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Autore: lames76    17/08/2010    2 recensioni
Altro racconto sul settimo cavaliere, più maturo e completo del precedente e leggibile singolarmente (leggibile anche senza aver letto il precedente). Menion si ritrova in una situazione critica e per una volta non sarà da solo a combattere il male ma sarà affiancato da valorosi compagni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Procedeva con una lentezza quasi irritante.
Un singolo passo alla volta, soppesando il terreno sotto il piede prima di appoggiarsi.
Era un procedere a passo di lumaca, ma era necessario.
Avvertì un leggero scricchiolio sotto la suola della scarpa e si irrigidì.
Con lentezza e calma ancora maggiore spostò l’arto in un altro punto.
Infine sorrise e batté con forza il piede su una pietra.
"Ripetimi cosa stiamo facendo?", chiese Menion alla fatina.
"Due Lune sta cercando un passaggio per tornare al tuo tempo", gli sussurrò lei.
Era già notte quando l’indiano aveva detto loro che sarebbero dovuti tornare e si era messo a tastare tutto il terreno intorno al suo teepee con calma irritante.
Ora stava con un piede piantato sopra una pietra e sorrideva in quel suo modo così enigmatico.
Quel pellerossa grande e grosso, era una persona così strana.
Il cavaliere sentiva che poteva fidarsi di lui, ma sapeva che celava molti misteri e segreti. Nella memoria aveva cercato tutti i dettagli su quel capo indiano, suo padre era un appassionato della storia e della cultura dei nativi americani, ma lui ora non ricordava molto.
In effetti, ora che ci pensava, era proprio il capo indiano preferito dal padre, anche perché era nato nel suo stesso giorno dell’anno... si chiese perché proprio lui era stato scelto per aiutarli.
Intanto Tintinnio aveva raggiunto il sasso e lo aveva cosparso con un po’ della sua magica polvere di fata. Aveva storto il nasino con fare deluso, poi ne aveva lanciato un’altra manciata. La magia di Faerie iniziava a vacillare, ma la doppia dose fece il suo effetto ed il sasso iniziò a risplendere.
"Il passaggio è pronto", sentenziò Due Lune battendo le palme delle mani una volta emettendo un suono sordo, "Tu lo varcherai per primo, visto che conosci la destinazione meglio di noi", indicò il giovane.
"Ok si torna a casa", pensò avvicinandosi e toccando la pietra con la punta del piede.
Improvvisamente si sentì cadere.
Ma non era nel solito tunnel di luci e colori.
Cadeva realmente!
Sentiva il vento sferzargli il volto e la pelle.
Sentiva il suo corpo accelerare verso il basso in maniera tremenda.
Iniziò a preoccuparsi ma, prima che il terrore avesse il sopravvento, Tintinnio fu al suo fianco, lucente come al solito.
Due Lune era poco più indietro anche se, a sua differenza, lui non precipitava, semplicemente planava verso il basso lentamente.
"Allarga le braccia e porta i piedi in avanti", la voce della fatina era poco più che un sussurro nell’urlo del vento.
Ma lui eseguì e subito la caduta rallentò.
"Questo modo di passare è sicuro anche se pericoloso se non si rallenta", spiegò l’essere fatato facendosi vicino a lui.
Il cavaliere stava per rispondere che, se l’avessero avvertito, sarebbe stato meglio, quando fu abbagliato da una luce.
Quando riaprì gli occhi era in piedi sul marciapiede di una strada.
"Dove diavolo siamo?", chiese Menion con gli occhi sgranati.
Erano riapparsi sul marciapiede di una grande città solo che... tutto era sbagliato!
Tra le auto moderne marciavano anche dei carri di bestiame, uomini a piedi di ogni etnia, carrozze a vapore e bighe. Sembrava che un pazzo avesse pescato persone e cose da tutte le epoche del mondo e le avesse mischiate insieme. E nessuno, a parte i tre viaggiatori, pareva accorgersi della cosa.
"Le realtà si stanno sfaldando...", mormorò Tintinnio appoggiandosi al collo di Menion con sconforto.
"Ma c’è ancora tempo", disse l’indiano indicando le persone, "Vedete... non si accorgono della presenza di queste anomalie..."
Ed in effetti le diverse persone e cose parevano coesistere nello stesso posto. Talvolta passavano attraverso gli uni negli altri, come fantasmi. Questo dava ancora più un senso di vertigine a vedersi, soprattutto sugli edifici che si accavallavano gli uni sugli altri in un groviglio semi impossibile.
Due Lune continuò a parlare, "Per ora siamo i soli a vederli così, perché la nostra magia ci ha protetto dal collasso. Ma prima o poi le realtà diventeranno palesi a tutti. Quando inizieranno a vedersi verranno presi dal panico..."
"E quando un umano è preso dal panico cede alla violenza...", terminò la frase la fatina.
"Bene e noi cosa dobbiamo far...", iniziò a chiedere il cavaliere.
"Menion sei tu?"
Il ragazzo si voltò e gli mancò il fiato.
Di fronte a lui stava una ragazza dai capelli castano ramati ed occhi azzurri, abbigliata con vestiti d’altri tempi. Non la vedeva da moltissimo tempo e non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsela di fronte proprio ora.
"Olimpia"
Sul suo volto si dipinse un enorme e sincero sorriso.
Poi, senza aspettare, abbracciò la giovane con trasporto.
"Credevo che non ti avrei più rivisto", gli disse la greca stringendolo a sua volta.
"Anche io", mormorò lui sentendo inumidirsi i suoi occhi.
Sentendo il profumo dei suoi capelli e della sua pelle gli tornò in mente la sua prima avventura... la sua prima missione da cavaliere. Quando aveva dovuto aiutare Aura e le sue amazzoni a liberare Antiope dalle grinfie di Teseo.
Aveva conosciuto la giovane e se ne era innamorato, come non gli era mai successo.
Nonostante tutte le altre missioni, nonostante tutto il tempo passato, non l’aveva mai dimenticata. "E’ passato così tanto tempo", gli disse staccandosi dalle sue braccia, "Quasi sette inverni"
Per Menion erano passati cinque anni da quella missione, ma visto che durante le sue avventure il tempo scorreva in modo diverso, poteva quantificare il tempo che non la vedeva in almeno dieci anni.
Gli occhi azzurri della ragazza osservarono la fatina e l’indiano poi tornarono sul giovane, "Cosa sta succedendo?", la sua voce lasciava trasparire parecchia confusione.
"Benvenuta tra noi giovane amazzone", disse senza esitazione Due Lune, "Ora il nostro gruppo è quasi completo..."
Menion strinse la mano di Olimpia, "Ti spiegherò tutto"
Per il momento, quella vacua promessa, le bastò.




Grazie a tutti i lettori, spero che questo capitoletto di intermezzo vi piaccia e spero di avervi con me fino alla fine!
Beatrix Bonnie è un piacere per me riaverti qui, grazie mille per le tue recensioni!
   
 
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