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Autore: samskeyti    18/08/2010    8 recensioni
Soteriologico, verosimile e disperatissimo sogno nato dall'analisi del rapporto che lega Matthew e Dominic verso un solo destino: amarsi,
e farlo nel modo meno sereno e più silenzioso possibile, abnegando una vita normale in nome di un unico, risucchiante ed ineluttabile bisogno speciale.
Tra vergogna, sbagli e paura, l'infinita lotta di due uomini invincibili.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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•SPECIAL NEEDS•


                                                                                          Il silenzio è il dio dei fortunati...e i vincoli più teneri e fidati sono quelli stretti in segreto. [Schiller]
                                                       Di fronte all'amore, la logica umana è impotente: (...) è uno dei punti ove il segreto e il sacro s'incontrano. [Yourcenar]


 

 


 

 

                                                                                                                                                                                                                                  Sesto Capitolo: Why can't you just love him? Why be such a monster?

 

(1998-1999.)


«E quello cosa sarebbe?
» chiese il ventunenne Dominic, apparendo all'improvviso da un muro di nebbia con una sigaretta stretta fra le labbra ben disegnate.

Matthew, seduto sullo schienale una panchina, curvo su un foglio scarabocchiato e appoggiato sopra le ginocchia, si stava grattando il capo con una penna infilzata nella cascata di capelli neri. Nell'udire la voce del batterista, sobbalzò colto di sorpresa. La sagoma nera dell'amico inizialmente lo spaventò. Ma, riconoscendolo, gli lanciò uno sguardo qualsiasi, per poi tornare ad osservare la sua creatura. Dom gli sostò proprio di fronte. Prelevò dalla tasca un accendino, fece una capanna con le mani e dentro accese la punta della sigaretta. Ispirò e una prima nuvola di fumo denso esplose nell'aria gelida di fine Dicembre.
Il biondo gettò un'occhiata curiosa su quel pezzetto bianco. Matt se ne accorse e lo nascose fra le dita bianche per il freddo.

«Un testo» rispose laconico, desiderando con tutto se stesso un po' di solitudine per trovare le parole giuste.

Dom fece un sorriso storto. Sapeva cosa volesse dire quella risposta sbrigativa. Tirò un paio di volte, boccheggiando il fumo con abilità, poi calpestò un sasso impotente ai piedi della panchina, lasciando che lo scricchiolio riempisse quel silenzio.
 

«E gradiresti che non ci fosse nessuno nell'arco di un km ad importunare il tuo isolamento costruttivo. Vero?» domandò, compiendo il classico gesto di movimento su e giù al filtro della sigaretta per scrollarle la cenere di dosso.

 «Già» sbuffò Matt, che ormai sentiva di aver perso l'ispirazione. «Poi il tuo fumo è odioso: sai che mi piace, ma non posso per la voce.»

Dom, impassibile davanti alla frase antipatica, si portò ancora la sigaretta alla bocca e ne godette un tiro profondo e decisivo per segnarne la metà. Era piuttosto sensuale quel gesto ripetitivo ed ipnotico di avvicinarsi allontanarsi dalla bocca il tubicino ardente; soprattutto se compiuto con la lentezza e la calma di Dom, il quale la stringeva fra pollice e indice, come un vero uomo, e la consumava senza masticarne o rovinarne mai il filtro arancione. Matt alzò il volto eloquente per guardare dritto il biondo. Le loro pelli color latte sembravano risplendere a confronto delle scure giacche indossate per ripararsi dall'inverno spietato. I capelli lasciati lunghi sul viso del moro gli tagliavano in tre parti la faccia, dividendosi in tre ciuffi lisci ed ebano. L'azzurro degli occhi zampillava dentro le pupille, per esprimere tutto il disappunto e il disagio possibile.

«Alla tua voce nuoce più la mancanza di una sciarpa al collo che il fumo» concluse Dom, infilandosi la sigaretta fra i denti per liberarsi le mani. Con queste infatti si sfilò la sciarpa dal collo e la attorcigliò velocemente a quello di Matt. Il compositore non si mosse. Il profumo maschile e inconfondibile che gli invase le narici lo bloccò totalmente. Dom sorrise tristemente, prima di girarsi e immergersi un'altra volta nella coltre impenetrabile di nebbia alle sue spalle.

Matt affondò il naso nella sciarpa e stritolò il pezzo di carta che tanto aveva protetto da occhi estranei. Lo lasciò precipitare per terra, sopra un mucchietto di neve. Alla fine, addentando una piega di quella stoffa profumata di Dom, si alzò e iniziò a camminare dove le gambe gli consigliavano di andare.
Sul foglio abbandonato si leggeva a malapena:
-Controlling my feelings for too long, controlling my feeligs for too long...-
"For too long!" ripeté, inabissandosi in pensieri troppo intimi per essere svelati.


Chris stappò due birre e le pose sul tavolo di legno massiccio al centro della sala di casa sua. La sua ragazza stava guardando passivamente lo scoppiettare del caminetto; l'atmosfera natalizia si respirava ancora nell'aria, nonostante fosse passata da qualche giorno. Dom si tolse il giubbotto, lo appese e si sfregò le mani per scaldarle un poco. Si accomodò e osservò il bassista mentre faceva scorrere il liquido magico e giallastro dentro due grandi boccali.

«Sai, mentre venivo qui, ho incontrato Matt» esordì con aria disinteressata, casuale.

«E perché non gli hai chiesto di seguirti?»
 

«Indovina?»
 

Chris scosse la testa. Aveva già capito dal tono falsissimo di Dom che Matt era caduto in uno dei suoi momenti di mutismo.

«Fa l'emarginato?» domandò, già sapendo la risposta.

«Proprio così. Stava scrivendo, io gli ho chiesto che cosa fosse e lui niente...» abbassò lo sguardo rassegnato.

«È un insieme di cose, Dom, fidati. I casini familiari che ritornano, la pressione dei concerti, il fatto che fra pochissimo uscirà il nostro primo album. Tu non c'entri.» Gli avvicinò un boccale e si sedette anch'egli.
Dom annusò la birra. Alta qualità inglese.

«Può darsi. Eppure solo con noi fa lo stronzo! Con Tanya è sempre occhi dolci e paroline tenere!»
Chris scoppiò in una risata amara, più amara della birra.

«Matt è un grande attore. E questa Tanya, sua sorella mancata, di certo non contribuisce a rendere le cose migliori. È stressato, lo vuoi capire?»
Dom bevve un lungo sorso di birra e tossì perché gli andò di traverso. Lo voleva capire. Disperatamente lo voleva capire. Solo che non ci riusciva.

«Se penso che solo due anni fa aveva ancora in sé quel...quell'innocenza, quella semplicità, quella solarità...io non mi raccapezzo» e una nostalgia grigiastra galleggiò sulla superficie delle sue iridi.

Chris si pose una mano sulla spalla. Strinse la presa finché Dom avvertì male. Si guardarono intensamente. Era una predica, un rimprovero. Era un: svegliati! detto con le mani.

«Matt sta crescendo, come tutti noi. È ineluttabile. E ti ripeto che l'album imminente e la famiglia sfasciata sono le cause del suo malumore. Tu sei la cosa più cara che ha.»

 Dom sentì pizzicare gli occhi e non per colpa dell'alcool. Se ciò era vero, allora poteva dirsi la persona più felice dell'universo. Ingoiò un altro sorso e lasciò che le mani graffianti di quella traditrice frizzante ferissero le pareti del suo stomaco in tumulto.

«Amore, ho ragione a dire che solo quando Matt è con Dom diventa felice?» chiese Chris, rivolgendosi alla ragazza sul divano. Lei si girò, sorrise al batterista e disse:

«Puoi scommetterci, Dom. Io che giudico dall'esterno posso dire che con te riacquista un pizzico di simpatia e vivacità. A volte fa lo scemo solo per farti ridere. Ora credi a Chris?»

 Dom mandò giù il resto della birra d'un fiato. Solo quando il fuoco gli esplose nello stomaco e un giramento lo fece ondeggiare, annuì con un sorriso sincero ed ebete.

«Avete ragione. Grazie di cuore»sussurrò infine, accasciandosi sul tavolo. Chris gli consigliò di stendersi un po'.

Dom andò sulla poltrona affianco al divano e lì si rannicchiò, mentre seguiva distrattamente lo scoppiettare cacofonico del focolare.

Matt impugnò la matita, guardando la neve posatasi sul davanzale della sua finestra. Com'era bella e pura, immacolata. Ecco, stava tornando la musa, strana figura non meglio identificata che lo spingeva a scrivere, a scrivere, a scrivere.
-Leave me alone, it's nothing serious. I'll do it myself, it's got nothing to do with you and there's nothing that you can could do...-

Finalmente aveva trovato l'inizio per una canzone già scritta. Se ne felicitò, mise da parte questo foglio e ne prese un altro pulito.
-She has had something to confess to, but you don't have the time, so look the other way...-

Tirò un calcio ad una gamba della scrivania e si stiracchiò nervoso. Niente, si era arenato. Stufo di sprecare il suo tempo, decise di leggere qualcosa. Afferrò uno dei tanti libri di fantasia e si buttò sul letto per leggerlo, senza più pensare a niente. Le parole abilmente accostate dallo scrittore cominciavano a prender vita sotto forma di immagini e suoni, quando il telefono fisso che aveva in camera squillò. Con un salto si mise in piedi e lo raggiunse.

«Matt, siediti e ascoltami» esclamò la voce di Chris dall'altro capo della cornetta.

«Dimmi» disse, senza sedersi.
 

«Dopo domani suoniamo e a vederci ci sarà John Leckie, un produttore della Sawmills Studio che potrebbe aiutarci con l'album!»

Nessuna risposta. Matt era caduto a gambe per aria e la cornetta pendeva abbandonata al filo.
 

«Matt? Matt!» chiese preoccupato Chris.

«Ci sono!» e riprese l'apparecchio. «Notizia grandiosa! Due giorni hai detto? 'Sta sera proviamo e vi faccio sentire gli ultimi due pezzi che ho in testa!» gridò felicissimo.

«Andata! Tanto io sono già con Dom.»
Matt s'incupì.

«Ah, sei con lui? Sta bene?» domandò con voce impacciata.

«Sì, sta dormendo. Adesso lo avviso del programma...comunque, una cosa»

«Tutto quello che vuoi, ora sono troppo euforico!»

«No, sentimi bene: non scaricare la tua rabbia e il tuo stress su Dom, trattandolo come l'ultimo degli arrivati. Lui è il tuo migliore amico, lui non vive giorno senza pensare a te. Hai afferrato?»
Matt deglutì per prendere tempo. Si vergognava profondamente delle sue stizze ingiustificate contro l'unico che davvero gli voleva bene.

«Ho afferrato. Ci...ci vediamo più tardi?»

«Okay.»

Nell'attesa, sistemò la sala prove e gli strumenti. Portò con sé i testi scritti, ne raccolse tutti i frammenti e si preparò psicologicamente a cantarli chiari e forte nel microfono. La notizia comunque di Leckie era da festeggiare; segnava l'inizio del successo. Matt portò qualche birra, stecche di sigarette e sigari. Dopo si lavò, si vestì meglio e ebbe anche l'accortezza di pettinarsi. Incrociò di sfuggita Paul, ma non si scambiarono una parola.
Tanya lo chiamò per sapere se potevano uscire a cena.

«Ho le prove! Dopo domani grande concerto...scusami.» E anche lei fu al giusto posto. Certo, si lamentò del fatto che lui preferisse sempre i suoi Muse a lei, ma lui già aveva riattaccato.

Suonarono al campanello. I suoi amici! Schizzò ad aprire loro: Chris reggeva la custodia del basso, Dom un paio di bacchette. Matt non perse tempo. Li condusse nella già conosciuta saletta sotterranea e accesero gli aplificatori.
Provarono i pezzi usuali e finalmente arrivò il momento per Matt di esporre i suoi testi segreti. Una punta di isteria lo punzecchiò quando trovò gli altri due impazienti e in attesa. Però si sbagliava: né Dom né Chris volevano udire chissà quale poema greco. Infatti appena si accordarono sulla musica e sul conseguente ritmo, le parole pronunciate al microfono abbassato di proposito quasi scivolarono in secondo piano.
Alla fine Matt chiuse gli occhi e lasciò che la musica facesse il resto. Il risultato? Si poteva leggere negli occhi degli altri due componenti soddisfazione e ammirazione. Erano sicuri che Leckie li avrebbe notati.

Solo dopo quattro ore ininterrotte di prove, si concessero una pausa generosa. Aprirono le birre, accesero le sigarette e, in giardino, si rilassarono a regola d'arte.

«Grande musica, ragazzi» commentò Chris, all'ottava birra e lucidissimo.

«Complimenti, Matt» lo seguì Dom, prelevando la quarta sigaretta.

«Siamo in tre, quindi direi di brindare a noi tre!»  strillò Matt, già brillo, alzando la quinta lattina.

Brindarono, chiacchierarono fitto fitto, sognarono come tre fanciulli. Questo fino alle 4 di notte, quando si accorsero che era meglio andare a riposare e darsi appuntamento per la sera dopo.
Chris era già al cancello, quando Matt fermò Dom per un braccio sull'uscio della porta.

«Che c'è?» chiese il biondo, molto assonnato e affaticato.

«Prenderai freddo» rispose semplicemente Matt, legandogli attorno al collo la sciarpa che quella mattina gli aveva dato.
Dom sorrise e apprezzò moltissimo il gesto affettuoso e sincero.

«Dormi bene» disse infine con uno sguardo puro e leale, incamminandosi nella notte.
Matt, completamente risollevato da quello stato di depressione precedente, carico di una forza nuova, chiuse la porta e andò a trovare un posto particolare dove dormire.
Non voleva il letto, neppure il divano. In giardino si gelava, quindi...tolse lo sgabello, stese una coperta dietro la batteria e ci lanciò un cuscino. Là sotto avrebbe di sicuro dormito in pace e al caldo. Inoltre gli sembrava ancora di udire il suono della batteria, dolce sussurro nelle orecchie piacevole quanto quel profumo di cui erano impregnate le pelli dei tamburi...



La sera dello show, grande agitazione scorreva fra il pubblico piuttosto modesto davanti a quel palco. I Muse erano dietro le quinte, impegnati a ripassare la scaletta e ad organizzarsi con gli altri gruppi. Leckie era pieno di aspettative e speranze: ora era tutto in mano a quei tre ventenni. Le condizioni atmosferiche non furono favorevoli; fuori incalzava una tempesta di neve e molta gente era rimasta a casa. Fra questa, la fidanzata di Matt, visto che non disponeva di un mezzo proprio per muoversi e i genitori non l'avevano voluta accompagnare. Il ragazzo la prese bene. Pensò che almeno c'era una persona in meno a metterlo in agitazione.
Quando fu il loro turno, trovarono un applauso molto incoraggiante ad accoglierli, presto seguito da un silenzio rispettoso. Eseguirono perfettamente ogni canzone già provata e quando giusero ai pezzi nuovi (per il pubblico, non per loro), rilevarono una piacevole meraviglia nelle grida entusiaste delle persone. Leckie in cuor suo si era già deciso: quel gruppo avrebbe sfondato e in locali ben più grandi che quelli del Devon.
Matt, per stupire ulteriormente, si concesse una follia: scaravantò la chitarra, con la quale sosteneva di avere una vera e propria relazione amorosa, nella grancassa di Dom. La paletta appuntita si conficcò nel polpaccio scoperto del batterista, colto alla sprovvista. Con sgradevole umorismo il moro cercò di scusarsi, mentre il biondo non lo ascoltava più, intento a medicarsi i danni ingiustamente subiti.

A spettacolo concluso, venne da loro per congratularsi e proporre un contratto con la Sawmills Studio. Inutile dire che i tre accettarono e, con estrema gioia, fissarono gli appuntamenti per la registrazione dell'ambum, la cui uscita si sarebbe poi aggirata fra Maggio e Settembre. Matthew era stato ricompensato: apprezzato nel giusto modo, vedeva in fine l'incoraggiante prospettiva di un debutto adatto al loro impetuoso talento.

«Ragazzi, after in hotel?» chiese Chris, ovviamente fiancheggiato dall'immancabile fidanzata che ormai costituiva una sua prolunga.

«Ma Chris, la mia ragazza non c'è e non ho intenzione di tradirla» protestò Matt, mentre uscivano dal retro del locale.

«Che bravo ragazzo! Beh, potete sempre accompagnarmi e farvi una birra fra di voi!»

Dom guardò Matt con una scintilla di rabbia negli occhi di solito così buoni; gli bruciava ancora la ferita sotto la rotula e avrebbe volentieri rifiutato la proposta di passare con il suo aguzzino l'intera notte. Matt invece sfoderò tutta la sua arte di convincimento. Unì le mani in gesto di preghiera e promise le più appropriate scuse. Pochi minuti dopo, giunsero in un modesto hotel che pagarono, insieme al servizio in camera, col guadagno del concerto.

Chris si chiuse nella matrimoniale prenotata con la ragazza, Matt e Dom nella doppia presa a nome del batterista. Se volevano risparmiare qualcosa, dovevano fare economie, tanto intendevano guardare solo un po' di tv e chiacchierare insieme, non occorreva altro. Presto però giunse anche il servizio in camera; un delizioso menù variegato da cui accinsero alcuni cibi e gli altri li serbarono per il giorno dopo.

Sedevano ai piedi del letto, di fronte al televisore e Matt sbucciava l'ennesima banana. Il programma trasmesso era noioso; Dom ne approfittava per controllarsi la ferita incandescente. Il cantante si sentiva colpevole. Il suo innocuo obiettivo era degenerato in ultraviolenza. Sospirò rattristato dal pensiero della propria maldestria. Tuttavia Dom non serbava rancore troppo a lungo, anche perché in fin dei conti nulla di tragico era avvenuto. Di sicuro non con Matt. Si girò dalla sua parte.

«Ehi Matt,» disse, guardandolo, «hai già in mente il nome del nostro cd?»
Il moro ci pensò su qualche istante, addentò la punta del frutto e masticò con calma. Poi deglutì, lanciò un veloce sguardo al biondo e parlò.

«Più o meno. Qualcosa che riguardi lo show business.»
Dom increspò la fronte; le motivazioni di quella risposa gli erano oscure, ma decise che fosse saggio non indagare. Piuttosto si concentrò sul curioso movimento delle labbra di Matt. Si aprivano, si posavano attorno al frutto, si stringevano e infine staccavano via un pezzetto. Fu sopraffatto da un sorriso. Che pericolo correva con tanta spensieratezza!

«Perché ridacchi?» chiese Matt, a bocca piena. Dom scosse la testa.

«Scemenze che mi vengono in mente» disse, trattenendo una risata.

«Mi preoccupi. Condividiamo queste scemenze...non sarà ancora per la ferita? Mi sono scusato in sanscrito!»

«No, sono solo stanco.» -E questo sanscrito sai solo tu cosa sia!

Matt s'innervosì.

«Dom, se c'è qualcosa di cui ridere dimmelo, ne ho bisogno ultimamente. Sono a corto di ilarità!»

«Perché? È per la tua famiglia?» ecco, aveva trovato una scusa per sviare l'argomento.

«Sì, ma non voglio parlarne. Lo sai che mia madre è strana, mio fratello stronzo e mio padre...va beh, caliamo un velo pietoso» sussurrò, sentendo una fitta allo stomaco.

«Già, però con me puoi essere sincero. Anzi, solo con me...» disse, facendosi più vicino.
Matt avvertì insopportabile la durezza dello schienale su cui appoggiavano le schiene. Lanciò la buccia nel cestino e si alzò. Dom lo guardò dal basso con fare interrogativo.

«Solo con te. E infatti ti preavviso che ho intenzione di cambiare aria, casa forse» replicò il cantante, allungandosi sul letto morbido.
Dom si illuminò: da parecchio tempo anche lui desiderava cambiare abitazione, staccarsi un po' dalla famiglia, per quanto fosse cara. Gli balenò in mente l'idea di proporre a Matt un trasferimento. Cosa c'era di meglio che vivere col proprio migliore amico? Suonare a tutte le ore, entrare e uscire a libero arbitrio, disporre di ogni comodità...ottima pensata, insomma.

«Ah sì? Sai, forse potremmo» ma venne interrotto da un gesto di Matt, che gli fece segno di tacere.

«Dom, perdonami, ma mi scoppia la testa. Dormiamo, te ne prego» e mise la testa sotto il cuscino. Il batterista inveì contro il cielo. Proprio adesso voleva dormire? Okay, avrebbe rimandato al giorno dopo. Se ne fece una ragione e si chiuse in bagno per lavarsi e togliersi di dosso la stanchezza in eccesso.


La verità è che il giorno dopo Matt venne strappato via dalla fidanzata ancor prima che Dom potesse parlargli del progetto di vivere insieme. Il biondo si svegliò verso mezzogiorno, solo in una camera d'hotel. Neanche un biglietto ad indicargli dove fosse finito il suo migliore amico. Lo informò Chris, dicendogli di averlo visto rapire verso le 10 dalla ragazza, la quale voleva scusarsi a modo della sua assenza allo show.
Dom non perse coraggio. Appena uscito, si recò in edicola e comprò un paio di giornali ove trovare avvisi di affitti interessanti. Li consultò per il resto del pomeriggio, mentre la sorella già gli chiedeva chi fosse la fortunata con cui voleva trasferirsi. Cerchiò tre potenziali abitazioni, tutte fuori da Teignmouth. I soldi per mantenersi li avrebbero ricavati dai concerti e da qualche piccolo lavoretto, onestamente insomma.

Il capodanno fu a dir poco orribile: si presero la solita sbornia e finirono a farsi ragazze (Matt e Chris le loro) senza un attimo di lucidità, di riflessione sul significato del cambio dell'anno. Comprensibile.
Una settimana dopo, il gelo induriva il suolo e la natura pareva morta definitivamente; la neve era talmente tanta che anche uscire di casa pareva la peggior cosa da fare. Per questo passarono qualche giorno murati nelle loro stanze, sentendosi giusto per telefono. Ovviamente, Dom rimandò ancora la sua proposta che, silenziosamente, si faceva sempre più difficile da pronunciare.
Appena le condizioni ambientali migliorarono, Leckie decise di riceverli nello studio per iniziare qualche registrazione. Tutto era pronto per quello che il 15 Maggio sarebbe stato ultimato e il 28 Settembre pubblicato sotto il nome di Showbiz, primo e inimitabile cd dei Muse, che, dettagli non trascurabili, arrivò a vendere cifre come 100.000 copie mondiali. A tratti li aiutò anche Paul Reeve, da citare anche per l'aiuto voce in alcune tracce.

Un pomeriggio tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, uno di quei momenti che potremmo definire come inodori e incolori frammenti di un indescrivibile nulla che la natura cerca di comunicarci tramite disperati messaggi codificati, di ritorno dalla sala di registrazione, Matt propose a Dom di passare il resto della giornata insieme. Vista l'assenza di ulteriori programmi e l'indiscutibile priorità che sempre Dom aveva attribuito a Matt, accettò volentieri.
Si scaldarono un tè e ne godettero il delicato beneficio che procurava, unito a squisiti biscotti al burro. Seduti fianco a fianco, soffiavano sulle tazze fumanti per non scottarsi e, fra un pasticcino e l'altro, scambiavano qualche parola.

«Dom, qual è la nostra canzone che più ti piace?» chiese Matt, immergendo il cucchiaino nel liquido bollente.

«Domanda difficile...» mescolò il tè e strizzò gli occhi per pensar meglio. «Forse -Unintended-, forse -Cave-. Ma non posso dimenticarmi di -Showbiz- e neppure di -Sunburn-, quindi non lo so!»
Matt abbassò lo sguardo sulla sua tazza e sorrise al riflesso confuso che vedeva di se stesso nel liquido rossastro.

«Ti ricordi quando mi chiedevi a chi le dedicassi?»
Dom annuì, arrossendo un poco.

«Te lo domandi ancora?»

«Sempre. A volte sei così poetico e romantico, a volte così profondo e malinconico che io mi interrogo sempre su chi sia la fortunata musa di tutto ciò» ammise, cercando il suo sguardo per farlo confessare.

«Dipende, sai? Ma non voglio svelarlo...non...» si prese una pausa e fece roteare gli occhi per la stanza, «non posso.»
Dom non volle insistere ancora. Proiettò gli occhi fuori dalla finestra e intravide nella foschia serale il Lago Viola che riposava inalterato. Non ci erano più tornati da tempo. Stava per proporre a Matt una scappatella, ma d'un tratto si ricordò che cosa aveva portato con sé nello zaino.
Ebbene, fra le bacchette e il necessario per suonare, aveva infilato proprio quei giornali su cui si era appuntato un possibile appartamento da prendere con Matt. Se n'era ricordato per caso, ma visto che l'idea iniziale era di qualche mese prima, gli sembrò opportuno finalmente discuterne con il diretto interessato.

Così estrasse i fogli, ordinati in una cartelletta trasparente, e li appoggiò sulle ginocchia, sotto il tavolo. Matt notò solo il movimento, non colse la presenza dei fogli.

«E senti...cosa mi dici di quel progetto di trovar casa?» chiese il batterista, mentre sentiva un misto di calore ed emozione pompargli nelle vene. Mandò giù l'ultimo sorso di tè e attese la risposta dell'amico.

«Ah! Quasi me ne dimenticavo! Sì, sono arrivato alla conclusione che è necessario andarmene da queste quattro mura» disse e il sorriso che gli animò il volto incoraggiò Dom a proseguire.

«Bene, hai già qualche posto in mente?»

«A dir la verità no, però pensavo...» Dom scalpitò, «pensavo a qualcosa fuori da Teignmouth. Tu conosci?»

«Ecco io» stava per dire «io ho scelto queste case», ma Matt lo interruppe.

«Ovviamente una casa per due, perché Tanya verrebbe con me.»
Il mondo crollò addosso a Dom. Ci mise un minuto intero, sessanta secondi contati per realizzare cosa aveva appena udito. Divenne pallido come un malato terminale e una morsa gli stritolò lo stomaco.

«Dom, ti senti poco bene?» chiese subito Matt, vista la reazione inaspettata.  
Dom traballò. Si sentì improvvisamente uno stupido, un illuso, un deficiente fatto e finito. Strizzò i fogli che aveva fra le mani e desiderò che prendessero fuoco e che si bruciassero insieme a lui. Ma quanto si faceva pena da uno a dieci? Miliardi, anzi, il numero più grande che vi viene in mente.

«Dom, che cos'hai?» strillò Matt, scuotendolo per le spalle.
Dom reagì solo per non peggiorare la situazione.

«Niente, ora me ne vado» e si alzò di scatto, come se avesse una molla, chiuse lo zaino, lo caricò in spalla e, sempre coi fogli stretti, corse verso la porta.
Matt molto più rapido si mise d'ostacolo fra il biondo e la maniglia.

«Che cazzo ti succede?» gridò in panico. Dom lo spinse via, voleva solo andarsene e alla svelta.

«Dominic, fermati, cosa diavolo sono quei fogli?» continuò Matt, battendosi per rubarglieli.
Si strattonarono per qualche secondo, tirando dagli opposti i fogli. Alla fine Matt assestò un calcio alle ginocchia di Dom e lo fece cadere, ottenendo di conseguenza il bottino.

«No, Matt, non leggerli, merda!» urlò in lacrime Dom, lanciandosi addosso all'amico.

Troppo tardi. Matt aveva letto il necessario per capire tutto. Erano avvisi di affitti e cerchiati in rosso erano gli avvisi di bilocali fuori città. Ragionò: non potevano essere per lui e Tanya, non poteva saperlo Dom. Quindi potevano essere solo per lui e...

«Dammeli, fottutissimo!» gridò Dom, strappandoglieli in un ultimo slancio.
Si ritrovarono per terra, il biondo sopra il moro, con le facce rosse per l'arrabbiatura e i capelli scomposti per la lotta.

«Dom...» sussurrò Matt, appoggiando il capo per terra. Fissò il soffitto e si sentì davvero male, uno schifo.
Dom era la vergogna fatta persona. Si alzò subito, si proiettò alla porta e fece pressione per aprirla.

«Dom, io non...» continuò Matt, steso e inerme.
Il biondo si girò un'ultima volta, tanto il guaio era combinato. Voleva dare il colpo di grazia prima di andarsene.

«Ecco Matt, tu non!» strillò, trattenendo rabbia mescolata a pianto.

«Se solo...» bisbigliò il cantante, conficcando le unghie nel pavimento fino a sentir dolore.

«Fa niente, cancella tutto. La nostra amicizia dura da 5 anni e qualche mese, quindi...supererà anche a questa. Ci vediamo in sala prove» concluse Dom, correndo fuori dalla casa.

«Come posso cancellare!» urlò Matt, ma nessuno più lo udì. «Come posso cancellare la mia distrazione, la mia insensibilità! Mi odio, mi odio!» continuò da solo.


Dom correva a ruota libera sulla neve scivolosa. Rompeva lastre di ghiaccio, affondava in pozzanghere nerastre, calciava polvere bianca. Nulla lo fermava, era un cavallo a briglia sciolta. Ora che Matt aveva scoperto le sue intenzioni, quale disgrazia li avrebbe colpiti? Se solo avesse avuto un minimo di lucidità in quel momento avrebbe capito che non era niente di scioccante, anzi, è normale vivere coi propri amici, però... però le persone calme come lui, a volte si abbandonano a una follia repressa e quindi non ragionano più.

Raggiunse casa quando ormai era fradicio e con le punte delle scarpe bianche di neve. I capelli biondi a spazzola gocciolavano acqua e sudore. Non voleva farsi vedere in quelle condizioni da nessuno, perciò scheggiò in camera evitando ogni familiare. Là, al buio e al caldo, si spogliò degli abiti induriti dal freddo e resi così fastidiosi. Aprì l'armadio, con furia estrasse una pila di abiti e la gettò per terra. Scavò fra le magliette finché da una busta di plastica sfilò una felpa verde.

La felpa di Matt, regalo di 5 anni prima. Essendo stata conservata con cura maniacale e rispetto sacrale, appariva come nuova. La prese fra le mani tremanti; la guardò aiutato dal fioco plenilunio, l'annusò fremente. Gli passarono davanti agli occhi tutti quegli anni di splendida amicizia e si sentì il cuore stritolato. Sedette, ancora nudo, sul letto. La indossò con cautela, chiuse la zip e si distese. La morbidezza e il calore della stoffa lo coccolarono.

Si sentì tornare piccolo piccolo...chiuse gli occhi e...dio, sembrava ancora di poterlo stringere fra le braccia, mentre lentamente si addormentava. Il loro legame era troppo forte per lasciarsi distruggere e corrodere da una sciocchezza qualunque, ma anche di fronte ad un vero dramma, Dom credeva fermamente che avrebbe resistito.

Matt non si sentì più solo. Uno strano calore lo avvolse, che stesse già sognando? Inspiegabile, ma gli sembrò proprio di venir abbracciato. Scacciò quella bellissima sensazione, che, del resto come tutto, sapeva troppo di Dom per essere vissuta a fondo senza innamorarsene.
Rimase disteso in quella posizione per molte ore. Il tempo gli scorreva addosso, aceto acido sulla sua pelle fredda, liscia. Non si sarebbe mai perdonato la disattenzione che si era concesso con tanta leggerezza. Aveva calpestato un'altra volta il suo migliore amico, la persona più importante della sua misera vita. Ma la pazzia che lo animava, portò anche interessanti rivelazioni. Infatti, dopo essersi punito e aver sfogato il suo puro masochismo, cominciò a canticchiare il pezzo mancante all'album.

-Oh I am growing tired of allowing you to steal. Everything I have, you're making me feel like I was born to service you! But I am growing by the hour.
You left us far behind, so we all discard our souls and blaze through your skies so unafraid to die...'cause I was born to destroy you...
-

Udì, dritta proveniente dal cuore, una voce limpida e lacerante che gli disse chiaramente che l'unico modo per amarlo, per accettare la consapevolezza di amare proprio e solo lui, sarebbe stato odiarlo in apparenza, fare di tutto per trovare difetti e punti sfavorevoli...una lacrima gli rotolò giù dalla guancia, anche se lui avvertì solo una carezza umida. Una di quelle carezze che anni addietro si lasciava regalare dalle labbra di Dom, mentre ora avrebbe crudelmente respinto. Spaventosa ed insormontabile si innalzava la verità, spoglia di filtri, nelle tenebre del suo animo, là dove sopravviveva la trasparenza: l'amore che tanto avrebbe potuto renderlo felice, se vissuto e apprezzato, poteva ugualmente trasformare in un insopportabile supplizio un'esistenza bugiarda in cui masochisticamente si sarebbe accontentato di limitare a semplice amicizia il bene più caro. Dom.

Fra gli artigli di queste creature mentali, s'aggrappò al pianoforte, sperando di condividere con la musica il peso di una tale sofferenza, racchiusa in quel suo cuore ancora troppo debole.

 




Nota d'autrice: Buona sera splendori :D Scusate il ritardo, ma indovinate? I miei soliti problemi -.- Va beh, non intendo annoiarvi neanche un po', quindi ecco le annotazioni. Comunque ho scritto veramente senza filtri, tutto ciò che veniva. Chissà!

-La collocazione temporale delle canzoni dovrebbe esser precisa, ma non escludo che alcune fossero già state create come EP anni prima.
-Forse ho leggermente anticipato il fidanzamento di Matt con quella tipa (Si ringrazia Eri per il suggerimento dell'epiteto "sorella" nei suoi confronti).

-La scena finale del "abbraccio immaginario" è ispirata dal video "Special Needs" dei Placebo, canzone omonima e tema di questa storia.

-Ignoro quale sia la canzone preferita estratta da Showbiz per Dom. Ho citato le mie adorate!


Bene, dovrei aver specificato tutto... ora ringraziamenti!

-MusicAddicted: Cawa! Hai amato addirittura il capitolo? Oh my Bells, non sprecare il tuo amore :°) Comunque grezie grezie, lo sapevo che il discorso sulla "specialità" ti avrebbe conquistata! E tranquilla, ho ritrovato la fede, ma proprio tanto! Hazz o no, BellDom will survive!

-DeathNotegintama: Tu sei superba, BELLa mia! Le tue recensioni fanno così piacevolmente arrossire *.*! Non so se questi tu possa reputarli tempi duri o no, ma purtroppo sono necessari! Speriamo di esserti piaciuta o.O

-Patri_Lawliet: Mi fai crepar dal ridere! Sei troppo buona e io mi sento troppo importante per te :D Mi auguro di soddisfarti sempre, perché le tue recensioni soddisfano sempre me!

-Elleh: La rivelazione!!! Tu mi hai stupita, donna! Una mattina ho acceso EFP e che trovo? 5 tue recensioni spuntate dal nulla! Che meraviglia, non puoi immaginare. Poi commenti così adorabili :3 Credimi, sento di non poter andare avanti senza il tuo costante giudizio! Voglio continuare a piacerti! Grazie infinite.

-Laetita: Ah-ah, finalmente esce allo scoperto! Ma ciao! Ebbene...che gioia i tuoi complimenti! Direi che esigo altri tuoi pareri, belli o brutti. Ti ringrazio col cuore :)

-MuseLover: Un'altra sorpresa inaspettata! Non ci conoscevamo, giusto? Beh, orgogliosa di esserti piaciuta! Continuerò ad essere in auge? Fammelo sapere.

-Holmes: Wife <3 Preferita in assoluto! Addirittura ;) Insomma...so come ti vanno le cose. E quello che posso fare con la scrittura è cercarti un'evasione. Ci sono riuscita?

-Excel88: Socia! Ti piaccio quando sono dolze? Mi spiace, per un po' dovrò alleggerire la dose di zucchero... ma non temere, tornerà xD

-LetiziaHale: Omony! Temevo di non ricevere la tua opinione. Ma invece eccoti, dulcis in fundo...

Un saluto anche a coloro che mi hanno aggiunta (che possono sempre inserirsi fra i recensori, non so mai come interpretare la loro tacita approvazione) e a Mars18 e Valerika. CHEEEEEEEEEEERS!

Musa.

  
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