prima di
cancellarlo di nuovo. Guardare il mondo con gli occhi di Sasuke... cosa
avrà
avuto tanto da guardare il fiume, quell’idiota,
all’epoca? Poi, capì.
Riflesso
nell’acqua, Naruto vide suo padre.
Andandosene,
un sorriso gli si dipinse sul volto. Quell’idiota pensava
sempre troppo.
--
Era
notte fonda. Naruto stette in piedi per vari secondi davanti alla porta
sigillata dell’appartamento di Sasuke, prima di sporgersi dal
balconcino e
notare la finestra socchiusa della sua camera. Probabilmente era stata
una cattiva
idea presentarsi lì a quell’ora, ma non era stato
capace di addormentarsi, né
di aspettare l’alba. Per cui, era venuto fin lì.
Non poteva permettersi di
buttare al vento la risoluzione che Sakura e Kakashi gli avevano
trasmesso con
così tanta sofferenza, per cui contò fino a dieci
e poi si avventurò sul
cornicione, da cui saltò dentro la stanza senza far rumore.
Gli occhi, già
abituati alle tenebre, scorsero subito il letto del ragazzo e la sua
figura
immobile avvolta nelle coperte.
“Sasuke”,
sussurrò.
Non
si era aspettato sul serio di prenderlo di sorpresa. Per cui, quando
Sasuke
semplicemente si tirò su a sedere senza guardarlo negli
occhi, Naruto aspettò
semplicemente che dicesse qualcosa.
“Cosa
ci fai qui?”
“Sono
qui per una risposta.”
Naruto
esitò un attimo. Sasuke ancora non lo stava guardando.
Sospirando, si fece
coraggio.
“Sasuke,
per te cosa sono, io?”
Naruto
lo vide irrigidirsi, la mandibola contrarsi dalla rabbia.
“—Non
capisco ancora, ma è qui che giace il motivo, vero? Il
motivo per cui volevi
farlo con me. L’amore non c’entra niente”
Sasuke
continuava nel suo ostinato mutismo, ma il suo sguardo, anche se era
rimasto
inchiodato ai piedi del letto, aveva perso la furia di prima. Era
triste.
Naruto si sentì triste.
“Sasuke,
tu sei tutto il mio mondo”
Naruto
stava sorridendo quando Sasuke alzò lo sguardo per
incontrare quello dell’altro.
Lo shock gli aveva spalancato appena gli occhi e socchiuso le labbra.
Ma anche
quell’emozione morì in fretta. Sasuke
abbassò di nuovo la testa mentre la voce
gli usciva dalla gola come un suono smorzato.
“Non
dire—” Non dire cose del genere.
Non fare
a pezzi il mio mondo.
Non
riuscì a dire altro. Troppo dolore, troppo sangue era stato
versato per
cancellare tutto in un attimo. Questo
non avrebbe mai potuto perdonarselo. Questo era molto peggio della
morte.
E
la paura. Anche nel dolore per il rifiuto, Naruto poteva distinguerla
perfettamente anche ora.
“Non
ti permetterò di
uscire di qui e non tornare mai più.”
“Te
ne stai andando”
Ma
paura di cosa? Naruto gli aveva dato tutto.
“Sasuke,
ricorda che io
non andrò da nessuna parte. Mai. Io sono tuo”
“Sei
tutto il mio mondo”
Non
era ancora abbastanza?
“Non
dire—”
“Dimmelo”
Qualcosa
nascosto in profondità dentro il suo tono attirò
l’attenzione di Sasuke.
L’espressione di Naruto era neutra, illeggibile. Sasuke non
poté fare a meno di
fissarlo in attesa.
“Dimmi
perché hai forzato in quel modo il nostro legame.”
Se
non mi ami—
Lo
sguardo di Sasuke si perse ancora una volta nel vuoto. Naruto era
cosciente del
fatto che l’amico stava combattendo contro qualcosa di
infinitamente più grande
di lui, e che non gli stava mostrando di
sua volontà la sua debolezza. Ma voleva delle
risposte. Le voleva
disperatamente.
“Sasuke”
disse avvicinandosi istintivamente “Non lo capirò
da solo. Non sono la persona
giusta, per capire da solo. Se non me ne parli—”
Naruto
non finì la frase, ma l’altro ragazzo seppe
istintivamente come finiva.
Se
non me ne parli,
finirà. Non rimarrà più niente.
Quindi
imprecò sotto voce, nel tentativo di dissimulare le emozioni
contrastanti che
lo laceravano. Voleva parlare. Doveva tacere. Voleva risolvere. Doveva
finirla.
Le dita gli si serrarono sulle lenzuola, mentre affrontava
l’ultima oncia di
orgoglio che gli era rimasta quando aveva deciso di lasciare che
l’amico gli
entrasse in camera.
“—perché
noi siamo tutto e niente!”
E
prima che lo smarrimento di Naruto potesse tradursi in parole, Sasuke
riprese
la parola.
“Non
sei mai stato mio fratello. Non sei più un rivale. Non ci
sono più i
presupposti per essere amici. Ma nonostante tutto, continuavi a
tornare. Mi
venivi a trovare tutti i giorni, con o senza Sakura. A volte eri qui
anche
quando dovevi lavorare, anche quando avresti dovuto passare quel tempo
a
trovarti una ragazza. Nonostante parlassi solo con te, non hai mai
detto a
nessuno che avevo ripreso a farlo. E quando mi sono reso conto che
oltre questo
io non esistevo, che oltre te io non possedevo null’altro,
io…”
Con
il cuore in gola, Naruto ascoltava. E quando la pausa si fece troppo
lunga, si
arrischiò a spezzare l’incantesimo, esortandolo
con delicatezza.
“Io
cosa, Sasuke?”
“—io…
ho avuto paura. Perché
se te ne fossi
andato via da me, io avrei perso ancora me stesso”
Aveva
pronunciato quella parola con voce incrinata, velocemente. E quasi per
compensare il senso di colpa per aver ammesso qualcosa di
così disonorevole, alzò
improvvisamente il tono di voce, che si fece violento, sferzante.
Naruto, che
per un attimo aveva smesso di respirare, si sentì trascinato
di nuovo nel
vortice.
“Ma
se al nostro legame toglievi l’amicizia, la
rivalità, cosa rimaneva? Come si
possono accampare diritti su qualcosa che non ha definizione? Per
questo ho
aspettato che tu abbassassi la guardia per farti mio. E ho lasciato la
porta
aperta anche se sapevo che Sakura stava arrivando. Se fossi riuscito a
diventare tutto per te, non sarebbe più stato niente.
Il nostro rapporto non è nato per il sesso, né
tantomeno
come amore. Ma se... Se le cose fossero cambiate, forse avrebbe
iniziato ad
esserci un senso”
“Un
senso?” sussurrò cauto l’altro.
“Al
fatto che ti odiassi per i sentimenti che mi costringevi a
provare”
Il
mondo di Naruto tremò dalle fondamenta.
“Io
ti odiavo.”
“Il
mio corpo si è mosso
da solo.”
E
lo baciò. Sporgendosi sul letto e tirandolo a sé
per un braccio, lo baciò
lasciando da parte ogni delicatezza, esplorando con le mani quel corpo
che pur
avendo già stretto tra le braccia, non si era mai fatto
veramente sfiorare. Questo deficiente. Sempre
a costruirsi in
testa realtà che non corrispondono a verità,
senza neanche preoccuparsi di
avvisarmi!
Sasuke,
da parte sua, rispose al bacio senza riserve, sentendo,
per la prima volta. E odiò un pochino quella parte di se
stesso che aveva voluto sentire
così
disperatamente. Che era stata incapace di rimanere fedele al sangue
degli Uchiha,
di morire come uno di loro. Che era tornata a Konoha, che aveva
protetto
Naruto, che in fondo era stata incapace di accettare il piano di
Madara. Lui
non aveva bisogno di questi sentimenti.
“Non
avevo bisogno di questi sentimenti.”
Sasuke
lo guardò scioccato. Perché era stato Naruto a
parlare.
“Non
ne avevo bisogno. Avevo Sakura. Avevo una vita. Un futuro pronto.
Invece— Ti ho
inseguito. Ti ho cercato. Ho desiderato essere la tua unica luce nelle
tenebre.
Che tu guardassi solo me, che vedessi solo me. A costo di
morire.”
A
costo di rinunciare a
tutto.
Sasuke
non disse nulla. Poi distolse dolorosamente lo sguardo, mormorando
qualcosa che
rimase sospeso solo per un attimo nel silenzio della notte. E che
Naruto intuì.
Tu
sei tutto per me—
Naruto
sorrise.
Ora,
tutto sarebbe tornato ad avere un senso.
--
Naruto
rimase sulla collina a guardare il tramonto. La squadra con cui era
andato in
missione, doveva ormai essere giunta nei pressi di Konoha. Quindi,
senza
perdere altro tempo e dando le spalle al Sole, si diresse verso la
Valle della
Fine, che da lì distava solo qualche chilometro e scese fino
alle pendici della
cascata.
Questo
era il luogo della
promessa.
Erano
passati svariati mesi da quella notte e anche se all’inizio
era stato
difficile, tutto finalmente stava iniziando ad andare come doveva.
Sasuke aveva
iniziato ad uscire, a parlare anche con gli altri. Sakura ancora lo
evitava, ma
aveva iniziato a venire a trovare Sasuke di tanto in tanto, quando
sapeva che
lui era impegnato in qualche missione. Naruto, incapace di comprendere
il
principio, aveva provato a chiedergli qualcosa, ma lui si era limitato
ad
alzare le spalle e replicare che era un idiota. E di stare tranquillo,
perché
ora era tutto a posto.
Chiuse
gli occhi, lasciando che i ricordi fluissero. Rivide una versione
minuta di se
stesso combattere disperatamente per riconquistare tutto ciò
che gli stava
venendo tolto, lacerato tra i suoi desideri di riconoscimento nel
Villaggio e
l’altro, il suo amico, il
suo rivale,
il suo caro fratello, che se ne stava andando senza di lui, che lo
stava
abbandonando. Alla fine, non sapendo per cosa combattere, ne era uscito
distrutto.
Il suo cuore era stato ridotto in pezzi e non era più stato
capace di capire
Sasuke.
“L’unica
cosa che ti
posso dire, è che quella volta sei sopravvissuto per un mio
capriccio”
Naruto
sorrise alla memoria, mentre a pieni polmoni prendeva a urlare.
“TI
STA BENE BASTARDO! Se quella volta non mi hai ucciso, è
perché NON CI SEI
RIUSCITO!”
Soddisfatto,
si rivolse di nuovo verso il Sole, stavolta vedendo una figura
stagliarsi sulla
cima di una delle statue.
“Come
volevasi dimostrare, sei solo un idiota.”
“Ehi,
mi sembrava di averti detto di andare avanti!”
“No,
perché sapevo che avresti finito col fare una cosa stupida
come questa”
“E
di chi credi sia la colpa?”
Sasuke
scese giù con un balzo, atterrando accanto a Naruto e
prendendo a guardarlo di
sottecchi.
“Non
hai capito niente, usuratonkachi”
Poi
avvicinandosi, unì le loro due fronti.
“Questo.
Non ti ho ucciso per questo”
“—E
cosa diavolo significa?”
Sasuke
fu tentato di colpirlo e lasciarlo lì. Ma poi
ripensò alle lamentele che avrebbe
ricevuto da Tsunade e da tutti i suoi stupidi amici, e si
limitò a contare fino
a dieci prima di rispondergli.
“Abbiamo
già connesso le fronti una volta. In questo luogo, cinque
anni fa”
“Ma
è qu—Oh” realizzò sorpreso
“Perché non me lo hai mai detto?”
“Mi
faceva comodo. Pensare che non ti avessi ucciso per una mia
scelta”
“Quindi
è questo che intendevi con sapevo
che
avresti finito col fare una cosa stupida come questa?”
“Hn”
Naruto
gli sorrise dolcemente. Poi, chiudendo gli occhi, mantenne il contatto
tra le
loro fronti. Una connessione—non una lacerazione. Esattamente
quello che stava
cercando.
“Sasuke,
sono contento di averti incontrato. Grazie di esistere.”
“Cosa
sono queste smancerie? Siamo in missione,
usuratonk—”
Il
leggero bacio che Naruto gli diede soffocò
l’insulto che era salito alle labbra
dell’altro. E la delicatezza con cui Naruto lo aveva toccato,
qualcosa che
emanava da lui, lo disarmò completamente.
“Grazie
per essere tornato da me” Grazie
per
esserti innamorato di me.
Sasuke
non riuscì a dire nulla.
“Torniamo”
Probabilmente
era questo che lo aveva spinto a
tornare. Il sentimento che lo aveva spinto a proteggerlo da Madara. E
l’inquietudine che aveva sentito, la paura di perdere tutto
che si era
impadronita di lui, la lacerazione,
svanì. Non era necessario scegliere tra Naruto e la
vendetta, tra la sua morte
e quella del suo clan. Itachi aveva riposto tutto nelle sue mani, la
vita e la
ragione per cui vivere. Sasuke non era più un Uchiha, non lo
era più
nell’istante in cui era cresciuto seguendo i principi dei
Senjuu, non lo era
più da quando aveva protetto Naruto da Madara. Non lo era
più perché suo
fratello aveva dato la vita per cambiare il suo destino.
Quindi
ora poteva essere felice, forse. Non c’era più
nessun rancore da appagare,
perché il suo cuore aveva capito: non si era mai trattato di
una scelta; in
qualunque modo fosse finita, Naruto si sarebbe preoccupato di rimanere
sempre
accanto a lui.
“Hn”
e strinse la mano di Naruto nella sua.
Non
avrebbero più conosciuto la solitudine. Non si sarebbero
lasciati mai.
FINE.
1Falling:
caduta, crollo; Falling (in love): innamorarsi.
Aside
Innanzitutto
scusatemi per il ritardo, ma le vacanze mi hanno tolto molto
più tempo di
quanto pensassi. La terza parte aveva bisogno di essere betata
pesantemente (e
ho ancora dei dubbi su pezzi sparsi), così ho preferito
prendermi dei giorni in
più. Inoltre, spero che la conclusione vi abbia soddisfatto.
Adoro i lieto
fine; sono rare le volte in cui scrivo tragedie, mi rendono triste.
(LOL)
Poi,
un enorme ringraziamento a tutti coloro a cui è piaciuta
questa storia. In
quanto autrice, non mi stancherò mai di ripetere che sono i
lettori a dare
consistenza al lavoro di uno scrittore. Perciò recensite! :D
vivvinasme:
Grazie mille per i complimenti! Spero che le motivazioni di Sasuke
siano
risultate chiare. Dato che è un personaggio così
complicato, mi diverto molto a
fargli provare sentimenti scomodi;
l’unico
problema è che questo lo trasforma nel motore della vicenda
e lui è davvero difficile
da muovere nella storia. Fammi sapere cosa pensi di questo capitolo!
ryanforever:
Grazie per la bella recensione! Per quanto riguarda Sasuke la pensiamo
allo
stesso modo; per questo trovare il modo per farlo aprire a Naruto,
è stata
forse la cosa più complicata. Sono contenta ti sia piaciuto
il passaggio del “ognuno
appartiene solo a se stesso”. E’ una specie di mio
dogma personale e trovo che
soprattutto in certe fic SasuNaru non venga sottolineato abbastanza.
Spero che
apprezzerai anche la conclusione!