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Autore: Iris of Goodbye    18/08/2010    5 recensioni
Komm und hilf mir fliegen Leih mir deine Flügel
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hallo Leute :D Eccomi con il secondo capitolo della storia. Diciamo che prima di entrare nel "vivo" sto un po' scrivendo gli spezzoni della vita dei gemelli. Se non capite qualcosa potete scrivermelo
nelle recensioni. Bill e Tom adesso hanno 6 anni (:
Comunque, ringrazio P_Sunshine, DasIstGelogen, memy881, Marty483 e la mia lettrice assidua 
MakeSomeNoise
Buona Lettura (:

 

Capitolo 2


 

Quella mattina il sole, sembrava voler annunciare a tutti il suo arrivo alto nel cielo, splendendo gia nelle prime ore della giornata
- Tooom Biiiiiill, svegli! O farete tardi a scuola!-
Aprii gli occhi stropicciandomeli un paio di volte per mettere bene a fuoco gli oggetti attorno a me.
Mio fratello, ancora palesemente nel mondo dei sogni, mugugnava qualche frase senza senso muovendo il labbro inferiore velocemente.
- Tomi.. svegliati- lo scossi appena per la spalla, allontanandomi solo quando i suoi occhi si puntarono nei miei già vispi.
- è gia tardi, vestiti e andiamo a fare colazione- gli sorrisi appena e infilai una maglia scendendo al piano di sotto
- Buongiorno tesoro- mi salutò la mamma cordialmente.
Prese due scodelle dalla dispenza e le misi a tavola con tanto di cereali e latte
- Violette?- domandai versando un po' dell'uno e dell'altro
- Si è appena addormentata, è nel seggiolone in salotto- rispose trafficando ancora tra i mobili.
Tom scese con passo di tartaruga e come suo solito rischiò di addormentarsi con la testa nel piatto.
- Dai muoviti che siamo in ritardo!- gli urlai per l'ennesima volta chiudendo il mio zainetto.
Inutile dire che ero eccitatissimo di iniziare la scuola, in qualche modo mi sentivo grande.
- Arrivo- sbuffò lui per niente entusiasta.
Mamma ci accompagnò a scuola assieme alla nostra sorellina e aspettò finchè,
dall'entrata della classe, non la salutammo con un sorriso
sventolando la mano.
In aula c'erano un sacco di bambini; gli occhi mi brillavano per l'emozione
ma anche se avevamo tutti la stessa età non mi sentivo propriamente a mio agio.
- Ciao- esordì un mio coetaneo accomodandosi a terra vicino a me.
I suoi capelli, perfettamente lisci, erano di un biondo molto più chiaro rispetto ai nostri;
aveva gli occhi marroni e i suoi lineamenti ricadevano morbidi sulle guancie
e sul mento.
- Io sono Gustav, sono nella classe difronte. Faccio la seconda quest'anno - continuò allungando una mano verso la mia.
Un po' titubante gliela strinsi
- io sono Bill e lui è mio gemello Tom..questo è il nostro primo anno!- mi presentai.
Mi sorrise e per tutta la giornata restò a giocare assieme a noi.
All'uscita da scuola mamma era al cancello, con violette in braccio, che faceva segno di raggiungerla.
- Allora ci vediamo domani? - domandò il ragazzo biondo a Tom
- Certo.. senz'altro- sorridemmo entrambi e dopo un lieve saluto di mano ci dirigemmo all'auto.
Simone ci accolse con un caloroso bacio sulle guancie, freddatesi per il vento di Loitsche
- com'è andato il primo giorno?- domandò aprendo lo sportello e facendoci salire in macchina
- Ci siamo annoiati, ma abbiamo conosciuto un bambino. Fa la seconda- iniziò Tom
- Oh, e come si chiama?-
- Gustav!- continuai io - lo sai mamma, anche lui è un fan della musica! Suona la batteria!- sorrisi
- Ma è fantastico-
Tom confermò con un Si di testa - Qualche volta possiamo andare da lui a giocare?- domandai poi io
- Ma certo Bill, tutte le volte che volete. Basta che non date fastidio-
- no mamma.- ridacchiammo assieme prendendola in giro.
Quel pomeriggio ci toccò stare a casa di Papà.
Ogni volta che mettevo piede da lui dovevo sempre subirmi le sue lamentele sul mio comportamento.
Papà diceva che sembravo una femminuccia per certi atteggiamenti.
E come al solito, il suo preferito era Tom.
Passavano le giornate a raccontare di quando papà usciva con le ragazze e io non vi trovavo il minimo interesse in quei discorsi.
Che cosa c'è di sbagliato in me?.
- Aveva proprio una bella carrozzeria..- gli spiegò facendo ondeggiare le mani nel vuoto -peccato che non ricordo più il suo nome!-
Mio fratello rise, gli occhi velati di desiderio e immaginazione, alla bocca un filo di bava.
-Bleah..- commentai, quasi senza rendermene conto.
Mio padre si fermò di colpo - Come scusa? Io parlo di una donna..delle sue rotondità e tu dici..bleah?!- domandò quasi schifato
Lo guardai, senza paura, e annuii - Ho solo sei anni, quando sarò grande come te avrò il modo di apprezzare-
Una risata si stagliò nell'aria.
- Credimi Bill, di questo passo, quando sarai come me apprezzerai qualcos'altro- puntò gli occhi, inferociti e cattivi nei miei
- E fidati, non sono le fattezze di una donna-.
Si alzò dal divano e chiamò un taxi per farci riportare a casa.
Non appena il fantastico odore del pollo fritto della mamma giunse alle mie narici, il mio stomaco fece una capriola e solo allora mi ricordai di aver mangiato
poco e niente della "pizza" cucinata da Papà.
- Com'è andata?- domandò Simone mettendo i piatti a tavola
- Al solito- rispose sbrigativo Tom prendendo Violette in braccio che, con occhi vispi, si guardava intorno.
Adesso riinizia.
Mio fratello era un tipo per niente sociale a volte, a meno che non si trattasse di bambine ovvio.
Alla mamma non raccontava niente, si limitava ad annuire e sorridere quando gli venivano fatte delle domande.
è proprio un simpaticone..
- Bill, quando avete finito metti i piatti nella lavastovigile e andate a letto che è gia tardi- ci rimproverò bonariamente e, dopo aver recuperato la piccola,
sparì in salotto.
- Tomi... tu pensi che io sia sbagliato?- iniziai giocherellando con il cibo nel piatto, una volta finita la mia razione
Mio fratello mi guardò aggrottando appena le sopracciglia spettinate - Perchè dovresti Billy? Tu sei perfetto così, lascia stare papà..- mi sorrise appena.
- Sarà..- scrollai le spalle e feci il mio dovere da "ometto di casa".
Poi, troppo stanco per reggere oltre, salii nella cameretta; Ma prima mi fermai per prendere qualcosa dal cassetto del bagno della mamma.
Lo guardai a lungo e poi lo nascosi sotto la maglia larga del pigiama.
Forse ero strano, ma mai avrei pensato che ciò potesse dar fastidio ai miei compagni di scuola.

  
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