La prima
battaglia.
Amy si svegliò insieme a Anne nel primo pomeriggio. Non aveva mai dormito
tanto, ma era contenta di averlo fatto. Adesso poteva stare sveglia tutta
un'altra notte, sapendo che prima o poi avrebbero incontrato la Gibraltar.
Molto probabilmente le onde di burrasca li avevano portati al largo, e ci
sarebbe voluto un giorno per averli ai cannoni, infatti erano già sulla loro
scia e a prua vedevano la sagoma informe della caracca di Crowley.
Le ragazze uscirono sul ponte, dove i marinai si affannavano a orientale le
vele, per andare più veloci.
Amy pensò che Sara doveva essere ancora con Lucas.
Era un pomeriggio tranquillo e calmo. Non troppo caldo, mitigato dal vento
fresco che li spostava sulla cresta delle onde.
Amy notò Ed seduto sul parapetto, con lo sguardo fisso nel vuoto. Era
pensieroso, ma lei non ci fece caso. “come va?” Esordì.
Lui non rispose subito. “entro domani mattina al massimo ci scontreremo con
la Gibraltar” disse dopo un po’, con voce bassa.
“va bene …” mormorò Amy soprapensiero, osservandolo attentamente. Aveva una
strana espressione. Era pensieroso e la cosa non le piaceva. Non riuscì a
indagare oltre perché Sara comparve alle loro spalle. Anne si informò subito
sulle condizioni di Lucas.
L’altra alzò le spalle. “tutto bene, adesso dorme.” Poi guardò Amy. “è
simpatico …” sussurrò. Lei le sorrise, ma non ci pensò troppo.
Tra loro calò il silenzio. Il fragore continuo delle onde fu interrotto
dall’urlo del nostromo. “si può sapere che fine ha fatto la vedetta?!”
Ed alzò gli occhi al cielo. “scusate …” mormorò, poi guardò Amy. “devo
andare.” Mentre si alzava le strinse un poco la mano, ma Amy la trovò
stranamente fredda. Si chiese con una stretta al cuore se avesse paura della
battaglia. E se aveva paura lui, lei cosa avrebbe dovuto fare?
“che cos’ha?” chiese a Sara.
Lei alzò le spalle. “è sempre così prima di una battaglia.” La guardò
profondamente. “ma tutti ci facciamo la stessa domanda.”
“quale?” volle sapere Anne.
Sara la guardò intensamente. “se sarà l’ultima.”
Cadde un silenzio sinistro, ma Sara provò a parlare di altro. “come
facciamo con Lucas durante la battaglia? Non è in grado di combattere. Dobbiamo
nasconderlo da qualche parte.” Ci pensò un attimo, poi ordinò. “aiutatemi, di
qua.”
Si avviò, mentre Anne chiamava Amy. Lei guardò un attimo in alto, tra le
vele, con sguardo malinconico, poi la seguì senza una parola.
*
La notte scese silenziosa e la luce argentata della luna illuminò tutto il
ponte.
Le acque del mare infuriavano in modo spaventoso sotto il Deathbearer e le
onde si scontravano contro lo scafo con fragore e schizzi tanto forti da
bagnare i marinai sul ponte.
La sagoma informe della Gibraltar si stagliava ormai a poco dalla nave, ma
le ragazze avrebbero preferito affrontarla alla luce del sole. La notte rendeva
tutto inquietante e il silenzio era spettrale.
Prima di prepararsi per la battaglia Lucas era stato portato nella stiva e
nascosto tra delle coperte e dei barili vuoti. Era sveglio e lo sarebbe stato
per tutta la durata dello scontro, spaventato e dolorante.
Il capitano aveva dato ordine di prepararsi in ogni modo alla battaglia. I
cannoni erano carichi e tutte le armi della nave erano sistemati in vista, così
da essere subito recepibili.
Amy notò Ed poco distante, intento a caricare alcune pistole. “che avevi
prima?” chiese facendosi coraggio.
“sinceramente non so che mi ha preso … mi sono messo a pensare … scusami.”
Rispose lui.
Amy alzò le spalle.
“non vorrei aver contagiato anche te …” provò a dire il ragazzo.
Lei scosse la testa, ma guardò in basso. “figurati … sai che mi suggestiono
da sola …”
Ed la prese per un braccio. “stai attenta.” Disse, come aveva fatto prima
del ritorno a Port-au-Prince.
“anche tu …” mormorò lei, ma la sua voce era toppo bassa per sentirla.
Lo guardò allontanarsi come se fosse l’ultima volta che lo vedeva. Amy
provò a guardare in alto. Anche Sara stava salendo sull’albero. Provò una
stretta al petto. Non riusciva a capacitarsi, ma nel suo cuore, oltre
all’ansia, si era aggiunta anche una paura folle e un brutto presentimento.
Scosse la testa e cercò di liberare la mente.
Ed e Sara, arrivati sulla coffa, si erano legati con una mano a delle funi tese
e con l’altra erano pronti a sparare. Il ragazzo però continuava a guardare in
basso, sul ponte.
Sara lo trovava patetico. Alzò veloce il braccio libero e lo colpì dietro
al collo, sonoramente. “concentrati” gli urlò. Lui la guardò male, ma non disse niente. Era
sempre stata una maestra nel sciogliere la tensione e lui adesso aveva solo
voglia di ridere. Riuscì a trattenersi concentrandosi sul fragore delle onde e
il sibilo del vento.
Si voltarono, e dal silenzio di tomba che aleggiava sul ponte si capiva che
la battaglia era imminente.
I fuochi dei lunghi bastoni dei cannonieri illuminavano i ponti e i visi
dei marinai, creando luci e ombre da far tremare di terrore. Anche Amy tremava,
ma per il vento gelido che tirava da est, portando con sé nuovi nuvoloni
preannuncianti la burrasca. Le onde sugli scafi delle due navi rompevano lo
spettrale silenzio che circondava i vascelli.
Pochi minuti ed erano praticamente bordo a bordo.
I cannonieri erano accucciati vicino alle loro armi e si tenevano all’erta.
Amy, senza badarci, si spostava sempre più indietro, tra la folla, perché aveva paura come non le
era mai successo di averne. Sentiva il cuore batterle come un tamburo dentro le
orecchie e tutti gli altri rumori erano ovattati, c’era solo quel battito, possente,
le sembrava di impazzire.
Anne la seguiva camminando all’indietro con le mani tremanti che
impugnavano la spada, un moschetto nella cintura e una coltellaccio infilato
nella manica. La cosa che le dava più fastidio era la pistola, che le impediva
di respirare normalmente. Il pugnale era solita tenerlo nella manica, o sotto
la gonna, soprattutto nei posti affollati e non le dava problemi. Avevano le
mani sudate e stavano gelando.
Il vento soffiava a sibilava impetuoso. Il mare era pronto alla tempesta.
Se fosse stato giorno e le ragazze avessero passeggiato sulla spiaggia con
quelle onde sarebbero state subito bagnate fino ai fianchi, ma forse non
sarebbero uscite vedendo le nuvole nere che oscuravano la luna e le stelle
brillanti della notte.
Anne si stava guardando intorno battendo i denti, quando notò che cominciò
a piovere. “ci mancava solo questo!” pensò, e fu la stessa frase che attraversò
i pensieri di Sara, in quel momento. Era tesa per la battaglia, ma non
esageratamente. Si trovò a pensare alle ragazze, a quello che dovevano provare
in quel momento. Sperò in meglio e alzò gli occhi al cielo. Dovette abbassarli
subito per l’acqua gelida che pioveva.
Amy era terrorizzata. I ciuffi castani dei suoi capelli le ricadevano
davanti alla faccia mossi dal vento e non vedeva molto bene. Quando trovava il
coraggio di muovere una mano per spostarli le tornavano davanti e non osava
muoversi ancora. Le sembrava che un marinaio dalla Gibraltar la stesse fissando
con fare maligno e agguerrito e lei si sentiva piccola come una formica nelle
immense distese oceaniche in cui si trovava su quella nave.
Se solo fosse corsa via quando Mary l’aveva fermata per la strada … Si
ritrovò a pensare a quello che faceva prima, e riuscì a stento a non piangere.
Quella vita era quello che sognava, ma la realtà di quell’istante la
atterriva. Era l’unico pensiero che le rimbombava nella testa, pensava a come
sarebbero state Anne e Stephanie se lei fosse rimasta a casa quel giorno e
forse anche quella sera dove aveva visto per la prima volta il veliero pirata.
Stephanie era nella sua cella completamente immobile. Quel silenzio non le
piaceva nemmeno un po’. Aveva ascoltato il cannonieri prepararsi, i marinai e
tutta la ciurma, ma voleva sapere della battaglia.
Per sua fortuna il capitano aveva ordinato alla guardia di andarla a
liberare, per usarla come esca, e lui stava scendendo mestamente la scale.
Stephanie lo vide arrivare dal fondo del corridoio. Sentiva il tintinnio
delle chiavi che teneva nella mano. Stava per liberarla. Si crogiolò all’idea
di rivedere la luce del sole, ma poi tornò lucida. Doveva scappare e liberarsi
da sola, non aspettare di essere liberata come la principessina delle favole. Non
poteva fare il gioco di Crowley.
Si appoggiò alla branda e si spinse in un angolo. La catena scricchiolò.
Tese le orecchie, il cuore prese a correre.
Silenzio. Lei sospirò.
Prese con una mano tremante una delle assi della branda. I chiodi erano
staccati e il legno marcio e unto. Si spostò lontana dalla trave e tirò con
decisione.
L’asse si staccò senza problemi per un buon mezzo metro, poi si spezzò con
un mare di schegge.
Stephanie temette per il rumore, ma visto che non aveva sentito mutamenti,
prese l’asse e la riappoggiò al suo posto. Coprì con la gonna la parte spezzata
e finse con la guardia di non avere idea di quello che stava succedendo.
La guardia aprì la porta della cella e la lasciò aperta alle sue spalle. Gli
occhi di Stephanie brillarono alla luce della libertà.
Sospirò e chiese cosa succedeva con voce sottile.
Il pirata grugnì e si avvicinò alla gamba della ragazza con la chiave
pronta.
“che fate?” chiese Stephanie d’istinto, ritirandosi.
“secondo te?” chiese lui con una smorfia, e alzò la chiave.
La ragazza allungò la gamba e preparò la tavola di legno con un gesto
silenziosissimo.
L’uomo si chinò sulla caviglia di Stephanie e le diede le spalle.
Appena sentì la catena distendersi, la ragazza sferrò alla guardia una
ginocchiata in piena faccia con tutta la forza che aveva e molto probabilmente gli
ruppe il naso.
Lui lasciò cadere il mazzo di chiavi urlando. Si voltò di getto e Stephanie
lo colpì forte sulla nuca con l’asse di legno. L’uomo cadde a terra senza un
gemito.
Svelta, la ragazza raccolse la chiavi e si chiuse la porta della cella alle
spalle.
Stringeva ancora la sua asse di legno in una mano mentre correva più veloce
e silenziosamente che poteva, con il cuore in gola, accompagnata dal sibilo della
gonna che strisciava contro le pareti.
Ce l’aveva fatta, stava guadagnando passo dopo passo la libertà, e lo
faceva da sola.
Jack era fermo in piedi sul parapetto mentre si teneva con una mano ad un
cavo e nell’altra la spada. Dietro di lui si ergeva il nostromo e Mary era
davanti al timone. Il capitano aveva apparentemente lo sguardo preso nel vuoto,
ma nella sua testa i pensieri nuotavano come pesci veloci e ordinava ogni tanto
qualcosa al nostromo, che ubbidiva prontamente. Intanto, fissava Crowley dritto
negli occhi.
Il capitano della Gibraltar era un olandese alto e abbastanza robusto, con
occhi di ghiaccio crudeli come la morte, il naso grosso e la bocca informe. Il
viso era scarno e bruciato dal sole, gli
zigomi infossati e spellati. Portava un grande cappello nero con una bandana,
ma non sembrava avere molti capelli, tranne alcuni lunghi ciuffi argentati e
spenti, bagnati e gocciolanti, che sembrava stessero per abbandonare la testa
del capitano e posarsi sul ponte, come se fossero stanchi di essere i capelli
di una pirata.
Per il resto era il tipico pirata di cui si racconta, malvagio e spietato.
Improvvisamente Reckhernam si mosse e sembrò annusare l’aria elettrica.
Dopo un attimo di riflessione, si voltò. “nostromo!” sibilò.
Il nostromo fece un passo avanti impettito e attese che il superiore
formulasse un ordine.
“al primo tuono, fate fuoco.”
Il nostromo si voltò e attese. “prepararsi alla bordata!” urlò.
Non ci volle molto.
Anche Crowley sbraitò qualcosa alla ciurma del tipo: “branco di cani
rognosi! … Preparatevi alla battaglia feccia disumana!! … Non voglio
prigionieri!!”
Anne non era sicura di aver sentito bene, ma quello che sospettava le
bastava per farsi sempre più vicina a Amy, che le strinse forte una mano.
I boati creati dalle onde si amplificavano nella stiva, dove i cannonieri,
stipati nell’angusto spazio tra i cannoni, aspettavano l’ordine, uno con le
orecchie tappate e pronto a ricaricare, l’altro con la fiaccola in mano pronto
per fare fuoco.
Avvenne tutto molto velocemente.
Il cielo fu squarciato da un lampo lungo e luminoso, la luna e le stelle
non c’erano praticamente più e quella era l’unica fonte di luce.
In quel secondo di luce, Amy scorse il volto di Anne, tirato per cercare di
non soccombere al terrore, posto in un espressione che non aveva mai visto sul
suo viso. Era un’espressione da pirata.
Rabbrividì. Forse per il freddo, per la paura, il terrore.
Poco dopo la saetta, scoppiò anche il boato del tuono, che fece trasalire Amy.
Jack si voltò. “fuoco!” urlò, con la voce del nostromo e di Crowley che
ripetevano lo stesso ordine.
I cannonieri abbassarono le fiaccole e il fuoco accese lo stoppino sul
cannone.
La bombarda scattò all’indietro rotolando sulle ruote del piedistallo sotto
gli occhi di Anne. Le navi si accesero di fuoco in ogni boccaporto e la palle
micidiali andarono a colpire rovinosamente lo scafo avversario.
I colpi, sul Deathbearer, non arrivarono simultaneamente, ma purtroppo
andarono tutti a segno sulla nave, già mal ridotta. Anche la caracca
avversaria, però, constatò numerosi danni.
Amy, all’arrivo della cannonate, tese la spada e tutti i muscoli del corpo,
ma l’impatto violento dei proiettili la fece cadere rovinosamente a terra più
volte. Non faceva in tempo ad alzarsi che le sue gambe cedevano e si ritrovava
ancora bocconi sul ponte. Era una cosa snervante.
Erano tutti completamente bagnati e Amy fece uno sforzo immane per alzarsi
di nuovo in piedi, quando i cannonieri stavano ricaricando le bombarde.
Anne era al suo fianco e lei le urlò sopra la tempesta: “vai a prendere
Stephanie, io ti copro le spalle!”
Anne la guardò fissa negli occhi, poi cominciò a correre.
Alcuni marinai si erano già avventurati a prendere delle corde e saltare
dal parapetto, ma Anne fu costretta. Sparò un colpo ad un uomo e prese la corda
che stava usando. Si diede una spinta e senza respirare attraversò la striscia
di mare che divideva le due navi in battaglia.
Il Jolly Roger dominava la scena dall’alto dell’albero maestro, con Sara legata
con la corda per non precipitare. Con tutto quello che trovava, sparava ai
nemici che raggiungevano il veliero e molte volte salvò Amy da un pirata alle
spalle, o togliendole uno dei tanti che la affrontavano.
Dopo che Sara ebbe fatto piazza pulita di tutti i suoi avversari, ci fu un
momento di calma.
Amy osò abbassare la spada di poco e si guardò intorno.
Arrivò un pirata di corsa e lo evitò, lui finì a terra picchiando la testa e
non si mosse più.
Poi arrivò un altro. Sara la fissò, pronta a sparare se ce ne fosse stato
bisogno.
Lui si fermò e abbassò la spada.
Amy invece la alzò come le aveva detto Sara e si preparò ad attaccare, ma
per un attimo si fissarono negli occhi. Un ricordo affiorava nella mente di
Amy.
Il nemico parlò. Nessuno l’aveva ancora fatto. “tu … rimpiangi la tua casa
e dai l’estremo saluto ai tuoi …” biascicò.
Amy rimase bloccata a quelle parole. Lo guardò mentre pensava solo a
Katherine. Quell’uomo lo aveva già visto, era al porto. Doveva sapere di lei.
Tremò, e una lacrima comparve dai suoi occhi. Lui stava per colpirla, ma la
ragazza restò immobile. Sara sparò un colpo e quello crollò a terra con la
spada ancora in pugno.
La piratessa scese sul ponte e scosse Amy per una spalla.
Amy cominciò a discutere mentre, insieme a Sara, affrontava i corpo a
corpo.
“Sara! …” cominciò Amy “quell’uomo ha detto qualcosa di Katherine, ne sono
sicura …”
Fu interrotta da Sara: “sicura che stava per ammazzarti. Non ti lasciare
impressionare, riprenditi, stavi andando così bene!” disse tra un fendente e
l’altro.
“mi ha detto di porgere l’estremo saluto ai miei!” strillò Amy.
“voleva solo distrarti, e ci è riuscito! Quello non sapeva niente di
Katherine!” sbraitò Sara.
“io lo avevo già visto, al porto! Sara, quelli hanno Katherine, ne sono
certa! Lei non c’era nella villa!” e sentì che stava per piangere.
“non ci pensare, non è vero!”
Amy provò a dire qualcosa, ma Sara era già corsa via. Dovette difendersi da
sola di nuovo, tremando. Non riuscì a capacitarsi di come uccideva senza
rimorso. In quel momento però, aveva solo Katherine per la mente, e voleva che
Sara sapesse. La rincorse in un momento di calma, e la fermò prendendola per un
polso. “Sara, ascoltami … se quelli mi conoscono e sanno di Katherine …”
“sono pirati. Non sanno niente di te. E nemmeno di casa tua. Non c’è
pericolo.” concluse Sara evasiva, anche se nel profondo era molto meno sicura
di quello che diceva. Si allontanò da Amy per non dare a vedere il suo dubbio.
Stephanie aveva sentito tutti i colpi di cannone amplificati nella stiva.
Le prima volta ruzzolò sulle scale e si rialzò con fatica immane.
Arrivò al primo piano della stiva, quello più vicino al ponte. Nessun0
badava a lei, ma i pirati si guardavano sempre intorno e doveva nascondersi
ogni volta.
Vide la botola per uscire allo scoperto e vi si precipitò. Venne sbalzata
di sotto da un colpo particolarmente violento e gemette di dolore.
L’asse di legno le scivolò dalle dita e lei cercò di seguirla a gattoni.
In mezzo al ponte era sistemato un basso baule di armi.
Quelle erano molto più utili di una trave di legno marcio. Prese con foga
una pistola, anche se non sapeva usarla, un pugnale che infilò sotto la gonna e
un falcione ricurvo dalla lama lucente.
Raggiunse la scale in fretta e salì sul ponte preceduta dalla sua spada.
Era veramente pesante e non sapeva nemmeno da che parte tenerla, ma la
paura la faceva avanzare correndo verso il parapetto.
Un pirata del Deathbearer le si buttò contro, riconoscendola come amica.
Le strappò il falcione dalle mani e le ordinò di tenere la testa bassa.
Lei si nascose velocemente dietro una cassa mentre osservava il pirata
battersi con la sua spada.
Erano in cinque e lo circondavano sghignazzando.
Osservò che aveva circa la sua età e che era solo un ragazzo. Lo guardò
spaventata. Il ragazzo affrontava i cinque con il falcione e tutte le armi che
trovava sul ponte, già viscido di sangue.
Ferì un uomo alla testa con un colpo fortissimo, si voltò di scatto e
tagliò la testa a un secondo in un istante. Si abbassò in un lampo e mentre si
alzava affondava una spada nel petto del terzo. Due scarti e un fendente, e
anche il quarto era caduto.
Il ragazzo cominciò un duello serrato tra colpi e scarti.
Purtroppo il suo avversario era molto forte e preparato. Lo disarmò e lo
buttò a terra con un pugno.
Il ragazzo lo guardò con odio mentre si passava una mano sul labbro
sanguinante.
Il falcione era scivolato vicino alla cassa di Stephanie.
Il pirata nemmeno se ne era accorto e teneva la spada alla gola del
ragazzo. Stava per colpirlo, quando la punta di una spada comparve nel suo
petto e lui cadde in avanti, morto.
Anne lo aveva ucciso trafiggendolo da parte a parte con la sua spada.
Quando Stephanie la vide non riuscì a capacitarsene. La ragazza rabbrividì e
poi scomparve. Tutto quello che doveva fare era trovare Stephanie. Non sapeva
che lei l’aveva vista, bloccata dal terrore, dietro una cassa a due metri da
una pigna di cadaveri caduti in pochi minuti.
Il ragazzo si alzò in un balzo e prese tutte la armi che lo circondavano.
Tornò indietro e spostò la cassa.
Stephanie stava raggomitolata nel buio e ancora aveva negli occhi
l’immagine di Anne che uccideva il pirata con la sua spada. Era veramente lei?
Il ragazzo si abbassò e la costrinse ad alzarsi.
“vai sul Deathbearer … vai da Amy.
Ti stanno cercando.” disse e le mise in mano la spada, poi la spinse via. “chi
sei?” urlò Stephanie, ma il ragazzo si era già buttato in un nuovo duello.
Stephanie allora decise di fare quello che le era stato detto. Saltò sul
parapetto e si buttò giù tenendosi a una corda.
Anche Mary stava affrontando l’altro equipaggio, dalla Gibraltar, ma sapeva
che non avrebbero resistito ancora per molto, Sara se ne sarebbe accorta, se
fosse stata zitta per una volta.
Non capiva perché andava tutto così storto.
Erano abbastanza forti da non lasciarsi sopraffare, lo sapeva. Eppure le
onde erano forti, la tempesta si era placata, ma la battaglia continuava, e si
notava sempre più che prima o poi gli uomini del Deathbearer avrebbero dovuto
soccombere.
Ogni fendente tirato, ogni sciabolata, lei guardava speranzosa le onde, ma Sara
non azzardava ad usare la Magia. Lo sapeva benissimo anche lei che era
pericoloso, ma non c’era altra soluzione.
A quel punto anche Crowley si rese conto che ormai aveva vinto e si accinse
a raggiungere il timone dalla sua nuova vittoria. Ma c’era ancora un ostacolo
che doveva superare. Sara gli si era parata davanti e non osava spostarsi. Ci
mise un secondo e poi si buttò contro quella stupida ragazzina, ma lei
continuava a sbarragli la strada.
Anne correva sul ponte della Gibraltar senza più fiato.
Doveva scendere a prendere Stephanie. La nave aveva subito numerosi colpi e
pendeva verso il Deathbearer.
Le si parò davanti un uomo orribile, che sicuramente si era già scontrato
con qualcun altro, gli usciva il sangue dalla bocca e aveva la camicia
macchiata in più punti .
Però non la lasciava passare: “non mi scontrerò con una donzella!” rise, ma
non era una risata di scherno, sembrava più la risata di un disperato, Anne non
rifletté un attimo. Un folle non le avrebbe evitato di salvare la sua amica!
Era troppo vicina per perdere. Gli si buttò contro la spada davanti a sé. Lo
trafisse completamente e si sentì orribile. Si accorse soltanto dopo di aver urlato:
“sarà più divertente allora!”.
Si sentì ancora peggio.
Le venne da vomitare ma evitò il pensiero e si diresse sotto coperta di
corsa.
Molte persone ancora la affrontarono ma lei vinse, con qualche graffio e
non pochi dolori.
Scese ancora le scale sempre più velocemente, ma un po’ si lasciava
spostare da movimento della onde impetuose.
Arrivò in un lungo corridoio deserto. Da tutte e due le parti c’erano file
di celle puzzolenti e aveva i piedi immersi fino alle caviglie in un misto tra
acqua di mare, pioggia e altro che lei non volle capire.
Cominciò ad urlare il nome della sua amica, non le interessava se fosse
stata notata.
Di risposta subito ebbe solo un gemito sommesso, poi corse verso il fondo.
C’era un uomo svenuto in una cella. Era un pirata della Gibraltar e lo lasciò
lì.
Non c’era traccia di Stephanie, così sperò che fosse scappata e non che
avesse fatto una brutta fine.
Ritornò sul ponte e trovò Ed che si scontrava con un pirata.
Il ragazzo lo uccise con un colpo e le corse incontro. “la tua amica è
libera. Trovala, o sarà finita qui.” Le gridò ancora da lontano e lei si
avvicinò al parapetto.
Stephanie dondolava da una corda in mezzo al mare.
Anche la ragazza castana la vide, poi piangendo e urlando, cadde in acqua.
Anne saltò sul parapetto, prese un profondo respiro e si tuffò.
All’inizio sentì solo la pelle pungere e pensò di essersi buttata in un
mare di ghiaccio a piccolissimi pezzi.
Ritrovò la calma e prese Stephanie per un braccio e aiutandola a
raggiungere la superficie. Sapeva quanto era pesante un abito di damasco
bagnato.
Spuntarono simultaneamente sul pelo dell’acqua e si diressero a grandi
bracciate verso il veliero.
Continuava a trascinare Stephanie, anche se lei non aveva più bisogno di
aiuto. Vide che da un boccaporto più in
basso, sul Deathbearer, vicino al pelo dell’acqua spuntava, una faccia
conosciuta che gli tendeva la mano. Amy urlò qualcosa e si sporse ancora di
più. Aiutò a far salire Stephanie, poi le gettò le braccia al collo.
Anne preferì guardare quello che ne era della battaglia.
Davanti a lei c’era la Gibraltar, praticamente rovesciata verso di loro,
due alberi spezzati e numerose falle nello scafo. Poi Anne notò che la caracca
nemica sobbalzava al ritmo dei frangenti sempre più forti.
Il suo cuore perse un colpo.
Un’onda fortissima si infranse sulla Gibraltar.
Anche sul Deathbearer l’onda fece rotolare i pirati.
Quando Anne capì di nuovo dov’era il sopra, il sotto e la destra e la
sinistra, si riaffacciò al boccaporto e vide la Gibraltar che affondava tra i
flutti. “Magia …” pensò istintivamente.
Era pieni di tanti sentimenti, era contenta, euforica, me non riusciva a
capire perché uno strano presentimento la obbligava a tenere i sensi vigili. In
fondo non era ancora finita.
Tutti sul ponte si erano accorti del cambiamento, osservando con occhi e
bocche spalancati il vascello di Crowley che affondava lentamente, nascosto in
parte dal fumo e dalla leggera nebbiolina che si stava alzando dal mare.
La Gibraltar non esisteva più, ma Crowley nemmeno se ne era accorto,
occupato a disarmare Sara. La ragazza aveva fatto uno sforzo immane per usare
la Magia restando presente a sé stessa, ma per fortuna aveva funzionato, e
oltre ad aver affondato la nave era ancora viva.
Continuava a combattere con Crowley, al timone. Lui ringhiava ogni volta
che lei lo spingeva indietro, ma era molto più forte e lei si fece molto male
picchiando ripetutamente contro il legno. Ogni volta però si rialzava e si
lanciava ancora contro l’avversario a spada tratta. Mai una volta che la sua
guardia fosse scoperta. Provò con una giravolta, ma non bastò perché il pirata
le assestò un duro colpo tra le scapole che la fece ruzzolare faccia a terra.
Cercò di alzarsi il più velocemente possibile mentre cercava di ignorare il
dolore, ma praticamente era impossibile. Aveva il fiato grosso e cominciava a
vederci male. Si voltò traballando e con quel poco di lucidità che le rimaneva urlò:
“guarda la tua nave, vecchio!”
Crowley non ci badò, e riuscì a disarmarla con gli occhi iniettati di
sangue: “brutta strega!” ringhiò e le mollò un sonoro ceffone che la fece
ruzzolare sul ponte a faccia in giù. Sara gemette, ma non mollava. Voltò subito
la testa e rotolò su un fianco. Tremava, non riusciva a capirlo bene, ma aveva
paura. Paura di morire. Continuava a dirsi: “adesso è finita … finita …”
Stava per raggiungere la spada quando un piede calzato da uno stivale
gliela lanciò via. Sara gemette di nuovo e provò a raggiungerla, ma era
inutile.
Crowley, con lo sguardo più infuriato che mai, impugnò la pistola e sul suo
viso sfregiato comparve un ghigno malefico.
Puntò la pistola in faccia a Sara e allora lei si sentì persa. Pensò
veramente che sarebbe morta. Aveva combattuto tante battaglie, ma non era mai
arrivata a dirsi che tutto era perduto. Ripensò a quello che avrebbe lasciato,
e prima di chiudere gli occhi, urlò. La prima cosa che le vene in mente: “…
Amy!!! …”
Poi quel rumore.
Il rumore di un colpo sparato da una pistola.
Quel suono le penetrò dalle orecchie fino alla mente, e le bloccò ogni
pensiero, ogni movimento. Il respiro le si mozzò in gola, il sangue le si gelò
nelle vene e il cuore che sembrava un tamburo nella sua testa, si zittì.
Persino l’aria sembrava essersi immobilizzata, e per un istante rimase tesa e
pesante.
Sara non sapeva com’era sentirsi morire, ma qualche secondo dopo lei era ancora
viva e vegeta. Non riusciva a capacitarsene.
Gli occhi di Crowley fu come se si appannarono, e crollò a terra, come se
le gambe non lo reggessero più, con gli arti piegati in modo innaturale. Una
macchia rossa si allargava sul suo petto all’altezza del cuore e giaceva in una
già ampia pozza di sangue.
Sara scosse le spalle, come per testare se avesse ancora un corpo. Solo
allora capì che cosa era successo. Non avevano sparato a lei, e Crowley era
morto.
Aveva ancora la paura tutta intorno a sé, come un alone che la circondava
ed era terrorizzata al’idea di voltarsi. Piano raccolse tutto il coraggio che
le restava e si girò. Era come se non si muovesse da anni, da quanto era
rigida. Vide una nuvola di fumo spostato dal vento e una figura ancora che la
pistola puntata. Dal buio non riusciva ancora a vederla bene, o forse era la
paura che le oscurava la vista?
Una nuvola liberò la luna dal buio e vide Jack Reckhernam che fissava il
cadavere. Il capitano allargò la morsa sul grilletto e abbassò l’arma senza
piegare nemmeno un po’ il braccio.
Sara lasciò andare un lungo respiro, che non si era accorta di trattenere.
Il capitano del Deathbearer puntò i suoi occhi scuri e penetranti su di
lei.
Sara era bianca come un lenzuolo e aveva gli occhi rossi. Tremava
vistosamente e le lacrime le rigavano le guance. L’ abbronzatura coloro miele
era scomparsa e lui vedeva solo una bambina impaurita con gli occhi spenti.
Poi si voltò e osservò Mary, con uno sguardo denso di sottintesi che solo
loro capirono. Sara la guardò, e nei suoi occhi vide un scintilla, una luce
diversa dal solito. Qualcosa che non capiva cosa fosse, ma la faceva sentire
bene.
Sara passò lo sguardo da uno all’altro, poi si concentrò su i pesanti passi
di corsa che sopraggiungevano. Amy comparve dalla botola sul ponte e si buttò a
terra accanto a lei gettandole le braccia al collo. Per un po’ rimase solo a
ripetere il suo nome, lentamente, mentre Sara si stringeva a lei, ma cercava
comunque di nascondere le lacrime. Si pulì il viso poi cercò di staccarsi da
Amy. “avevo un brutto presentimento! Io lo sapevo che sarebbe successo
qualcosa!” singhiozzava Amy. “lo sapevo! Lo sapevo! Quando mi hai chiamata sono
rimasta di pietra … era terrorizzata. Oh, Sara, se ti fosse successo qualcosa!”
Sara fece una smorfia per nascondere gli occhi lucidi. “ma non è successo
niente, sto bene e sono viva.” Disse, con voce calma.
“non so cosa avrei fatto se fossi morta!” continuò Amy.
Sara la abbracciò. Quelle parole le fecero tornare le lacrime agli occhi.
“nemmeno io, Amy … nemmeno io …” mormorò, mentre la stringeva ancora e non
tratteneva più le lacrime.
Mentre il relitto della Gibraltar affondava nella acque scure, un vento impetuoso sospingeva il Deathbearer a continuare il viaggio verso il sole nascente.
ciao!!
allora? questo capitolo? che ne dite, vi piace un po' di azione??
Satomi: immagino che questo capitolo non ti sia piaciuto per niente ... non posso dire che sono felice di leggere le tue recensioni, e mi fai notare ogni volta altri errori e incongruenze. te ne sono grata, ma se questa storia non ti piace puoi anche lasciar perdere, perchè appena ne avrò modo,e tempo, cercherò di rimetterla a posto. usando anche tutti i tuoi consigli.
Nemesis 18: grazie mille dei complimenti, mi fa tantissimo piacere sapere che il vecchio capitolo mi è venuto bene! avevo paura che fosse un po' troppo lungo e palloso...per quanto riguarda i personaggi-supereroi, questi proprio non lo sono, me no male! sono felice che quella frase ti abbia colpita, spiega abbastanza bene i sentimenti di sara, no? bhè, anche la parte di Ed e Amy mi soddisfa abbastanza... se devo essere del tutto sincera, nella prima "stesura" della storia, tra Ed e Amy in quel momento doveva esserci un bacio, ma poi l'ho tolto perchè... non so il perchè, ma ti prego, non mi venire a cercare con l'Ascia da Guerra, tu sei quella che tiene per Sara&Lucas, ti ricordo!! scherzo... comunque grazieee!!!
Rubs: grazie dei tuoi complimenti, e delle tue recensioni così lunghe e dettagliate, mi fa tantissimo piacere leggerle!! ... per quanto riguarda Ed, è vero: somiglia anche a William Moseley (che figo!), e mi stupisce che tu me l'abbia detto; perchè il nostro pirata, per evitare di dire il suo vero nome, dirà proprio: "William!" è una bella coincidenza, visto che l'ho scritto prima di leggere la tua recensione!! chiudiamo la parte di Ed... come faccio a convincerti che Lucas è un bravo ragazzo? non lo so... bhè, in questo capitolo è un po' inutile, visto che si fa solo nascondere, ma poi farà di più (non ti libererai così facilmente di lui! =) che ne dici della battaglia tra Jack e Crowley, mi è venuta bene? spero veramente che ti sia piaciuta! e in questo capitolo ritroviamo anche Steph!! ..spero che ne sarai felice, è anche una delle mie preferite! ... e ora che Amy ti è diventata simpatica, deve esserlo anche Anne (e non solo perchè non le piace Lucas!)... qui la rossa combatte e salva pure Ed, quindi... è migliorata o rimane lagnosa?? sono molto curiosa di sapere il tuo punto di vista!!
Hivy: ma povero Lucas!! non va mai bene quello che fa! lo scorso capitolo era tutto per lui, e seconde te viene abbandonato? bhè, qui hai ragione, è un po' abbandonato: ma come fa a combattere con quella ferita? non può... metti che lo feriscono ancora di più? no-no, non si rischia! eh sì , lo ammetto il "tuffo di spanciata" è copiato da Pirati dei Caraibi, ma nessuno di loro è svenuto (quasi, vedi lucas), e poi si salvano... sono comunque contenta che ti sia piaciuto. ultima cosa: scusa se questi capitoli sono molto lunghi, ma sai che io scrivo, scrivo, scrivo... non riesco a fermarmi!
Cabol: grazie dei complimenti, ed è vero: appena posso non rinuncio mai ad intromettermi come "voce fuori campo" che descrive tutto quello che può... sono fatta così, tutto deve essere fatto bene! spero che visto che ora i personaggi sono ben delineati, non comincino a diventare noiosi... che mi dici di questo capitolo??
scusate per questa
lunghissima intromissione, giuro che nel prossimo capitolo sarò
più breve... alla prossima! ciaoo