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Autore: Luz_    18/08/2010    4 recensioni
Ho bisogno di spendere.
Questa parola rimbomba nella mia testa e fa male, tanto male.
Spendere! Spendere! Spendere!
Giro famelica per quella via, quella meravigliosa, ma tremenda via di New York, e non so dove andare.
E’ tutto così bello, scintillante, glamour.
I manichini sembrano chiamarmi verso di loro, sembrano tirarmi con una corda invisibile verso le porte dei negozi e come non poter seguire il canto delle sirene? Sarebbe stato impossibile.
Ed eccola..la luce. Lì, davanti a me, dietro quel doppio vetro, di quella boutique...
"..." Corro a prendere le buste e con un gesto teatrale, tiro fuori le mie incredibili, meravigliose, divine anime gemelle. Le pongo davanti gli occhi di Luke, che le osserva inespressivo.
“Sai cosa sono queste?”gli chiedo quasi con la bava alla bocca. Lui scrolla le spalle e con fare semplice risponde “Delle scarpe.”
Delle scarpe! Mantieni la calma Becky, non è colpa sua, non è colpa sua.
“Queste non sono delle scarpe. Guarda attentamente..suola rosso sangue.”gli suggerisco.
“Ci hanno ucciso qualcuno?”
“No!”quasi grido indignata. “Sono delle incantevoli Louboutin, le ultime..che io dovevo avere.”
“Cosa hanno di speciale?”
Spalanco gli occhi. Sono al massimo dell’indignazione, non potrei sopportare altro. Rinfilo bruscamente le scarpe nella scatola, mentre osservo Luke che cerca di trattenere una risata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.

 

La sveglia suona incessantemente e i miei occhi a stento riescono ad aprirsi e a visualizzarla sul comodino di Luke. Allungo una mano sopra di lui e tasto a vuoto il comodino, finchè non percepisco il tasto della sveglia sotto le mie dite. E finalmente tutto tace.

Riappoggio il capo sul petto di Luke, che mormora qualcosa di incomprensibile, prima di sbadigliare.

“Perché c’è la sveglia se è sabato?”mugugna, portandosi un braccio sulla fronte.

“Merda. Ho dimenticato di spegnarla ieri sera.” Sbadiglio e mi allungo verso il suo viso, baciandogli leggermente le labbra. “Scusami.”

“Fa niente..”mormora su di esse e circonda con una mano la mia mascella, spingendo il mio viso ancor più verso il suo.

Le sue labbra si muovono sensuali, in un modo che non sarebbe lecito fare di mattina appena svegli e i suoi denti mordono leggermente il mio labbro inferiore, facendomi uscire uno strano verso incomprensibile e Luke sorride sulle mie labbra, compiaciuto.

“Spaccone.”sussurro, staccandomi ed osservo il suo volto assonnato e terribilmente dolce.

“Come è andata ieri sera?”gli chiedo, cercando di distrarlo. A quell’ora mattutina potrei perdere la ragione se continuassi in quel modo.

“Direi..”mormora, mentre osserva il suo dito carezzare il contorno delle mie labbra. “che è andata bene.  Quando sono tornato stavi dormendo così profondamente, che ho preferito non svegliarti.”

“Sono crollata, in effetti.”sbadiglio e riappoggio il capo sul suo petto marmoreo.

“Troppo shopping ieri?”ridacchia e mi bacia il capo, prima che possa vendicarmi.

Con l’indice disegno cerchi concentrici sul suo petto. “E’ stato solo..un regalino per la fine di una stancantissima settimana di lavoro.”dico sovrappensiero e l’immagine delle mie anime gemelle si staglia davanti ai miei occhi e salto ai piedi del letto, buttando le coperte in aria e correndo verso la cabina armadio.

Ho bisogno di rivederle.

Ed eccole. Lì sulla rastrelliera, belle come il sole. Semplicemente..mie.

“Becky! Dai, torna al letto vicino a me..”mugugna Luke dalla camera da letto e con le Louboutin in mano e gli occhi a cuoricino, rientro in camera.

“Non-non sono divine?”sospiro innamorata.

Luke sbuffa e incrocia le braccia al petto. “Sono sicuro che ami più le tue scarpe, le borse e tutti i vestiti che sono lì dentro, che me.”

Ehm..è un male vero?

“Ma cosa dici. Voi siete il mio mondo.”mormoro senza abbandonare quel tono adorante.

Ho tra le mani la cosa più bella del mondo, precisamente l’ottava meraviglia del mondo.

Come ho fatto a vivere senza di loro prima?

“Wow. Sono diventato uno dei tuoi regali di fine settimana?”

Alzo lo sguardo dalle scarpe e osservo il suo viso corrucciato; si, è arrabbiato o offeso o..una via di mezzo.

Poggio i tacchi al loro posto e salgo sul letto, gattonando fino a lui e mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe stese.

“Luke, tu sei il regalo di tutta la vita.”sussurro con il suo viso fra le mie mani e non distolgo lo sguardo da quegli occhi grigi come nuvole cariche di pioggia, finchè non li vedo addolcirsi e poggio le mie labbra sulle sue.

 

“Ecco! Sono pronte!”esclamo, spegnendo la fiamma del fuoco e posizionando la padella con le omelette sul bancone, tra me e Luke, che afferra una forchetta e le guarda con aria dubbiosa.

“Uomo di poca fede.”borbotto e ne prendo una, iniziando a tagliuzzarla. “Dai, su! Prova e dimmi com’è.”

Luke, sempre con lo stesso sguardo schivo, ne mette una nel suo piatto e con timore ne infila un pezzo in bocca.

Esagerato!

Ok, non sono mai stata una cuoca provetta, lo devo ammettere e a volte ho rischiato di mandare in ospedale Luke, a causa di alcuni miei esperimenti culinari.

Ma dopo queste banalissime vicende, ho deciso di prendere lezioni di cucina; non voglio più costringere me stessa e Luke a riportare la cena a casa dopo il lavoro o a fare colazione ad un bar.

“Allora?”domando speranzosa e allargo gli occhi come due padelle, osservando Luke masticare lentamente l’omelette.

“Hai preso lezioni di cucina?”chiede a sua volta, pulendosi la bocca.

“Si!Allora come sono?”

Luke mi guarda e lentamente un sorriso si apre sul suo viso. “Ottime.”

“Ce l’ho fatta! So cucinare le omelette!”esclamo gioiosa e mi sporgo sul bancone per stampargli un bacio. “Dai! Mangiale! Mangiale! Hai detto che sono buone!”

“Si, calma! Le mangio!”ridacchia lui, ma lo squillo del suo cellulare ci interrompe e Luke corre in camera da letto per rispondere, mentre io mi godo la vittoria e inizio a cucinarne ancora altre.

Possibile che fosse così bello saper cucinare?

“Ok ok, va bene. Ci sarò. A dopo.”mormora Luke al telefono, entrando in cucina. Poi si risiede sullo sgabello con un sospiro.

Raddrizzo le antenne. A dopo?

“Chi era?”chiedo con nonchalance, il mestolo stretto nella mano.

“Richard. Dobbiamo incontrarci in studio.”e riprende a mangiare le omelette in silenzio.

Ignoro il godimento che sto provando a quella visione e mi schiarisco la gola. “Per fare cosa?”

“I nuovi clienti stanno creando dei problemi. Evidentemente questa notte non hanno dormito pur di inventare qualche contrattempo.”

“Quindi..niente uscita insieme?” Cerco di usare un tono non offeso, dal momento che capisco quanto questi nuovi clienti siano importanti, ma è difficile non rimanerci un po’ male dentro.

A causa dei nostri lavori e impegni vari, non riusciamo più a dedicare un po’ di tempo a noi stessi e questa mancanza si percepisce molto, non essendo abituati a vivere in questo modo. O forse..la percepisco solamente io.

“No, Becky. Non farò in tempo.”risponde senza alzare la testa dal piatto.

“Okay.”e mi volto verso i fornelli, prestando attenzione alle omelette che stanno cuocendo.

Tre minuti un lato, ribaltare, tre minuti l’altro lato e poi servire su un piatto, ripeto mentalmente, ma qualche attimo dopo sento il tocco del corpo di Luke, che mi circonda il bacino da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.

“Mi dispiace.”sussurra semplicemente e stampa un bacio nell’incavo del mio collo, ma mi limito a scrollare le spalle.

“Di cosa?”

“Di non poter uscire insieme, di non poter stare un po’ più di tempo assieme, dato che è sabato.”

“Devi lavorare, usciremo quando avrai tempo.”

Luke sospira e sono grata che dopo avermi lasciato un bacio sulla clavicola, sparisce in camera da letto per prepararsi.

 

Come trascorrere un sabato in assenza del tuo fidanzato? Semplice.

Frappuccino Starbucks in mano, i due migliori amici accanto a te e una via piena di negozi a tua disposizione. Facile no?

“Guardate qui! E’ lo stesso abito che ha indossato Kate Winslet agli Oscar!”esclama Giselle,  correndo verso la boutique Yves Saint Laurent.

Era un abito luminoso, color argento chiaro, composto da un bustino rigido e da una lunga gonna in morbida seta accompagnato da una pochette in tinta e da sandali con tacco alto e plateau sempre in colore argento, ma in una tonalità più scura. In realtà non era così eccezionale come appariva indosso a lei.

“Fa schifo.” Commenta David. Ecco. La bocca della verità, sempre e comunque.

“Ma cosa dici! E’ meraviglioso! Poi lei era perfetta con quest’abito.”

“Appunto. Lei e solo lei.”controbatte David e Giselle sbuffa, decidendo di lasciare perdere.

David è così: amante della sua opinione, un etero ufficializzato, ma non convinto, che vive per la moda come..come me!

Lavoriamo insieme da Elle, l’unica differenza è che lui è uno dei costumisti, io..un assistente che porta il caffè e fa le commissioni. Ma tutti all’interno della rivista si sono trovati a farlo, perciò faccio ciò che mi si chiede, sognando il giorno in cui verrò promossa.

Giselle invece è di un altro mondo. Niente riviste di moda, niente manie per lo shopping, ma la moda è comunque una sua passione.

Lei è un’artista, una fotografa artistica precisamente e vive a Brooklyn, il posto perfetto per uno spirito libero come lei; le sue mostre sono tra le più popolari e visitate a New York.

Vi domanderete come persone così diverse, ma accumunate da una stessa passione, siano finite ad essere inseparabili? A volte stento a crederci anche io, ma è accaduto e bè, a dirla tutta, è una delle cose più belle che siano successe nella mia vita.

Butto il mio frappuccino, ormai terminato,  nel primo cestino che incontro, quando il mio telefono squilla e solo leggendo il nome sul display, ho la pelle d’oca.

“Pronto?”

“Il mio caffè? E’ scappato per caso?”

Buongiorno anche a te.

Mi schiarisco la gola, iniziando a sentirmi agitata. “Ma..oggi è sabato. Ho la giornata libera.”

“Oh, hai la giornata libera.”ripete e per un attimo penso che abbia una certa umanità in se stessa. “Becky, portami questo caffè immediatamente, altrimenti puoi scordarti di rientrare in ufficio lunedì.”

Come non detto.

Con un sospiro metto il cellulare in borsa e mi accorgo che Giselle e David mi stanno osservando preoccupati.

“Vuole il suo caffè. Di sabato.”mormora David, prendendomi a braccetto e lo stesso fa Giselle dall’altro lato.

“Esatto. Il sabato ho la giornata libera! Spero me lo paghi questo straordinario.”

“Scordatelo.”dice lui, secco e diretto. “E’ lo scotto che deve pagare chi inizia questo lavoro; ci siamo passati tutti. Tra un anno..o due, o bè, lo vedrai da sola.”

Un anno? Due? La vista mi si appanna improvvisamente.

Quello non è un lavoro! E’ una tortura, un massacro, una violenza! In compenso però mi avrebbe dato molto, tutto ciò che ho sempre amato. Ehi..io sono Becky Grif! Posso fare tutto! Ok, non proprio tutto, ma quasi.

“Vieni con me?”domando implorante a David, che dopo aver alzato gli occhi al cielo, mi picchietta una mano e sospira: “Andiamo ad abbeverare Crudelia De Mon.”


G R A Z I E =)

   
 
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